O l’aborto o l’aborto, la sinistra a Torino fa la “guerra alle povere”
Aug 05, 2023di Caterina Giojelli
La Regione apre una “stanza per l'ascolto” delle gestanti in difficoltà al Sant'Anna e a Pd e Cinque stelle si richiude la vena: «Delirio oscurantista», «Medioevo», «violenza istituzionalizzata». Sia mai che i figli dei miserabili vengano al mondo.
E questa come la chiamiamo, guerra alle povere? Di cosa hanno orrore i praticoni della libertà di scelta a Torino, di scoprire che qualche donna sceglierebbe di porterebbe avanti la sua gravidanza se aiutata a rimuovere gli “ostacoli di natura economica e sociale” come legge comanda? Orrore di far nascere i figli dei miserabili invece di abortirli?
Aborto, la sinistra grida al lupo prolife
La sola idea di una “stanza per l’ascolto” delle gestanti e delle coppie in difficoltà al Sant’Anna di Torino schifa la congrega di sinistra, sodale con i poveri e i deboli senza reddito di cittadinanza purché con la pancia vuota. «Una iniziativa pensata in Regione Piemonte, più che al sant’Anna o alla Città della Salute», sottolinea la Stampa a proposito della convenzione tra quest’ultima e la Federazione regionale del Movimento per la Vita sottoscritta alla presenza dell’assessore alle Politiche Sociali della Regione Piemonte Maurizio Marrone.
Grottesco il tentativo di smarcare l’ospedale che detiene il primato di aborti in Piemonte – 2.500 nel 2021, ripetono come un mantra i detrattori dell’iniziativa – dall’ingresso dei “prolife cattolici”: la stessa stanza dell’ascolto esiste già al Mauriziano da dieci anni, come ha sottolineato il governatore Cirio, esiste una convenzione triennale rinnovata anche dalla giunta Chiamparino senza che nessuno gridasse al lupo oscurantista. E saranno un centinaio le associazioni del terzo settore che da anni trovano spazio e operano in un rapporto proficuo con la sanità pubblica piemontese.
Le donne ascoltate da Paola Bonzi
Cos’è una stanza per l’ascolto? Uno spazio a cui possono accedere liberamente donne e coppie per confrontarsi con personale medico e volontari formati da chi ha un’esperienza decennale nei centri di aiuto alla vita e valutare alternative all’aborto. Parliamo di un’offerta di ascolto ma anche di aiuti concreti, materiali, economici, accompagnamento e supporto. Uno spazio a cui si accede per appuntamento, chiedendo informazioni ai sanitari o contattando direttamente i volontari attraverso il numero verde e la chat Sos Vita. Liberamente.
«Ma insomma – sbottava Paola Bonzi quando raccontava a Tempi il senso della cura affettiva e della conversazione fraterna offerto dal suo Centro di aiuto alla vita presso la Mangiagalli di Milano, «qui nessuno del Cav o del consultorio sguinzaglia volontari per “reclutare” donne in coda per la 194, e in nessun colloquio queste vengono dissuase: decidono le donne se salire e se parlare con noi, le ascoltiamo, se ci vengono riferiti problemi di ordine economico e materiale noi spieghiamo quali risposte possiamo dare. E come va a finire? Che tantissime donne che hanno obiezioni di tipo economico alla gravidanza scelgono di tenere il bambino. Da quando il Cav è stato aperto ne sono nati 21.330 e nessuno è venuto a lamentarsi dell’aiuto ricevuto. Anzi». Tra i cucchiai e il prezzemolo che le signore femministe le lasciavano davanti alla clinica per protestare ogni benedetto 8 marzo non mancavano i cartelli, “Grazie Paola, per avermi aiutato a far nascere il mio bambino». Erano 22.702 quando Bonzi è morta, 22.702 tra bambini e madri che non sono state trascurate e umiliate nel nome della retorica sulla libertà riproduttiva.
Il «delirio oscurantista» di chi?
