Stanislawa Leszczyńska, l’ostetrica di Auschwitz sulla via degli altari
Mar 25, 2024di Paola Belletti
Come riferisce ACI STAMPA «l’11 marzo si è conclusa a Lodz la fase diocesana del processo di beatificazione della Serva di Dio Stanisława Leszczyńska cominciato nel 1992. L’atto della chiusura ha avuto luogo nel cinquantesimo anniversario della morte dell’eroica ostetrica di Auschwitz». Fare l’ostetrica è già di per sé un mestiere eroico, di quelli che come truppe scelte si piazzano in prima linea dove succedono le cose importanti. Cose capaci di cambiare il destino di una famiglia, di un paese e del mondo intero: non ha in sé tutte queste potenzialità ogni nuova vita che si affaccia al mondo, a prescindere dallo stato in cui versa? Questa carica esplosiva non viene meno neanche se le partorienti da assistere sono rinchiuse in un campo di concentramento, destinate a morte certa.
Questa certezza sembra avere abitato Stanislawa quando per i lunghi anni di prigionia ha continuato ad esercitare la sua professione: aiutava le donne, provate, svilite, mortificate in ogni modo, a mettere al mondo i loro bambini. Quando provvidenzialmente riuscì a sostituire l’ostetrica del campo che si era ammalata riuscì a far nascere 300 bambini. «Un gesto eroico perché il famoso medico di Auschwitz, il dott. Mengele voleva morti tutti i neonati. Quando i tedeschi cominciarono a smantellare il campo mandando via i prigionieri, Stanislawa rimase dentro perché non voleva lasciare sole le donne che avevano appena partorito. E lì visse la liberazione del campo il 27 gennaio 1945».
Quando venne liberata insieme alla figlia, anche lei sopravvissuta ad Auschwitz, andò a vivere a Cracovia in attesa di tornare nella loro città natale, Lodz dove riprese a fare quel che aveva sempre fatto, finalmente in condizione di pace. Quando morì a 78 anni l’11 marzo del 1974 la fama della sua santità si era già diffusa. In questa data da anni viene celebrato la messa solenne per la sua beatificazione; le ostetriche e le infermiere di tutto il paese già l’hanno scelta come patrona. In occasione del cinquantesimo della morte della Serva di Dio Stanislawa poco più di una settimana fa si è dunque conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione. In questa circostanza l’arcivescovo di Lodz, card. Grzegorz Rys ha risposto ad alcune domande sulla vita della Serva di Dio.
OGNI TEMPO HA BISOGNO DEI SUOI BEATI
Il fatto che alcuni processi durino tanto a lungo non è da imputare alle solite lungaggini umane, non è il cancro della burocrazia che rallenta senza motivo un procedimento che sarebbe dovuto scorrere più velocemente; anche i tempi delle canonizzazioni hanno per regista la Provvidenza; ecco cosa dice al riguardo il cardinal Rys:(…) la regina Edvige, il cui processo ebbe luogo nel XV secolo (…) fu canonizzata nel XX secolo, il che significa che nel XX secolo ci voleva una figura come Santa Edvige. Si vede che oggi abbiamo chiaramente bisogno di una figura come Stanisława Leszczyńska. E’ un segno da Dio. La prima dimensione di questo segno ci dice che si può essere, si può rimanere un uomo di coscienza nelle situazioni peggiori, come durante la guerra o in un campo di concentramento. Bisogna ricordare che attualmente nel mondo ci sono 60 conflitti. Anche in tempo di guerra non possiamo dimenticare i comandamenti, la morale, la coscienza.
Il bene della vita di un bambino resta tale sempre, anche quando la vita viene considerata spazzatura, In quell’impianto infernale di distruzione che era Aushwitz, Leszczyńska si batteva per tutti i bambini e provava a proteggerli e a salvarne quanti più poteva. «Nel campo di concentramento ad Auschwitz morirono, secondo gli storici, circa 200 mila bambini e lei in quell’inferno difendeva la vita di ogni bambino rischiando la propria vita. Fece nascere 3 mila bambini, nessun bambino morì durante il parto, suscitando l’incredulità del medico del campo, il dott. Mengele. »
QUELLO CHE HA DA DIRE AGLI UOMINI DI OGGI
Proprio davanti agli uomini di questo tempo, quelli che mettono l’aborto in Costituzione, come in Francia che nascondono dietro la falsa tutela della salute delle donne l’accesso sempre più facile ad ogni forma di interruzione di gravidanza, la voce di Stanisława Leszczyńska si alza limpida e sicura: la vita dei bambini non ancora nati va difesa sempre.«Essa dà una testimonianza molto chiara per la vita, anche se questa vita è destinata a durare pochissimo tempo perché pochissimi bambini fatti nascere da lei riuscivano a sopravvivere nelle terribili condizioni del campo di concentramento: soltanto 30 di 3 mila nati.» La sua voce si unisce a un coro polifonico nel quale facilmente distinguiamo i timbri più familiari: San Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, lo stesso Padre Pio.
Con il coraggio della verità Stanisława Leszczyńska disse al dottor Mengele con fermezza leonina «i bambini non si ammazzano!». Quelle stesse parole devono risuonare alle orecchie dei politici occidentali, benvestiti, pacati, tutti diritti civili e salvezza del pianeta Uber alle. Le loro decisioni sembrano meno terrificanti degli esperimenti del mostro di Auschwitz, non lo sono. Era integra e rigorosa nella verità e nella difesa della vita e lo è stata fino in fondo, anche in difesa dello stesso popolo tedesco che tanto facilmente poteva essere trascinato con la fine della guerra dall’onda di odio, perché associato senza distinzioni alle nefandezze del nazismo. Lei non lo fece e anzi per molto tempo non parlò dei fatti di Auschwitz perché non voleva suscitare odio nei confronti dei Tedeschi, nemmeno di quelli realmente colpevoli.
DIFENDERE LA VITA ANCHE QUANDO APPARTIENE AI CARNEFICI
Non spese parole di condanna nemmeno nei confronti degli aguzzini del campo: anche nei loro confronti manteneva intatto lo sguardo evangelico e la consapevolezza che ogni uomo è sacro e inviolabile, anche chi si macchia dei crimini più indicibili. Fino all’ultimo istante ogni uomo può ritornare a Dio e ottenere il perdono: è successo anche all’imperdonabile per eccellenza, una storia che il mondo di oggi, crudele in guanti bianchi, non riesce a concepire: così è successo alla “la belva di Auschwitz-Birkenau”, Rudolf Höss che si pentì in punto di morte e si confessò con il gesuita padre Lohn: «Una confessione lunga e drammatica», dissero i pochi testimoni di quell’incontro, che si concluse con il «vi assolvo da tutti i vostri peccati» di padre Lohn.
Questo ricordano i santi e i beati al tempo che più ha bisogno della loro voce: la potenza di Cristo continua a dispiegarsi fino alla fine, per ciascuno di noi, in ogni circostanza.
(Fonte foto: Pexels.com/Screenshot YouTube, Archidiecezja Łódzka)
FONTE: IL TIMONE
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