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Minori, tecnologie digitali e responsabilità dei genitori

centro studi livatino daniela bianchini Feb 24, 2025

L’accesso alle piattaforme online è sempre più diffuso fra bambini e adolescenti, ma non sempre vi è la consapevolezza dei rischi, fra cui la possibilità di sviluppare forme di dipendenza. Rientra pertanto fra gli obblighi dei genitori educare ed istruire i figli anche sul corretto utilizzo degli strumenti digitali.

  1. Minori sempre più connessi: aumenta il rischio di dipendenza

Le nuove tecnologie digitali rappresentano senz’altro una risorsa importante, tuttavia sono al contempo potenziali fonti di rischi, soprattutto per gli utilizzatori meno esperti e, in particolare, per bambini e adolescenti. Fake news, furto d’identità, adescamento, pedofilia, cyberbullismo, possibilità di sviluppare forme di dipendenza, visione di contenuti non adatti all’età − che possono determinare stati di ansia, frustrazione e comportamenti violenti – sono alcuni dei maggiori pericoli.

Negli anni, nonostante i limiti previsti dalla legge, si è di fatto progressivamente abbassata l’età dell’accesso ai social, con un aumento del tempo trascorso sulle diverse piattaforme. Da un recente studio dell’Università Cattolica di Milano[1], condotto su un campione di minori fra gli 8 e i 16 anni, è emerso che il 94% degli intervistati utilizza regolarmente uno smartphone e fra questi il 68% ne possiede uno personale, ricevuto prima dei 10 anni nel 28% dei casi; il 70% dei ragazzi e il 50% dei bambini ha dischiarato di usare regolarmente social media; 4 intervistati su 10 hanno riferito esperienze negative; più della metà degli intervistati ha riferito di aver visto sui social contenuti non adatti alla propria età almeno una volta di recente; i controlli dei genitori diminuiscono con l’aumentare dell’età dei figli: solo il 20% dei ragazzi (14-15 anni) ha riferito di essere controllato dai genitori.

Risultati analoghi si rinvengono in un altro recente studio, quello dell’Università di Cassino[2], pubblicato nel mese di settembre 2024, condotto su un campione di 1047 minori di età compresa fra gli 11 e i 13 anni. In media, i ragazzi hanno dichiarato di utilizzare più di cinque piattaforme social,  con un valore che tende ad aumentare con l’età. Gli intervistati hanno riferito di usare i social per circa due ore al giorno e l’11.78% ha mostrato valori indicativi di uno stato di dipendenza (soprattutto fra le ragazze).

Il Ministro della Salute Orazio Schillaci, già lo scorso anno, ha parlato di «nuova emergenza sanitaria» e pur invitando a non demonizzare i social, ha comunque osservato che «mezzo milione di giovani e giovanissimi nel nostro Paese è dipendente dai social network. Si tratta di un fenomeno che numerosi studi correlano all’aumento dei disturbi mentali sempre più diffusi».

  • Interventi  volti a salvaguardare i minori online

La Commissione europea, nei mesi scorsi, ha avviato un procedimento formale per valutare se, da parte di Meta (la holding di Facebook e Instagram), vi siano violazioni delle regole previste dal Regolamento UE sui servizi digitali (Digital Service Act, in vigore per tutte le piattaforme dal 17 febbraio 2024) e in particolare di quelle relative alla protezione dei minori. Il timore è che gli algoritmi utilizzati dalle piattaforme possano stimolare dipendenze comportamentali nei bambini.

Ed è proprio la preoccupazione relativa alle dipendenze che ha portato diversi Paesi europei − quali Francia, Germania, Norvegia, Spagna − ad interrogarsi sul tema dell’età minima di accesso alle piattaforme digitali[3].

In Italia, ai sensi del D.Lgs n. 101 del 2018, per l’iscrizione ai social media è richiesta un’età minima di 14 anni, mentre fra i 13 e i 14 anni è necessario il consenso esplicito di entrambi i genitori; sono state inoltre presentate diverse proposte di legge volte a tutelare i minori nello spazio virtuale[4], anche attraverso un limite di età maggiore e controlli più accurati da parte dei gestori delle piattaforme.

Tuttavia, come emerge dai dati raccolti dal Safer Internet Center, nonostante i limiti previsti per l’accesso dalle piattaforme più usate (in genere 13 anni) e nonostante il limite maggiore imposto dalla legge italiana, nella realtà sono numerosi i bambini che hanno accesso ai social, attraverso l’uso dei profili dei genitori o attraverso un proprio account creato fornendo falsi dati anagrafici. Del resto gli operatori di telefonia offrono tariffe per utenti giovani e giovanissimi (8 -15 anni)[5], a dimostrazione del fatto che vi è richiesta sul mercato.

