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Stupri e infanticidi: senza legge naturale trionfa de Sade

la nuova bussola quotidiana roberto marchesini Aug 25, 2023

di Roberto Marchesini

L'infermiera che uccide sette neonati, il "branco" che violenta la ragazza a Palermo. Rifiutando ogni vincolo morale, prima o poi l'abisso chiama l'abisso. E anche il mondo laico inizia a ripensarci.

Uno, ad agosto, si vorrebbe anche rilassare: dimenticarsi i brutti pensieri, le preoccupazioni, e svagarsi un pochino. Evidentemente, non è possibile. L’orrore non va in vacanza.

Pochi giorni fa abbiamo appreso di questo «angelo in camice» che ha ucciso almeno sette neonati prematuri, ma si parla di centinaia di piccoli; ancora più di recente abbiamo saputo dello stupro di gruppo di Palermo e dei commenti postumi da parte dei perpetratori: «eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco». Non ci si vuole credere: questa è il mondo attuale? Questa è la nostra società, il cosiddetto mondo civile e democratico? Direi di sì, anzi: questa è la modernità. Forse non ancora compiuta, ma mi pare che l’inizio prometta bene.

Stiamo parlando della legge morale naturale; la modernità, cioè quel sistema filosofico del quale vediamo oggi il compimento, si fonda sulla sua negazione. Bacon (e l’empirismo) chiamava idola le leggi morali e religiose; Voltaire (e l’illuminismo) le chiamava «superstizioni». La modernità, insomma, nasce e cresce nel rifiuto della legge morale naturale. Il mondo culturale in cui viviamo è stato definito come «un sistema in cui ciascuno vive come crede e non sulla base di ciò che gli viene ordinato di credere »; tradotto in parole povere, non esiste una legge morale naturale, ognuno è libero di vivere a suo piacimento. Tutto bello. «Ottimo e abbondante», si diceva ai miei tempi (oggi si direbbe «sicuro ed efficace»). Libertà dall’oppressione delle legge, dal pungolo della morale! Basta con questo moralismo, queste leggi inventate dai preti per incatenare e controllare il popolo! Nessuno (diceva quel tale), nessuna autorità morale o religiosa ha il diritto di intromettersi nelle libere contrattazioni tra due individui consenzienti! Se non danneggio qualcuno, sono libero di fare ciò che voglio! Il corpo è mio e lo gestisco io!

Potremmo continuare all’infinito, ricordando gli slogan usati di volta in volta per instillare nel popolo l’odio nei confronti della legge morale naturale. Omettendo un piccolo particolare. La legge morale naturale ha come conseguenza la difesa del più debole: rifiutata, esiste solo la legge del più forte. Darwin non ha forse dimostrato che «lo fanno anche gli animali»? Quindi… è naturale. O no?

Questa volta i più deboli sono stati i piccoli neonati uccisi dall’infermiera britannica; e la ragazza violentata da sette coetanei maschi. Lo aveva spiegato, parecchio tempo fa, il più lucido e conseguente degli illuministi, il marchese De Sade. Per secoli i moderni hanno deriso e oltraggiato la legge morale naturale, sicuro che avrebbe comunque, retto; che ci fosse un argine al caos; che, prima o poi, toccato il fondo, ci sarebbe stata una risalita. Un po' come gli adolescenti che gettano calze e mutande in giro per casa sicuri che ci pensa la mamma a mettere in ordine. Invece – sopresa! - il fondo non c’è: non c’è limite all’abisso nel quale può sprofondare un uomo. Ci siamo divertiti a sparare numeri a caso? A quale settimana un feto diventa un essere umano? Bene: un bimbo prematuro queste settimane le ha oppure no? Abbiamo «liberato» la sessualità femminile? Abbiamo sollevato gli uomini dal compito di proteggere – a costo della propria vita – le donne?

Chi avrebbe immaginato che si sarebbe arrivati allo stupro di Palermo? Qualunque persona dotata di buon senso, diamine! Uno a caso, Paolo VI. Leggiamo l’Humanae Vitae: «Gli uomini retti potranno ancora meglio convincersi della fondatezza della dottrina della chiesa in questo campo, se vorranno riflettere alle conseguenze dei metodi di regolazione artificiale delle nascite. Considerino, prima di tutto, quale via larga e facile aprirebbero così alla infedeltà coniugale ed all’abbassamento generale della moralità. Non ci vuole molta esperienza per conoscere la debolezza umana e per comprendere che gli uomini – i giovani specialmente, così vulnerabili su questo punto – hanno bisogno d’incoraggiamento a essere fedeli alla legge morale e non si deve loro offrire qualche facile mezzo per eluderne l’osservanza. Si può anche temere che l’uomo, abituandosi all’uso delle pratiche anticoncezionali, finisca per perdere il rispetto della donna e, senza più curarsi del suo equilibrio fisico e psicologico, arrivi a considerarla come semplice strumento di godimento egoistico e non più come la sua compagna, rispettata e amata » [§ 17]. Nel 1968. Ma pensa…

Eppure, nel mondo laico e persino anticattolico, qualcuno comincia a ripensarci. Per non citare l’ormai noto generale Vannucci e il suo Mondo al contrario, citerò uno dei campioni dell’anticattolicesimo militante, Richard Dawkins. In una recente intervista, riferendosi a islam e transessualismo,  ha dichiarato che «abbiamo bisogno del cristianesimo come una sorta di contrafforte contro qualcosa di peggio». Ma pensa: il famoso katéchon paolino, la Chiesa come argine al caos e al male, invocato da chi ha passato la vita (guadagnandoci denaro e notorietà) a prenderlo a calci!

Speriamo che non sia troppo tardi.

 

 

 

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