No alla violenza. Ma solo la vostra
Jul 19, 2024di Mattia Spanò
Tenete a mente una cosa: quando si dice “no alla violenza” – come negli ossessivi appelli post-attentato a Trump – si intende che dobbiamo subirla senza ripagare con uguale moneta.
Lo Stato è intrinsecamente violento, ma dal punto di vista di chi lo manovra si tratta di una violenza equa, che il cittadino merita. Le tasse abnormi in assenza di servizi, le sanzioni spropositate, la perdita dei diritti, la quasi certezza di non ottenere giustizia, l’impossibilità di difendersi dalle aggressioni, dai furti, dagli abusi di potere. Diventa “violento” e incivile solo chi reagisce alla violenza.
Chi sostiene che la famiglia sia composta da un uomo e una donna, che l’utero in affitto sia una pratica selvaggia, che i bambini non si comprano, chi sostiene che il cambio di sesso non esiste è un violento. Com’è un violento chi si oppone alla guerra e all’invio di armi, o chi dichiara la propria contrarietà al genocidio dei palestinesi, il che fa di lui un antisemita. Un antisemita sarebbe una persona che vuole lo sterminio degli ebrei. I sionisti che macellano palestinesi possono continuare il loro onesto lavoro indisturbati. Si sa: stanno combattendo il terrorismo.
Il no alla violenza è discriminatorio e poco inclusivo: no alla violenza sulle donne, tranne se sono ucraine o indiane e fanno da incubatrici o da schiave sessuali (per libera scelta: la liberazione della donna). E comunque della violenza sugli uomini chi se ne frega.
No alla violenza contro gli omosessuali, e ci mancherebbe altro. Però se non sei gay e ti pestano come un tamburo non fai notizia. Subisci violenza se fai parte di una qualche minoranza politicamente oppressa (parliamo pure di questa “oppressione”) altrimenti non è violenza, ma il giusto compenso per i tuoi peccati civili. Il wokismo che abbatte monumenti, fa scempio di opere letterarie e trascina in tribunale i men che entusiasti del nuovo catarismo, non è violenza?
Il no alla violenza nasconde un imperativo più urgente: uniformatevi. Accettate le nostre violenze, che sono buone e a fin di bene (il bene di coloro che ve la abbattono come clave sulla testa, per lo più), senza reagire e senza cercare mediazioni. Non si possono usare alcune parole od espressioni, altrimenti è violenza. I violenti siamo noi, i cittadini isolati privati di rappresentanza, diritti, soggetti ad obbedire senza opporre né critiche, né fare alcun tipo di opposizione. Ridotti ad agnelli belanti in pasto ai lupi perché bevendo a valle intorbidiamo loro l’acqua (potenza esopica).
Mentre la Digos (guarda caso, la polizia politica) arrestava, pestava e schedava i manifestanti contro il green pass, la cosa più tenue che potesse accadervi era quella di essere buttati fuori da un fast-food coi vostri bambini. Quando toccò a me, rivolsi una pacata domanda all’inserviente per l’occasione trasformato in sbirro: “Se ti ordinassero di infilarti una bottiglia di vetro in un pertugio a scelta per combattere il Covid, lo fai? Voi lo fareste?”, domandai alla piccola folla in vigile attesa di mangiare un hamburger. Silenzio. L’unica reazione concessa di buon grado dal potere di fronte ai soprusi che lui stesso commette. Silenzio.
Quante famiglie frantumate negli affetti in ossequio al mantra vaccinale, con le persone invitate a tenere lontani i parenti durante le feste comandate nel tripudio dei vili? Inutile nasconderselo: tutti coloro che si sono prestati – “eravamo in emergenza”, pigolano ancora oggi – sono stati complici della violenza. E non erano pochi, purtroppo.