Innalzare l’età minima di accesso alle piattaforme può dunque essere utile per richiamare l’attenzione sui potenziali rischi per bambini e preadolescenti, tuttavia, è necessario che simili interventi, per essere efficaci, siano accompagnati da «misure specifiche e programmi educativi rivolti non solo ai minori, ma anche ai loro insegnanti, genitori e prestatori di assistenza», come si legge nel Considerato C della Risoluzione del Parlamento europeo del 5 ottobre 2023 (“Strategia europea per un internet migliore per i bambini” – BIK, Better Internet for Kids), ove si osserva altresì che tali misure dovrebbero mirare a sviluppare «tecniche di prevenzione e campagne di sensibilizzazione e alfabetizzazione digitale».

Il tema è stato oggetto di riflessione anche lo scorso 11 febbraio, durante il Safer Internet Day, celebrato dal 2004 il secondo martedì di febbraio in oltre cento nazioni in tutto il mondo. La Giornata, promossa dalla Commissione europea, ha l’obiettivo di far riflettere, soprattutto i più giovani, sull’uso consapevole della Rete e sul ruolo attivo e responsabile di ciascuno nella realizzazione di un web più sicuro e costruttivo. Un approfondimento è stato dedicato inoltre al Digital Services Act, alla tutela della privacy, alla violenza online, all’intelligenza artificiale, alla web reputation e al diritto all’oblio digitale.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito[6], con l’occasione, ha altresì lanciato la nona edizione della campagna informativa “MESIC”: il periodo dall’11 febbraio all’8 marzo è stato individuato come il “mese dedicato alla Sicurezza in Rete”, allo scopo di diffondere fra studenti, insegnanti e genitori consigli utili per una maggiore consapevolezza delle opportunità offerte dal web e dei potenziali rischi da non sottovalutare, secondo quanto previsto anche dall’art. 5 della legge n. 92/2019 in materia di educazione alla cittadinanza digitale.

  • Ruolo e responsabilità dei genitori

Fondamentale è senz’altro il ruolo dei genitori, che hanno il dovere di provvedere all’educazione e all’istruzione dei figli anche in materia digitale, nonché il dovere di salvaguardare la salute psicofisica dei figli, garantendo loro un sano ed equilibrato sviluppo.

Purtroppo molto spesso il pericolo per bambini e ragazzi viene proprio dalla superficialità dei genitori, come nel caso della pubblicazione sui social network di foto e video dei figli. Un’abitudine – nota con il termine sharenting – pregiudizievole per i minori sotto diversi profili, quello della violazione della privacy, quello dell’esposizione al pericolo di adescamento o di uso dell’ immagine da parte dei pedofili (come più volte ricordato dalla Polizia postale) e quello della trasmissione di comportamenti non corretti (diffondere foto e video altrui senza il consenso dell’interessato è infatti un illecito, che può comportare anche conseguenze sotto il profilo penale).

Ma non solo. Un’altra abitudine in grado di incidere negativamente sul sano ed equilibrato sviluppo psicofisico dei bambini è quella di intrattenerli o calmarli, fin dai primi mesi, con lo smartphone o il tablet. Come affermato dalla Società Italiana di Pediatria, sono note le evidenze scientifiche sulle interazioni dell’uso precoce dei dispositivi tecnologici con lo sviluppo neuro-cognitivo, il sonno, la vista, l’udito, le funzioni metaboliche, le relazioni genitori-figli e lo sviluppo emotivo in età evolutiva, con il rischio di sviluppare anche forme di dipendenza.

Nel “Manifesto dei bambini sui diritti in ambiente digitale[7] promosso dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, si legge che i minori hanno il diritto di ricevere un’educazione digitale, di essere istruiti sui rischi per la salute legati all’uso delle tecnologie digitali e di essere informati dai genitori su come utilizzare gli strumenti informatici.

I genitori hanno pertanto il dovere di dare prima di tutto il buon esempio e di trovare il giusto equilibrio fra le diverse esigenze di tutela: devono infatti consentire ai figli lo sviluppo di adeguate competenze digitali e, al tempo stesso, salvaguardare la loro incolumità. I minori devono sapere come comportarsi in Rete, sia per tutelare se stessi, sia per evitare di recare pregiudizio ad altri (es. attraverso la pubblicazione di foto o video altrui o attraverso commenti offensivi) e devono imparare a gestire i tempi di utilizzo delle piattaforme, posto che gli algoritmi sono stati studiati per proporre sempre nuovi contenuti e prolungare il tempo di permanenza online degli utenti.

