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Nella speranza siamo stati salvati. L’enciclica di papa Benedetto XVI (II parte)

emanuele sinese libertà e persona papa benedetto xvi Aug 02, 2024

di Emanuele Sinese*

La vita eterna, che cos’è? 

La morte non era nel progetto di Dio. Essa è entrata nel mondo a causa della superbia di Adamo ed Eva. Dio però non ha mai cessato di relazionarsi con l’uomo, in particolare con la nascita di Cristo mediante il quale ha ridonato l’innocenza perduta ed offerto la possibilità a chiunque lo desideri di essere salvato. Come si giunge alla salvezza? Anzitutto con il Sacramento del Battesimo che elimina il peccato originale. Il Battesimo spiana il cammino verso la vita eterna, in quanto consente di divenire membra vive del corpo mistico di Cristo. Durante il rito infatti il sacerdote pone ai genitori del neofita codesta domanda: che cosa chiedete alla Chiesa? Essi rispondono: la fede!

La fede è la sostanza della speranza, è un cammino anzitutto sacramentale che chiama l’intera persona ad essere seguace di Cristo. È un cammino certamente imperfetto, perché segnato dal peccato e dalla caducità, che vengono però contrastate dalla vera speranza che è Cristo Gesù, il fondatore del mondo, l’Alfa e l’Omega, il principio e il fine di tutto. Sorge spontanea l’istanza, come la speranza della fede contrasta il peccato? Primariamente con la partecipazione attiva alla vita sacramentale, in particolare con l’assidua frequenza al sacramento della Riconciliazione, ove il credente oltre a confessare i propri peccati ha chiaro quali siano le sue debolezze e in virtù della preghiera e dell’Eucaristia si propone di fortificarsi affinché possa giungere alla pienezza della vita eterna, quindi alla Beatitudine Perfetta. L’uomo post contemporaneo però sembra aver smarrito questa speranza dacché vive esclusivamente sul presente. Esso ha ben chiaro di dover morire, ma preferisce non pensare a questo evento. Il motivo? Ha smarrito la reale speranza: Dio! Smarrendo il fondamento dell’esistenza viene meno anche il senso della vita. Che cos’è la vita? Una mera effettività biologica e fisica ? Sant’ Agostino nella lettera a Proba vedova romana benestante e madre di tre consoli scrisse:  

In fondo vogliamo una sola cosa, la vita beata, la vita che è semplicemente vita, semplicemente felicità. Non c’è, in fin dei conti, altro che chiediamo nella preghiera. Verso nient’altro ci siamo incamminati di questo solo si tratta. Guardando meglio, non sappiamo affatto in fondo che cosa desideriamo, che cosa vogliamo propriamente. Non conosciamo per nulla questa realtà; anche in quei momenti in cui pensiamo di toccarla non la raggiungiamo veramente. Non sappiamo che cosa sia conveniente domandare, egli confessa con una parola di san Paolo (Rm 8,26). Ciò che sappiamo è solo che non è questo. Tuttavia , nel non sapere sappiamo che questa realtà deve esistere. C’è dunque in noi una , per così dire, dotta ignoranza(docta ignorantia), egli scrive. Non sappiamo che cosa vorremmo veramente; non conosciamo questa vera vita e tuttavia sappiamo, che deve esistere un qualcosa che noi non conosciamo e verso il quale ci sentiamo spinti.  

Sant’ Agostino descrive la reale condizione dell’uomo. L’umano anela alla felicità, ma quella reale è Cristo che è eterno. L’eternità desta però timore, perché collegata a qualcosa di indeterminabile; essa è poi accompagnata dal terrore di dover abbandonare la vita terrena, gli affetti. Oggi giorno questo timore è più acuito per il fatto che si è smarrita la fiducia nell’archè che è Dio. L’evangelista Giovanni ricorda che bisogna riporre il nostro cuore, il nostro essere in Cristo e allora così il passaggio dalla vita terrena a quella eterna sarà meno terrorizzante, perché consapevoli di essere amati da Dio e da Lui accetti. 

Come è la speranza cristiana? 

Essa è anzitutto comunitaria(Cfr. Lettera agli Ebrei, cap. 10, 11, 13, 14). Il peccato è la distruzione del genere umano è un frazionamento, una confusione come lo fu per la città di Babele. La redenzione che Cristo offre è invece armonia, unità, magnanimità, che si attuano uscendo dall’io, dunque dalla dimensione narcisistica e andando verso il “tu”, quindi verso Dio. Questa unità avviene ovviamente nella storia, luogo in cui Dio in Cristo si rivela e si dispiega mediante la

Chiesa; sacramento visibile del Divin Maestro sulla terra. La Chiesa è appunto comunità. La speranza si manifesta anche in forme differenti, si pensi al monachesimo, forma di vita e di spiritualità orante, dedita al lavoro manuale come allo studio, ma mai in fuga dalla realtà e dal mondo. Esso è una modo singolare, ma efficiente per rendere testimonianza alla verità!  

