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SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE

emanuele sinese libertĂ  e persona Mar 04, 2025

Arcabas -Cappella della Riconciliazione presso La Pèta di Costa Serina (BG)

di Emanuele Sinese

 Sacramento è un termine di origine romana e significa “sigillo”. Nell’Impero Romano era il segno che l’imperatore compiva sulla fronte della recluta, come segno di appartenenza e dedizione all’Impero. Dal punto di vista teologico cristiano il sacramento indica la completa militanza a Dio. Già nell’antico Israele era in uso la pratica penitenziale per chiedere perdono a Dio delle proprie omissioni. Gli Ebrei esercitavano infatti la Teshuvah, ossia una pratica penitenziale collettiva, ma anche individuale per giungere alla salvezza oltre all’immolazione di animali al Tempio di Gerusalemme. Si riporta in riferimento il salmo 51: 

Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve. Fammi di nuovo udire canti di gioia e di letizia, ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate. Distogli lo sguardo dai miei peccati e cancella tutte le mie colpe. O Dio, crea in me un cuore puro e rinnova dentro di me uno spirito ben saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non togliermi il tuo santo Spirito. Rendimi la gioia della tua salvezza, e uno spirito volenteroso mi sostenga. 

 

E’ un salmo di richiesta di perdono da parte dell’orante nei confronti di Dio. (Esso ha influenzato la teologia di Agostino come Lutero).  

Composizione

Suddetto salmo ha anche relazione con la vita di Davide che mandò a morire in guerra Uria l’ittita, marito di Betsabea per farla divenire sua sposa, andando così in contrasto con la legge divina perché commise adulterio. Si arrecò il diritto di alterare una relazione sponsale, già precostituita da Dio. A livello liturgico è utilizzato nella Settimana Santa, infatti viene recitato nell’ufficio delle tenebre e cantato nella processione del Venerdì Santo.  

Analisi del testo

Issopo: è una pianta aromatica sempreverde. Dal greco hyssopos e significa a “forma di freccia” in riferimento alla forma delle foglie. In ebraico issopo significa “erba sacra”, storicamente veniva utilizzata dal re Salomone per scopi terapeutici come ad esempio purificare l’ambiente e prevenire malattie come la lebbra. 

Sarò puro: la purezza è in correlazione con la continenza, quindi la castità. La purezza è però anche una questione di linguaggio, di cuore. L’uomo puro ha un linguaggio e un cuore trasparente che lasciano in lui manifestare la luce divina. La creatura umana pura per eccellenza fu Maria. Ella non venne toccata dal peccato originale e di conseguenza da ulteriori peccati, proprio perché da Dio scelta come canale per dare alla luce la Rivelazione. Papa Pio XI nell’enciclica Lux Veritatis promulgata il 25 dicembre 1931 oltre a ribadire la sola ipostasi di Cristo con due nature in correlazione e unione, in riferimento a Maria la riconosce come una creatura al disopra degli Angeli, degli Arcangeli e dei Cherubini, in quanto con il sì è stata docile allo Spirito, ha consentito che si potesse rinnovare l’alleanza sponsale tra le creature e il creatore. Certo la sua purezza è anche questione fisica; Ella è rimasta in cinta per opera dello Spirito Santo e ha mantenuto tale integrità sino all’Assunzione in anima e corpo. 

Lavami: è il lavacro operato da Cristo, mediante l’evento della croce, nuovo Esodo tra l’umanità e Dio. Lavare assurge in seé la dimensione del servizio. L’evangelista Giovanni, citando la lavanda dei piedi, mette in risalto che il Figlio di Dio si fa servo, senza alcuna distinzione; lava infatti i piedi anche a Giuda il traditore, perché oggetto di amore, oltre che di salvezza. La Chiesa cosa compie? Nel suo essere alla sequela Christi serve l’uomo anzitempo nell’estensione spirituale e successivamente nell’estensione materiale. 

