PER UNA COMPRENSIONE DEL VETUS ORDO MISSAE (PARTE PRIMA)
Jan 13, 2025di Emanuele Sinese
In questi ultimi anni soprattutto con la pubblicazione del Motu Proprio Traditionis custodes, sovente si è parlato di Vetus Ordo Missae. Quindi dell’antica forma celebrativa dell’Eucaristia che, dal 1570 sino alla riforma liturgica avvenuta il 4 dicembre 1963, ha forgiato la vita di fede di numerosi cristiani. Prima di addentrarmi nella spiegazione di suddetto rito è doveroso tracciarne la storia e quindi le motivazioni che hanno indotto la Chiesa, per la prima volta, a creare un Messale che offrisse una celebrazione Eucaristica universale.
Concilio di Trento: agli albori della questione
Il 13 dicembre 1545 papa Paolo III apre il Concilio di Trento. Esso è stato un’opera voluta dallo Spirito Santo, per riformare la Chiesa cattolica in materia dottrinale e dogmatica, per contrastare le posizioni errate di Martin Lutero. Alla prima fase del Concilio pur partecipando pochi prelati, si affermarono le seguenti questioni.
1) Si riaffermò la validità del Simbolo Niceno – Costantinopolitano (il Credo)
2) Si ribadì che la Bibbia è un testo ispirato e la Vulgata è l’unico testo ufficiale. La Vulgata è la traduzione in lingua latina della Bibbia, dalla antica versione greca ed ebraica, realizzata sul finire del IV secolo ad opera di San Girolamo. Vulgata, deriva dal latino vulgata editio e significa “edizione per il popolo”. La Vulgata è la traduzione canonica della Sacra Scrittura per l’intera Chiesa cattolica.
3) Si affermò la dottrina del peccato originale, che viene eliminato mediante il Battesimo, pur rimanendo l’inclinazione ad atti peccaminosi e di conseguenza bisognosi della confessione frequente.
4) Si trattò la questione della giustificazione
Che cosa è la giustificazione?
Come poc’anzi redatto, l’uomo è generato con il peccato originale. Affermava infatti Sant’Agostino che mediante l’atto generativo, necessario per la creazione, il nascituro sorge con la colpa antica, che grazie al Battesimo viene eliminata, pur rimanendo la persona un peccatore. Sorge spontanea l’istanza, se si è una massa di peccatori come si può giungere alla salvezza? San Paolo viene in ausilio, infatti nella Prima Lettera ai Corinzi afferma:
Considerate infatti la vostra chiamata, fratelli: non ci sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessun uomo possa gloriarsi davanti a Dio. Ed è per lui che voi siete in Cristo Gesù, il quale per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, perché come sta scritto:
Chi si vanta si vanti nel Signore.
Paolo l’apostolo delle genti, afferma che l’uomo è salvato perché giustificato. Cosa significa però giustificato? L’uomo è chiamato mediante la fede ad essere unito al suo creatore; al soggetto però non basta l’esclusivo assenso di fede e quindi vivere in una conditio passiva. La fede chiede all’uomo di essere un soggetto attivo e di porsi alla sequela di Cristo, la quale richiede una totale comunione con Lui, che si attua anche mediante le opere, che non sono esclusivamente materiali, ma anzitutto spirituali. San Paolo stesso tra le molte ne mette in evidenza alcune, che consentono la comunione con Dio, che si attua anche nell’astenersi dall’impudicizia, dalla fornicazione, dai desideri cattivi e molto altro. Codeste raccomandazioni sono forme mediante le quali il battezzato esercita e palesa la sua completa appartenenza a Dio. Mettersi alla sequela di Cristo richiede di decidersi per Lui! Si pensi ad Abramo il quale, nell’immanenza dello spasimo, non si è disdegnato di sacrificare Isacco suo unico figlio e Dio constatando la sua fede lo ha poi fermato. Sia chiara che Dio non richiede sacrifici, ma vuole che le sue creature lo amino e in siano in totale circolarità con Lui. Interpretando San Paolo sul concetto di giustificazione, una delle modalità attraverso la quale essa si attua è la costante richiesta di perdono da parte dell’uomo a Dio. Gesù ha offerto un sacramento di elevata consistenza: la riconciliazione, mediante la quale l’umano chiede a Dio di usargli misericordia, se pentito dei suoi peccati. Si entra già qui e ora nella vita eterna, accettando il divino che nell’Unigenito ha dato compimento alla Legge antica e ha rinnovato l’Alleanza con l’uomo. Se si scinde la fede dalle opere, tra le prime la carità, quindi il riconoscersi bisognosi della conversione costante, si cede all’ideologia, all’opinione, ove è sufficiente il riconoscere Dio come il reale, ma non volersi da Lui lasciar guidare.