Fede e speranza cristiana nel mondo moderno  

L’epoca moderna(1492 – 1789) è un periodo storico culturale segnato da importanti ricerche e sviluppi. Numerosi gli avanzamenti tecnici e scientifici che hanno consentito all’uomo e alla società di emanciparsi. Da un punto di vista storico geografico si ebbe una magnifica scoperta avvenuta nel 1492 da parte di Cristoforo Colombo: l’America. Una svolta epocale! Accanto a queste scoperte e quindi ad una maggiore emancipazione dell’uomo, si assiste però ad una notevole frattura culturale e sociale: la fede diviene una scelta personale, essa non è più rilevante nell’istituzione sociale, familiare e di conseguenza anche morale. L’uomo in virtù delle scoperte sopra citate deve affidarsi ad una nuova speranza, dettata dalla fede nel progresso tecnico, scientifico e medico. La nuova impostazione sociale favorisce lo sviluppo del relativismo, ove il soggetto utilizza il libero arbitrio e quindi la libertà rifacendosi a canoni personalisti, che spesso pongono se stesso e la società in condizioni di estrema vulnerabilità e pericolo. L’epoca moderna vede poi a livello politico soprattutto in Francia un evento secolare: la Rivoluzione francese(1789 – 1799) la quale capeggiata dagli ideali illuministi come la libertà, l’uguaglianza e la fraternità ha tentato di instaurare un nuovo ordine sociale, tentando di dare la sovranità al popolo. Essa però in nome di una visione personalista di libertà si è resa una guerra senza confini, ove il fine è stato lo spargimento di sangue e quindi la depravazione dell’uomo; il quale in nome del suo creatore deve essere garante anche a livello morale sociale dell’integrità della vita e dell’ordine sociale. L’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio e la sua vocazione è testimoniarlo in ogni ambito di vita. La Rivoluzione francese è stata il tentativo di mutare la fede “ecclesiastica” nella fede della ragione razionale, dove Gesù è definito un garante della morale, colui il quale è sempre stato dalla parte degli emarginati. Si creano così i presupposti che nell’epoca post contemporanea hanno dato vita alle derive teologiche. Ne è un esempio la Teologia della Liberazione. Gesù il Figlio di Dio è concepito come il garante della morale. Egli non è la Rivelazione, non è il Salvatore in quanto l’uomo si salva da se, in virtù della ragione razionale. A seguire nell’Ottocento con Karl Marx si è creato un nuovo ordine sociale, fondato però sulla sola dimensione economica. Per Marx non esiste la verità soprannaturale, ma la volontà di creare un sistema sociale ove saranno i proletari a governare. Lo scopo di Marx era di creare una nuova Gerusalemme dove tutto sarebbe di tutti senza scissioni e asimmetrie. Il difetto di Marx consta però nel considerare l’uomo solo a livello economico, ove la speranza deriva da un’istituzione economica che garantisca l’uguaglianza esclusivamente sociale. All’epoca moderna va posta una critica sulla dimensione del progresso. Il progresso ha sempre bisogno della ragione, in particolare di quella della fede che consente il discernimento tra il bene e il male. Se viene meno questa ragione si crea uno squilibrio che minaccia l’uomo ed anche l’intero creato; si pensi all’uso scorretto della razionalità avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale. La libertà dell’uomo consta nell’orientarsi a Dio in quanto senza di Lui non c’è speranza di vita. La ragione ha bisogno dell’ausilio della fede per realizzare la vera natura dell’uomo, per evitare che essa cada nel baratro della disperazione.

(LINK alla prima parte)

*Emanuele Sinese è nato a Napoli il 24 Novembre 1991 e da anni vive a Bergamo. Ha frequentato l’Istituto di Scienze Religiose in Bergamo, conseguendo nel 2017 la Laurea triennale con la tesi Il mistero eucaristico in San Pio da Pietrelcina. Nel 2019 ha ottenuto la Laurea magistrale con la tesi La celebrazione eucaristica secondo il rito di San Pio V.  È insegnante specialista di Religione.

FONTE : Libertà e Persona

 

 

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