Canti di gioia e di letizia: la gioia deriva dall’incontro con Dio. La prima persona che visse la gioia fu Maria. Il giorno dell’Annunciazione con il suo sì ha permesso che in Lei come nel mondo entrasse la gioia, la quale ha annientato il male: il peccato. La gioia di Maria deriva poi dall’obbedienza al Figlio. Obbedienza dal latino ob-audire e significa “ascoltare”. Maria fu la donna dell’ascolto per eccellenza. Ha ascoltato la Parola di Dio, l’ha custodita nel cuore e poi ha permesso che diventasse carne, quindi evento storico. La storicità della fede anzitempo consta nel riconoscere la nascita di Cristo e successivamente di tramandare alle genti la Tradizione, ossia gli insegnamenti degli Apostoli. 

Tuo Santo Spirito: è lo Spirito di Cristo che agisce nella Chiesa e nei fedeli. La Chiesa era già nella mente di Dio all’atto di creazione in Genesi. Essa si forma nel dramma della morte di Cristo con Maria che sotto la croce patisce e sente il dolore del Figlio. Lo Spirito rimanda alla natura divina in unione con quella umana di Cristo(una sola ipostasi con due nature sempre in relazione). In ogni parola proferita da Gesù, ogni gesto e miracolo da Lui compiuti sono stati resi possibili per sola azione pneumatologica.  

Origine della Teshuavah 

Il pentimento è tra le prime forme che Dio ha voluto nella creazione, affinché l’umanità si riconciliasse con Lui. Dio non aveva pensato al male, ma creando ogni creatura libera, ivi Lucifero l’Angelo ribelle (Satana) ha consentito che l’uomo si perdesse. Dio non si impone, ma propone. Egli traboccante d’amore per le sue creature non ha mai cessato di condurle. Si pensi con Adamo ed Eva, rivestendoli, dà loro dignità e li caccia dal Paradiso non per punizione, ma per evitare che la superbia, la collera facessero loro da padrone, la cui conseguenza sarebbe stata la totale dannazione. 

Caratteristiche della Teshuavah : 

1) Deplorare il peccato 

2) Abbandonare il peccato 

3) Preoccuparsi delle conseguenze che porta il peccato 

4) Agire e parlare con umiltà 

Dopo aver considerato suddetta pratica penitenziale si pone in risalto il giorno più importante di penitenza ed espiazione per gli Ebrei: YOM KIPPUR 

YOM KIPPUR  

E’ un periodo di penitenza di dieci giorni ove Dio è proclamato Re, Santo del diritto e della Legge per la vita e per la pace. Esso ha una caratteristica particolare: il sacerdote sceglie due arieti da immolare. Il primo ariete viene immolato per il popolo e il secondo ariete per il sacerdote. 

Ulteriore pratica penitenziale è la confessione, da non confondere però con il sacramento cristiano.

Tipologie di confessione: breve e lunga 

Confessione breve: viene recitata in piedi e sottovoce. Il prologo è il seguente:  “Abbiamo commesso colpe, abbiamo tradito, abbiamo rubato, abbiamo parlato falsamente”

Una prima forma di suddetta confessione si trova in Daniele 9, 5 – 19: 

Abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi, siamo stati ribelli, ci siamo allontanati dai tuoi comandamenti e dalle tue leggi! Non abbiamo obbedito ai tuoi servi, i profeti, i quali hanno in tuo nome parlato ai nostri re, ai nostri principi, ai nostri padri e a tutto il popolo del paese. A te conviene la giustizia, o Signore, a noi la vergogna sul volto, come avviene ancor oggi per gli uomini di Giuda, per gli abitanti di Gerusalemme e per tutto Israele, vicini e lontani, in tutti i paesi dove tu li hai dispersi per i misfatti che hanno commesso contro di te. Signore, la vergogna sul volto a noi, ai nostri re, ai nostri prìncipi, ai nostri padri, perché abbiamo peccato contro di te; al Signore Dio nostro la misericordia e il perdono, perché ci siamo ribellati contro di lui, non abbiamo ascoltato la voce del Signore Dio nostro, né seguito quelle leggi che egli ci aveva date per mezzo dei suoi servi, i profeti. Tutto Israele ha trasgredito la tua legge, s’è allontanato per non ascoltare la tua voce; così si è riversata su di noi l’esecrazione scritta nella legge di Mosè, servo di Dio, perché abbiamo peccato contro di lui. Egli ha messo in atto quelle parole che aveva pronunziate contro di noi e i nostri governanti, mandando su di noi un male così grande quale mai, sotto il cielo, era venuto a Gerusalemme. Tutto questo male è venuto su di noi, proprio come sta scritto nella legge di Mosè. Tuttavia noi non abbiamo supplicato il Signore Dio nostro, convertendoci dalle nostre iniquità e seguendo la tua verità. Il Signore ha vegliato sopra questo male, l’ha mandato su di noi, poiché il Signore Dio nostro è giusto in tutte le cose che fa, mentre noi non abbiamo ascoltato la sua voce. Signore Dio nostro, che hai fatto uscire il tuo popolo dall’Egitto con mano forte e ti sei fatto un nome, come è oggi, noi abbiamo peccato, abbiamo agito da empi. Signore, secondo la tua misericordia, si plachi la tua ira e il tuo sdegno verso Gerusalemme, tua città, verso il tuo monte santo, poiché per i nostri peccati e per l’iniquità dei nostri padri Gerusalemme e il tuo popolo sono oggetto di vituperio presso quanti ci stanno intorno. Ora ascolta, Dio nostro, la preghiera del tuo servo e le sue suppliche e per amor tuo, o Signore, fa’ risplendere il tuo volto sopra il tuo santuario, che è desolato. Porgi l’orecchio, mio Dio, e ascolta: apri gli occhi e guarda le nostre desolazioni e la città sulla quale è stato invocato il tuo nome! Non presentiamo le nostre suppliche davanti a te, basate sulla nostra giustizia, ma sulla tua grande misericordia. 

Signore, ascolta; Signore, perdona; Signore, guarda e agisci senza indugio, per amore di te stesso, mio Dio, poiché il tuo nome è stato invocato sulla tua città e sul tuo popolo». 

Confessione lunga: ogni pericope ha il seguente testo: 

“Per il peccato che abbiamo commesso, per il peccato per cui saremo giudicati”. 

Sacramento delle Confessione nella Chiesa Cattolica 

E’ uno dei sacramenti detti di guarigione. Il secondo in riferimento alla guarigione è l’Unzione degli Infermi. Anche la Confessione ha per scopo la cura; anzitempo l’anima e in successione il corpo, in quanto il peccato va a creare situazioni di malessere anche sul corpo (si pensi alla perdita di pace interiore, oltre a poter essere sintomo di un disturbo psichico, essa può essere la causa di una scarsa o assente cura dell’anima). San Pio X papa nel 1905, nel Catechismo della Chiesa Cattolica, afferma che la Confessione o Penitenza è il sacramento istituito da Nostro Signore Gesù Cristo per rimettere i peccati commessi dopo il Battesimo. 

Che cosa è il peccato? 

Il peccato ha origine con la disobbedienza di Adamo ed Eva. L’origine di ogni peccato sia esso veniale o mortale, ha radice nella superbia, quindi nell’atto di supremazia da parte dell’uomo nei confronti di Dio. La dottrina cristiana in riferimento ribadisce la presenza di tre leggi fondamentali per lo sviluppo spirituale del soggetto: 

1) Legge Naturale 

2) Legge Antica 

3) Legge Nuova 

Legge naturale cosa si intende? 

La legge naturale è inscritta nell’uomo all’atto della nascita. Si pensi a Kant che ne ha fatto di essa il principio fondamentale per la dissertazione filosofica. Egli infatti chiosò così: tratta l’altro come fine e non come mezzo. Essa consente su un piano antropologico morale di relazionarsi con l’altro, senza arrecarvi danno, in quanto si fonda sull’alterità, che è però esclusivamente umana in Kant, in quanto pur riconoscendo il divino non lo reputa Rivelazione, non è Gesù colui che salva. L’uomo secondo la logica kantiana si salva in virtù della razionalità in correlazione con la legge naturale, senza alcun bisogno di intermediari: Dio. Dio in Kant esiste, ma rimane un garante della morale, non ha alcun attributo soprannaturale, tale da assurgere ad una vita ultraterrena il soggetto umano.  

