LE STREGHE DELLA NOTTE
May 06, 2022di Silvana De Mari
Il 22 giugno 1941 i nazisti danno il via all’operazione Barbarossa un’offensiva militare di spaventosa portata che ha lo scopo di annientare e conquistare l’Unione Sovietica.
Sotto un attacco di proporzioni gigantesche l’esercito dell’Armata Rossa viene travolto. Viene travolto perché era assolutamente e stupidamente impreparato. Viene travolto perché i generali migliori, quelli in grado di intendere e di volere sono già stati fucilati o sono in gulag e l’esercito è in mano a incapaci con la sola discutibile virtù di piacere a Stalin o a Beria.
Nazisti e comunisti sovietici, il socialismo nazionale di Hitler e il socialismo internazionale di Stalin si amavano profondamente in quanto avevano le linee fondamentali in comune. Il patto Hitler Stalin, più ufficialmente chiamato patto Molotov–Ribbentrop fu una indegna porcata, molto di più di un patto di non aggressione: la Polonia fu spartita tra i due mostri, invasa da ovest dai tedeschi, da est dai sovietici.
Per chi non lo ricordasse tale Togliatti Palmiro scrisse ben 4 articoli pubblicati sulla Pravda che spiegavano come il nazismo tedesco e il comunismo sovietico fossero sostanzialmente fratelli, tanto avevano in comune e questa è l’unica affermazione di Togliatti Palmiro con cui concordo.
Togliatti Palmiro è conosciuto tra i suoi compagni di fede come il Migliore: da qui possiamo dedurre che tutti gli altri sono peggio. Tra quelli che ci avevano creduto ai quatto articoli di Togliatti Palmiro deve esserci stato anche Stalin, che al patto ci aveva creduto sul serio.
Qualcuno ha scritto che forse Hitler è l’unico uomo che Stalin avesse mai veramente amato. Quando i tedeschi attaccarono, entrarono nella carne della terra e del popolo come un coltello nel burro. Il numero dei morti che i popoli dell’Unione Sovietica ha subito nella seconda guerra mondiale è spaventoso proprio perché la ferocia di Hitler si è fusa son la ferocia di Stalin e la sua assoluta idiozia di lasciare l’Unione Sovietica completamente impreparata.
Londra fu evacuata: la battaglia di Londra ha causato un numero relativamente basso di morti. Stalingrado e Leningrado non furono evacuate, e pagarono con un milione di morti tra i civili ognuna.
L’esercito sovietico era impreparato, i soldati erano carne da macello, a volte mandati in battaglia disarmati: si sarebbero armati prendendo le armi dalle mani di qualche cadavere, se fossero campati abbastanza.
E ancora più carne da macello erano le soldatesse. Racconta la loro epopea la scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, in un libro che ha un titolo corretto: La guerra non ha un volto di donna.
Le donne non sono fatte per la guerra. Il compito di uno stato è proteggerle, non mandarle in prima linea, peggio armate degli uomini, perché al corpo di una donna possono essere fatte cose che non possono essere fatte agli uomini, perché le donne porteranno la gravidanza e diventeranno madri e quindi non dovrebbero vedere l’orrore.
Eppure appartiene alle donne l’episodio più incredibile e glorioso della “Grande guerra patriottica”, come i sovietici chiamano la seconda guerra mondiale. Quando la propria terra è invasa, quando il sangue è versato trasformando la terra in fango, allora anche le donne combattono per la loro terra.
Giovani aviatrici sopra aerei di legno e tela, gli aeroplanini biposto senza carlinga che servivano per gettare fertilizzante sugli infiniti campi di grano, protette dal buio, a motori spenti arrivano sulle linee nemiche per flagellarle di terrore e di bombe, azione dopo azione per tutta la notte. Nachthexen, le chiamarono i tedeschi, streghe della notte.
Quando i carri armati di Hitler si trovano a soli 300 chilometri da Mosca, l’avanzata si interruppe e l’esercito fi inviato a sud perché occorreva andare a prendere gli oleodotti del Caucaso. L’avanzata dei soldati fu terribile, il fango li inghiottiva di giorno, la notte le bombe piovevano dall’alto, piene di distruzione e furore, buttate da aerei silenziosi e invisibili, tanto piccoli da sfuggire alla contraerea
Quando i tedeschi erano arrivati a trecento chilometri da Mosca, centinaia di lettere erano state spedite a Marina Raskova, eroina dell’aviazione sovietica e membro del Soviet.
