Telegram
WhatsApp
TRUTH

QUARESIMA E DIGIUNO: VITTORIA SULLA CONCUPISCENZA

emanuele sinese libertĂ  e persona Mar 07, 2025

di Emanuele Sinese

Il digiuno è una forma penitenziale utilizzata fin dagli albori del Cristianesimo, ma anche dalla fede ebraica. Esso ha l’intento di aiutare l’uomo a non vivere di esclusive realtà materiali, ma anche di Dio, infatti lo scopo primario del digiuno è riporre Dio al primo posto dell’esistenza. Il digiuno cristiano ha inizio con il Mercoledì delle Ceneri, che a sua volta sancisce l’esordio della Quaresima, quale periodo di ricognizione dell’uomo, affinché splenda sempre più l’immagine trinitaria in lui impressa.  

Significato del digiuno 

Nell’attuale cultura, molteplici soggetti si avvalgono della pratica del digiuno, con il sol fine però di trarne un beneficio corporeo. Dal punto vista teologico cristiano, il digiuno da un versante è un momento di scelta, affinché si comprenda verso chi è canalizzata la propria esistenza; quindi la padronanza di se per non divenire schiavi delle sole realtà terrene, da un ulteriore versante è la lotta contro l’antico tentatore che sino alla fine dei tempi cercherà di trarre in inganno, facendo leva sugli appetiti sensibili. Sorge l’istanza, che cosa si intende per appetito? L’appetizione è una forma di desiderio, brama, ma anche concupiscenza che coinvolge l’uomo. Secondo Aristotele l’appetito è la volontà da parte di un essere di placare i differenti istinti naturali, i quali a volte possono essere anche in contrasto con la razionalità, dato che l’uomo può perdere il senno della ragione e in conseguenza il dominio di se. La tematica dell’appetizione ha riscontrato notevole interesse soprattutto nel frangente storico della Scolastica, il cui maggior esponente San Tommaso d’Aquino fornisce differenti elucubrazioni. Tommaso definisce l’appetitus sensitivus, quale predisposizione dell’anima verso un bene già conosciuto, che per l’Aquinate è Dio, Sommo e Unico Bene. In codesto caso la ragione conduce la volontà verso il bene. In caso opposto si cederà a svariate forme di appetizione, che sono poi i sette vizi capitali. 

Concupiscenza e Quaresima 

L’intera esistenza di un cristiano deve essere rivolta al Sommo Bene, mediante l’ausilio della ragione ed anche la ferma volontà di opporsi al peccato, il quale però a causa della condizione naturale di ogni soggetto, la caducità si è tentati di ribellarsi come i progenitori. Il fine della Quaresima è proprio la possibilità di essere più docili all’azione dello Spirito Santo e di conseguenza più propensi all’unione con il divino, contrastando così il peccato quale atto indotto dalla concupiscenza, che rimane nell’umano sino all’ultimo istante dell’esistenza.  

La concupiscenza secondo San Tommaso d’Aquino 

Nella Summa Teologica, Tommaso propone alcune riflessioni circa la questione della concupiscenza e quindi della propensione a peccare. La concupiscenza è il disordine dei desideri umani. Il Battesimo ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica cancella il peccato originale, ma rimane la predisposizione ad atti peccaminosi. San Paolo nella Lettera ai Romani 7, 19 chiosa così: 