Legge antica cosa si intende? 

E’ la legge donata da Dio sul Monte Sinai a Mosè. Essa è un patto sponsale tra Dio e il popolo prescelto, il quale però spesso sovverte la sopraindicata alleanza, tale da attirare l’ira dei profeti. Codesta legge sono i Dieci Comandamenti, forma di relazione attraverso la quale Dio vuole innalzare a se l’uomo. I Comandamenti non sono un imperativo categorico, ma piuttosto una possibilità di salvezza offerta all’uomo, in attesa del Messia, il Salvatore ultimo e definitivo.  

Legge nuova cosa si intende? 

La legge nuova compie l’antica con l’incarnazione dell’Unigenito. Essa ha per intento il produrre frutti nell’uomo. Gesù stesso affermo che chi rimane in Lui porta molto frutto. Sorge spontanea l’istanza: in cosa consiste il peccato? Esso è l’interruzione volontaria e consapevole, che l’uomo compie per contrastare la legge divina. Il peccato ha sede nel libero arbitrio, quindi nella libertà abusata da parte dell’uomo. Sovente si afferma che la libertà e fare quello che si vuole. La libertà è convergere l’essere e l’esistenza su quanto di più sublime esiste: Dio. San Tommaso d’Aquino ricorda che l’intera realtà giunge a Dio, la natura umana è quindi inscritta in Dio perché da Lui pensata e a Lui in direttiva di ritorno. La dimensione escatologica dell’esistenza sostanzialmente consta nel riconoscere l’intima unione con il divino già qui e ora, in attesa della Parusia. E’ l’uomo che in coscienza decide se incanalarsi verso la letizia, oppure verso la morte eterna. Dio non condanna, chi lo sostiene sminuisce notevolmente il valore salvifico del sacrifico di Cristo. E’ l’umano che contrastando la legge divina ed anche naturale si pone in antitesi con la grazia. 

Concezione di peccato in San Paolo 

L’apostolo delle genti nella lettera ai Romani cap. 5, 20 chiosa così: 

<<Laddove è abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia>> 

Paolo offre una riflessione su un tema teologico molto complesso, che prende il nome di giustificazione. Ogni essere umano in virtù del sacrificio di Cristo è stato da Lui giustificato, quindi salvato. Gesù porta a compimento così la legge antica. All’uomo quindi cosa serve? La fede! La fede però non può essere fine a se stessa, essa necessita anche delle opere, anzitempo di quelle sacramentali le quali oltre a far vivere una costante relazione con Dio permettono all’uomo già qui e ora di realizzare il progetto di salvezza. La giustificazione è un evento escatologico. Essa è proiettata nel futuro, ma anche nel presente, in quanto l’uomo per giungere alla salvezza deve volerlo, deve convertirsi di costante, affinché in lui si renda sempre più viva la comunione trinitaria, alla quale esso è chiamato a prenderne parte.  

Peccato secondo il Magistero della Chiesa  

Come già evidenziato si hanno due forme di peccato: veniale e mortale. Il peccato veniale è quella forma di ribellione che offende Dio in maniera minore. Suddetti provocano un allontanamento temporaneo dalla grazia. Essi non sono la causa della dannazione eterna. Vengono rimessi durante la celebrazione Eucaristica all’atto del Confiteor, anche se è bene confessarli.  

I peccati mortali sono quelli che se commessi con l’intenzione, quindi si è consapevoli che è un peccato grave allontanano da Dio e richiedono l’immediata confessione, affinché si sani la frattura che volontariamente si è creata nei confronti di Dio. Si ha la presenza del peccato mortale secondo tre condizioni: 

1) Materia grave 

2) Piena consapevolezza o avvertenza della mente 

3) Deliberato consenso della volontà 

L’evangelista Mc. Al capitolo 10, 19 mette in risalto cosa sia la materia grave 

Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre.

La materia grave consta quindi nel voler contrastare i Dieci Comandamenti, che Gesù non ha abolito, ma bensì ha compiuto attraverso l’esodo finale, appunto la morte in croce. 

