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TRUTH

Pensierini...

giglio reduzzi Feb 07, 2025

di Giglio Reduzzi

Da MAGA a MEGA

L’elezione di Trump ed il fatto che egli si sia subito circondato di personaggi del calibro di Elon Musk ha messo in luce la distanza siderale che separa gli USA dall’Europa.

Come ho letto di recente su Facebook, mentre Ursula Von Der Leyen si preoccupava che i tappi stessero tutti attaccati alla bottiglia, Elon Musk mandava in orbita 7000 satelliti!

E la Sinistra italiana era pure preoccupata che Giorgia Meloni avesse rapporti troppo stretti con questo personaggio e che, per proteggere le comunicazioni italiane, magari immaginasse, in assenza di satelliti “europei”, di usare un po’ di quelli avvedutamente mandati in orbita da Musk.

Si tratta invece di rapporti che, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli.

Difatti ora persino Bruxelles pensa di sfruttarli per superare l’ostacolo dei dazi che Trump intende porre sulle merci in arrivo dall’Europa.

La verità è che, con l’elezione di Trump, è finalmente venuto a galla il gap che esiste tra USA e UE.

Il che dà ragione a chi, come Victor Orban, ha sempre preso le distanze dalla politica comunitaria europea.

Non è un caso che sia stato proprio il leader ungherese il primo in Europa a parlare di Make Europe Great Again (MEGA), sulla scia dello slogan trumpiano Make America Great Again (MAGA).

 

La cultura che non c’è

Fanno un po’ sorridere quei funzionari di Stato che, intervistati dai giornalisti, vogliono cogliere l’occasione per fare sfoggio della loro cultura, anziché premurarsi di esporre con chiarezza il loro racconto e farsi capire da tutti.

Non c’è infatti alcuna ragione, se non quella esposta, perché essi parlino, per esempio, di:

  • “struttura abitativa”, quando basterebbe dire “casa”,
  • “attingere” (la vittima), quando basterebbe dire “colpire”,
  • “penuria idrica”, quando basterebbe dire “mancanza d’acqua”,
  • e così via.

Ma chi vogliono impressionare?

 

Una Magistratura di Sinistra?

La Sinistra ha perso una buona occasione per negarlo.

Eppure sarebbe stato così facile farlo.

Bastava che ad una delle tante cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario (di cui peraltro non si vede la necessità), quando un gruppo di magistrati ha lasciato la sala in segno di opposizione al Ministro in carica, uno solo di quelli rimasti, ripeto uno solo, si alzasse e dicesse che lui non era d’accordo.

Peccato.

In tal modo è passato il messaggio che i fuoriusciti avessero ragione e che quindi la Magistratura, invece di essere imparziale, parteggi effettivamente per l’opposizione di Sinistra.

Persino quando, anziché occuparsi solo di iure condito, si occupa di iure condendo.

 

Il mondo che non c’è più

Figurati se Sergio Mattarella non se n’è accorto.

Intelligente com’è, egli sa perfettamente di rappresentare un mondo che non c’è più.

Lo aveva capito già otto mesi dopo essere stato rieletto alla carica, quando a trionfare nelle urne è stato il partito di Giorgia Meloni.

Nella medesima occasione s’era reso conto che il Parlamento aveva cambiato faccia, annullando il carattere rappresentativo della sua stessa nomina.

Lo ha capito quando la Magistratura, dopo aver perseguitato Berlusconi, si è subito messa a perseguitare la Meloni.

Quando in USA è stato eletto Trump.

Quando alla cerimonia di insediamento di quest’ultimo è andata Giorgia Meloni e non Ursula von der Leyen.

Quando i suoi ex compagni di partito (Del Rio, Castagnetti, ecc.) si sono riuniti a Bologna facendo un prevedibile buco nell’acqua.

Quando, in occasione del decimo anniversario della sua prima elezione, qualcuno deve avergli ricordato che, per trovare una durata nella carica così lunga, bisognava tornare all’epoca monarchica.

Ed allora uno si chiede perché diavolo stia lì.

A mio avviso rimane per un mix di ragioni, tra cui l’hic manebimus optime è solo una.

Un’altra, ed è cosa comune a molti cattolici, è che stare dov’è corrisponda ad un comando divino.

Impedire che il governo a guida Meloni faccia troppi guai.

Come quello di allontanarsi troppo dalle direttive della Commissione Europea.

Dimenticando, evidentemente, che anche Ursula von der Leyen appartiene, come lui, al mondo che non c’è più e non a caso è corsa come una lepre per aggrapparsi….. all’ultimo treno per Bruxelles.

 

In dubio pro reo

Le ragioni ufficiali addotte dalla Magistratura italiana per disattendere la decisione governativa di portare quei 43 immigrati irregolari in Albania sono, com’è noto, che:

  1. la legislazione europea prevale su quella italiana (tutto da dimostrare);
  2. in caso di conflitto, i giudici italiani sono tenuti ad applicare la prima (idem come sopra);
  3. la Corte Europea non si è ancora espressa su quali Paesi debbano ritenersi sicuri e quali no. (Pare che lo farà a marzo 2025.)

Nelle more di quella decisione, forte del favore popolare, il governo italiano decise, per quei 43 migranti, di utilizzare la struttura albanese.

Ovviamente immaginava che la magistratura europea sarebbe stata d’accordo, riservandosi, in presenza di una improbabile direttiva di segno contrario, di opporsi ad una sua immediata esecuzione, come del resto aveva già fatto, e sta tuttora facendo, per altre direttive europee (stabilimenti balneari, cappotti alle case, ecc.)

Purtroppo mal gliene incolse perché i giudici italiani sorprendentemente si opposero alla decisione governativa e indussero quella nave a fare marcia indietro.

La sorpresa consiste nel fatto che, di fronte ad una decisione incerta e futura e ad un’altra sicura ed attuale, essi abbiano scelto la prima.

Chiunque avesse avuto a cuore gli interessi nazionali, come fedelmente espressi nella misura attuata dal governo, avrebbe sfruttato la vacatio legis europea per fare il bene degli italiani.

Ciò detto risulta impossibile non vedere come alla base del loro comportamento ci fosse solo il desiderio di fare un dispetto al governo e, nel contempo, un regalo ad una opposizione sempre più indifferente al disagio sociale.

Del resto, come i giudici ben sanno, il proverbio dice: In dubio pro reo.

 

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