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Ucraina, suor Giustina: rimarrò al fianco dei neonati terminali.

chiesa guerra russia ucraina vita Mar 13, 2022

di Paola Belletti

Come un San Luigi dell'Est, Suor Giustina, genetista e psicologa presidente dell'hospice pediatrico da lei fondato a Leopoli, continua a fare quello che sta facendo, anche ora: amare i neonati terminali e i loro genitori. Un dolce, perentorio Sì alla vita mentre incombe la guerra che sa portare solo morte.

I piedini dei miei figli neonati mi hanno sempre conquistato; morbidi, già paffutelli, lisci. Viste da sotto le dita sembravano piccole caramelle di zucchero. Zigulì, le chiamavo.

Ci vuole un po’ di tempo prima che imparino a poggiarli a terra restandoci in equilibrio e possano, con quelli e il loro peso ancora a lungo dolce, segnare il mondo con le loro impronte.

Bambini chiamati alla vita, anche se per poco

Esistono bambini che questo tempo o questa occasione non l’avranno mai, ma molti, grazie a Dio, nascono e vivono. Alcuni 25 secondi, altri 3 giorni, qualcuno un’ora sola. Fa differenza? non sarebbe meglio liberarsene prima?

Fa un’enorme differenza, e liberarsene, che significa sopprimerli, ha l’effetto che farebbe la scomparsa improvvisa di una galassia, anzi peggio perché ogni persona è relazione diretta con Dio, il creatore di stelle, galassie, atomi e molecole, ma soprattutto dell’essere umano.

Assistere alla nascita e alla morte, lavori di frontiera

C’è a Leopoli, in Ucraina, una suora, giovane, anzi che sembra senza età – commenta la Dottoressa Leonardi sentita al telefono poco fa- che questi bambini destinati a morte certa perché affetti da patologie genetiche gravi, li accoglie, li cura, li accompagna insieme ai loro genitori fino alla soglia finale. Un lavoro pietoso, meritevole, potremmo dire anche coraggioso.

Ma che competenze serviranno mai per occuparsi di chi non ha praticamente alcuna aspettativa di vita? solo tanto sentimento, empatia e delicatezza, no?

Suor Giustina e il primo Hospice pediatrico dell’Ucraina

Niente affatto: Suor Giustina Olha Holubert è sì una suora ma è anche e prima (in senso direi cronologico e propedeutico) genetista e psicologa. Da quello che ho potuto cogliere, la sua vocazione religiosa, è compimento di quella medico-scientifica, e di più di quella umana.

Suor Giustina ha fondato nel 2017 un hospice pediatrico in un paese, l’Ucraina, che è ateo, ex sovietico e, da poche ore, in guerra. Negli Atti del convegno del maggio 2019 promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, Yes to Life!Prendersi cura del prezioso dono della vita nella fragilità, c’è il suo contributo, ricco e dettagliato.

(…) nel 2013 a Lviv è stata creata l’associazione “Perinatal Hospice – Imprint
of Life” in seguito all’accompagnamento dei genitori che si sono trovati ad affrontare le diagnosi di malformazioni gravi del bambino ancora nel grembo della madre.
Nel 2017 la nostra organizzazione ha ottenuto uno status giuridico come organizzazione statale senza scopo di lucro. Questa è diventata la prima proposta di cure perinatali palliative in Ucraina.

Non è solo il self service della maternità surrogata, questa terra vasta e ferita, è anche un campo in cui qualcuno mette semi e questi germogliano.

Vite che lasciano un’impronta

Suor Giustina opera nella città di Leopoli, nella parte occidentale del paese; è genetista, si occupa di malattie genetiche ereditarie, presso il Medical Psychologist at the Lviv Medical Genetic Center, Institute of Hereditary Pathology of National Academy of Medical Science of Ukraine, e Presidente di un hospice perinatale, la ONG Perinatale Hospice Imprint of Life.

Eccoli, i piedini. L’impronta di vita che questi bambini lasciano e che viene anche rappresentata con piccoli stampi, insieme a quella delle manine.

Non è una delle grandi tragedie per chi perde un bimbo prima che nasca o a ridosso del parto, quella di non averne i segni tangibili, di non potersi costruire ricordi fatti di caratteri somatici, accenti nella voce, pose?

Come se questi figli non fossero mai stati, e invece sono stati e sono.

