Ratzinger, Tyconio, e Fatima: Una chiave interpretativa per la fine dei tempi
Sep 10, 2022di Marco Tosatti
Non è un compito facile comprendere l’attuale crisi del male all’interno della Chiesa, che a volte può sembrare schiacciante. Benedetto XVI ha indicato che la teologia di Tyconio può aiutare la Chiesa a capire come smascherare e infine sconfiggere il male dei “falsi fratelli” che si nascondono al suo interno. Le intuizioni di Tyconio si sovrappongono in vari modi al messaggio di Fatima. Se consideriamo i commenti di Benedetto su Fatima alla luce della teologia tyconiana dei tempi finali, ci viene offerta una prospettiva unica sulla natura della Chiesa e dell’anti-Chiesa durante il loro confronto finale.
“I vescovi fanno, sotto l’apparenza di un dono della Chiesa, ciò che fa avanzare la volontà del diavolo”.
– Tyconio, Commento all’Apocalisse, IV secolo.
“L’Anticristo appartiene alla Chiesa, cresce in essa e con essa fino alla grande discessio, che dà inizio alla revelatio finale.”
– Joseph Ratzinger, Osservazioni sul concetto di Chiesa di Tyconio, 1956.
“Non è possibile che la Chiesa sopravviva se rinvia passivamente alla fine dei tempi la soluzione del conflitto che dilania il ‘corpo bipartito'”.
– Giorgio Agamben, Il mistero del male: Benedetto XVI e i tempi della fine, 2013.
Durante l’udienza generale di mercoledì 22 aprile 2009, Papa Benedetto XVI ha fatto un notevole riferimento a un oscuro scrittore cristiano del Nord Africa, Tyconio. Nel suo commento egli [Tyconio] vede l’Apocalisse soprattutto come un riflesso del mistero della Chiesa. Tyconio aveva raggiunto la convinzione che la Chiesa fosse un corpo bipartito: da un lato, dice, essa appartiene a Cristo, ma c’è un’altra parte della Chiesa che appartiene al diavolo”. [i]
Per Benedetto, la concezione di Tyconio di ciò che accadrà alla Chiesa nei tempi finali fornisce un importante “anello mancante” per cogliere il momento senza precedenti nell’economia della salvezza a cui il Santo Padre ritiene che la Chiesa e il mondo siano ora giunti, oltre a offrire una comprensione delle sue eccezionalmente enigmatiche “dimissioni”.
Già nel 1956, Joseph Ratzinger era stato incuriosito dal teologo africano del IV secolo quando, giovane sacerdote e professore in erba, elaborò e pubblicò un saggio intitolato “Osservazioni sul concetto di Chiesa di Tyconio nel ‘Liber Regularum’”. [ii] Il saggio esplora quello che Ratzinger chiama il “paradosso” di Tyconio: “il fatto che un uomo si ponga consapevolmente e volontariamente al di fuori di ogni concreta communione ecclesiale pur continuando a voler rimanere cristiano, e crede di appartenere alla vera Chiesa.” [iii]
Per Tyconio, la città del diavolo esiste sia fuori dalla Chiesa che dentro la Chiesa, non solo tra i pagani ma anche tra i cristiani impostori. Tyconio si riferisce quindi a una misteriosa presenza del male all’interno della storia della salvezza che si riscontra in tutta la Sacra Scrittura e culmina nella struttura bipartita della Chiesa: essa è costituita da due corpi distinti che coesistono nella stessa istituzione visibile pur essendo diametralmente opposti l’uno all’altro.
Il scontro della Chiesa con il diavolo è il tema centrale del commento di Tyconio, che tuttavia si preoccupa in modo particolare della guerra che si combatte all’interno della Chiesa. Il termine “anti-Chiesa” è una denominazione appropriata per il corpo del diavolo, perché il suo corpo si maschera da Chiesa.
Tyconio identifica questo corpo nemico che si camuffa con gli ornamenti esteriori della Chiesa usando due termini biblici che considera intercambiabili: il “mistero dell’iniquità” [iv] e l'”abominio della desolazione”. [v] Secondo Tyconio, questa entità iniqua, abominevole e avversa sarà pienamente rivelata solo al momento di quella che Tyconio chiama la grande discessio (2 Thes 2,3). Molte traduzioni inglesi rendono questa parola come “apostasia” o “rivolta”. Il termine latino ha chiaramente il senso di una “caduta” o “separazione”. È solo al momento della “caduta” che la condizione bipartita del mondo – due città, una di Dio e una del diavolo – sarà completamente messa a nudo e mostrata in quella che sarà in realtà una divisione “tripartita” – la vera Chiesa, la falsa Chiesa e il mondo pagano.
