1. Islam religione di pace? 

Così dicono i musulmani ed io non ho difficoltà a crederlo, a patto che mi si indichi quale documento successivo al Corano ed altrettanto autorevole dichiari superati i versetti in cui invece si incitano i fedeli alla violenza. 

Il Corano è infatti il testo base dell’Islam e sono più di uno i versetti in cui esso legittima, anzi invoca, l’uso della violenza contro gli infedeli, compresi coloro (cristiani ed ebrei) cui viene riconosciuta l’unicità della fonte ispiratrice. 

Fintanto che non viene disvelata l’esistenza di un tale documento diventa difficile per i non musulmani aderire all’affermazione di parte islamica secondo cui la loro sarebbe una religione di pace. 

E solo i leader islamici, in quanto gelosi custodi di quel testo, possono farci questa rivelazione. 

Se lo facessimo noi, correremmo guai seri, perché il testo è considerato sacro ed inviolabile. 

E’ su di esso infatti che i testimoni giurano nelle corti islamiche, così come in alcuni nostri tribunali si giura sulla Bibbia. 

A proposito di Bibbia devo confessare che personalmente ho sempre trovato strano che essa contenesse due parti, definite entrambe “Testamenti”, uno “Vecchio” e l’altro “Nuovo”, che però hanno ben poco in comune. 

Il primo, infatti, ci dipinge un Dio irascibile che fa paura solo a nominarlo, mentre il secondo ci presenta un Dio che ci ama intensamente e ci perdona per ogni nostro peccato. 

Non è un caso che, quando da bambini andavamo a scuola di Catechismo, gli insegnanti, per paura di confonderci le idee, ci parlassero quasi esclusivamente del Nuovo Testamento. 

Da quello Vecchio i catechisti estrapolavano solo gli episodi più eclatanti. 

Tipico quello della fuga degli ebrei dall’Egitto, che a noi alunni piaceva particolarmente perché ci ricordava gli inseguimenti a cavallo dei film western. 

Comunque sia è un dato di fatto che non c’è alcuna continuità tra il Vecchio ed il Nuovo Testamento. 

Per esempio è evidente che, per quanto concerne le relazioni interpersonali, il Vecchio Testamento invita a seguire la legge del taglione, mentre il Nuovo propone di adottare quella, decisamente innovativa, del perdono. 

Che non è una differenza da poco. 

Infatti non si tratta solo di sostituire una regola con un’altra, ma di soffocare un istinto naturale (quello di vendicarsi) per tentare di raggiungere un ideale. 

Una vera rivoluzione, tant’è che è lo stesso Cristo a dire di essere venuto in questo mondo, non per completare la Legge, ma per cambiarla. 

A quanto risulta a noi profani, una rivoluzione di questo tipo nell’Islam non c’è mai stata, così come del resto non si è mai vista, sotto il profilo delle relazioni interpersonali, neppure nell’Ebraismo. 

Ad entrambe queste religioni è mancata quella figura “simil-Cristo” che indicasse, almeno come ideale supremo, l’opportunità di perseguire la misericordia piuttosto che la giustizia. 

E, ripeto, in mancanza di un documento avente pari dignità del Corano che attesti questa svolta, rimane difficile per un non musulmano considerare l’Islam una religione di pace. 

Né vale sostenere, come spesso si sente dire, che l’assenza di un tale documento è stata ampiamente rimpiazzata dalla prassi comportamentale, perché purtroppo la prassi che conosciamo è tutta di segno contrario. 

Da quando Maometto è scomparso, non si conosce un solo episodio in cui un popolo, od anche solo un piccolo gruppo di persone, sia stato convertito all’Islam mediante la predicazione, piuttosto che con la spada. 

Questo fatto dovrebbe essere ben noto anche a Papa Francesco che è tanto amico del leader islamico Ahmed Al-Tayyeb, ma i cui correligionari, il 14 agosto del 1480, tagliarono la testa a tutti gli 813 abitanti di Otranto che avevano rifiutato di convertirsi all’Islam. 

Ed è proprio per questo motivo che il 12 Maggio del 2013 Papa Francesco li ha santificati tutti in una volta, realizzando la più massiccia canonizzazione che la storia ecclesiastica ricordi. 

Dunque dovrebbe aver ben presente l’episodio! 

Che peraltro non è rimasto un fatto isolato perché le persecuzioni dei musulmani a danno dei cristiani non sono mai cessate nei secoli seguenti ed oggi sono ridotte a poche decine di cristiani all’anno. 

Così poche che Papa Francesco nemmeno si perita di ricordarle quando si affaccia alla finestra del palazzo apostolico per recitare l’Angelus. 

A mio avviso invece dovrebbe farlo. 

Anzi, uno di questi giorni dovrebbe affacciarsi a quella finestra insieme con il suo amico Al-Tayyeb. 

Sarebbe un’ottima occasione per quest’ultimo di fornirci, almeno in forma indiziaria, la prova che da tanto tempo cerchiamo e che ancora non abbiamo trovato, né sotto forma di documento, né sotto forma di prassi: 

la prova che l’Islam è davvero una religione di pace. 

 

2. La riforma della Magistratura è una mission impossible? 

E’ consolante leggere sulla stampa che il nuovo Ministro della Giustizia sappia esattamente quali siano i mali della giustizia italiana e quali i possibili rimedi. 

Peccato che egli abbia sprecato un anno per cercare di convincere i magistrati circa la bontà delle sue idee riformatrici. 

Questi tentativi configurano infatti una vera e propria 

mission impossible”, perché i benefici accumulati nel tempo dai magistrati sono tali e tanti che è illusorio pensare che essi possano accettarne una benché minima riduzione, come tutti i precedenti Ministri della Giustizia, Cartabia compresa, ben sanno. 

(Si pensi all’intervento legislativo cui si è dovuto ricorrere per impedire che i magistrati, con tutto l’arretrato che hanno, facessero due mesi di fila di ferie; all’inerzia del presidente del CSM di fronte alle scandalose rivelazioni di Palamara; ecc., ecc.) 

Le riforme funzionano solo quando agli interessati offri un allargamento di poteri, mai quando cerchi di ridurli. 

Ugualmente dura sarà far passare quelle riforme in Parlamento, perché si tratta di ottenere il consenso di deputati che, a parte le simpatie politiche (che però riguardano solo una parte politica) tutti hanno furbescamente legato il loro ricco compenso a quello dei magistrati. 

Nato per rendere il Parlamento accessibile anche al figlio dell’operaio, povero in canna ma ricco di idee, strada facendo il compenso dei deputati (grazie all’astuto aggancio) si è talmente alzato da indurre a farne parte anche chi non si era mai sognato in vita sua di far politica, con le tragiche conseguenze che abbiamo visto. 

Tragiche beninteso per l’erario. 

Per l’improvvisato parlamentare è stata una specie di vincita al lotto.