Non sono violenza le alchimie politiche che hanno imposto le elezioni a settembre in Italia, o al partito di maggioranza relativa in Francia di non essere rappresentato nel governo? La questione non è se la Le Pen stia simpatica o meno, faccia o meno paura. La questione è la democrazia: se vengono meno le regole del gioco, potete star certi che ciò che verrà farà sembrare la Le Pen una suora che fabbrica marmellate.
Non sono violenza le dissacrazioni blasfeme delle immagini sacre durante i Gay Pride? Non lo sono le mucche crocifisse nelle chiese, o le oscene e deformi madonne partorienti? Non lo sono gli efebi cristici in rapporti omoerotici? Il tutto con l’approvazione di vescovi e parroci, i quali si illudono di essere moderni, finalmente liberati dal giogo del rispetto del sacro?
Non è violenza la rielezione in seno all’Unione Europea dello squallido manipolo di ah signore mie che ci stanno menando al disastro al passo dell’oca giuliva di politiche demenziali? Non è violenza politica un presidente americano affetto da demenza galoppante che parla coi morti e confonde Putin e Zelensky – ma finché non lo hanno detto i suoi sgherri sondaggi alla mano nemmeno si poteva pensare, mentre ora che il vegliardo non funziona più si deve urlare ai quattro venti?
Non è violenza quella di Bergoglio che cancella la messa in latino, manipola la dottrina, rimuove ecclesiastici rei di non omaggiarlo abbastanza mentre ne promuove e difende altri come Rupnik, un conclamato stupratore di suore e non solo? Non è violenza ululare alla “frociaggine” quando si è obiettivamente fatto e detto letteralmente di tutto per farla digerire al popolo fedele e retrogrado?
Non è violenza che le persone possano lavorare in quanto membri di categorie che si presumono svantaggiate – omosessuali, quote rosa, persone affette da disabilità varie – mentre persone capaci rimangono al palo?
Una società che tratta una donna come un disabile, e poi guarda caso li mette entrambi al lavoro, non è una società violenta? Una società che non riconosce il ruolo femminile preminente, quello di madre, ma anzi lo umilia promuovendo l’aborto col plauso delle donne stesse, e nulla concede a chi desidera mettere al mondo figli ed occuparsene ma al contrario la rende precaria se resta incinta, non è violenta?
Una società per la quale prendersi cura dei disabili equivale a lasciarli da soli – questo è “renderli autonomi”: abbandonarli a se stessi – obbligando gli esercenti a dotarsi di costosissimi servizi igienici a misura di diversamente abile? L’ultima volta che avete visto un paraplegico entrare nel bagno di un bar? Rispondo io: mai. Più facile vedere Dumbo che fa le piroette in cielo.
Gli stessi disabili – o diversamente abili, fate voi – che qualora un esame prenatale li rivelasse tali, è nel loro migliore interesse abortire. E se vi azzardate a non farlo, siete degli irresponsabili, dei trogloditi che gravano su una società felice e prospera. Anche questa panzana ci siamo tracannati. Non è violenza?
Una società che instilla nei vecchi il bisogno di porre fine alla propria improduttività con l’eutanasia, non è violenta? Certo che lo è, ma farlo notare è la vera violenza, quella inaccettabile. Come lo è la censura – l’ultimo mio articolo su Trump su Facebook è durato come un gatto in tangenziale – così ben ammantata di nobili intenti nel Digital Service Act, l’abominio giuridico che tende ad ammazzare una volta per tutte la libertà di espressione. Esiste una sola versione della realtà ammissibile: quella di chi giace sui triclini e si abboffa come Nerone o Eliogabalo. Il popolo non ha il pane? Dategli le brioche (frase che la cattolica Maria Antonietta non ha mai pronunciato, ma come suggerisce Voltaire: écrasez l’infame).
