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TRUTH

Pensierini...

giglio reduzzi Jan 09, 2025

di Giglio Reduzzi

 

1. La carità

 Quando la carità diventa mestiere essa cessa automaticamente di essere carità.

A mio avviso la carità è quando tu ti togli qualcosa per darlo ad un altro che ne ha più bisogno di te.

Come faceva il beato Carlo Acutis.

Quando non ti togli niente non fai carità. Fai una cosa giusta, ma non puoi chiamarla carità.

Ancora meno quando la fai per mestiere, percependo uno stipendio, tipo Luca Casarini.

Al gradino più basso c’è chi, dicendo di fare il bene del prossimo, in realtà fa il suo, migliorando il suo stile di vita, come la moglie di Soumahoro.

Aveva ragione Mosè Maimonide, saggio ebreo, quando, nel XII secolo, tentando di fare ordine nel groviglio delle 613 regole di vita contenute nella Torah, arrivato alla regola della tzedakah, cioè quella che lui definisce del Dare, mise al primo posto della scala da lui compilata (otto gradini) il ”Dare un prestito senza interessi a una persona bisognosa” e, all’ultimo, il “dare a malincuore”.

Negli altri gradini, troviamo , com’è giusto, il “Dare anonimamente ad uno sconosciuto” e “fare tzedakah prima che ti venga richiesta”.

 

2. Il Paese dei moduli

Paese dei moduli sono gli USA.

Se vai in un ospedale hai l’impressione che ci sia un modulo per ogni malattia; se entri in una stazione di Polizia per denunciare un furto, hai l’impressione che ci sia un modulo per ogni tipologia di reato.

Ci sono così tanti modelli che la nota riluttanza degli americani a scrivere viene attribuita al fatto che ce n’è un modulo per ogni circostanza.

Lo scopo dei modelli è evidentemente quello di ridurre i tempi dell’intervento burocratico.

La situazione si è estesa al settore delle comunicazioni private con l’avvento della messaggistica digitale ed è peggiorata con l’avvento degli emoticon.

Perché fare tanti discorsi per esprimere il tuo stato d’animo all’amico, quando basta inserire nel tuo messaggio la faccina di un uomo che piange o sorride?

In Italia la mancanza di moduli salta subito all’occhio nel settore pubblico, dove maggiore sarebbe la necessità di averne.

Se vai in una stazione di polizia di Trastevere, dove le denunce di furti sono quotidiane, ti aspetteresti di trovare un modulo in cui tu debba solo inserire il tuo nome, la natura dell’oggetto rubato ed il probabile luogo del furto (o addirittura il numero dell’autobus), dato che le situazioni sono sempre le stesse e non di rado sono commesse dalle stesse persone; le quali vanno e vengono dalla Questura con la disinvoltura di chi va al bar.

Ma il modulo non c’è.

Ed allora il funzionario va al computer (o alla vecchia macchina per scrivere) e comincia a stilare la denuncia:

Oggi, addi………si è presentato da me il sig………..nato a…. il ……, il quale dichiara che…….ecc, ecc.

Con il risultato che, per compiere questa denuncia, il malcapitato deve passarci tutta la mattinata e subire un secondo furto: quello del tempo a sua disposizione.

A volte si ha l’impressione che l’assenza del modulo non sia dovuta al caso, ma alla precisa volontà di lasciare disattesa la legge per la cui applicazione l’uso di un modello sarebbe molto utile o addirittura necessario.

Prendiamo il caso della legge n. 124 del 1998 che forse costituisce l’esempio più illuminante.

La legge dice che, se il Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) non è in grado di farti l’esame entro i termini stabiliti dal tuo medico curante, allora tu puoi farlo presso una Clinica privata ed addebitare il costo al S.S.N, tramite la A.S.L. di competenza.

Siccome è noto a tutti, specie a coloro che guardano la trasmissione Fuori dal Coro del mercoledì, che il S.S.N non è quasi mai in grado di rispettare i suddetti termini, l’uso di un modulo ad hoc per richiedere il rimborso sarebbe utilissimo, se davvero la legge fosse stata scritta con l’intento di vederla applicata.

Infatti basterebbe redigere un modello di questo tipo:

                                 “ Spett.  ASL n.  …..

                                    ……(indirizzo)…… 

Io sottoscritto……….nato a…..il…..

                                  Premesso che

  • il mio medico curante in data….mi ha prescritto di fare l’esame di………entro ………., come da All.1
  • il CUP ha dichiarato di non essere disponibile ad effettuare il predetto esame prima del…., come da All.2
  • io ho dovuto effettuare il predetto esame presso la Clinica……, sostenendo il costo di cui all’ All. 3

                                 Chiedo che

ai sensi della Legge n. 124 del 1998, mi venga riconosciuto l’importo di €…….(pari alla differenza tra l’importo della fattura di cui all’All.3 e l’importo del ticket che avrei dovuto riconoscere al SSN).

            A tal fine comunico che il numero del mio IBAN è il seguente:………………………………………..

                              Distinti saluti.        

                                                                               

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