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T COME TRANS

silvana de mari Jul 17, 2023

di Silvana De Mari

Noi apparteniamo al postmoderno, e la caratteristica del postmoderno è che il sentimento vale più della realtà. L’importante è come ti senti. Il Signor Vladimir Guadagno si sente una donna, la signora Fedeli si sente laureata, io mi sento una strafiga imperiale e poi soprattutto, sì, io di questo sono certissima, sento di avere la taglia 42. Sono andata a comprarmi una giacca e ho detto alla commessa mi serve una giacca blu taglia 42. La commessa mi ha detto “Signora… 48/50!” Allora sono andata dal mio avvocato e perché volevo denunciarla per discriminazione e istigazione all’odio razziale. Il mio avvocato mi ha detto: “ Dottoressa, prenda 10 gocce di Valium, respiri lungo… vedrà che si sente meglio e la pianta di dire fesserie!”

Aveva ragione il mio avvocato! Noi dobbiamo restare attaccati alla realtà. La realtà nostra e dei nostri figli è di essere maschi o femmine; fanno eccezione a questa regola alcune persone -fortunatamente un numero bassissimo- una percentuale dello 0,00 qualche cosa, che a causa di danni cromosomici, genetici, endocrinologici o anatomici non possono identificarsi in nessuna delle due possibilità, ma sono casi rarissimi, sono malattie esattamente come abbiamo bambini che non hanno 4 arti e 20 dita o che hanno due teste: in realtà fratelli siamesi col corpo in comune. Dato che noi siamo natura e cultura il bambino deve essere addestrato ad essere maschio e la bambina addestrata ad essere femmina, con i modelli: il modello genitoriale e soprattutto con la stima tra i due genitori. Se papà e mamma si insultano, il bambino poi non è sicuro che vuole essere maschio e la bambina non è sicura che vuole essere femmina, cominciamo a fare disastri. Il secondo modello: le narrazioni. Le fiabe, principalmente, esprimevano il ruolo maschile femminile, a volte anche accentuato in maniera quasi caricaturale, come deve essere nelle cose che hanno una funzione didattica. Raccontiamo ai nostri figli che lo scopo degli uomini è amare le donne e lo scopo delle donne è amare gli uomini, e lo scopo di entrambi è amare i bambini che hanno messo al mondo.

Quando il processo di identificazione col proprio sesso non ha funzionato, allora si ha la sensazione che la mente e il corpo non coincidano. I cromosomi non sbagliano. L’errore è della mente, ed è la mente che deve essere guarita. Occorre identificare i traumi che hanno impedito il processo di identificazione e risolverli, per arrivare all’armonia. Nella stragrande maggioranza dei casi oltre l’80%, la cosiddetta disforia di genere del bambino si risolve da sola alla pubertà con l’arrivo degli ormoni sessuali. Bloccare la pubertà quindi è un errore medico un abuso du minore lo definiscono i pediatri americani.

Sottoporre un corpo sano ad amputazione, bombardamenti ormonali, interventi dolorosissimi e irreversibili, che, secondo le statistiche, moltiplicano i rischi di suicidio, esula dall’ obbligo della medicina di non nuocere.

La mente nasce dal cervello, cioè dal corpo. Il cervello è costituito da cellule che sono XX o XY, che sono femmine o maschi. La mente e il corpo devono sempre essere in equilibrio e in armonia. Il corpo è reale. La mentre deve accettare la realtà e amarla. Dove non c’è armonia tra mente e corpo, cioè tra mente e realtà, va curata la mente. Non va alterato il corpo fino a quando non diventa come la mente malata lo vuole. Il concetto che vede corpo e mente slegati esiste all’interno di una patologia, quella dissociativa. L’incapacità ad accettare proprio corpo, ad accettarne la statura, la conformazione, il colore della pelle, l’età, il sesso e il numero di arti, è quindi un disturbo che porta la persona verso l’ incapacità di accettare la realtà per quello che è.

