L'emergenza non è il riscaldamento globale, ma l'inverno demografico
Oct 22, 2022di Luca Volontè
Secondo i dati Eurostat, per il secondo anno di fila il numero dei morti supera quello dei vivi. Nel 2020 si era registrato per la prima volta un calo della popolazione, dovuto soprattutto alla pandemia di Covid-19. Nel 2021 il vecchio continente ha ridotto la sua popolazione di 1,2 milioni di cittadini. Le istituzioni dell'Ue sono completamente disinteressate a questa tragedia demografica. Eppure ormai l'unico trend demografico col segno positivo è quello dell'immigrazione. Ma l'unica emergenza di cui si parla è quella climatica.
L'Europa nega la vera emergenza, quella demografica. Continua il calo demografico nell'UE e, mentre tra qualche settimana la popolazione mondiale raggiungerà gli 8 miliardi di persone, l'UE ha registrato l’ennesimo calo di 1,2 milioni di cittadini anche nel 2021.
Secondo i dati pubblicati a metà luglio, nel 2021 in Europa i decessi hanno continuato a superare le nascite,.L'ufficio statistico dell'Ue Eurostat aveva segnalato per la prima volta un calo della popolazione nel 2020, a causa anche dei decessi dovuti alla pandemia di Covid-19. Considerando l'impatto della pandemia Covid-19 dal 2020 e l’ ulteriore aumento del numero di decessi a causa dell'invecchiamento della popolazione, con i tassi di fertilità e natalità molto bassi, il saldo naturale negativo (più morti che vivi) potrebbe continuare anche nei prossimi anni. La futura crescita della popolazione nell'Ue, se ci sarà, sarà probabilmente figlia delle migrazioni incontrollate e, solo nei pochi guidati dai conservatori, dalle politiche pro natalità e famiglia nazionali.
L’Europa, come istituzioni, è totalmente disinteressata a questa tragedia che si consuma quotidianamente nelle case e nelle città del continente e non da oggi. Si stima che l'anno scorso siano morte 5,2 milioni di persone negli Stati membri dell'Ue, circa 113mila decessi in più rispetto all'anno precedente, mentre nel 2020 si erano registrati 531mila decessi in più rispetto al 2019. Il tasso di natalità è rimasto costante negli ultimi due anni con circa 4 milioni di bambini nati, mentre le migrazioni sono aumentate da 800mila nel 2020 a 1,1 milioni nel 2021. I dati rappresentano un trend demografico europeo inverso rispetto alla crescita della popolazione dagli anni ‘60, nel 1961 la popolazione europea era di 354,5 milioni e nel 2021 di 447 milioni. Siamo passati da una media di crescita 3 milioni di persone all'anno durante gli anni '60, la crescita è scesa a quasi un quarto di quella (700mila persone all'anno) dal 2005 in poi con gli ultimi due anni con un saldo negativo sempre crescente. Nel report di Eurostat si evidenzia come la diminuzione totale registrata nel 2021 per la popolazione dell'Ue è dovuta principalmente all'aumento del numero di decessi, mentre il numero di nati vivi è rimasto pressoché invariato rispetto al 2020.
In breve, il cambiamento naturale della popolazione dell'Ue (-1,2 milioni di persone) è stato superiore alla migrazione netta e all'aggiustamento statistico (+1,1 milioni), determinando una diminuzione della popolazione di quasi -0,2 milioni. La migrazione netta è aumentata in valore assoluto da +0,8 milioni nel 2020 a +1,1 milioni nel 2021. Con 93,2 milioni di persone, la Germania è il Paese più popoloso dell'Ue, seguita da Francia (68 milioni) e Italia (59 milioni). Con appena 500mila persone, Malta è il Paese con la popolazione più piccola, seguito da vicino dal Lussemburgo (645mila) e da Cipro (904mila). Dunque, se non ci fosse stata l’immigrazione di 1.1 milioni di persone, nel 2021 l’Europa, con la sua decrescita di 1.2 milioni di abitanti, avrebbe visto cancellare dalle proprie mappe due paesi membri: Malta (-500mila) e Lussemburgo (-645mila). Complessivamente, 10 Stati membri, tra cui l'Italia e la Slovenia, hanno registrato perdite di popolazione lo scorso anno, mentre gli altri hanno registrato aumenti, che vanno dai 185.900 della Francia ai 1.700 dell'Estonia.
L'emergenza non è quindi climatica, nonostante le folli e continue dichiarazioni di voler fare di più che, il Vice Presidente UE Timmermans e la trasversale maggioranza del Parlamento europeo, continuano a volerci imporre. La vera emergenza europea è demografica, nonostante il disappunto dei fanatici ecologisti e globalisti plutocrati, sempre più responsabili di questo processo di estinzione demografica e culturale. In effetti, il clamore ambientalista è tale che, ad esempio, uno studio internazionale pubblicato nel settembre 2021 dalla rivista britannica The Lancet Planetary Health aveva rilevato che quattro giovani su 10 in tutto il mondo esitano ad avere figli o hanno già deciso di rinunciarvi a causa della crisi climatica e temono che i governi stiano facendo troppo poco per prevenire la catastrofe climatica, secondo un sondaggio condotto in 10 Paesi. Tre quarti si sono detti d'accordo con l'affermazione "il futuro è spaventoso" e più della metà ritiene che avranno meno opportunità dei loro genitori. Quasi la metà ha dichiarato di sentirsi angosciata o ansiosa per il clima in modo tale da influenzare la propria vita quotidiana e il proprio funzionamento. La ricerca è stata condotta su circa 10mila giovani, ha riguardato Australia, Brasile, Finlandia, Francia, India, Nigeria, Filippine, Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti.
Tuttavia, la realtà è ben diversa. Non solo l’allarmismo climatico è quantomeno scarsamente fondato e ancor meno dibattuto. Ma, inoltre, tutti sappiamo che sul nostro pianeta solo una minima parte del suo potenziale energetico rinnovabile è attualmente sfruttato, così come una minima parte delle sue risorse minerarie e fossili, mentre i progressi scientifici sono permanenti nell'agricoltura, nell'architettura, nei trasporti e nel trattamento dei rifiuti. Circa 10 anni dopo aver raggiunto i 7 miliardi di persone, si prevede che nel prossimo novembre la popolazione globale raggiungerà gli 8 miliardi, una grande opportunità come dice l’ONU, anche per l’Europa che deve promuovere ciò che, Polonia, Ungheria e pochi altri hanno fatto sinora e faranno (Svezia ed Italia in primis), una politica comune a favore di famiglia e natalità per l’intero continente. Non è una richiesta cattolica o cristiana, è un dato della realtà ineludibile e innegabile.
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