Telegram
WhatsApp
TRUTH

Sì ai danneggiati, ma solo se non parlano male del vaccino

andrea zambrano la nuova bussola quotidiana Mar 21, 2025

di Andrea Zambrano

Ora che non si può più negare, i giornali si accorgono del dramma dei danneggiati da vaccino Covid, ma la condizione per parlarne è una: purché non si parli male dei vaccini per non darla vinta ai "no vax". Un ricatto e uno schiaffo a chi sta male.

Danneggiato sì, purché non si lamenti della sventura e purché si dichiari pro-vaccini. Sembra essere questa la condicio sine qua non per poter finire sui giornali generalisti a parlare di danni da vaccino. Il primo caso di danneggiato e invalido da vaccino Covid non pentito è andato in scena sul quotidiano abruzzese Il Centro, che ha raccontato la storia di un dirigente di azienda e del suo calvario post inoculo.

Ma con una accortezza: guai a parlare male del vaccino che lo ha portato a vivere senza una gamba. E soprattutto, guai a dare adito ai no vax di avere finalmente a disposizione la pistola fumante per affossare definitivamente i vaccini anti covid. Anzi. Il vaccino deve uscirne immacolato perché il punto è come si reagisce alle sventure, non certo il fatto che le sventure possano arrivare. Perché se arrivano col vaccino miracoloso, bisogna farsi forza, accettare e sorridere.

È tutto scritto nero su bianco nell’intervista che Alberto Mutignani ha fatto al direttore Cna Abruzzo Silvio Calice, di 52 anni.

L’intervista è intensa e piacevole perché, indipendentemente da ciò che ha causato la sua disabilità permanente (in questo caso un trombo provocato dal vaccino Astrazeneca), ne esce il quadro di una persona positiva, che ha reagito al dramma subito fino al punto da non farsi travolgere. Anzi, cercando di rialzarsi con speranza e coraggio, continuare a lavorare, continuare a fare sport e diventare un testimonial di uomini bionici (come li chiama lui). Niente da dire sul messaggio positivo che la sua intervista suscita. Anzi da prendere da esempio per tutti i casi della vita in cui ad un certo punto, un incidente o un infortunio, arrivano a sconvolgerla.  

Ma l’intervista ha con sé anche un altro messaggio e su questo è interessante notare che resta sottotraccia un velo di obbedienza, cieca pronta e assoluta (direbbe Guareschi) che non può non destare inquietudine.

«Questa è la storia di uomo a cui è stata amputata una gamba dopo un vaccino contro il Coronavirus», esordisce l’autore. Ma attenzione, puntualizza subito dopo: «Delle molte cose dette nel corso di questa lunga intervista, quella che forse si noterà di più sarà la sua posizione su questo vaccino della discordia: favorevole, nonostante tutto e contro le lusinghe di una parte di mondo».

Le lusinghe sarebbero quelle, a detta loro, del mondo no vax. Infatti, poco più avanti l’intervistatore gli chiede: «Non è diventato no-vax?». Risposta: «No, mai. E ogni volta che mi hanno proposto un’intervista ho avuto il terrore di diventare un simbolo per loro». Infatti, spiega di essere stato corteggiato: «Era molto forte il rischio che utilizzassero me e la mia storia come scusa per parlare di altre cose, di altri problemi e giustificare certe posizioni. Una volta ho pensato di accettare, ero in macchina che andavo a fare l’intervista, poi ho pensato che potesse diventare una cosa contro di me, contro quello in cui credo».

“Quello in cui credo”, evidentemente è il vaccino come panacea, concetto spiegato appena prima quando ha svelato i motivi per cui si era vaccinato: «Consideravo e considero ancora il vaccino una risposta giusta per ridurre l’emergenza».

Il punto toccato, quindi, sembra essere prettamente ideale, se non ideologico. Parlare di come il vaccino gli abbia rovinato la vita sarebbe stato un assist ai no-vax.

C’è in questa lettura uno sgradevole e stigmatizzabile pregiudizio, e lo scriviamo con tutto il rispetto umano per la sua posizione, ma dopo aver raccolto centinaia se non migliaia di testimonianze di danneggiati da vaccino (l’attività svolta dalla Bussola in questi anni è sotto gli occhi di tutti) i quali hanno raccontato di come l’essere danneggiati da vaccino li abbia fatti diventare dei fantasmi, doppiamente ignorati, dallo Stato e dalla grande stampa, doppiamente discriminati, dai pro vax (al motto di: “eh, è la vita, ma siete solo una minoranza”) e dalla nebulosa e oscura galassia dei no vax (“fatti tuoi, hai voluto bucarti, e ora ti arrangi, perché devo pagarti le cure io?”). 

Entrambe queste posizioni che rappresentano gli estremi di questa guerra civile latente sono state sentite dalle nostre orecchie nel corso della nostra attività di documentazione del dramma dei vaccinati danneggiati e invalidi e rappresentano i confini entro cui i danneggiati del Comitato Ascoltami si trovano a dover navigare, mai completamente al sicuro dai rovesci che gli arrivano addosso dall’una e dall’altra parte: umiliati dagli uni e colpevolizzati dagli altri.

Infatti, il pregiudizio che trasforma dei semplici danneggiati da vaccino in pericolosi militanti della causa antivaccinista è ancora fortemente radicato. E probabilmente, rispondendo così, Calice non ha fatto altro che chiamarsi fuori da una guerra per bande che noi stessi tocchiamo ancora con mano, ma lo ha fatto togliendo al danneggiato da vaccino Covid la dignità di considerarsi un malato da ascoltare per quello che è: un danneggiato da vaccino, una persona per la quale, incontestabilmente, i famosi rischi hanno superato i benefici.

Perché l’intervista offertagli dal Centro, e qui sta il punto inquietante di come la stampa affronti ancora questo dramma, non è altro che un ricatto velato: si può parlare della tua storia, ma purché non si critichi il vaccino. E purché emerga che: d’accordo, il vaccino può aver fatto dei danni, ma ora non è il momento di stare a lamentarsi. Bisogna comunque difendere la causa. Costi quel che costi.

Se Calice si fosse lamentato della situazione di vita dolorosa in cui l’ha cacciato l’inoculo di Astrazeneca, infatti, se avesse anche solo detto che se dovesse tornare indietro non lo rifarebbe, possiamo essere certi che nessun giornale gli avrebbe concesso tutto questo spazio per raccontarsi. Perché così hanno fatto con tutti gli altri. Sarebbe stato uno dei tanti a cui il vaccino ha rovinato la vita. E per questi, nonostante oggi non si possa più negare questa realtà, non si trova nemmeno lo spazio di due righe in cronaca. Il dogma del vaccino che ha salvato l’umanità non deve essere scalfito.

FONTE : La Nuova Bussola Quotidiana

 

ENTRA ANCHE TU NELLA BRIGATA PER LA DIFESA DELL'OVVIO!

Partecipa attivamente nella Battaglia per la difesa della libertà e dell'ovvio!

DIVENTA MEMBRO

Iscriviti alla Newsletter!

Rimani aggiornato su tutte le nostre iniziative e novità!

Nessuna spam garantita. Disiscriviti quando vuoi!