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Un viaggio nei luoghi di San Giuseppe Moscati

antonio tarallo la nuova bussola quotidiana san giuseppe moscati Apr 14, 2025

di Antonio Tarallo

Dalla casa natale all'ospedale napoletano degli "Incurabili", al Gesù nuovo, dove si ritirava in preghiera e dove riposano le sue spoglie mortali. Un itinerario per tappe nella vita del medico santo.

Un uomo, un medico, un santo: è Giuseppe Moscati (Benevento, 25 luglio 1880 - Napoli, 12 aprile 1927) del quale oggi ricorre la memoria liturgica. Un nome che fa ricordare subito al fedele l’amore per la sua professione-missione: il suo rapporto del tutto speciale con gli ammalati e la sua fede incrollabile in Dio. Tutti abbiamo nell’immaginario quella foto ormai ingiallita dal tempo che lo ritrae in primo piano: occhi vispi e baffi ben pettinati. Guardando a quella foto si può sentire quasi la sua voce: almeno la immagiamo. E poi nel pensiero sorge un’altra immagine: quella di un camice bianco tra i letti dell’ospedale di Napoli detto “degli Incurabili”. Si tratta dell’ospedale di Santa Maria del Popolo, ma per tutti i napoletani era il luogo degli ammalati “incurabili”, appunto. Ed è proprio da questo ospedale che parte questo tour virtuale alla scoperta dei luoghi che ha vissuto il santo medico. Si dovrebbe cominciare con la sua casa natale, ma la figura di Moscati, così tanto legata alla sua missione, ci obbliga a cambiare un po’ l’ordine: in fondo, è stato l’ospedale la vera e propria casa di San Giuseppe Moscati.



 

Oggi all’interno di questo ospedale (ormai non più attivo) si trova il Museo delle Arti Sanitarie e di Storia della Medicina. Siamo sulla collina di Caponapoli, in uno dei quartieri più antichi del capoluogo partenopeo. In quello che era prima l’ospedale tanto caro al Moscati si trova la “sintesi” della famosa scuola medica napoletana: antichi ferri e preziosi strumenti medici rendono viva nel visitatore la memoria di importanti scienziati dell’arte medica partenopea quali Severino, Quadri, Chiari, Cardarelli e lo stesso Moscati, dottori che tra queste mura hanno operato, visitato pazienti, prescritto cure. È al piano superiore del museo che si trovano quattro stanze che conservano la memoria dell’attività professionale del Moscati. La prima sala custodisce il laboratorio di analisi donato dal professore Eustachio Miraglia, primario emerito di ematologia. La seconda è la ricostruzione di una sala anatomica. Qui, troviamo una targa ormai divenuta famosa. Si tratta di un motto dello stesso Moscati che fece mettere all’ingresso della sala anatomica: «Ero mors tua, o mors», «Sarò la tua morte, o morte». Poi, la terza sala: riproduce un ambulatorio medico dell’epoca. Ci troviamo di fronte a una scrivania, a un camice bianco, alcuni mobili e oggetti in parte appartenuti al Moscati. L’ultima stanza, la quarta, conserva la statua di marmo della Madonna delle Grazie. A questa statua il santo medico era particolarmente legato: era alla Vergine che raccomandava i suoi pazienti.


Moscati e la preghiera erano un’unica cosa. E, allora, ecco il secondo luogo-simbolo della biografia del Moscati: stiamo parlando della Chiesa del Gesù Nuovo dove riposa il suo corpo. Era in questa chiesa che il santo si isolava nella preghiera: un dialogo con Dio, intimo, profondo, estremamente prezioso per la sua missione. Era la preghiera la prima fonte a cui attingere per poter avere tante forze nel correre tra le viuzze di Napoli per soccorrere i bisognosi. Ed è proprio in questa chiesa che vi sono gli arredi orginali della casa dove abitava Moscati in via Cisterna dell’Olio, numero 10. Oggetti, mobili, libri: tutto raccolto in una sorta di cappella che si trova nel complesso architettonico della chiesa del Gesù Nuovo. E poi ci sono le vetrine che espongono diversi oggetti appertenuti al santo come il suo camice oppure le ricette bianche con sopra la dicitura “Dott. Prof. Giuseppe Moscati”. E ancora la corona perlata del Rosario, indispensabile per chiedere alla Vergine sostegno nella sua opera e luci per le sue diagnosi.

Vicino alla Chiesa del Gesù Nuovo si trova la casa-studio di Moscati. Era qui che il medico santo visitava i pazienti. Moscati arrivò a Napoli quando aveva 4 anni: all’epoca, il padre, Francesco, giudice e presidente del Tribunale di Benevento, fu trasferito alla Corte d’Appello partenopea. La famiglia Moscati ebbe diverse abitazioni a Napoli, ma quella di via Cisterna dell’Olio, numero 10, fu quella dove il santo visse maggiormente ed esercitò la sua professione di medico. Fu in questo luogo che si spense quel 12 aprile del 1927. Sul suo tavolo era aperto un testo di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Purtroppo il palazzo dove risiedeva Moscati è ora in condizioni fatiscenti ed è stato oggetto di diverse controversie. L’appartamento dove morì Moscati è stato invece ristrutturato da una signora partenopea che vi abita: è lei che attualmente pensa a rendere ancora possibile che la casa possa essere conservata e non cadere nel degrado. Una triste storia che meriterebbe più attenzione dall’opinione pubblica e dalle istituzioni.

Penultima tappa, Benevento. Il luogo dove è nato. Siamo nei pressi del famoso Foro di Traiano.

Qui vicino sorge Palazzo Rotondi Andreotti Leo. Una targa ricorda: «In questa casa il 25 luglio 1880 nasceva Giuseppe Moscati. Apostolo nella sua missione di medico congiunse la parola e l’opera sublime della fede cristiana alla scienza in cui fu maestro. Nel ventennale della morte».

Ultima tappa, poco conosciuta tra l’altro: Santa Lucia di Serino, comune italiano della provincia di Avellino, sempre in Campania. Vicino al monastero di Santa Maria della Sanità, sorge un palazzo che prima di essere acquistato da Domenico Moscati, nonno del santo, aveva come nome “Palazzo Chiarella”. Ogni anno era qui che il giovane Giuseppe trascorreva le estati con la sua famiglia: un po’ di riposo dall’attività degli studi. In questo luogo aveva modo di pregare nel silenzio, di contemplare la natura. Oggi è sede  de “La Casa Museo Moscati”: vi si possono trovare alcuni oggetti appartenuti al santo.

FONTE : La Nuova Bussola Quotidiana

 

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