Le piccole impronte sono solo uno degli strumenti che Suor Giustina offre alle famiglie e insieme a lei sono coinvolti tanti volontari, felici di poter essere di aiuto, di partecipare alla vita degli altri, condividendone e lenendone il dolore.

Occuparsi di ciò che conta e costruisce la pace

L’esperienza dell’hospice pediatrico è dunque un primato e un’eccellenza assoluta in Ucraina e non ne parliamo solo perché ora, con la guerra su un sfondo che si fa sempre più vicino, spicca maggiormente quest’opera pietosa.

Non si tratta affatto solo un’opera pietosa. E’ un’opera geniale, è servizio alla vita nella sua espressione più nuda, provata, ma anche essenziale e autentica.

Quando due genitori, trafitti dal dolore per una gravidanza con prognosi infausta, riescono a resistere alla pressione del mondo, persino dei parenti, e si lasciano accompagnare ad accogliere loro figlio, è un pezzo di bene strappato al nulla che va a favore di tutti.

Lo accettano, lo accolgono e lo amano, fosse anche solo per il tempo della gestazione: come è avvenuto a quella coppia che allora si è affrettata a cantare ninnananne e raccontare storie alla bimba che sarebbe morta nascendo; o per una manciata di ore fuori dall’utero materno, com’è stato per quella mamma di 28 anni che però alla fine è riuscita a toccare la manina della sua piccola Maria, prima che la sua prospettiva di vita diventasse quella eterna.

La difesa della vita, vera scelta strategica

Perché la sua vita c’è e ha senso, per mamma, papà, fratelli. In realtà ha un senso mastodontico per il mondo che, miope, tende a trattare questi bimbi come rifiuti da smaltire.

E’ commovente, luminosissima quest’opera, ma lo è soprattutto perché vera, ragionevole, profondamente umana, scientificamente fondata per giunta.

Questa mattina quando, insieme a molti altri, ho notato il post della Dottoressa Matilde Leonardi, ho provato sollievo e gioia, perché dentro l’oscurità che vediamo accamparsi intorno ad un popolo che quasi non conoscevamo e che percepiamo sempre più minacciosa anche per noi, c‘è Suor Giustina che compie la sua opera al servizio degli ultimi tra gli infimi.

Sì, Suor Giustina è amica della dottoressa Leonardi, dirigente al Besta di Milano, Neurologa, specializzata in Neonatologia, Pediatria e Bioetica perché sono colleghe alla Pontificia Accademia per la Vita.

Nella foto che le ha mandato ieri sera da Leopoli, in testa anche al nostro articolo, la si vede in piedi con in braccio un bimbo piccolissimo, ancora un po’ arricciato nella posa della vita intrauterina, e lei sorride.

“Una vera Kamikaze”, osservava stamattina una mia cara collega, intendendo così indicare la sua vocazione radicale, disposta all’estrema offerta di sé, anche quando è fatta una goccia alla volta, pur di custodire la bellezza di queste vite.

Toccare il cuore di Dio

In giapponese Kamikaze significa, in origine, “vento divino”, ci spiegava il nostro responsabile editoriale; curiosa circostanza. Lo è davvero, quindi, un kamikaze.

O meglio è come una vela che si lascia sospingere dal “Vento” per eccellenza, quello che chiamiamo Amore, Paraclito, Santo.

Una presenza apparentemente minima, che ora nella concitazione del momento, si avrebbe la tentazione di lasciare indietro perché lei e i suoi piccolini rallenterebbero le operazioni di difesa o di fuga, e invece è la più efficace delle contraeree.

Punta dritta al solo bersaglio strategico, il cuore di Dio, ricco di misericordia, disposto a salvare città e intere nazioni per un solo giusto, figuriamoci per dei piccoli innocenti; e nel frattempo è disposto a lasciarsi servire in questi bambini che indossano il loro primo e ultimo pigiamino.

Bisogna concentrarsi sulle cose fondamentali, dunque, come fa Suor Giustina che in questa situazione continua a occuparsi con competenza e dolcezza delle mamme e dei bambini.

Lei questa sera è là, a riempire di amore, durante la guerra, gli ultimi giorni di piccolissimi bambini come quello che stasera tiene in braccio. Si può solo pregare e fare il proprio dovere, mi dice. Yes to Life. Suor Giustina uno dei miei eroi nella mia vita.

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