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Utero in affitto. «I figli non si comprano, non si vendono e non si donano»

leone grotti tempi Jun 02, 2023

di Leone Grotti

«La nostra posizione sulla maternità surrogata è molto semplice e si può riassumere così: i bambini non si comprano, non si vendono e non si donano». Così Aurelio Mancuso, coordinatore della rete No Gpa, riassume in un’intervista a Tempi il cuore dell’appello contro l’utero in affitto pubblicato due giorni fa e che ha già ricevuto adesioni di peso a sinistra. L’obiettivo, spiega l’ex segretario dell’Arcigay, è «aprire una discussione dentro il campo progressista e nel Pd, dove fino ad oggi non è stato possibile confrontarsi». Dalla segretaria Elly Schlein, continua, «mi aspetto solo che apra un vero dibattito: se siamo davvero un partito democratico non possiamo avere paura del confronto».

Mancuso, che accoglienza ha ricevuto la sua iniziativa a sinistra?
Siamo molto contenti perché in due giorni abbiamo raccolto circa 600 adesioni da parte di intellettuali, amministratori, femministe e così via.

Vuole mettere in difficoltà la segreteria del Pd?
Questo è quello di cui mi accusano in molti ma non è così. Voglio soltanto che l’opinione pubblica capisca che sulla maternità surrogata esiste un punto di vista chiaro, fondato e critico anche all’interno dell’area sociale e culturale, prima che partitica, progressista. Noi vogliamo confrontarci, ma chi è a favore dell’utero in affitto si è sempre rifiutato di farlo.

Se una coppia non può avere figli e trova una donna disposta ad aiutarla, perché bisogna vietarlo?
Io comprendo e apprezzo il desiderio di genitorialità delle persone, ma avere figli non è un diritto. Un adulto può diventare genitore se vuole, ma non a tutti i costi e la legge deve delimitare le possibilità. Il diritto più importante è quello del bambino, i desideri degli adulti vengono dopo. E se sono in contrasto, i diritti dei bambini devono prevalere.

Sul fatto che i figli non devono essere oggetto di compravendita sono d’accordo in tanti. A sinistra però, da Pierfrancesco Majorino a Monica Cirinnà fino all’associazione Luca Coscioni, si spinge per la cosiddetta maternità surrogata “altruistica”. Che cosa ne pensa?
Quello che penso si può riassumere così: i bambini non si comprano, non si vendono e non si donano. La maternità surrogata altruistica è una favoletta raccontata dai promotori della pratica. Il corrispettivo economico per una prestazione c’è sempre e anche quando non è diretto avviene attraverso rimborsi sanitari e pagamento di cure e cliniche private, dove avvengono le vere partite di giro.

E se una donna volesse prestarsi alla pratica per ragioni ideali e per fare del bene alle coppie che non hanno figli, non avrebbe il diritto di autodeterminarsi?
Ma qui siamo di fronte all’esatto contrario dell’autodeterminazione. Chi è che decide i tempi e i modi della fecondazione, della nascita e della consegna del bambino? Non certo la donna, ma il contratto firmato con i committenti. Le madri surrogate sottoscrivono contratti per cui spesso non possono abortire neanche in caso di malattia o di rischio, né possono cambiare idea in corso d’opera o decidere di tenersi il bambino una volta partorito. L’argomento dell’autodeterminazione è un’altra favola raccontata per edulcorare la pratica.

Perché sostiene che con l’utero in affitto i diritti dei bambini vengono violati? Non pensa che i genitori che ricorrono alla pratica ameranno i figli tanto quanto gli altri?
Io credo che chi vuole accedere all’utero in affitto sia davvero spinto da un sentimento d’amore e dal desiderio di avere un figlio. Esistono però controindicazioni sociali e culturali di cui anche le coppie in buona fede devono tenere conto. Decidere scientemente, con un calcolo, di recidere il rapporto tra il nascituro e sua madre ha conseguenze gravi.