Il benessere mentale delle persone autodistruttive passa dall’autodistruggersi. La medicina quindi diventa complice dell’autodistruzione.

Il suicida sente che la sua vita è vuota e desidera la morte. Gli affetti da Body integrity identity disorder(BIID, detta anche ampute identity disorder) o apotemnofilia desiderano essere amputati di un arto sano.  Questa è la patologia che spinge persone a desiderare l’amputazione di un arto sano, e di fingere di non averlo, intanto che cercano di risolvere il problema trovando un chirurgo compiacente. Da quando esistono le protesi al tantalio questo disturbo è esploso.

Il trans sessualismo è la situazione di una mente che non accoglie la realtà del corpo e quindi la propria realtà, perché l mente nasce dal corpo, nasce da ognuna dei neuroni che, come ogni cellula dell’organismo sono maschi o femmine.

Non esistono interventi di cambiamento di sesso, esistono interventi, lunghi dolorosi e complessi, gravati da molti rischi, di apparente cambiamento di sesso. Ai molti rischi medici, chirurgici e anestesiologici si aggiunge anche il rischio del suicidio. Molte persone che hanno combattuto per anni con la convinzione che il cambiamento ( apparente) di sesso avrebbe loro dato la serenità, quando si rendono conto che non è vero, quando cominciano a rimpiangere il proprio vero sesso, cominciano a considerare l’opzione del suicidio.

Cosa può determinare il desiderio della mente di essere in un corpo di sesso opposto. Lo spiega molto bene l’ex trans Walt Heyer, nel suo libro Paper Gender. Il mito del cambiamento di sesso. Il cambiamento di sesso non è possibile. È un mito. Il molti casi il desiderio di cambiare sesso è un sintomo di un’altra patologia, la schizofrenia o il disturbo dissociativo. Accontentare il paziente è evidentemente disastroso. Negli altri casi si è avuta nella vita del paziente un’impossibilità a identificarsi con il proprio sesso. La mente è plastica e può modificarsi sempre. Occorre rieducarla mente ad accettare il corpo, cioè la realtà. Il corpo non è plastico, se lo si modifica sanguina, e molto, e cicatrizza con dolore. Le ferite possono infettarsi e suppurare. Il sistema endocrino alterato è sempre in equilibrio instabile.

Riporto le sue parole raccolte in un’intervista:

È giunto il momento di mettere a nudo l’inganno: gli interventi chirurgici di riattribuzione del sesso non fanno altro che peggiorare la vita di chi vi si sottopone. L’ho imparato a mie spese e non posso che essere vicino alla sofferenza dei transgender, ma un atteggiamento di comprensione non basta: è necessario un supporto psicologico e psichiatrico che li aiuti ad affrontare i loro problemi”. Walt Heyer porta la sua testimonianza di ex transgender in occasione della presentazione dell’edizione italiana di Paper Genders-Il mito del cambiamento di sesso. “È pura follia continuare ad avallare una procedura chirurgica, fallimentare e causa di grandi sofferenze, come risposta a un disturbo che è di natura psicologica”.

Prendo la parola a partire dalla mia esperienza personale per far conoscere la sofferenza, spesso sottaciuta, che segna la vita di molti transgender. Ci sono vite devastate per la mancanza di un supporto psicologico adeguato. Molti terapeuti non sanno o non vogliono esplorare le problematiche legate all’infanzia. Non è accettabile che si ignorino deliberatamente fattori che sono frequentemente alla base dei disturbi psicologici responsabili dell’incredibile tasso di suicidi tra i transgender: il 30%. Da ex-transgender mi rendo conto di quanto sia importante passare dai fallimenti del trattamento chirurgico di riattribuzione del sesso a trattamenti psicologici che possano avere maggiore efficacia.