Organizzazioni sovranazionali che mortificano la proprietà privata, promuovono l’impoverimento generalizzato, privano i popoli di quella minima sicurezza necessaria alla prosperità, comprimono i salari e creano masse enormi di ciclomani che consegnano pizze per pagare affitti e bollette esorbitanti, non sono violente? I tagli selvaggi alla sanità – pardon: “lineari” – non sono violenza contro i malati e i bisognosi di assistenza medica?
Che diritto hanno questi signori di dire “no alla violenza” a valle dell’infinita serie di soprusi che caricano sulle spalle della povera gente? Nessuno. Eppure lo dicono. Ti rubano la casa? L’unica cosa da fare è far mandare una lettera dal leguleio di turno, una bella denuncia dai carabinieri e poi cercarsi un ponte dove trascorrere i prossimi dieci anni, sperando che non ti crolli il testa. Le famiglie dei ragazzi morti nel terremoto che ha raso al suolo la Casa dello Studente a l’Aquila non hanno diritto all’indennizzo: “condotta incauta”. Dormire in un letto che paghi profumatamente perché non hai dove andare è imprudente. Non è violenza questa?
Che vi spiino, che registrino ogni vostra attività digitale, che facciano commercio selvaggio del vostri dati, che processino i vostri curricula con l’AI scartandovi senza nemmeno guardarvi in faccia, come la chiamate se non violenza?
La vispa occupatrice di case Ilaria Salis – case popolari sottratte ai poveracci, non certo la villa principesca di qualche magnate digitale, altrimenti state pur certi che l’avrebbero blindata e gettato la chiave, e mica solo in Ungheria: ovunque – e presunta castigatrice di fascisti è europarlamentare. Il messaggio è potentissimo: non serve rompersi la testa con la politica, basta la delinquenza politicamente e giornalisticamente corretta ad aprirvi le porte del gotha dei Marchese Del Grillo. E tanti saluti agli ideali, ai valori, al lavoro politico sul mitologico “territorio”, dove gli elettori valgono quanto due zucchine a chilometro zero e un plateau di uova da galline allevate a terra.
Così lorsignori alzano il ditino e ve lo puntano sotto il naso. I violenti siete voi con le vostre utilitarie a gasolio che fanno piangere la Pachamama, i vostri stipendi e le vostre pensioni da fame, voi concorrenti esterni che non rinunciate al contante per combattere “le mafie”. Voi che non mangiate bio equo e solidale – mezzo chilo di pasta 5 euro – che resistete pallidamente all’inculturazione con afghani, bengalesi e nigeriani che fanno a pezzi ragazzine disagiate per metterle nei trolley, e sotto sotto si deve pensare che l’infelice Pamela Mastropietro un po’ se la sia cercata. Una tossica di meno a gravare sui Sert. A questo alludono con pudicizia e sobrietà.
Discorso reazionario, populista, qualunquista? Così è, se vi pare. Francamente, cara, me ne infischio. La violenza è brutta, è l’extrema ratio, su questo non si discute. Ma, eccoci al dunque, tutta la violenza lo è. Invece questi appelli alla non violenza politica o di altro genere, significano che loro possono prendervi liberamente a sganassoni, mentre voi non potete nemmeno guardarli storto. Se c’è un fascismo che esiste e deve far paura è questo. È lo stesso fascismo che ha provato a liquidare il fascista Trump.
Hanno creato una società, una civiltà disarmata, invertebrata, fondata sul senso di colpa per essere maschi bianchi eterosessuali, potenziali stupratori. Hanno il coraggio di chiamare antisemiti gli ebrei – e non sono pochi – che si oppongono alla macelleria messicana contro i palestinesi. Mandano al massacro gli ucraini contro un nemico che hanno provocato per decenni e contro il quale non possono vincere, ma solo farsi ammazzare. Ma i violenti siete voi, siamo noi.
No alla vostra violenza. Loro sono liberi di fare tutto, impuniti. Ma come gridò San Giovanni Paolo II sulla piana di Agrigento: verrà il giorno.
FONTE : Il Blog di Sabino Paciolla
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