Quali?
Innanzitutto si fa passare culturalmente l’idea che la madre non è necessaria, che è indifferente, che è un oggetto e non un soggetto. In secondo luogo si ignorano tutte le ricerche scientifiche che hanno appurato che durante i nove mesi di gestazione le condizioni psicofisiche della madre influenzano lo sviluppo neurologico del bambino, per non parlare dello scambio genetico tra i due. Può accadere che un bambino perda la madre, ma progettare di strappare il bambino alla madre è inaudito. Sostenere poi che basta qualche telefonata o incontro tra il bambino e la madre surrogata per salvare il rapporto materno è una sciocchezza. Ci sarà al massimo amicizia. Ma quella donna e quel bambino non sono amici o conoscenti, sono madre e figlio, e nessuno può pensare che cancellare volutamente questo rapporto non abbia conseguenze. Oltretutto, è lecito dal punto di vista morale e culturale? Io credo di no. Una coppia di uomini – anche se alla pratica ricorrono per oltre il 90 per cento coppie eterosessuali – che vuole cancellare la madre è indice del delirio di onnipotenza di certi maschi.

Ieri la commissione Giustizia della Camera ha approvato la legge che dichiara la maternità surrogata reato universale, cioè perseguibile anche se commesso all’estero. Una buona notizia?
La discussione può essere interessante, ma bisogna tenere conto del fatto che senza un percorso internazionale condiviso, un singolo Stato può fare poco o niente rispetto al tema. Che l’Italia vieti la maternità surrogata anche se fatta all’estero può essere consolatorio, ma concretamente è molto difficile che qualcuno venga poi condannato dal punto di vista penale. Molti giuristi ce l’hanno confermato. È comunque apprezzabile che questo tema sia stato messo al centro della discussione pubblica, meno che si faccia finta che non serva un lavoro di lobbying verso le istituzioni internazionali per arrivare alla reale messa al bando della pratica.

La sinistra accusa il governo di strumentalizzare l’utero in affitto.
Anch’io vedo il pericolo di una strumentalizzazione. Apprezzo però che Giorgia Meloni abbia il coraggio di dire chiaramente che cosa pensa, anche se vorrei sfidarla a parlare più in generale della sua visione della famiglia e dei figli. Ad ogni modo, la sinistra il suo coraggio non ce l’ha, perché non ha mai avviato una discussione interna.

Potrebbe farlo ora dopo il vostro appello?
Io lo spero. C’è una maggioranza silenziosa all’interno del Pd e di tutta la galassia del centrosinistra che per ora non ha affrontato il tema per paura che diventi troppo divisivo. Ma non si può eludere, perché riguarda la visione che abbiamo della vita e del futuro.

Cosa c’è in gioco?
Vogliamo un mondo dove ciascuno si costruisce il bambino come vuole, magari con gli occhi azzurri e i capelli biondi a seconda dei desideri degli adulti, o un mondo dove genitori e figli hanno un rapporto affettivo-amoroso? È giusto fare tutto ciò che la tecnica permette di fare? Questa visione è pericolosa, si ammanta di progressismo, ma è una diretta conseguenza di idee ultraliberiste e disumanizzanti. Come si vede, la discussione è complessa e travalica gli schieramenti partitici: in Spagna i socialisti sono contrari all’utero in affitto, il Ppe invece è diviso.

La rete No Gpa chiede un confronto a sinistra: qualcuno vi ha risposto?
Per ora non abbiamo ricevuto risposte, solo insulti. Ci accusano di essere fascisti, medievali. Qualcuno pensa che questo appello sia uno strumento dell’area riformista del Pd per dare un colpo alla Schlein, ma non c’è niente di più falso. Io mi sono astenuto alle primarie e al Congresso ho votato Cuperlo. Oltretutto prima della Schlein neanche Renzi, Letta, Martina e Zingaretti hanno voluto aprire una discussione sul tema.

Perché tanta reticenza?
È da anni che la politica non discute più di temi così complessi in modo approfondito. Democrazia cristiana e Partito comunista sapevano farlo, i partiti di oggi non sono più in grado. Sapesse quanti amici non mi parlano più e mi considerano un traditore solo perché sono contro l’utero in affitto. Già in Arcigay mi guardavano in modo strano. Ma è una mentalità sbagliata: in questo caso non conta essere di destra o di sinistra, cattolici o atei. È un tema trasversale che riguarda tutti.

 

 

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