«Un delirio oscurantista contro le donne, la loro dignità, la loro libertà, il loro diritto all’autodeterminazione» (Chiara Appendino), «marchette alle associazioni antiabortiste» (Sarah Di Sabato, Cinque stelle), «non accetteremo interferenze e molestie» (Silvio Viale), «da eccellenza al Medioevo», «attacco inaccettabile alla legge 194», «retorica del calo demografico in un Paese dove le donne tutti i giorni vengono uccise per mano di un compagno o marito» (Cgil), «violenza psicologica istituzionalizzata» (Nadia Conticelli, Pd).
Il campionario di reazioni isteriche – dalla rievocazione del Racconto dell’ancella all’invocazione di «più medici non obiettori» -, riservate alla stanza per l’ascolto è identico a quello rigurgitato sui giornali quando Marrone annunciò il Fondo per la “vita nascente”, destinato al sostegno della maternità di donne sole o povere di mezzi per affrontarla, e ancora, quando la Regione ne raddoppiò le risorse a disposizione. Un fondo che non toglie un euro all’aborto, non lo lascia ai provita, opera secondo i dettami della stessa 194.
Se non è per l’aborto è «attacco all’aborto»
Proprio come la stanza che completa «il ciclo di iniziative lanciate dal 2020 con lo stop alla RU486 nei consultori raccomandata dalle linee guida Speranza, a cui si sono aggiunte la registrazione dei Centri di Aiuto alla Vita presso le Asl e l’avvio del fondo», ha spiegato Marrone, «ogni volta che una donna abortisce perché si è sentita abbandonata di fronte alla sfida della maternità siamo di fronte a una drammatica sconfitta delle istituzioni».
C’è poi la sordità morale. Non parliamo di quella assoluta verso l’aborto, e di chi ritiene che in un ospedale non ci sia posto per un’etica che accolga figli e gravidanze fondata su ragioni diverse da quelle di chi opera secondo il criterio del servizio pubblico e legale per interromperle. Ma non è necessario essere troppo sottili per capire, come già conferma chiunque lavori a sostegno della maternità in tutta Italia (vedi qui il caso Puglia, dove la richiesta dalle donne stesse per portare avanti la gravidanza è diventata «un attacco all’aborto») che c’è una fascia di popolazione, prevalentemente nelle classi medio basse, per cui aborto non è sinonimo di alcuna espressione di libertà o di incomprimibile diritto, ma unica, sofferta, opzione. Non è più di sinistra occuparsene?
Lo scandalo di aiutare le madri
«Ancora una volta c’è da ribadire l’ovvio, la libertà di una persona cresce se crescono le possibilità e le opzioni reali a sua disposizione», commenta a Tempi Silvio Magliano, capogruppo dei Moderati in Regione, il primo ad aver approvato e rilanciato il Fondo per la vita nascente (e smontato qui lo scontatissimo teatrino allestito da giornalisti e resto dell’opposizione). «Andrebbe poi spiegato perché il fatto che una donna o una coppia desideri parlare con qualcuno della possibilità di tenere un figlio leda il diritto di chi non lo vuole tenere. Nessun obbligo, nessuna costrizione, al contrario: se si ha libertà soltanto quando ogni strada è davvero percorribile, allora la notizia è che in Piemonte c’è qualcuno che ti aiuta».
Si stima, dato più volte conformato dagli addetti ai lavori e dall’esperienza dei centri di aiuto alla vita, che un terzo delle interruzioni volontarie di gravidanze sia per cause socioeconomiche, «scandaloso sarebbe non sostenere la scelta di una mamma di tenere il proprio bambino invece di doverlo abortire perché priva di mezzi e aiuti». O fare campagna elettorale perché “il governo ce l’ha coi poveri” e poi chiamare “violenza psicologica istituzionalizzata” il sostegno alle indigenti. ( Foto di Hollie Santos su Unsplash)
FONTE : TEMPI
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