Per Tyconio, è solo quando si verifica la “grande discessio” che la distinzione tra la vera Chiesa e la falsa Chiesa viene finalmente resa manifesta.
I cristiani fedeli di solito presumono che la “caduta” – la “separazione”, la “partenza” – sarà provocata da frotte di persone che “lasciano” la Chiesa, un esodo massiccio di non credenti. Per Tyconio, invece, è vero il contrario. Tyconio comprende che la grande “caduta” dei tempi finali non sarà causata da persone infedeli che lasceranno la Sposa di Cristo, ma piuttosto dalla Sposa di Cristo che si allontanerà da coloro che sono infedeli al suo interno. In altre parole, per Tyconio, non saranno gli infedeli ad “allontanarsi”, ma piuttosto i veri credenti, che si allontaneranno dal male all’interno della Chiesa. Un’inversione paradossale.
Per Tyconio, è il nuovo Israele che deve partire per il suo nuovo Esodo. La vera Chiesa stessa realizzerà la grande apostasia come via di salvezza [vi] dai suoi nemici. In un certo senso, la vera Chiesa costringerà l’apostasia alla luce, perché il corpo del diavolo, presente nei falsi fratelli che abitano la Chiesa, è già, ed è sempre stato, apostata. Questo fatto è stato solo nascosto. Come spiega Tyconio: “È necessario che l’Anticristo sia rivelato in tutto il mondo, e che allo stesso modo sia sconfitto ovunque dalla Chiesa… Ma ora è nascosto nella Chiesa”. [vii]
Come faranno i falsi fratelli a ingannare le persone e a farle fidare della loro guida? Su questo punto Tyconio è inequivocabilmente categorico: questi falsi fratelli si trovano spesso tra i dirigenti della Chiesa, i vescovi. “I vescovi fanno, sotto l’apparenza di un dono della Chiesa, ciò che fa avanzare la volontà del diavolo”. [viii] I vescovi offrono alla bestia la parvenza di un agnello, mentre lui li usa come portavoce del suo programma.
Una volta attuata l’apostasia, però, la Sposa di Cristo (la vera Chiesa) si troverà a combattere non solo i falsi fratelli, ma anche il mondo pagano, che si sarà unito ai falsi fratelli in un fronte demoniaco apertamente unito: “a tutto il corpo del diavolo è stato permesso da Dio”. [ix]
Tyconio, Fatima, e la grande apostasia
Alla luce della teologia tyconiana, i vari commenti di Benedetto XVI sul significato del messaggio di Fatima assumono un nuovo significato. Diventa evidente che Benedetto XVI comprende il messaggio di Fatima nel contesto dell’affermazione di Tyconio secondo cui il male più grande per la Chiesa nei tempi finali è il male nascosto dentro di lei.
Durante il pellegrinaggio di Benedetto XVI a Fatima nel maggio 2010, un giornalista chiese al Santo Padre:
Santità, quale significato hanno oggi per noi le Apparizioni di Fatima? E quando Lei presentò il testo del terzo segreto nella Sala Stampa Vaticana, nel giugno 2000, c’erano diversi di noi e altri colleghi di allora, Le fu chiesto se il messaggio poteva essere esteso, al di là dell’attentato a Giovanni Paolo II, anche alle altre sofferenze dei Papi. E’ possibile, secondo Lei, inquadrare anche in quella visione le sofferenze della Chiesa di oggi? [x]
Considerando che la Santa Sede aveva sostanzialmente chiuso la porta al Terzo Segreto di Fatima, la risposta di Benedetto è stata a dir poco stupefacente. Ora può anche essere percepita come “ticoniana”:
. . . [O]ltre questa grande visione della sofferenza del Papa, che possiamo in prima istanza riferire a Papa Giovanni Paolo II, sono indicate realtà del futuro della Chiesa che man mano si sviluppano e si mostrano. Perciò è vero che oltre il momento indicato nella visione, si parla, si vede la necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano. Il Signore ci ha detto che la Chiesa sarebbe stata sempre sofferente, in modi diversi, fino alla fine del mondo. . . . Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa . . . .” [xi]
L’affermazione di Benedetto più carica dal punto di vista teologico è stato il suo commento sulla visione che designa una passione della Chiesa. Secondo la valutazione di Benedetto, la rivelazione ai tre giovani bambini di Fatima riguardava principalmente quella passione – le prossime sofferenze della Chiesa, che devono ancora manifestarsi e che si “rifletteranno nella persona del Papa”. E da dove nasceranno gli attacchi che porteranno a questa passione? Ha affermato: “Proprio dall’interno della Chiesa”.