 

Nell’affrontare l’argomento va chiarita la fondamentale differenza tra l’intersessualità e il transessualità: la prima riguarda alcune specifiche condizioni mediche di oggettiva ambiguità dal punto di vista biologico; i transessuali si trovano invece ad affrontare un disturbo psicologico. L’idea che il fenomeno transessuale abbia una base biologica è scientificamente infondata l’idea che i transgender siano così dalla nascita: tra i numerosi studi, uno recentissimo condotto da un gruppo  dell’Università La Sapienzasmentisce . ( Hormone and genetic study in male to female transsexual patients. )

È quindi necessario smettere di credere, e far credere, che la chirurgia possa offrire soluzioni: farlo significa collaborare con la manifestazione di un disturbo delirante e venire meno alla responsabilità di rendere accessibili trattamenti efficaci. Questo è ciò che ho imparato sulla mia pelle, dopo che la mia famiglia era stata lacerata dal mio cambiamento chirurgico di sesso. Dopo aver vissuto per 8 anni come donna ho capito che avevo fatto un tremendo errore. La mia vita era distrutta e i miei figli erano devastati dalla follia del loro padre. Ho capito troppo tardi che era stato un errore diventare Laura abbandonando la mia identità di Walt. E’ stato folle. Per questo ora voglio mettere in guardia altre persone dal ricorso alla chirurgia.

 Nel mio caso la valutazione psicologica che precede il processo di cambiamento di genere è stata molto frettolosa. Il disturbo dissociativo, di cui in realtà soffrivo, è stato diagnosticato solo 10 anni dopo l’intervento chirurgico. Purtroppo accade molto frequentemente che la valutazione sia superficiale e che non vengano diagnosticati i disturbi psicologici compresenti.

Gli interventi medici e chirurgici e endocrinologici sono lunghi, pieni di rischi e, spesso, molto più spesso di quanto si pensi, seguiti dal rimpianto. Un rimpianto atroce che aumento fino a 19 volte il rischio di suicidio.

Ciò di cui le persone hanno più che altro bisogno è l’aiuto che troppi Stati vogliono negare loro: il consiglio e il conforto di un terapeuta qualificato. Tanti di questi problemi sono emotivi e mentali, sostiene Walt Heyer,  In uno studio del 2009 del Dipartimento di Psichiatria della Case Western Reserve University, i ricercatori hanno scoperto che la maggior parte delle persone che lottano in questo stile di vita – 90 per cento – “aveva almeno un’altra forma significativa di psicopatologia”. Anche in un paese liberale come la Svezia,  dopo aver ricevuto l’intervento chirurgico che cercano, il tasso di suicidio delle persone che si identificano come transsessuali  è 19 volte superiore alla popolazione generale.  Lo studio https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3043071/ condotto su 324 transgender (cioè la totalità di coloro che nel periodo 1973-2003 si sono sottoposti in Svezia all’intervento chirurgico di riassegnazione sessuale) conferma che dopo l’intervento chirurgico c’è un rischio di mortalità, comportamento suicidario e problemi psichiatrici significativamente superiore alla media. Gli attivisti LGBT vogliono farvi credere che la risposta umana è quella che incoraggia la chirurgia, ma affermare idee pericolose e distruttive non è compassione. La vera compassione è aiutare le persone a trovare la loro strada verso la libertà e la realizzazione che si ottiene conoscendo la verità. 

Lo studio svedese, lo trovate qui condotto su 324 transgender (cioè la totalità di coloro che nel periodo 1973-2003 si sono sottoposti in Svezia all’intervento chirurgico di riassegnazione sessuale) conferma che dopo l’intervento chirurgico c’è un rischio di mortalità, comportamento suicidario e problemi psichiatrici significativamente superiore alla media.

Questi interventi possono essere seguiti dal rimpianto. Questo succede molto più spesso di quanto si creda, e il rimpianto è atroce.