L’errore di Lutero consta proprio in questo: all’uomo basta la fede, accompagnata dalla personale interpretazione della Bibbia e scissa dalla mediazione sacerdotale, in quanto in virtù del Battesimo ognuno è sacerdote di se stesso. Lutero sempre in riferimento alla giustificazione nega anche la validità del Sacramento della Riconciliazione, in quanto Dio in Cristo ha salvato irrevocabilmente l’uomo, che non ha bisogno di alcuna mediazione esterna per ricongiungersi a Dio. È peccato di superbia questa locuzione protestante, in quanto va anche a sminuire il valore cruento e salvifico della croce. Gesù ha deciso in coscienza di farsi condannare alla morte più ignobile, in quanto solo e grazie a suddetto atto si poteva rigenerare l’umano, pur potendo il Padre pensare ad una ulteriore possibilità. Da esso infatti scaturisce l’Eucaristia, ma anche la Riconciliazione, in quanto sino alla fine l’uomo è caduco e bisognoso di perdono. Il Magistero del Concilio di Trento, come il successivo del Concilio Ecumenico Vaticano II, riafferma che ogni credente in Cristo per giungere alla redenzione ed essere parte della gloria di Gesù non può scindersi dalla Tradizione Apostolica, ovvero da tutti gli insegnamenti di Cristo che la Chiesa sua sposa e testimone ripropone alle genti. Non sono concesse interpretazioni relativiste, in quanto offrono una visione fittizia di salvezza e la conseguenza è la perdizione. Extra Ecclesia nulla salus!
Posizione dei Martin Lutero sulla giustificazione
Pur discostandosi dagli errori di Lutero, è opportuno mettere in evidenza la sua posizione, per far comprendere il motivo per cui la Chiesa dopo i ripetuti tentativi di richiamo alla conversione è stata costretta a garanzia del Depositum Fidei a scomunicare il monaco agostiniano. Sempre in riferimento al concetto di giustificazione, che è poi correlato ai Sacramenti, si riporta il pensiero di Lutero e la corretta controproposta dei Padri Conciliari. Corretta perché radicata negli insegnamenti apostolici e per tanto fedele alla Rivelazione. Inoltre si afferma che la Madre Chiesa non condanna mai in definitiva, ma esorta costantemente al ravvedimento, perché atto proprio di Dio in Cristo che assurge a sè l’uomo. Cosa afferma Lutero? Anzitutto va ribadito che tra il 1512 e il 1514 Martin Lutero visse l’esperienza della torre, che non va confusa con un evento mistico. Essa fu sostanzialmente una mozione interiore del monaco, scaturita dalla meditazione soggettiva della Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani.
Egli afferma:
1) «Il mio giusto vive mediante la fede; ma, se indietreggia, la mia anima non si compiacerà in lui» («iustus autem meus ex fide vivit: quod si subtraxerit se, non placebit animæ meæ»);
2) «poiché non c’è distinzione: tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, essendo giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione in Gesù Cristo, che Dio ha esposto per espiazione col Suo sangue mediante la fede»;
3) «giustificati dunque per la fede, abbiamo pace con Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci gloriamo, nella speranza della Gloria di Dio».
