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Pensierini...

giglio reduzzi Jul 03, 2024

di Giglio Reduzzi

L’Arcivescovo Viganò

L’iniziativa del Vaticano nei confronti dell’Arcivescovo Viganò mi sembra essere tanto controproducente  quanto tardiva.

Controproducente perché non sfugge a nessuno che la Chiesa cattolica stia attraversando un periodo di profonda crisi e quindi sarebbe stato prudente, a mio avviso, evitare ogni ulteriore gesto di rottura.

Già le chiese sono vuote per conto loro, senza necessità di aggiungere motivi per svuotarle di più.

Inoltre si sa da tempo che l’Arcivescovo ha preso il posto del Papa nel difendere la fede tradizionale.

Egli non ha inventato nulla di nuovo.

Tutte le novità vengono se mai proprio dalla parte accusatrice.

Si pensi ai tre cubi di Abu Dhabi.

Se non è una novità quella!

Chissà quanti prelati sono inorriditi all’inaugurazione di quei monumenti, ma, a differenza di monsignor Viganò, hanno fatto finta di non vederli.

Tardiva perché le posizioni dell’Arcivescovo sono note da anni e quindi non si capisce perché l’ex Sant’Ufficio non sia intervenuto prima.

Farlo ora, quando già si parla di nuovo Conclave, sembra addirittura arrogante, perché presuppone che la svolta impressa alla tradizione da questo Pontificato sia definitiva e cioè che il successore di Francesco sia sicuramente tra i suoi estimatori (o coloro che fingono di esserlo).

Non so come finirà questa storia, ma penso che, se non interverranno fatti nuovi, alla vicenda verrà riservato lo stesso trattamento zigzagante che a suo tempo fu assegnato alla Fraternità Sacerdotale di San Pio X (quella fondata dal Vescovo Lefebvre) che fu prima scomunicata, poi riammessa ed ora non è chiaro dove stia.

Anzi, a ben pensarci, non vedo molta differenza tra le posizioni di mons. Viganò e quelle a suo tempo assunte da mons. Lefebvre, per cui non escluderei che i due movimenti prima o poi si fondano in un’unica organizzazione.

Mettendo sotto accusa mons. Viganò con tanto ritardo, il Vaticano sembra escludere che il prossimo Papa possa iniziare il suo pontificato tornando a fare il fedele custode della Tradizione e dichiarando nel suo primo discorso, come fece Enzo Tortora nel suo, “dove eravamo rimasti?”

 

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