Che diremo dunque? Che la Legge è peccato? No, certamente! Però io non ho conosciuto il peccato se non mediante la Legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza, se la Legge non avesse detto: Non desiderare. Ma, presa l’occasione, il peccato scatenò in me, mediante il comandamento, ogni sorta di desideri. Senza la Legge infatti il peccato è morto. E un tempo io vivevo senza la Legge ma, sopraggiunto il precetto, il peccato ha ripreso vita e io sono morto. Il comandamento, che doveva servire per la vita, è divenuto per me motivo di morte. Il peccato infatti, presa l’occasione, mediante il comandamento mi ha sedotto e per mezzo di esso mi ha dato la morte. Così la Legge è santa, e santo, giusto e buono è il comandamento. Ciò che è bene allora è diventato morte per me? No davvero! Ma il peccato, per rivelarsi peccato, mi ha dato la morte servendosi di ciò che è bene, perché il peccato risultasse oltre misura peccaminoso per mezzo del comandamento. Sappiamo infatti che la Legge è spirituale, mentre io sono carnale, venduto come schiavo del peccato. Non riesco a capire ciò che faccio: infatti io faccio non quello che voglio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, riconosco che la Legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. 

E’ un conflitto interiore! La concupiscenza pur non essendo in sé un peccato, conduce l’uomo a compierlo. San Tommaso afferma che la concupiscenza è la conseguenza della caduta dell’uomo, quindi ha origine nella superbia, madre di ogni disordine la quale attualmente si manifesta nell’autodeterminazione del soggetto circa la relazione con il divino e le scelte morali. Sovente si tende ad istituire una fede a formato d’uomo, ove Dio è creato a immagine e somiglianza dell’uomo! Sono i recenti vitelli d’oro! Prima del peccato originale, le passioni infatti come i desideri dell’uomo erano dominati dalla ragione e sottoposti a Dio, ma a causa della caduta di Adamo ed Eva la famigerata armonia si è scissa. L’Aquinate distingue in conseguenza due tipologie di concupiscenza: degli occhi (desiderio disordinato dei beni materiali) e della carne (desiderio disordinato dei piaceri sensuali). Entrambi le forme di concupiscenza fanno parte della lotta che il cristiano conduce lungo il corso dell’esistenza, ma sono anche possibilità per esercitare la virtù ricorda Tommaso, in quanto Dio trasforma i nostri desideri disordinati in una forma di autentico amore, purché l’uomo lo desideri e non viva di sola condizione materiale o pulsionale. Come vincere allora il peccato? Anzitempo con una pratica sacramentale attiva. I sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia sono segni potenti attraverso i quali Dio agisce nell’uomo. In successione la preghiera. San Tommaso, così come i numerosi Santi che da tempo formano il corpo mistico di Cristo ribadiscono l’importanza della pratica orante, quale dialogo diretto con Dio.

Fondamentali sono poi il digiuno e le virtù della castità, temperanza e umiltà (scriverò in riferimento).  

Conclusione 

La concupiscenza non è una condanna, ma un’opportunità per progredire nella santità. Sant’Agostino ricorda che Dio non permette il male, se non fosse potente da trarne un bene maggiore. L’uomo quale essere animale, si differenzia dagli altri in quanto dotato di coscienza, ossia di libertà, che con l’agire virtuoso si orienta a Dio che nulla toglie, ma bensì aggiunge ricorda papa Benedetto XVI. La Quaresima, quale periodo forte non è la manifestazione di forme di oppressione, ma piuttosto di liberazione, in quanto con l’approssimarsi della Pasqua l’umano per grazia è inserito nella Pentecoste perenne, ove diverrà una cosa sola con il suo creatore. Se Adamo toccando l’alberò cadde in peccato, ognuno toccando la croce, che è il nuovo albero giunge alla grazia. Entrare nel mistero della croce, quale essenza della fede cristiana, significa assurgere a Dio mediante il Figlio, che se predisposti converte dal male maggiore, il quale se non sanato conduce alla dannazione eterna. 

FONTE : Libertà e Persona

 

ENTRA ANCHE TU NELLA BRIGATA PER LA DIFESA DELL'OVVIO!

Partecipa attivamente nella Battaglia per la difesa della libertà e dell'ovvio!

DIVENTA MEMBRO

Iscriviti alla Newsletter!

Rimani aggiornato su tutte le nostre iniziative e novità!

Nessuna spam garantita. Disiscriviti quando vuoi!