Analizzando i commenti di Ratzinger, un autore sostiene che:
Quando il Cardinale parlava di “i novissimi”, si riferiva a ciò che il profeta Daniele aveva detto che sarebbe avvenuto alla fine. Si riferiva ai tempi finali – le ultime cose; o come diremmo in greco, eschata. Le cose escatologiche, i testi escatologici della Scrittura. Questo è il Terzo Segreto…”. [xii]
Valutando altri messaggi della Beata Vergine Maria provenienti da luoghi di apparizione approvati dalla Chiesa, si è portati a concordare in modo convincente con questo autore. Inoltre, due cardinali che hanno letto personalmente il Terzo Segreto offrono ulteriore credito a questo punto di vista. In primo luogo, il cardinale Oddi, amico personale di Papa Giovanni XXIII, che aveva discusso con lui del segreto, ha dichiarato in una testimonianza a un giornalista italiano nel 1990: “Questo [il Terzo Segreto] non ha nulla a che fare con Gorbaciov. La Beata Vergine ci stava mettendo in guardia contro l’apostasia nella Chiesa”. [xiii] In secondo luogo, il cardinale Ciappi, teologo personale dei papi Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, in una comunicazione a un certo professor Baumgartner a Salisburgo, ha rivelato: “Nel Terzo Segreto si predice, tra l’altro, che la grande apostasia nella Chiesa inizierà dall’alto”. [xiv]
A conferma di questa prospettiva, p. Gabriele Amorth, l’ex esorcista capo di Roma, che ha conosciuto personalmente Padre Pio per ventisei anni, ha fatto una verifica quasi identica, che ha attribuito al grande santo cappuccino e straordinario mistico. “In effetti”, afferma, “un giorno Padre Pio mi disse molto addolorato: ‘Sai, Gabriele? È Satana che è stato introdotto nel seno della Chiesa e tra pochissimo tempo arriverà a governare una Chiesa falsa”.
Cronologicamente e teologicamente, cosa c’entra la “grande apostasia” con “i novissimi” a cui si riferiva Ratzinger? È il loro cardine. San Paolo afferma nella sua Seconda Lettera ai Tessalonicesi che la grande apostasia è l’evento scatenante dell’inizio delle “ultime cose”, quello che apre la porta all’avvento del “figlio della perdizione”/”l’impotente”/”l’Anticristo”. [xv] Una volta messo in moto, non si può più tornare indietro. Il mondo e l’umanità intera saranno entrati in rotta di collisione con il destino.
Le dimissioni e “un Vescovo vestito di bianco”
Benedetto si è reso conto che, come Papa, ha dovuto avviare il “ritiro” della vera Chiesa da quella falsa per inaugurare la grande apostasia e iniziare l’esposizione dei falsi fratelli che si sono infiltrati nella Chiesa ai massimi livelli?
