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NATALE: LA VITTORIA DELLA LUCE SULLE TENEBRE

emanuele sinese libertĂ  e persona Dec 21, 2024

di Emanuele Sinese

Si è ormai in procinto di festeggiare il Natale. Da tempo le luminarie fanno da padrone lungo le strade e gli edifici. Esse fino all’Epifania saranno attive e sinonimo di gioia. 

Quale senso ha suddetta festa? 

Il Solstizio d’Inverno apre agli uomini una nuova era, fatta appunto di luce. Quale luce? Non di certo quella solare, infatti in pochi si accorgono dei pochi minuti che allungano il dì, ma bensì di una luce nuova, donata dall’incarnazione di Dio, mediante il sì di Maria. La notte del 24 dicembre, quasi per un istante la Chiesa e il mondo si riconciliano: nasce Gesù! La luce, l’incenso, i canti solenni permettono all’umano di riconciliarsi con il divino. Il mistero di quella notte è la nascita a Betlemme di Cristo, che nell’umiltà della mangiatoia, con le braccia spalancate annuncia il mistero della gloria divina, al quale anche l’umanità è chiamata a esserne parte, perché Dio assurge a se ogni uomo, purché voglia accettare il sublime dono che è la salvezza eterna.

Betlemme: città di salvezza 

Negli scritti veterotestamentari è chiamata con il nome Beth Lechem, che significa “casa del pane”, oppure Efrata a causa della tribù che si insediò in quel territorio. In arabo suddetto nome significa “casa della carne”, forse in riferimento ai grandi quantitativi di greggi, pecore e capri presenti nella zona. All’evento della nascita di Gesù vi erano infatti i pastori, quindi i “capi” del gregge, essi furono i primi testimoni della sua nascita e la presenza di codesti capri rimanda all’Eucaristia, al mistero glorioso di Cristo. Betlemme più volte è citata nella Bibbia, si pensi al personaggio biblico Rut, la quale partorì Obed da cui nacque Iesse, il padre del re Davide. Da Davide discende Giuseppe, il padre putativo di Gesù, che lo condurrà nella crescita e sarà per Lui un valido testimone della fede in Dio. Sempre in riferimento a suddetta città il profeta Michea predisse: 

E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà; e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli di Israele. Egli starà là e pascerà con la forza del Signore, con la maestà del nome del Signore suo Dio. Abiteranno sicuri perché egli allora sarà grande fino agli estremi confini della terra 

Agli albori del Natale 

Il Natale ha origini pagane, i Romani infatti festeggiavano con questa festa il “Sole invitto”. Nel III d. C i cristiani decisero di purificare e adattare il Natale come giorno per indicare la nascita di Gesù. La cultura pagana celebrava la luce che sorge, i cristiani riconoscono Cristo luce nuove che dissipa le tenebre, anzitempo del peccato e in successione di quelle realtà sofferte che però se riposte in Cristo, concorrono all’edificazione del Regno di Dio. I cristiani non sono timorosi come i pagani, perché il Messia ha vinto sulle tenebre, ha finalmente e definitivamente riaperto all’umano la possibilità di concorre a Dio. Il Natale cristiano, non è una mera ripetizione di riti, tradizioni e gesta, ma bensì la volontà di riaffermare la propria identità, quella di credenti. Credenti non in un dio impersonale come lo era per i Greci, ma piuttosto in un Dio incarnato, che agisce nella storia, che irrompe con il vagito di un bambino per ricordare all’uomo la propria origine. La nascita di Gesù è un evento umile e non veemente come le azioni compiute dal re Erode. Il 25 dicembre giorno della vera luce per il mondo, i cristiani riconoscono che l’elemento fondante della vita: il sole, il quale non possiede alcuna forza che proviene da se stesso. Esso ha potenza, perché Dio lo ha creato, in quanto Lui è la vera sorgente, senza la quale nulla possiamo. 

La stanza di Betlemme 

Nella mangiatoia è deposto in fasce il Figlio di Dio. Lui è il Verbo. Lui che in principio era presso il Padre, nell’umiltà di un bambino si fa carne, assume quindi sembianza umana. Ecco al mondo il reale sole invitto! Lui è la luce che non si spegnerà, nemmeno nel dramma della crocifissione ove sembrava essere venuta meno la speranza; in quanto la domenica di Pasqua quella luce originaria torna a risplendere, perché ha vinto, ha sottomesso a se il potere del diavolo che mai tollerò la purezza di Maria e l’accettazione di divenire la madre del Salvatore. Il Natale quindi è il luogo della speranza, che scaccia ogni paura, anzitutto la paura del fine che oggi sempre più attanaglia l’uomo, che ha sostituito Dio con le sole scoperte tecnico scientifiche. Il Natale ricorda ancora una volta la strada maestra per giungere alla verità che è Dio: Cristo Gesù. 

Significato teologico di alcuni elementi del Natale 

1) Mangiatoia: è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento, ma nell’ottica salvifica è l’altare sul quale ogni dì il celebrante rinnova il cruento, ma necessario sacrificio Eucaristico. Gesù è l’alimento che dona all’uomo la vera vita: quella eterna. La mangiatoia è la nuova Arca dell’Alleanza, ove Dio da invisibile diviene visibile all’uomo, il quale è giunto alla conoscenza della salvezza. La mangiatoia inoltre rimanda al sepolcro, quindi alla sepoltura di Cristo in attesa della risurrezione. 

2) Grotta: rimanda alla madre terra, ma anche all’utero materno, che dopo un luogo periodo di gestazione darà alla luce una vita nuova. La grotta è composta poi da rocce: Gesù è la roccia, la pietra scartata dai costruttori che è divenuta testata d’angolo. Nella grotta solitamente sgorga dell’acqua. L’acqua rimanda al Battesimo, quindi all’incorporazione di una nuova creatura in Dio. 

3) Le fasce: Maria lo avvolse in fasce(Lc 2, 7). Porre Gesù nelle fasce, pospone all’evento della morte. Gesù è l’immolato e le fasce sono il lenzuolo (Sindone) che lo avvolgerà appena deposto dalla croce. 

4) Bue e asinello: i Vangeli non narrano della loro presenza. Perché allora si inseriscono nel presepe? Il bue e l’asinello posti accanto alla mangiatoia sono la rappresentazione dell’umanità. Il bue affermano i Padri della Chiesa è colui che assume su di se il giogo del popolo d’Israele ancora sottoposto al giogo della Legge e l’asino raffigura gli incirconcisi. Gesù come ben afferma san Paolo fa dei due popoli, un solo popolo e Gesù con la nascita distrugge ogni inimicizia e offre all’uomo la continua possibilità di conversione in attesa della Parusia. Tra il Natale e la Parusia (ultimi giorni) vi è circolarità ermeneutica. 

FONTE : Libertà e Persona

 

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