Secondo la giurisprudenza, i genitori hanno il potere e dovere di controllare cellulari, tablet e computer dei figli minori di età: la tutela dell’incolumità dei figli e la necessità di evitare pregiudizi a terzi prevalgono dunque sul diritto alla privacy[8]. Tuttavia, come precisato dalla Cassazione (cfr. Cass. pen., sent. n. 41192 del 17 luglio 2014), la compressione da parte dei genitori del diritto alla privacy dei figli trova la sua ratio nelle esigenze di tutela e deve essere sempre rispettosa della dignità e sensibilità dei figli, con la conseguenza che possono considerarsi giustificate «solo quelle interferenze che siano determinate da una effettiva necessità, da valutare secondo le concrete circostanze del caso e comunque nell’ottica della tutela dell’interesse preminente del minore e non già di quello del genitore».

Nel caso di divergenze dei genitori sull’acquisto dello smartphone o sull’autorizzazione all’uso dei social, in linea generale, secondo il principio del superiore interesse del minore, dovrebbe prevalere la posizione più adeguata alle esigenze concrete del minore. Fermo restando il rispetto dei limiti previsti dalla legge (quindi nel caso in cui, ad esempio, un genitore volesse autorizzare il figlio di età inferiore ai tredici anni ad accedere alle piattaforme online e l’altro fosse contrario, prevarrebbe la posizione di quest’ultimo), vanno altresì considerate le raccomandazioni dei pediatri, secondo cui la sovraesposizione alla tecnologia al di sotto dei 12 anni può causare gravi conseguenze per lo sviluppo del bambino, perché in questa fascia di età lo sviluppo cerebrale non è ancora completo e i processi neuropsicologici che includono aspetti quali la personalità, l’attenzione e la regolazione emozionale sono in via di formazione.

Prima di acquistare uno smartphone ai figli, i genitori dovrebbero pertanto valutarne con attenzione l’effettiva utilità, senza farsi condizionare dalle scelte altrui.

Come osservato inoltre dalla giurisprudenza, l’incapacità dei genitori di pervenire a soluzioni concordate nell’interesse dei figli, anche riguardo a scelte relative ai dispositivi tecnologici, può essere valutata ai fini dell’assunzione di provvedimenti limitativi della responsabilità genitoriale (cfr. Trib. Roma, sent. n. 6964 del 7 maggio 2020).

Daniela Bianchini


[1] Si veda “Alfabetizzazione mediatica e digitale a tutela dei minori: comportamenti, opportunità e paure dei navigatori under 16”, studio promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy e condotto dall’Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica di Milano, pubblicato il 15 febbraio 2024. La ricerca è stata condotta su un campione costituito da 1.677 minori di età compresa fra gli 8 e i 16 anni.

[2] Si veda “Immaginando un altro sé. Esplorando le abitudini online della Generazione Alpha”, studio elaborato dal Dipartimento di Scienze umane, sociali e della salute dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale, pubblicato nel mese di settembre 2024.

[3] La Francia nel 2023 ha approvato una legge che prevede il consenso dei genitori per i minori di anni 15; la Germania ha previsto il consenso dei genitori per i minori fra i 13 e i 16 anni; la Norvegia ha di recente deciso di innalzare il limite di età dai 13 ai 15 anni e la Spagna sta valutando di innalzare il limite dai 14 ai 16 anni; nei Paesi Bassi non vi sono leggi specifiche sui limiti di età, ma dal mese di gennaio 2024 sono stati vietati i dispositivi mobili a scuola per ridurre le distrazioni; in Finlandia si è preferito invece agire sul fronte della formazione, prevedendo nel curriculum scolastico lo studio dei social media.

[4] In particolare, affrontano il tema dei limiti di età e della relativa verifica la Pdl A.C. n. 1217 presentata l’8 giugno 2023, Pdl A.C. n. 1863 presentata il 13 maggio 2024 e il Ddl A.S. n. 1136 presentato il 13 maggio 2024, che prevede di innalzare il limite di età a 15 anni.

[5] Dal 21 novembre 2023 è entrato in vigore in Italia l’obbligo per gli operatori di telefonia mobile, in base alle nuove linee guida AGCOM, di fornire sistemi di parental control gratuiti per le SIM dei minori.

[6] Cfr. Nota del Ministero del 7 febbraio 2025 avente ad oggetto «Safer Internet Day “Together for a Better Internet” – 11 febbraio 2025. Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete: evento in diretta streaming per tutte le Istituzioni scolastiche».

[7] Il documento è stato pubblicato il 17 maggio 2023 dall’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza ed è il frutto delle risposte fornite da diecimila alunni di 400 scuole di tutta Italia.

[8] Cfr. Trib. Caltanissetta, ord. del 8/10/2019; Trib. Parma, sent. n. 698 del 5/08/2020.

FONTE : Centro Studi Livatino

 

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