Il dottor Miroslav Djordjevic è uno dei maggiori esperti  mondiali nella chirurgi per fingere di cambiare sesso. . E’ diventato famoso più di due decenni fa, affermandosi come uno dei migliori chirurghi di ricostruzione genitale al mondo. Dopo anni di aiuto di questo lavoro ha iniziato a rendersi conto di una qualcosa: la procedura chiamata chirurgia di riassegnazione del sesso non rende felici i pazienti, persone reali nel vero dolore. E secondo medici come Djordjevic, stanno lottando, ma la loro lotta è con qualcosa che i media o gli attivisti LGBT non vogliono ammettere.

Negli ultimi cinque anni, in particolare, il dottor Djordjevic dice di essere stato sopraffatto dal numero di persone che gli hanno chiesto di invertire il processo (del cambiamento di sesso, ndr) cui sono stati sottoposti. L’intervento che pensavano avrebbe portato loro la soddisfazione che stavano cercando, li ha solo immersi in una più profonda disperazione. Un numero crescente di loro, ha detto al National Post del Canada, era infelici. Sei persone, dice, hanno preso appuntamenti per annullare una procedura che non solo è terribilmente dolorosa, ma anche costosa. E ovviamente non rimette nulla come prima. I testicoli che non ci sono più vengono sostituiti da protesi, si cerca di dare al perineo devastato un aspetto più simile a quello originario.

La maggior parte, sottolinea, erano uomini che avevano subito un intervento chirurgico per passare a donne. Quando ha detto loro che “ricostruire gli organi genitali maschili o qualcosa che a loro somigli” è una procedura complessa e straziante che avrebbe richiesto diverse operazioni e migliaia di dollari, non hanno battuto ciglio. Gli hanno parlato di “livelli paralizzanti di depressione” con pensieri suicidi intensi. “Può essere un vero disastro sentire queste storie“, dice. “Eppure”, sottolinea il medico, “non vengono ascoltate“.

Quando altri medici e avvocati hanno iniziato a richiedere ulteriori ricerche sugli effetti della chirurgia della riassegnazione sessuale, sono stati ignorati. La comunità medica e le università che normalmente studiavano queste cose erano troppo spaventate dalla lobby transgender. In Inghilterra, la Bath Spa University ha rifiutato una richiesta di ricerca sul rimorso che Djordjevic sta incontrando e i funzionari scolastici si sono rifiutati di considerarlo. E’ “potenzialmente politicamente scorretto“, hanno insistito. “Sicuramente la chirurgia di inversione e il rimpianto nelle persone transgender è uno dei temi molto caldi”, dice Djordjevic. Ma come medici – specialmente come medici – “dobbiamo sostenere tutte le ricerche in questo campo“.

Il dott. Paul R. McHugh è uno dei più autorevoli psichiatri a livello mondiale, con quasi mezzo secolo di pratica professionale. Già Primario di psichiatria nel celebre Johns Hopkins Hospital, di Baltimora, oggi è Distinguished Service Professor of Psychiatry. Autore di sei libri, ha pubblicato più di 130 saggi in riviste specializzate.
Qualche settimana fa, il dott. McHugh ha sollevato un piccolo tsunami nel mondo accademico affermando che il transessualismo è un “disturbo mentale” che va trattato, e che il cambio di sesso è “biologicamente impossibile”. La chirurgia per cambiare sesso, secondo lui, non è la soluzione per persone che soffrono di “disordine di assunzione”, vale a dire la percezione che la propria mascolinità o femminilità sia diversa da quella che la natura le ha assegnato biologicamente. Secondo McHugh, le persone che promuovono un tale intervento chirurgico stanno favorendo la diffusione di un disturbo mentale.