Piena consapevolezza: il peccatore è conscio che commettendo tal gesto, proferendo una determinata parola compie un peccato grave, ma nonostante ne sia a conoscenza agisce in modo indifferente al richiamo di Dio. 

Deliberato consenso della volontà: l’uomo si distingue dagli altri esseri animali, perché dotato di razionalità. Egli a differenza di un comune animale è in grado alla luce della ragione soprannaturale di scindere il bene dal male. L’etimologia della parola libertà significa figlio. L’uomo da un punto di vista teologico è il figlio nel Figlio. Lo è attraverso l’obbedienza, quindi mediante l’ascolto della Parola di Dio, la partecipazione attiva ai sacramenti e l’accettazione della tradizione, quindi degli insegnamenti del Magistero della Chiesa. Purtroppo il concetto di libertà è sempre più scisso dal Dio, in quanto il relativismo soggettivista sempre più attecchisce nel cuore come nella mente riducendo l’uomo ad un costrutto esclusivamente materiale ed edonista, ove il fine non è la Beatitudine Perfetta, ma bensì la dissoluzione della materia, in quanto è sempre più pensato e definito come un solo substrato materiale. San Giovanni Paolo II nell’enciclica Veritatis Splendor ribadisce gli insegnamenti del Magistero e del Catechismo della Chiesa Cattolica, che chi muore in stato di peccato mortale giunge all’Inferno, anche se il pontefice ribadisce che spetta solo a Dio la condanna ultima e definitiva. 

Peccati e vizi 

Sorge spontanea l’istanza vi può essere relazione tra peccato e vizio? Il vizio è un atteggiamento o stile di vita non virtuoso, che se perpetrato nel tempo può divenire un habitus. Il vizio va in contrasto con la razionalità, quindi con la ragione naturale che è posta da Dio nell’uomo. Se l’uomo cede al vizio, volontariamente sopprime la grazia, la quale è in relazione alla verità che è Cristo. Esso conducendo al peccato, può solo essere estromesso mediante la dimensione sacramentale, anzitempo attraverso la riconciliazione e in correlazione con l’Eucaristia. I sacramenti sono l’economia della grazia, in quanto mezzi per giungere alla Beatitudine Perfetta. 

Questione della misericordia 

L’etimologia del sostantivo misericordia è il seguente: pietà! Durante la celebrazione Eucaristica il sacerdote celebrante all’atto penitenziale proferisce la seguente locuzione: Kyrie eleison e significa Signore pietà! La pietà non secondo la logica umana, quindi della commiserazione, ma nella dimensione dell’amore. Dio ha tanto amato il mondo da donare l’unico Figlio, per mezzo del quale si ottengono grazie su grazie. La più importante la salvezza! Ecco cosa significa pietà a livello cristiano. Certo poi vi sono anche dimensioni empatiche, che conducono il soggetto ad interagire verso il prossimo e a fornirgli degli ausili, ma l’estensione della pietà è anzitutto confidare in Dio che è Padre e sino all’ultimo istante dell’esistenza richiama l’umano alla conversione, fosse anche dai peccati veniali, i quali come già sopra citato seppur non scindono dall’alleanza con il Creatore sono sempre un impedimento all’azione santificatrice della grazia. 

In quale situazione Gesù ha parlato di misericordia? 

