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L’ITINERARIO TEOLOGICO DI JOSEPH RATZINGER

emanuele sinese Jul 15, 2024

di Emanuele Sinese*

Introito

Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, è stato uno dei teologi e intellettuali più influenti della cultura moderna. Egli, lungo tutta la sua esistenza terrena, altro non ha fatto che mettere in evidenza come il mistero divino possa essere compreso anche alla luce della dissertazione teologica e filosofica. La teologia, sapere critico della fede, è una modalità attraverso la quale si rende testimonianza alla verità; è il suggello a cui la pastorale deve fare capo, cosi come la fede di ogni credente.

La teologia esiste anche per difendere il depositum fidei da incursioni contrarie alla Rivelazione. La ragione, poi, è una facoltà orientata alla teologia, la quale, posta da Dio nell’uomo all’atto della creazione, consente all’umanità di giungere alla comprensione del Creatore. Determinata la lotta al relativismo, così come alla riduzione della persona a puro costrutto materiale ed edonista, che riduce l’uomo ad un agglomerato materiale il cui fine è la morte. Ratzinger ricorda che la morte è il passaggio verso la Beatitudine Perfetta dono offerto con il Battesimo mediante il quale ogni cristiano è chiamato a esercitare la vocazione a cui Dio lo destina, tale da dare testimonianza alla verità e vivere già qui e ora quanto accadrà alla fine dei tempi: la Parusia, il ritorno glorioso di Cristo e quindi il giudizio finale.

TESI DI ABILITAZIONE: LA TEOLOGIA DELLA STORIA IN SAN BONAVENTURA

Dopo essere stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1951 nella Cattedrale di Monaco di Baviera (riamando alla lettura della sua biografia da me curata negli articoli dello scorso anno) don Joseph viene inviato a proseguire gli studi teologici per divenire un docente ordinario nelle varie università tedesche, egli infatti nel 1955 discute la tesi di abilitazione sulla Teologia della Storia in San Bonaventura. Suddetta tesi gli creerà notevoli difficoltà in quanto sull’esempio del francescano Bonaventura egli proporrà la Rivelazione come evento che accade nella storia e non esclusivamente come dogma, che rimane comunque il fondamento della fede. La storia è fondamentale perché indica l’identità di un popolo, di una società e soprattutto è il luogo in cui Dio si relazione con l’uomo. Ratzinger mise in evidenza come Dio fin dagli albori ha voluto dialogare con il popolo prescelto: Israele. Un dialogo sostenuto da numerosi profeti si pensi ad Abramo, a Mosè massimo intermediario tra l’Onnipotente e gli israeliti che tende a rinnovare di continuo l’alleanza tra Dio e un popolo segnato dalla sofferenza che a volte sfociando nel dubbio dell’esistenza divina, lo condurrà a crearsi una propria divinità(vitello d’oro). Dio nonostante l’incredulità però porta a termine il progetto di salvezza incarnandosi in Cristo e con il sacrificio cruento e necessario della croce ridona all’umanità l’innocenza macchiata dal peccato originale. Sorge spontanea la domanda, perché Joseph Ratzinger è stato osteggiato nel lavoro di dissertazione? La risposta è semplice, al tempo si preferiva affidarsi ad un modello teologico perlopiù giuridico, ove fondamentale era l’assenso volontaristico alla fede di cui la Chiesa ne era garante. La massima garanzia era rappresentata dal Pontefice vicario di Cristo sulla terra ed anche da eventi soprannaturali, i miracoli che andavano ad attestare la reale esistenza di Dio, ma si precisa che il miracolo per eccellenza ove Dio si rende presente in Cristo è l’Eucaristica dalla quale scaturiscono gli altri eventi soprannaturali. Affermare che la Rivelazione divina accade nella storia al tempo significava cedere al soggettivismo se non addirittura al modernismo, realtà Ratzinger non ha mai approvato, ma al tempo non si era ancora maturi nel proporre il soprannaturale, di conseguenza l’economia della salvezza come avvenimento storico. Joseph Ratzinger pur riconoscendo validi suddetti elementi ribadisce che la fede è anzitutto incontro con la persona di Cristo che si attua nella storia, la fede infatti è l’incontro con un “tu” che è la persona di Gesù la quale svela il volto di Dio.

IL MODELLO TEOLOGICO DI RATZINGER

Pur non avendo realizzato una propria visione teologica, si può affermare che il modello teologico di Joseph Ratzinger è cristocentrico, ecclesiologico, eucaristico ed escatologico.. Cristocentrico: egli ricorda che la fede è fondata anzitutto sul simbolo apostolico: il Credo. Io credo, ma in che cosa e soprattutto in chi? Credo in Dio che è l’archè quindi il principio fondamentale da cui tutto deriva e al quale tutto converge. Dio Essere Sommo, Onnipotente, Onnisciente e sempre presente vuole però dimorare nell’uomo e con l’uomo, infatti mediante la Vergine Maria per azione dello Spirito Santo si incarna e diviene persona. Non nasce un nuovo Dio, ma Gesù il logos, che è l’immagine del Padre venuta sulla terra per rinnovare in una modalità ultima e definitiva l’alleanza con l’umanità. Con la nascita di Cristo l’antica alleanza ricorda Ratzinger è compiuta e suddetto compimento si attua poi nell’Eucaristia sigillo tra Dio e l’uomo, sigillo perché mediante la passione, morte e risurrezione l’uomo in tutto è unito al suo creatore. Quindi gli antichi riti di purificazione non hanno più valore e non sono necessari perché la maestà divina addossandosi i numerosi e gravosi peccati delle sue creature ha ridonato l’innocenza perduta.

