La GMG senza Cristo? Un “pride” di cui nessuno ha bisogno
Jul 19, 2023di Miguel Cuartero Samperi
Si avvicina la data di inizio della Giornata Mondiale della Gioventù 2023 che radunerà i giovani di tutto il mondo nella città portoghese di Lisbona dal 1° al 6 agosto. Un incontro che dal 1986 raduna centinaia di migliaia di giovani cattolici da tutto il mondo attorno al Santo Padre. L’iniziativa prevede una settimana di incontri di preghiera e catechesi organizzate dalla diocesi ospitante e si conclude con un incontro campale, una veglia di preghiera che culmina nella celebrazione dell’Eucaristia presieduta dal Papa.
La giornata è occasione per i giovani che partecipano di conoscere altri ragazzi provenienti da tutto il mondo, ma soprattutto di vivere un‘esperienza di fede in pellegrinaggio, ascoltando la Parola di Dio, ricevendo catechesi, visitando santuari e luoghi di culto, conoscendo la storia dei santi del luogo e – in fine – ascoltando una parola di incoraggiamento dal Santo Padre nella Messa conclusiva. Per molti giovani le GMG sono state occasione per scoprire la propria vocazione. Molti hanno conosciuto la propria moglie o il proprio marito durante queste giornate o hanno maturato la decisione di offrire la propria vita tramite la scelta di vita religiosa o il ministero sacerdotale.
In questi giorni hanno destato sorpresa e molte polemiche alcune dichiarazioni del vescovo ausiliare di Lisbona, mons. Américo Aguiar, (appena nominato cardinale da papa Francesco) responsabile dell’organizzazione della GMG di quest’anno. In un’intervista rilasciata a RTP Notícias il 6 luglio ha dichiarato: “Noi non vogliamo convertire i giovani a Cristo, alla Chiesa cattolica, niente di questo, assolutamente!” ma che tutti capiscano che le differenze sono una ricchezza. Un incontro, dunque, per “camminare insieme ai giovani nel rispetto delle loro diversità “. Il riferimento, ha affermato, è la Fratelli Tutti, l’enciclica di papa Francesco dedicata alla “fraternità e all’amicizia sociale”. “Il mondo sarà oggettivamente migliore – ha aggiunto il vescovo – quando riusciremo a mettere nel cuore di tutti i giovani questa certezza della Fratelli Tutti “.
“La GMG è un grido di questa fraternità universale. Dev’essere una scuola pedagogica per vedere il gusto e l’allegria di conoscere le differenze. Ciò che è diverso dev’essere visto come un arricchimento: cattolici, non cattolici, con fede, senza fede… La prima cosa è capire che la diversità è una ricchezza”.
Le sorprendenti parole del vescovo di Lisbona interrogano sul senso più profondo dell’evento da lui stesso organizzato. In effetti si elimina l’intento di annunciare Cristo ai giovani cosa resta di una giornata della gioventù? Partendo dal presupposto che la giornata ospita giovani cattolici e difficilmente può (come dice il vescovo) radunare ragazzi di diverse religioni (nessuno lo proibisce ma è comprensibile che non partecipino in massa ebrei, mussulmani e induisti se non invitati per un preciso scopo), se si elimina l’annuncio di Cristo ciò che resta è una festa che esalti le diversità come ce sono tante e come ce ne sono state in particolare nel mese di giugno in tutto il mondo sostenute da sponsor e da contratti miliardari. I giovani cattolici, dunque, non hanno bisogno di recarsi a Lisbona per partecipare ad un festival estivo sul tema della diversità. Questo lo trovano altrove e anche di migliore qualità: migliore organizzazione, più divertimento e migliori servizi.
È evidente che la Chiesa può e deve offrire qualcosa di diverso ai giovani rispetto a ciò che offre il mondo. Qualcosa che vada al di là di una semplice “festa della diversità” o “festa dell’unità”. Perché se non siamo capaci di dare qualcosa di più, forse non varrebbe la pena uno sforzo titanico e l’investimento di forze, denaro e fatica che comporta organizzare e partecipare ad un simile evento (considerando anche i sacrifici che i ragazzi e le loro famiglie spesso fanno per pagare il viaggio).