TASSO DI SUICIDI VENTI VOLTE SUPERIORE
Nell’articolo, pubblicato sul Wall Street Journal, lo psichiatra statunitense riporta vari studi che mostrano come il tasso di suicidi tra le persone transgender sia venti volte superiore a quello tra persone non transessuali. Egli cita inoltre studi della Vanderbilt University e della Portman Clinic di Londra che mostrano come, nel 70% dei casi, i sentimenti transessuali spariscono spontaneamente col passare del tempo.
L’ex Primario di psichiatria critica l’amministrazione Obama, Hollywood e i grandi mezzi di comunicazione, come la rivista Time: “Promovendo il transsessualismo come normale, questi signori non fanno affatto un favore né al pubblico né ai transessuali, nel trattare le loro confusioni mentali come un diritto che va difeso piuttosto che come un disturbo mentale che merita comprensione, trattamento e prevenzione “.
“Il sentimento di essere transessuale transessuali costituisce un problema  in due aspetti – scrive McHugh – il primo è che il cambio di sesso è semplicemente sbagliato, non corrisponde alla realtà fisica. Il secondo è che può portare a conseguenze psicologiche atroci “.
Il disturbo della persona transessuale, continua McHugh, sta nel fatto che la percezione psicologica che essa ha della propria sessualità non corrisponde alla realtà fisica del suo corpo, cioè alla propria mascolinità o femminilità, come assegnata dalla natura. In linguaggio scientifico si chiama gender dysphoria. Si tratta di un disturbo simile all’anoressia, nella quale, guardandosi allo specchio, una persona pericolosamente magra si vede comunque sempre “sovrappeso”, oppure alla dysmorfia, nella quale una persona percepisce se stessa come fisicamente diversa da ciò che in realtà è.

I bambini sono facilmente influenzabili. Un bimbo che dice che vole cambiare sesso, è sottoposto a una terapia ormonale, gonapeptil che blocca la pubertà. (i suoi effetti collaterali includono depressione, eruzioni cutanee, asma e cisti ovariche.) Il bambino quindi non ha la pubertà: il suo pene resta piccolo , non si sviluppano le spalle non crescono i peli non c’è cambiamento di voce, oppure non si sviluppano le mammelle, non arriva il ciclo. Non si hanno le modificazioni psichiche della pubertà, resta un carattere infantile. In teoria perché così ha più tempo per pensarci, cioè per arrivare all’età minima del consenso, in realtà la mancata pubertà spinge al cambiamento di sesso, non solo perché nel 80/90% dei casi risolve la disforia, risolve tutto, ma perché un quattordicenne senza caratteristiche virili, una quattordicenne senza caratteristiche femminili si sente ancora più imbarazzato , ancora più inadeguato.
I promotori degli interventi precoci di cambio di sesso semplicemente non vogliono prendere atto degli innumerevoli studi che mostrano come tra il 70% e l’80% dei giovani che esprimono sentimenti transessuali spontaneamente perdono tali sentimenti nel corso del tempo. Inoltre, anche se molti tra quelli che si sommettono a un intervento chirurgico per cambiare sesso si dichiarano “soddisfatti” con l’operazione, la realtà è che, successivamente, il loro adeguamento psicologico e sociale si dimostra pieno di problemi.
“Perciò, allo Johns Hopkins abbiamo smesso di fare interventi di cambio di sesso. Ci sembrava che rendere persone apparentemente ‘soddisfatte ‘ ma in realtà piene di problemi psicologici e sociali non era una ragione sufficiente per amputare chirurgicamente organi perfettamente funzionanti”, scrive il dott. McHugh

Lo stato non può finanziare interventi che portino al rimpianto.

Riporto le parole pubblicate sul New York Times dal transessuale Andrea Long Chu che desidera sottoporsi a un intervento di apparente cambiamento di sesso, che sta per subire un intervento erroneamente chiamato di vaginoplastica, perché la vagina non può essere imitata o costruita. La vagina è un canale estremamente complesso, quello che si ottiene in questa chirurgia è una tasca a fondo cieco. La traduzione è presa dall’ottimo blog di Sabino Paciolla.

Giovedì prossimo, mi faranno una vagina. L’operazione durerà circa sei ore, e sarò in convalescenza per almeno tre mesi. Fino al giorno della mia morte, il mio corpo considererà la vagina come una ferita; di conseguenza, richiederà un’attenzione regolare e dolorosa da mantenere. Questo è ciò che voglio, ma non c’è garanzia che mi renderà più felice. In realtà, non mi aspetto che lo faccia. Questo non dovrebbe impedirmi di ottenerla.