Dimensione ecclesiologica ed eucaristica. In virtù di codesta dimensione Joseph Ratzinger ribadisce che la fede si attua ovviamente nella Chiesa. L’ecclesiologia di Ratzinger è comunitaria. Comunitaria non nella dimensione affettiva, ma piuttosto nel riconoscere la Chiesa come sacramento di salvezza posto da Dio nella storia. Extra ecclesia nulla salus! La Chiesa per azione dello Spirito Santo è il luogo attraverso il quale si giunge alla salvezza, corroborata certamente dalla preghiera personale e comunitaria e dalla partecipazione attiva ai sacramenti, sempre in unione con essa che è testimone ma insieme maestra della verità Joseph Ratzinger rifacendosi agli insegnamenti del Magistero ha sempre accettato la massima autorità della Chiesa: il papa il quale è stato scelto da Cristo come suo vicario e massimo rappresentante sulla terra. Egli stesso poi da Pontefice ha sempre combattuto con determinazione contro le correnti liberaliste e marxiste soprattutto sul finire degli anni Sessanta del Novecento hanno tentato di proporre un eliminazione del papato e di allineare la dottrina a idee filosofiche illuministe, ove conta sanare esclusivamente l’inettitudine sociale prima ancora di quella spirituale, si pensi alla Teologia della Liberazione. Chiosa Ratzinger che la fede nella Chiesa (ecclesiologia) deve essere unita all’Eucaristia cuore pulsante del cristianesimo, sorgente della fede, dono che Cristo ha fatto di se nel Mistero pasquale. La liturgia eucaristica è actio Dei (opera di Dio) che per mezzo del sacrificio del Figlio attira a se tutti gli uomini. Su questo principio Benedetto XVI sostiene che l’Eucaristia è la verità dell’amore di Dio in Cristo che ci raggiunge, ci affascina, ci rapisce facendoci uscire da noi stessi e attraendoci verso l’amore. L’amore non nell’ottica materialista ed edonista, ma nella dimensione della donazione fraterna, proprio come Dio ha compiuto fin dagli inizi. L’uscire da noi stessi non significa cedere al panteismo, ma secondo la visione paolina essere dimora di Cristo, tabernacolo di Lui e quindi testimone alle genti della sua reale presenza e risurrezione.

Dimensione escatologica: Benedetto XVI si è reso conto che l’uomo moderno si reputa figlio della tecnica e della scienza piuttosto che di Dio. Questa convinzione lo porta a vivere sul presente e ad allontanarsi dal suo creatore. La fede che si fonda anche sul primato della coscienza quindi sul libero arbitrio tiene conto della possibilità da parte dell’uomo di non corrispondere all’amore di Dio e quindi di perdersi, ma in virtù della grazia lo Spirito Santo tenta sino all’ultimo istante di vita di convincere il peccatore a pentirsi. Dio non condanna, se lo facesse si sosterrebbe la presenza di una doppia predestinazione: pochi si salvano, molti si dannano. Così facendo si renderebbe vano il sacrificio della croce. Dio vuole la salvezza dell’uomo, che passa attraverso Cristo e la Chiesa come già citato. Egli sia da sacerdote, che da Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e in fine da Sommo Pontefice ribadisce i principi saldi della fede, tra cui anche l’escatologia ossia le ultime cose. Il giudizio e in successione l’inferno e il paradiso sono la conseguenza di come l’uomo ha corrisposto all’amore divino. Nell’enciclica Spe Salvi(Speranza nella Salvezza), il Pontefice Ratzinger nonché teologo ribadisce la virtù della speranza in unione alla fede. La speranza non nella passività del soggetto, ma piuttosto nell’orientare il libero arbitrio al vero Bene, al futuro ultimo e definitivo: la patria dei beati. Egli su questo fronte ha avuto non poche difficoltà e critiche in quanto la società contemporanea risulta concepire la morte come un tabù, quindi come un evento che sì accadrà, ma che fino al tale giorno non tocca minimamente, ed ecco quindi la riduzione dell’uomo a puro soggetto materialista che da un lato una volta soddisfatto bisogni e vogliuzze è appagato dall’altro se sofferente deve poter decidere da se di porre fine alle esistenza. L’uomo non è autore di se stesso ribadisce Ratzinger e riprendendo la tradizione biblica ricorda che prima ancora del Cristianesimo fu l’Ebraismo a riconoscere che la comunione con Dio è il rispettare i suoi comandi ma non come sottomissione, ma piuttosto come liberazione in attesa di giungere all’incontro definitivo che avverrà dopo la morte, convinzione che si attua con il Messia. Purtroppo anche sul fronte teologico si è ceduti all’idea liberalista di morte e di conseguenza di salvezza, si pensi a Von Balthasar che alla domanda su chi fosse il cristiano, risponde che è colui che si impegna per i propri fratelli e anche sul fronte della morte egli non si capacita del motivo per cui Cristo l’abbia dovuta patire più degli altri esseri umani. Ecco la riduzione della fede all’umano e di conseguenza anche la visone personalista di redenzione, ove l’inferno è una mera invenzione oppure se esiste è vuoto e il paradiso è il luogo della letizia a cui tutti accedono indifferentemente da come hanno corrisposto alla chiamata di Cristo, che come la rivolse a Pietro la rivolge a ognuno, mi ami tu?

*Emanuele Sinese è nato a Napoli il 24 Novembre 1991 e da anni vive a Bergamo. Ha frequentato l’Istituto di Scienze Religiose in Bergamo, conseguendo nel 2017 la Laurea triennale con la tesi Il mistero eucaristico in San Pio da Pietrelcina. Nel 2019 ha ottenuto la Laurea magistrale con la tesi La celebrazione eucaristica secondo il rito di San Pio V.  È insegnante specialista di Religione.

FONTE : Libertà e Persona

 

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