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Zuppi al Giffoni. È il solito cinema

il blog di sabino paciolla mattia spanò Jul 30, 2024

di Mattia Spanò

Il cardinal Zuppi ospite al Giffoni Film Festival si è lasciato andare a considerazione sparse sull’amore queer, così come gliel’ha insegnato Michela Murgia. Succo del discorso è che non serve né il legame di sangue né quello giuridico, ma basta amare: love is love. Credere in Dio non serve, ma aiuta. Presumo che Zuppi non abbia detto soltanto questo ma diciamo la verità: le sintesi giornalistiche, nel caso di questi clerici vagantes, sono sin troppo accurate. Insomma: stesso copione, stessi attori, stesso film, stessa zuppa da un po’ di anni in qua.

Le critiche a queste parole di Zuppi sono state diverse e puntuali; tuttavia, esse riguardano un ristrettissimo circolo di “nostalgici” di una fede cattolica appresa e intrapresa, che per il momento le masse liberate dal giogo del sacro – “il mio peso è dolce, il mio carico leggero” – snobbano con un eccesso di entusiasmo che dovrebbe insospettire. C’è troppo odio verso Dio e verso Cristo per non pensare che non sia innervato da una nostalgia bruciante.

Dopo aver assistito alla serata inaugurale delle Olimpiadi di Parigi, un inno Lgbtq, c’è una domanda che si dovrebbe rivolgere ai nostri pastori: vista l’ubriacatura generale per questi temi, davvero si sente il bisogno del contributo cattolico, o meglio sedicente tale? Davvero la Chiesa sente l’urgenza di unirsi al coro vasto e unanime a supporto di questo tipo di istanze? Davvero queste istanze reclamano la Chiesa Cattolica, non limitandosi a pretendere atti di vassallaggio come quello di Zuppi?

Davvero Zuppi, che scandisce il nome e il cognome di Michela Murgia – il mio nome è Bond, James Bond – erige a insegnamento il parere banale, sentimentale e sconclusionato di una scrittrice, strizzando l’occhio ad una subcultura il cui contributo si riduce all’iconoclastia di tutto ciò che è, la lingua, la storia, la morale, la natura come dato e dono?

In definitiva: quale sarebbe il contributo del cattolicesimo alla dottrina Lgbtq? Davvero ad un omosessuale cattolico o un transessuale è impedito di essere cattolici, mentre non si può impedire di essere omosessuali o transgender di essere tali, al punto di aver bisogno di flettere una Bibbia Queer alle ubbìe di costoro edita dalle Dehoniane di Bologna, casa editrice cattolica?

Perché un uomo che si senta donna e non trovi ostacoli naturali e oggettivi al suo desiderio nella propria mascolinità, dovrebbe invece trovarne di insormontabili nella dottrina cattolica al punto da vomitarci sopra odio blasfemo a fiumi, arrivando a manipolare violentemente il contenuto di una fede che non gli appartiene esclusivamente? Finché decidi di potarti i genitali e impiantarti due protesi pettorali al silicone si tratta di una scelta personale ipso facto discutibile, ma ciò che non è nella disponibilità del singolo e dei suoi capricci non dovresti poterlo toccare: è patrimonio comune, come la legge, come la cultura, come l’effettuare transazioni in denaro.

O Zuppi ha già evaso queste domande in modo per lui soddisfacente, e allora sarebbe interessante che esponesse le sue conclusioni evitando sparate ad un festival destinato ai ragazzi (tale è il Giffoni, il che aggrava non poco la posizione di Zuppi), oppure dobbiamo concludere che egli trovi perfettamente lecito tutto ciò che nega apertamente Gesù Cristo e la Sua Sposa.

Sono certo che esistano omosessuali e transessuali autenticamente cattolici, probabilmente graditi a Dio molto più del sottoscritto (non che ci voglia molto). Ma sono cattolici in quanto aderiscono alla Chiesa così come essa è, vale a dire con il carico di contraddizione e scandalo cui essa espone qualsiasi cristiano.

La menzogna sesquipedale cui tutti, nessuno escluso, sono esposti è questa: che Cristo crocifisso non sia scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani, vale a dire per chiunque. Che la Chiesa sia una realtà adattiva, gommosa, e non la roccia che divide le acque e contro la quale si schiantano le navi.

Eminenza: dire che “nella Chiesa ci devono [ci devono, ndr] stare tutti” è semplicemente falso. Non solo: è una gravissima violazione della libertà personale, l’umiliazione, lo scadimento definitivo del libero arbitrio. Nella Chiesa ci deve stare chi lo desidera, e chi lo desidera si deve adattare.

Nessuno sceglie di essere sé stesso, così come non si può scegliere di essere altri da sé, se non come satanica impostura: non c’è libertà in questo, non c’è merito alcuno. L’unica libera scelta possibile è al contrario non essere sé stessi, ma conformarsi a Cristo. Acquisire un riverbero della natura di Cristo. L’unica novità realmente apprezzabile del cristianesimo sul piano antropologico si riduce a questo: negare sé stessi, sospendere se stessi. Evadere dalla propria natura mortale.

Da ultimo, Eminenza, un uomo del suo livello e della sua preparazione dovrebbe avere il coraggio di esprimere le conseguenze ultime delle premesse espresse: se credere in Dio non serve ma aiuta, ascoltare questo genere di insulse omelie serve (per l’avvertimento del contrario) ma non aiuta.

FONTE : Il Blog di Sabino Paciolla

 

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