Cosa differenzia, in fin dei conti, una GMG da un qualsiasi “pride” che elogia le diversità e proclama la tolleranza e la fratellanza sulle note di John Lennon? Di certo Gesù Cristo non ha inviato gli apostoli col mandato di annunciare l’elogio delle differenze (lo fanno benissimo nelle scuole secondo i programmi statali nel segno dell’inclusività e della lotta al bullismo).
In un contesto sociale secolarizzato, in un mondo imbevuto da una cultura individualista e materialista, in cui i giovani sono bombardati da anti-catechesi su ogni fronte (tv, scuola, social media, amici…) la GMG è un’occasione per mostrare al mondo, ma soprattutto (e questo è fondamentale) ai giovani partecipanti, la bellezza dell’opzione della fede e della vita cristiana. Unire giovani cattolici provenienti da tutto il mondo è un modo per riconoscere che è ancora possibile vivere la fede in un mondo che ha volutamente dimenticato Dio e sentirsi meno soli, sentirsi parte di una comunità che conta nelle sue file, non solo genitori e nonni, ma anche numerosi coetanei che hanno fatto la stessa scelta (per Dio e per Cristo nella Chiesa), che condividono le stesse battaglie quotidiane.
Ma questo non basta (non ci si può limitare ad un raduno internazionale e allo scambio di esperienze). Ciò che alla Chiesa e ai suoi pastori dovrebbe togliere il sonno è che questi loro giovani conoscano Cristo, imparino ad ascoltarlo, ad amarlo, a seguirlo ed imitarlo.
Un pastore che porta il suo gregge ad abbeverarsi in uno stagno potendo andare alle “acque della vita”, non è un buon pastore. Così come un pastore che porti le pecore nel deserto anziché nei “pascoli erbosi”. L’idea che “fare proseliti” sia un grave peccato (un mantra ripetuto in continuazione in questi anni) non tiene conto del fatto che portare i giovani a Cristo, invitarli a convertirsi a lui assicurando che ciò non delude, è il dono più grande che essi possano ricevere. Ancora più grande del dialogo, del rispetto delle diversità, dell’inculturazione e della fratellanza. Tutto questo verrà dopo, di conseguenza.
Nel 2000 rivolgendosi ai giovani durante la Veglia di Preghiera della GMG di Roma a Torvergata, papa Giovanni Paolo II parlò con estrema franchezza e profondità di Cristo. Sulla figura di Cristo focalizzò tutto il suo discorso affermando che credere in Gesù richiede “una presa di posizione per Lui” e spesso un “nuovo martirio”. Ciò significa “andare controcorrente”. “Forse a voi non verrà chiesto il sangue, ma la fedeltà a Cristo certamente sì!”. Una scelta difficile (“Sì! E’ difficile. Non è il caso di nasconderlo“), ma possibile con l’aiuto della grazia.
Giovanni Paolo II parlò ai giovani di “lotta contro il peccato” assicurando che è possibile vincere con la Grazia del Signore.
In quell’occasione il papa polacco pronunciò parole destinate a rimanere nel cuore dei presenti: “In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso… (…) E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”
Un discorso straordinario in cui emerge la sollecitudine del pastore per le sue pecore e che culmina col desiderio che Cristo entri nel cuore di ognuno dei presenti: “Cari giovani del secolo che inizia, dicendo «sì» a Cristo, voi dite «sì» ad ogni vostro più nobile ideale. Io prego perché Egli regni nei vostri cuori e nell’umanità del nuovo secolo e millennio. Non abbiate paura di affidarvi a Lui. Egli vi guiderà, vi darà la forza di seguirlo ogni giorno e in ogni situazione”.
FONTE : IL BLOG DI SABINO PACIOLLA
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