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TRUTH

Una scampanata alla don Camillo per vivere un sereno Natale

don samuele pinna il blog di sabino paciolla Dec 18, 2024

di Samuele Pinna

Viviamo in un mondo dove imperversa la violenza, la divisione, l’odio. I cristiani sono chiamati a operare nella carità, annunciando la verità. Il problema odierno (ma è pratica antica, basta pensare ai sofisti) è che la verità è stata ridotta a opinione. Tante opinioni non portano a una verità, ma rimangono tali: elidendosi tra loro consentono a quella più forte, quella cioè che sa usare a suo vantaggio il potere, di predominare sulle altre. Nulla è più certo, ma il vero è ridotto a opinioni temporanee, a gusti e piaceri, a discorsi e tesi senza fondamento. Si stabilizzano pseudo-verità fintanto che riescono a durare nel magmatico cambiamento delle prassi, che scalzano vecchie pseudo-verità per altre più (pre)potenti.

Ora, a nessuno piace essere imbrogliato, neppure se chi ci inganna è in buona fede. Se una nostra cara conoscenza si offre di impaginare gratuitamente un nostro libro, ma nel farlo notiamo che le pagine non sono state stampate secondo un ordine consequenziale ma casuale, non saremo contenti del suo lavoro. Di là dall’affetto che proviamo, la stima che resta immutata, l’amicizia non sminuita, non potremmo mai dirci grati per un lavoro malfatto. E la carità non potrà farci dichiarare che non ci importa il suo errore, perché il nostro non sarebbe amore, ma indifferenza verso – probabilmente – quel libro e, nel medesimo tempo, anche verso quel nostro amico maldestro. La verità nella carità ci farà trovare la modalità per far notare nel migliore dei modi e con il maggiore tatto possibile l’errore commesso dal nostro caro, senza ledere i sentimenti di benevolenza che ci legano.

In Notturno con campane di Giovannino Guareschi il tatto di don Camillo verso un penitente non troppo pentito può risultare sui generis. Nell’episodio della raccolta di Mondo piccolo si narra la vicenda del Biondo, il quale aveva confessato al parroco dalle mani grosse come badili di aver ucciso un uomo: era ossessionato dal ricordo e minacciava don Camillo. Il saggio prete, infatti, si rifiutava di assolverlo, perché non vedeva nell’altro vero pentimento e, malgrado la pistola puntata addosso, restava irremovibile anche se – in cuor suo – chiese consiglio al Cristo: Se hai paura assolvilo, gli rispose. Ma il sacerdote era risoluto: per essere perdonati bisogna pentirsi. Il Biondo allora sparò, ma il colpo “miracolosamente” non partì. Scattò invece il destro di don Camillo e andò a segno, perché suoi cazzotti non facevano mai cilecca.

Poi il povero presbitero, correndo sul campanile, alle undici di notte, si mise a scampanare a festa per venti minuti, mentre tutti gli abitanti del paese si domandavano se fosse uscito di testa: tutti meno il Cristo dell’altare che scosse il capo sorridendo. Nel frattempo, il Biondo era giunto in riva al fiume pronto a togliersi la vita, ma il suono delle campane ebbe effetto anche su di lui, tanto da fermarlo. Si legge a questo punto del racconto: «E il Biondo tornò indietro perché aveva udito come una voce nuova per lui. E questo fu il vero miracolo perché una pistola che fa cilecca è un fatto di questo mondo, ma la faccenda di un prete che si mette a scampanare a festa alle undici di notte è roba davvero dell’altro mondo». E dell’altro mondo è anche la misericordia di Dio, da non confondersi con il condono umano, quasi l’Onnipotente si dimenticasse o facesse finta di niente davanti ai peccati degli uomini, abrogando tutte le malefatte a buon mercato. La misericordia divina è, all’opposto, ciò che permette il cambiamento, perché si cambia solo grazie a chi continua ad amare il peccatore nonostante il peccato commesso. Ci si può convertire, insomma, perché investiti dall’amore dell’altro che, invece, di atterrirci col giudizio (in sé necessario), ci rinnova con il suo bene (che porta dal giudizio alla redenzione). E uno è pronto a mutar vita: «va’ e da ora in poi non peccare più» (Gv 8, 11).

È vero che ci sono tante cose che non vanno per il verso giusto nel nostro tempo, ma a Natale ci viene ricordato che un Bambino nasce per noi, per la nostra salvezza, ossia per suggerire al nostro cuore che possiamo cambiare per amore e rendere unica la nostra esistenza. E il suono delle campane – intriso di poesia e di trascendenza – può rammentarci tutto questo, così che il nostro sguardo possa alzarsi quanto basta a contemplare il Cielo.

Samuele Pinna è un sacerdote ambrosiano, ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano. È docente invitato presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma ed è cultore della materia teologica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

FONTE : Il Blog di Sabino Paciolla

 

 

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