Sono le lettere di studentesse, contadine, operaie, insegnanti, tutte accumunate dalla passione del volo, che si offrono come volontarie per pilotare aerei da guerra e combattere per la Patria.
Marina Raskova riceve l’autorizzazione per creare tre battaglioni aerei costituiti solo da donne: il 586 caccia bombardieri, il 587 dei bombardieri in picchiata e il 588 dei bombardieri notturni.
A questi ultimi vengono assegnati gli aerei biplano Polikarpov Po-2, che i tedeschi ribattezzeranno sprezzantemente “ aerei da granturco” poiché prima della guerra erano usati per spargere il fertilizzante. Aerei già vecchi prima del conflitto, privi di strumentazione e radio, fatti di legno e tela a cui bastava un fiammifero per incendiarsi. Hanno posto per due persone e cento chili di carico: l’equivalente di due bombe. Dopo un addestramento di 14 ore giornaliere per sei mesi, invece dei tre anni normalmente necessari, i primi quaranta equipaggi esclusivamente femminili sono pronti.
Da quel momento le linee nemiche tedesche subiranno bombardamenti continui che, oltre a provocare danni materiali, abbattono notevolmente il morale dei soldati. Quando i tedeschi scoprirono che a bombardarli dal tramonto all’alba, tutte le notti, erano piloti sovietici donne, le soprannominarono “Nachthexen”, Streghe della notte a sottolinearne quanto le odiavano, ma a sottolineare anche lo straordinario coraggio e abilità.
Ogni equipaggio, costituito da un pilota e un mitragliere, volava completamente al buio, senza radio e strumentazione, calcolando la posizione solo con bussola, orologio e cartina geografica. Arrivate sul bersaglio, le streghe della notte spegnevano i motori per colpire di sorpresa, sganciavano le bombe, quindi riaccendevano i motori compiendo autentiche acrobazie per sfuggire alla contraerea, tornavano alla base per caricare altre bombe e così tutti gli equipaggi dietro il primo, per tutta la notte, tutte le notti per tre anni, arrivando a compiere anche diciotto missioni per notte.
Nelle notti in cui la nebbia le costringeva a terra, le Nachthexen restavano sul loro aereo per alzarsi in volo immediatamente appena questa si fosse diradata. I Polikarpov erano privi di copertura, quindi l’equipaggio volava con la parte superiore del busto esposta all’aria gelida, al vento, alla neve.
Erano sprovviste di paracadute perché un potere irresponsabile non aveva fornito i paracadute a loro esattamente come qualche decennio dopo non fornirà le tute antiraggi ai pompieri di Chernobyl, perché erano donne, quindi nell’ottica sovietica ancora più carne da macello dei maschi, la produzione non era sufficiente per tutta l’aviazione e al posto dei paracadute caricavano due piccole bombe incendiare che la navigatrice teneva sulle ginocchia. Su aerei di legno e stoffa che appena colpiti prendevano fuoco, le aviatrici riuscivano quasi sempre a spegnere gli incendi con prodigiose scivolate d’ala.
Il 25 agosto 1944 l’aereo pilotato da Tania Makarova, pasticcera in una fabbrica e la sua navigatrice, Perotka Belik, studentessa di matematica, venne colpito. Le due donne morirono carbonizzate. Solo dopo questo incidente i Polikarpov furono dotati di paracadute. Le streghe della notte, in tre anni compirono circa 24.000 missioni, 1100 notti di combattimento, 32 perirono in azione, 23 furono nominate “Eroine”, due “Eroine della Russia” e una “Eroina della Repubblica del Kazachistan”.
Furono Davide contro Golia, intralciarono un’avanzata che, data la mancanza di artiglieria a lunga gittata da parte sovietica, sarebbe stata veloce e inarrestabile. Hanno dimostrato che quando la propria terra sanguina, le donne possono proteggerla, mandate allo sbaraglio su aeroplanini senza strumentazione e senza paracadute, Dopo la guerra tornarono alle loro vite di insegnanti, contadine, mogli e madri. Alcune morirono per le conseguenze di quei durissimi anni, altre furono uccise per derubarle delle decorazioni, diverse sono morte in povertà. Dieci di loro sono ancora in vita.
Per conoscere i loro volti, i loro nomi le loro storie : Le streghe della notte. La storia non detta delle eroiche ragazze-pilota dell’Unione Sovietica nella grande guerra patriottica, di Gian Piero Milanetti.
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