Lockdown, una decisione politica e non scientifica
Mar 08, 2023di Stefano Magni
Cosa si dicevano, fra loro, i membri del governo durante la pandemia di Covid-19, quando ci venne ordinato di stare a casa? Parlavano di scelte politiche, anche se scientificamente dubbie o apertamente sbagliate. È ciò che emerge dalle conversazioni "private" in Italia e nel Regno Unito.
Cosa si dicevano, fra loro, i membri del governo durante le decisioni fondamentali prese durante la pandemia di Covid-19, quando ci venne ordinato di stare a casa? Quasi in contemporanea sono state pubblicate le conversazioni in chat di Whatsapp sia italiane che inglesi. Dove è la notizia? Si scopre veramente poco di nuovo, almeno finora, sui cambi di strategia, anche improvvisi, da parte dei maggiori decisori di allora. Emerge, come era prevedibile, anche la leggerezza e il cinismo di dirigenti e politici ai massimi livelli che ironizzano sulle questioni più terribili e scherzano anche nel mezzo della tragedia. Piccole e grandi meschinità, tipiche di ogni epoca, che sicuramente faranno sensazione presso l’opinione pubblica e alimenteranno la polemica politica ancora per molto. Ma il vero nocciolo della questione è un altro. Dalle conversazioni “private” dei personaggi pubblici, sia italiani che inglesi, emerge chiaramente che le decisioni sul lockdown vennero prese per motivi politici, molto più che scientifici.
Ciò è evidente soprattutto nei “Lockdown Files” britannici, come li chiama il quotidiano Telegraph, dove emerge chiaramente come l’allora premier Boris Johnson cambiasse idea, anche passando da un eccesso all’altro, a seconda di come andavano i sondaggi. Contò anche molto l’esperienza personale. Boris Johnson, prima di essere ricoverato con il Covid-19, prima di rischiare seriamente di morire, era scettico sul lockdown, quando non apertamente contrario. Dopo la sua guarigione cambiò atteggiamento e divenne un sostenitore zelante delle chiusure. Ma l’opinione pubblica determinò tutti i successivi cambi di strategia, nei tre lockdown nazionali britannici. Come consulenti vennero chiamati, non solo epidemiologi, ma esperti di comunicazione politica, strategia elettorale e sondaggisti.
Dai Lockdown Files apprendiamo anche che alcune decisioni vennero prese pur sapendo che fossero discutibili o del tutto sbagliate, dal punto di vista scientifico. In un messaggio, ad esempio, Johnson ammette che il secondo lockdown fosse stato deciso sulla base di dati “completamente sbagliati”. In una conversazione fra l’allora ministro dell’Istruzione, Gavin Williamson e quello della Salute, William Hancock, il primo ammette candidamente che i sindacati degli insegnanti non vogliono tornare alle lezioni in presenza e “prendono tutte le scuse per non riaprire”, “semplicemente odiano lavorare”. Mentre l’obbligo delle mascherine a scuola è stato introdotto “per evitare liti con Nicola Sturgeon”, l’allora premier della Scozia.
Di scientifico, in queste decisioni, si trova poco o nulla. Il lockdown è stata una strategia scelta, per motivi politici, per gestire il panico dilagante. In Italia non è andata molto diversamente da quel (poco, per ora) che emerge dalle conversazioni ormai pubbliche di dirigenti e ministri in carica nel 2020, pubblicate nell’ambito dell’indagine sulla gestione della pandemia nella provincia di Bergamo. Il Corriere della Sera riporta quel che diceva Giuseppe Ruocco, segretario generale del Ministero della Salute, ad una funzionaria, sul rischio di decisioni pericolose: “Sulle scelte non si può sindacare. Devono arrestare prima i ministri e lo staff di 190 Paesi che hanno fatto meno di noi. Gli altri non hanno isolato nessuno”. Questo discorso è molto significativo: è un governo spinto a “fare qualcosa” di fronte ad un nemico ancora sconosciuto, una gara a farsi vedere più interventisti degli altri. È politica, questa, non scienza. La stessa che traspare, in modo ancor più diretto nella conversazione fra Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto dell’allora ministro della Sanità, Speranza, con Pierluigi Bersani, allora segretario del Pd: “Penso che sia evidente che da Ruocco in giù i nostri non sono stati all’altezza - scriveva Bersani - Le persone che rientravano transitando da qualunque aeroporto del mondo dalla Cina andavano messe in quarantena. Questo non ci avrebbe messo al riparo dal virus totalmente ma dalle responsabilità sì”. (corsivo nostro, ndr)
Se abbiamo scoperto che il lockdown è stato adottato per motivi politici, più che sanitari, la nostra domanda però è: perché questa strategia e non altre? E perché non sono stati seguiti i piani pandemici precedentemente studiati e pubblicati, nessuno dei quali prevedeva di chiudere la gente in casa, su scala nazionale? L’indagine italiana sulla provincia di Bergamo, addirittura, pensa di condannare chi non è stato abbastanza tempestivo ad imporre le chiusure, senza mettere in discussione queste ultime . Nell’inchiesta britannica, difficilmente si arriverà a conclusioni diverse. Sono domande che si pone l'editorialista Esther McVey, del Telegraph: “Non ho ancora sentito una valida risposta alla domanda sul perché la Strategia di preparazione alle pandemie del 2011, rivista nel 2014, sia stata apparentemente scartata nel 2020 senza una buona ragione. Le chiusure non hanno mai fatto parte dei piani degli altri 27 Paesi europei, tutti pubblicati dal Centro europeo per il controllo delle malattie il 5 febbraio 2020. La Svezia ha avuto il coraggio di attenersi al piano e non solo i suoi tassi di mortalità sono sostanzialmente migliori dei nostri, ma ha anche evitato alcuni dei danni collaterali delle chiusure, che continuano ad affliggere la Gran Bretagna”. Eppure… quanto fango ha dovuto subire la Svezia, attaccata dai media notte e giorno per tutto il 2020!
Dalle inchieste vorremmo averla, prima o poi, questa risposta. Perché il lockdown? Perché abbiamo applicato una strategia cinese, tipica di un regime totalitario, nelle nostre società libere? Perché i media hanno sistematicamente aggredito chi non la imponeva (Svezia) o chi esprimeva dubbi (Johnson all’inizio, Trump, Bolsonaro)? Perché ci siamo inflitti questo danno economico, sociale, sanitario (per tutti coloro che non sono stati curati per altre malattie, ad esempio), nel nome di cosa?
ENTRA ANCHE TU NELLA BRIGATA PER LA DIFESA DELL'OVVIO!
Partecipa attivamente nella Battaglia per la difesa della libertà e dell'ovvio!
Iscriviti alla Newsletter!
Rimani aggiornato su tutte le nostre iniziative e novità!
Nessuna spam garantita. Disiscriviti quando vuoi!