Nella parabola del Buon Samaritano (Lc. 10, 25 – 37) ove c’è una domanda posta a Gesù: “Maestro che cosa devo fare per ereditare la vita eterna? Chi pone codesta domanda è il dottore della Legga, oggi sarebbe un esegeta, il quale conosce la risposta, ma vuole però mettere alla prova il Figlio di Dio che per assurdo al tempo non fu colto e accolto dagli esperti della fede. Gesù conoscendo il cuore dell’uomo risponde con autorità, ossia che cosa dice la Legge? Il Dottore risponde citando in unione il Deuteronomio (6, 5) e il Levitico ( 19, 18) ove si pone in risalto l’amore verso il prossimo. Chi è il prossimo? Per l’osservante della legge è il connazionale, ma la Sacra Scrittura esorta ad amare anche lo straniero, ricordando che Israele stesso è stato straniero in terra d’Egitto. A livello teologico il prossimo è anzitutto Dio, che in taluni casi per l’umanità può divenire uno straniero, non solo perché è realtà trascendentale, ma anche per il distacco che spesso l’uomo compie nei suoi confronti mediante l’abuso del libero arbitrio (si pensi ad Adamo ed Eva). Dio però non viene meno, anzi nell’evento storico dell’incarnazione si fa prossimo dell’uomo, versando olio e vino sulle nostre ferite. Suddetto simbolismo, rimanda ai sacramenti in particolare all’Eucaristia che in correlazione con la Riconciliazione, in quanto una alimenta e l’altra purifica. Non è causale che il Magistero abbia definito la Confessione sacramento della cura, proprio perché Cristo nella persona del sacerdote si pone come il buon pastore che si addossa le difficoltà e mancanze dell’uomo. L’esempio lo si attua nell’esodo che Gesù compie: la morte in croce! 

Cosa si intende allora per misericordia? 

Essa non e un “velo” che si appoggia all’uomo. Essendo in correlazione con la grazia, richiede da parte del soggetto un mutamento esistenziale. Abbandonare il peccato, per vivere da veri testimoni del Figlio di Dio. Per giungere a Lui non vi sono soluzioni alternative, ma una sola: la Chiesa testimone della verità. 

I Santi testimoni della misericordia 

San Giovanni Maria Vianney conosceva in modo approfondito il Sacramento della Confessione, soleva trascorrere anche 16 ore al giorno nei confessionali ad ascoltare i penitenti. Giovanni Maria Vianney affermava che la confessione guarisce le ferite dell’anima (vedi parabola del Buon Samaritano) e nel momento dell’annuncio dei peccati, lo Spirito Santo agisce nel penitente affinché torni candido come la neve. Il curato d’Ars in successione ribadiva anche l’importanza della contrizione, perciò riconoscere l’errore commesso e non più ripeterlo. Se poi accade nuovamente si è consapevoli che vi è un Padre sempre pronto ad accogliere e a offrire il suo perdono, purché lo si voglia. Nel confessionale vi è sempre il cuore di Dio, che è poi il cuore di Cristo traboccante d’amore per gli uomini.  

Posizione di san Bernardo di Chiaravalle. Il monaco e teologo francese Bernardo sostiene che nel peccato si riscontrano due elementi: la macchia e la piaga. La macchia viene cancellata con l’accusa dei peccati e in conseguenza della divina misericordia. La piaga viene eliminata dalla penitenza. Su suddetto versante si hanno differenti possibilità, sempre in relazione agli insegnamenti della Chiesa (digiuno, orazione, elemosina) quali strumenti per espiare la colpa. La preghiera, quale orazione tra l’uomo e Dio è l’azione più sublime, perché consente per atto pneumatologico di intraprendere un reale cammino di conversione, pur restando fondamentali anche le ulteriori opere di misericordia. 

Conclusione

 Il sacramento della Confessione ha valore pedagogico in virtù del fatto che educa alla fede sia il penitente che il ministro. Numerosi ministri sono stati generosi al piano di salvezza, infatti hanno dedicato parte del loro ministero all’accompagnamento delle anime, si pensi a san Giovanni Bosco, san Leopoldo Mandic, san Padre Pio da Pietrelcina e molti altri, che nell’ascolto interrotto hanno permesso, per azione dello Spirito Santo la propria e altrui santificazione. Nel confessionale spesso si ode e conosce l’abisso umano, ma allo stesso tempo si tocca la croce e pertanto si è avvolti dall’amore divino, che consente il passaggio dalle tenebre alla luce. L’integra confessione dei peccati pone il penitente in una condizione di umiltà, esso si riconosce fragile e nel contempo bisognoso di perdono e di fiducia, che si attua nella locuzione “Io ti assolvo dai tuoi peccati”. In quel frangente si fa esperienza di speranza, di confidenza con un Padre pronto a riconciliare a sé tutte le creature. La potenza di Dio si evince nella braccia spalancate di Cristo, che attira a se l’umano, per dargli senso e pienezza.

FONTE : Libertà e Persona

 

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