Lutero riprendendo la teologia paolina pone in risalto che è Dio che rende giusto l’uomo, il quale però non ha bisogno della mediazione sacerdotale per salvarsi e nemmeno di opere, perché in Cristo una volta e per tutte l’umanità è stata redenta. E’ atto grave quanto ha affermato! Il sacerdozio è stato istituito da Cristo il Giovedì Santo durante la celebrazione dell’Ultima cena e il Sacramento della confessione quando è risorto dai morti, ove ha messo in luce che la morte fisica e prima ancora spirituale non vincono, perché Lui Sommo Bene ha annientato le potenze del male. Gesù inoltre ha dato ai discepoli il comando di assolvere dai peccati e l’evangelista Giovanni al capitolo 20, 19 – 23 chiosa:
La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Seconda sessione conciliare
Dopo aver messo in risalto l’intervento dei Padri Conciliari per l’istituzione formale e giuridica della Chiesa, ma anche la lotta all’eresia protestante, il successore di papa Paolo III, Giulio III nel maggio 1551, riaprì il Concilio di Trento. Venne affrontata la questione dei Sacramenti, in particolare l’Eucaristia che Lutero ridusse a semplice cena consustanziale. Redigendo un articolo in riferimento al Vetus Ordo Missae richiamo la vostra attenzione all’Eucaristia.
Cosa afferma Lutero?
Martin Lutero contrasta anzitutto la devozione eucaristica, sviluppatasi nel XIII secolo, in quanto distoglie a suo parere dal reale incontro con Dio. Nel Medioevo infatti la comunione sacramentale era sostituita dalla comunione spirituale, in quanto non si poteva usufruire del Sacramento della Riconciliazione con frequenza (si preferiva confessarsi sul finire dell’esistenza terrena, per poter così essere mondi dinnanzi al divino) e di conseguenza l’adorazione eucaristica, la sola e semplice visione delle specie consacrate poneva il credente in comunione con Dio, che però come ben ribadisce il Concilio di Trento è deficitaria, perché per essere in toto con Cristo bisogna comunicarsi anche a livello sacramentale. L’errore luterano però consta nel ridurre la Celebrazione Eucaristica a semplice cena consustanziale. Si deduce che al momento dell’epiclesi le specie naturali rimangono invariate. Il reale momento in cui Cristo è realmente presente è all’atto della comunione che può avvenire anche nelle due specie. Dopo la comunione però Cristo non è più realmente presente e di conseguenza non vi è necessità di conservare l’Eucaristia.
Intervento dei Padri conciliari
Il Sacro Concilio anzitutto ribadisce che Cristo è sempre presente durante la celebrazione è l’apice lo raggiunge all’evento della transustanziazione, ossia quando gli elementi terreni divengono per azione dello Spirito Santo ultraterreni, quindi il reale corpo e sangue di Cristo. Il Concilio inoltre sottolinea che la Messa è reale sacrificio propiziatorio per i vivi, come per i morti in quanto offerta incruenta del sacrificio della croce. Il Concilio poi accentua l’importanza della comunione frequente, che alimenta la vita di fede. Sempre in richiamo all’Eucaristia si sostiene l’importanza dell’adorazione di Essa, come la conservazione nel Tabernacolo nuovo Santo dei Santi, istituito proprio da Trento, ove Cristo è sempre presente richiamando ogni dì le creature da Lui beneficate a vivere con virtù la loro sostanziale vocazione, in attesa della Parusia.
Terza e ultima fase del Concilio di Trento
Essa è stata condotta dai Pontefici Marcello II e Pio IV. Essi hanno ribadito l’importanza e il valore del Sacramento dell’Ordine istituito da Gesù, la legittimità della gerarchia ecclesiastica, in primo luogo il Sommo Pontefice e in successione la necessità dell’istituzione del seminario, quindi di un luogo idoneo per la formazione teologica dei futuri sacerdoti. Il Concilio di Trento riafferma la validità del celibato ecclesiastico, divenuto norma nel 1215 con il Concilio Lateranense IV e la dottrina del Purgatorio (scriverò in merito). Sempre nell’ultima fase, i Padri affermano la validità del culto dei Santi, delle reliquie e della Vergine Maria, in circolarità ermeneutica con il Sacramento dell’Eucaristia in quanto membra attive e corpo mistico di Cristo.
FONTE : Libertà e Persona
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