Con queste domande in mente, rivediamo la parte del Terzo Segreto (trascritta da Suor Lucia stessa) che riguarda il Papa:
“E vedemmo in una luce immensa che è Dio: ‘qualcosa di simile a come le persone appaiono in uno specchio quando vi passano davanti’ un Vescovo vestito di bianco – ‘avemmo l’impressione che fosse il Santo Padre’. Altri Vescovi, Sacerdoti, uomini e donne religiosi salivano su una montagna scoscesa, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi sbozzati come di un albero di sughero con la corteccia; prima di arrivarci il Santo Padre passò attraverso una grande città per metà in rovina e per metà tremante con passo fermo, afflitto dal dolore e dal dispiacere, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava sul suo cammino”. [xvi]
Riflettendo sulla visione di suor Lucia, Antonio Socci propone che il “vescovo vestito di bianco” e il “Santo Padre” siano in realtà due persone distinte. Egli chiede provocatoriamente: “Il ‘segreto’ che ha al centro due figure – il ‘vescovo vestito di bianco’ e un vecchio papa – ci parla del presente? Chi sono queste due figure?”. [xvii] Inoltre, Socci nota uno sviluppo davvero sorprendente: “Il 12 maggio 2017, a Fatima, è stato lo stesso Papa Bergoglio a dire di essere ‘il vescovo vestito di bianco’. [xviii]
Suor Lucia è sempre stata estremamente attenta ai dettagli e a riferire esattamente ciò che la Vergine le aveva rivelato. Sarebbe stato molto semplice per lei continuare a riferirsi al “vescovo in bianco” se si fosse trattato della stessa persona. Ma non lo fece. Le sue parole chiariscono che ci sono due persone distinte: il “vescovo vestito di bianco” e il “Santo Padre”.
Benedetto conosceva bene il quadro della teologia dei tempi finali di Tyconio. Sapeva che “dopo l’unità ci sarà un’altra separazione nell’ultima contesa”. [xix] Sapeva anche che “il popolo santo, dopo essere stato chiaramente avvertito da Dio, uscirà” [xx] dalla falsa Chiesa, causando la “grande discessio”. All’interno di una tale comprensione dell'”ecclesiologia escatologica” – ciò che deve accadere alla Chiesa nei tempi finali – le due figure descritte da suor Lucia avrebbero assunto un significato unico nella mente acutamente teologica di Joseph Ratzinger.
Sembra abbastanza probabile che a un certo punto Papa Benedetto XVI abbia constatato la sovrapposizione e l’intersezione del messaggio di Fatima e della teologia di Tyconio e, così facendo, si sia reso conto della propria sconcertante e monumentale missione – che era stato chiamato, come Abramo, a partire con fede, “senza sapere dove sarebbe andato”. [xxi] Prendere la Chiesa, come Abramo prese Isacco, e prepararsi a offrirla in olocausto. [xxii] Affinché “da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte”, [xxiii] nascessero un giorno numerosi discendenti grazie alla fede di Benedetto. Un passo che poteva essere fatto solo per una chiamata diretta e personale di Dio. Un passo che non avrebbe avuto senso se considerato in termini di calcolo umano o di prudenza mondana. Ma un passo che avrebbe dato inizio a un nuovo Esodo per il nuovo Israele nell’ora della sua “ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione”. [xxiv]
Benedetto XVI ha dedotto dal Terzo Segreto, in accordo con l’insegnamento di Tyconio, che nei disegni provvidenziali di Dio il culmine del confronto tra la vera Chiesa e l’anti-Chiesa poteva avvenire solo quando il valido successore di Pietro avrebbe permesso l’arrivo del “vescovo vestito di bianco”? Che ciò che è stato mostrato ai bambini di Fatima era esattamente ciò che descrive Suor Lucia – una “immagine speculare” – uno che sembra essere il Santo Padre, ma in realtà è solo un sosia? Suor Lucia stava inoltre cercando di comunicare ed evidenziare questa “parvenza di papa” quando disse: “Abbiamo avuto l’impressione che fosse il Santo Padre”? Intendeva forse porre l’accento in quella frase sulla parola “impressione”? – “Abbiamo avuto l’impressione che si trattasse del Santo Padre”. – Questo perché, quando il “vescovo vestito di bianco” sarebbe finalmente apparso, tutto il mondo avrebbe avuto la stessa “impressione”? Mentre, in realtà, il vescovo vestito di bianco avrebbe solo assomigliato al Papa, come un’immagine vista in uno specchio assomiglia alla realtà – un’imitazione … una riproduzione vuota … un usurpatore. Se è così, questa consapevolezza ha portato Benedetto XVI a mettersi in cammino con fede, come Abramo, “non sapendo dove andava”, [xxv] consegnando il potere pratico sulla struttura visibile della Chiesa, a un “vescovo vestito di bianco”, per dare inizio alla “grande discessio”?
[i] Udienza Generale, Ambrogio Autperto, 22 aprile 2009,
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