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TRUTH

Università. Per non cedere all’odio

comunione e liberazione Dec 02, 2024

Un gruppo di studenti ha invaso un’aula della Statale interrompendo con violenza un incontro organizzato da Obiettivo Studenti dedicato all‘accoglienza della vita. La lettera di alcuni universitari di CL presenti racconta come hanno affrontato la contestazione.

Quest’estate con alcuni amici che studiano con noi medicina è nato il desiderio di approfondire il tema estremamente complesso della maternità e dell’interruzione di gravidanza. Questo slancio si è concretizzato nell’organizzazione di un incontro pubblico, promosso dalla lista di rappresentanza universitaria Obiettivo Studenti. L’evento era previsto il 26 novembre scorso all’Università degli Studi di Milano, con il titolo “Accogliere la vita - Storie di libere scelte”.

Nei giorni precedenti all’evento c’erano già state intimidazioni da parte di alcune liste di rappresentanza e alcuni collettivi che sui social invitavano gli studenti a riunirsi fuori dall’aula per sabotare l’evento. Non abbiamo desistito, certi della bontà della nostra proposta. L’incontro si è aperto con il contributo di Costanza Raimondi, ricercatrice in Bioetica presso l’Università Cattolica, che tra fischi e urla è riuscita a concludere il suo intervento affermando che non può esistere libertà senza la possibilità di esercitare una scelta. «La libertà - ha detto - è la condizione della moralità». Ancora: «Talvolta su questo tema specifico (l’aborto, ndr), accade che pensiamo che sia la libertà di scelta l’oggetto della nostra azione e riflessione. Ma la libertà è un tramite: davanti all’inizio della gravidanza, davanti all’accogliere o no la gravidanza la scelta riguarda chi voglio essere io e chi è l’embrione: l’oggetto della scelta». Poco dopo avrebbe dovuto parlare Soemia Sibillo, direttrice del Centro di Aiuto alla Vita della Clinica Mangiagalli di Milano ma è stata interrotta da urla, bestemmie e proteste contro un presunto attacco ai diritti della donna da parte delle relatrici. Costanza, Soemia e Chiara Locatelli, neonatologa specializzata in cure palliative perinatali, hanno assistito in silenzio. Le proteste però sono peggiorate, fino a far cadere a terra un dirigente dell’Università e con lanci d’acqua contro gli organizzatori dell’incontro. Il riuscito tentativo di sabotare l’impianto elettrico dell’aula e il perpetuarsi del clima di odio hanno raggiunto il loro scopo, rendendo impossibile il proseguimento dell’incontro. Così siamo stati costretti ad abbandonare l’aula. 

In quel momento abbiamo guardato i volti, oltre trecento, degli amici e dei compagni di corso che erano venuti per ascoltare l’incontro: qualcuno ribolliva, qualcuno era triste, ma nessuno era solo, perché in compagnia di altri che gli ricordavano di continuo in che modo desideriamo stare in università. Nessuno ha risposto alla violenza di cui siamo stati bersaglio per tutto il tempo che siamo rimasti in aula. 

Non volevamo che la rabbia e la frustrazione prendessero il sopravvento e così subito dopo, spontaneamente, ci siamo ritrovati a fare una assemblea insieme, col desiderio di non lasciarci senza un giudizio su quello a cui avevamo appena assistito. Sono emerse moltissime domande: cosa vince la paura? Come tornare a guardare il giorno dopo chi collabora con noi negli organi di rappresentanza, ma che oggi ci ha ostacolato così violentemente? È davvero possibile un dialogo davanti ad un evidente rifiuto?

Siamo stati così obbligati a renderci conto che ci sono stati anche dei segni belli. Un esempio: durante l’incontro un ragazzo aveva cominciato a scandire cori contro Comunione e Liberazione, una cosa che ci ha ferito perché toccava la nostra appartenenza al Movimento. Ma abbiamo anche visto una ragazza che era tra i manifestanti avvicinarsi a lui dicendogli che non era quello il modo di dissentire e poi è venuta al tavolo dei relatori per scusarsi, raggiunta da una sua amica che ha spiegato che la sua idea di libertà era molto diversa da quella di cui Costanza aveva parlato e per questo dissentiva. Ci siamo presentate, e strette la mano. Questo ci ha aiutato a capire che se oggi non cediamo alla tentazione del rancore per l’ingiustizia subita è anche perché abbiamo visto che - comunque sia andato - l’evento è stato davvero l’occasione di incontrare queste persone, provocate in diverso modo dalla nostra presenza in università. I loro volti e la comunione con i 300 amici che erano lì, hanno reso possibile che uscendo da quell’aula, mentre i cori continuavano, regnasse in noi non l’odio ma uno struggimento mai sperimentato per chi non ha incontrato o ha respinto l’Amore che ha conquistato noi. Ed è stato immediato riconoscere che non si trattava di una posizione spontanea (di certo non ci siamo trovati uniti perché più bravi di altri o perché privi di istintività), ma di un dono di grazia. 

In questi giorni siamo continuamente sorpresi dai frutti che questo incontro mai concluso ha dato. Due compagni di corso che erano presenti in aula, dispiaciuti per come era andata, hanno confermato la loro presenza al prossimo appuntamento per dialogare insieme su questi temi. Un amico del primo anno, indeciso se partecipare o meno agli Esercizi spirituali del CLU, appena uscito si è iscritto senza esitare: «Ora che ho visto questa unità tra voi, vengo anche io».  Non neghiamo di essere feriti dall’ostilità che altri amici sperimentano nelle loro università, tramite violenza o indifferenza da parte di compagni di corso con cui il giorno precedente si scambiavano appunti a lezione. Ma oggi siamo ancora più certi di vivere memori della grazia che abbiamo ricevuto, instancabili nel proporre un dialogo e quindi un rapporto a tutti coloro che abitano l’Università.  

Anna e Maddalena, Milano

FONTE : Comunione e Liberazione

 

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