Non sono stato sul punto di suicidarmi prima degli ormoni. Ora spesso lo sono.

…Le passioni negative – dolore, odio per se stessi, vergogna, rimpianto – sono un diritto umano tanto quanto l’assistenza sanitaria universale, o il cibo. Non ci sono buoni risultati nella transizione. Ci sono solo persone che chiedono di essere prese sul serio.

Quest’uomo descrive benissimo il suo odio per se stesso e il suo desiderio di dolore.

Descrive anche benissimo che:

la terapia ormonale incongrua, bombardare un maschio con ormoni femminili, sconvolge il sistema PNEI, il sistema psico neuro endocrino immunologico, e può causare depressione e idee di suicidio

l’intervento è talmente complesso da avere bisogno di 6 ore e, soprattutto 3 mesi di convalescenza, una convalescenza dolorosa.

la cosiddetta neovagina  è un “buco”scavato col bisturi nel sottocute del perineo, buco che il sottocute cerca per tuta la vita di cicatrizzare. Deve quindi essere dilatata tutti i giorni, o si chiude. Dato che viene usata la pelle dello scroto, con il lato cutaneo all’interno i peli uscendo possono causare ascessi e granulomi. Dove c’è stata una pubertà bloccata dal gonapeptil  il pene e lo scroto sono troppo piccoli e non bastano : occorre usare il colon ( colon vaginoplastica) che complica ulteriormente tutto. La neo vagina non ha la normale e corretta flora batterica.

Se sapete l’inglese può essere utile cercare sui siti in inglese e sulle chat dove si parla liberamente di disastri, disastri chirurgici disastri di infelicità, dolore cromico, infiammazione cronica rimpianto.

《… finora, non ci sono informazioni nella letteratura sulla microflora vaginale nelle donne transessuali trattate con la tecnica di il lembo della pelle del pene invertito. Il singolo rapporto sulla microflora della neo-vagina riguardava 15 pazienti trattati con trapianti intestinali (sigmoidi) peduncolati [ 8 ].Nota 8 :
Toolenaar TA, Freundt I, Wagenvoort JH, Huikeshoven FJ, Vogel M, Jeekel H, Drogendijk AC. Flora batterica della neovagina sigmoidea. J Clin Microbiol.1993; 31 (1): 3314-3316.[ Articolo gratuito di PMC ] [ PubMed ] [Ref list ]
www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/8308126
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC266414/

La vagina invertita con sola pelle del pene non ha i lactobacilli che la proteggono dalla proliferazione degli altri microrganismi, quindi ha un alto tasso di infiammazione e di infezione di batteri o miceti. Deve essere pulita quotidianamente da eventuali accumuli di smegma, che possono essere colonizzati da miceti.
《 Otto su 34 (23,5%) hanno avuto frequenti episodi di perdite vaginali maleodoranti. Non c’era alcuna correlazione tra perdite vaginali maleodoranti e irritazione vaginale. Allo stesso modo non c’era alcuna correlazione tra le abitudini di risciacquo vaginale e il pH vaginale e le perdite vaginali maleodoranti.》

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2695466/

L’intervento da donna a qualcosa che somiglia a un uomo ma non lo è è più lungo e complesso se fatto tutto insieme dura 10 ore, che però spesso vengono spezzate in due interventi distinti. Qui il problema drammatico è l’allungamento dell’uretra.

La terapia non è chirurgica. Il compito della medicina è NON NUOCERE: Non fare quello che vuole il paziente. Se un paziente ha il diritto di essere castrato se lo desidera, deve avere anche il diritto di essere ucciso se desidera suicidarsi. La il compito della medicina è non nuocere, non danneggiare il corpo, e aspettare che la mente guarisca.

 

 

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