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Isabel e padre Sean assolti, ma pregare per la vita resta rischioso

aborto la nuova bussola quotidiana patricia gooding-williams Feb 18, 2023

di Patricia Gooding-Williams

Arrestati per aver pregato silenziosamente davanti a una clinica per aborti, i due cattolici, attivisti pro-life, sono stati giudicati "non colpevoli". Una importante vittoria contro il reato di pensiero, ma incombe la legge che renderà obbligatorio in Inghilterra e Galles il divieto di avvicinarsi a ogni clinica per aborti.

"Non colpevoli". Questo è il verdetto finale per Isabel Vaughan Spruce e padre Sean Gough, i pro-life arrestati, interrogati e incriminati per aver pregato silenziosamente fuori dalla Clinica Robert BPAS di Birmingham (Regno Unito), protetta da un Ordine di Protezione dello Spazio Pubblico (PSPO).

Che fin dall'inizio l’accusa fosse inconsistente è stato confermato da quanto avvenuto in aula, come ha raccontato Isabel alla Nuova Bussola Quotidiana subito dopo la sentenza. Descrivendo ciò che è accaduto nell'udienza congiunta presso il tribunale di Birmingham giovedì 16 febbraio, ha affermato che l’udienza «è stata molto rapida»: «Il giudice ha chiesto alla Procura della Corona (il nostro Pubblico Ministero, ndt) le loro prove. Hanno detto di non avere prove. Il giudice poi ci ha chiesto come intendevamo dichiararci, noi abbiamo risposto “non colpevoli”; e il giudice allora ha letto la sentenza: “non colpevole”. Ed è finita lì».

Isabel Vaughan Spruce, direttrice di March for Life UK, era stata fermata dalla polizia il 6 dicembre, mentre si trovava per strada fuori dalla Clinica Robert a Kings Norton, clinica per aborti coperta da un PSPO, provvedimento che ha lo scopo di prevenire comportamenti antisociali creando una zona-cuscinetto intorno a una struttura sensibile. Un video in cui è stata perquisita e arrestata dopo aver detto che "potrebbe avere" pregato è diventato virale e ha scatenato un aspro dibattito sul "reato di pensiero".

Allo stesso modo padre Sean Gough è stato accusato di aver pregato e tenuto un cartello con la scritta "Pregare per la libertà di parola" all'interno della stessa zona protetta il 7 febbraio. A lui è toccata anche un’accusa aggiuntiva per avere parcheggiato nella stessa area la sua automobile che aveva un adesivo con scritto “Unborn lives matter”. Dopo la sentenza di ieri, ha detto: «Sono lieto di essere stato assolto da ogni accusa oggi e di aver riabilitato il mio nome. Sono fedele alle mie convinzioni, le vite non nate contano. Ma qualunque sia la tua opinione sull'aborto, siamo tutti d'accordo sul fatto che un paese democratico non può occuparsi di perseguire reati di pensiero».

Il verdetto di ieri è una vittoria importante, perché significa che Isabel e padre Sean sono stati assolti e non hanno più un'accusa penale che pende sulle loro teste; ma è importante anche per tutti gli attivisti pro-life. Inizialmente, la Crown Prosecution aveva dichiarato che le accuse penali contro entrambi per "protesta e coinvolgimento in un atto intimidatorio nei confronti degli utenti del servizio" erano state "sospese" in attesa di nuove prove che avrebbero riaperto il caso. Questo è il motivo per cui Isabel e padre Sean hanno fatto ricorso: avere un verdetto chiaro e  riabilitare i loro nomi. Ci sono riusciti ieri - con il supporto legale di Alliance Defending Freedom (ADF) - e festeggiano con orgoglio la fine dei procedimenti legali.

«Sono contenta di essere stata scagionata da qualsiasi illecito. Ma non avrei mai dovuto essere arrestata per i miei pensieri e trattata come una criminale solo per aver pregato in una strada pubblica», ha detto Isabel. Sulla stessa lunghezza d’onda  Jeremiah Igunnubole, consigliere legale di ADF, il quale ha commentato: «Questo caso giudiziario ha un grande significato culturale. Questo non è 1984, ma il 2023; nessuno dovrebbe essere criminalizzato per ciò che pensa, per le sue preghiere o per una sua pacifica espressione in una strada pubblica».

Paradossalmente, questa significativa vittoria legale che stabilisce che il pensiero non può essere criminalizzato non avrà alcun peso per i casi futuri. L'ampia discrezionalità nella legge sulla preghiera significa che la polizia può ancora essere chiamata ad arrestare e accusare persone pacifiche che pregano in silenzio in queste "zone di censura", anche se tali casi non reggono alla prova dei tribunali. Significa anche che i sostenitori pro-vita rischieranno sempre di affrontare costosi ed estenuanti casi giudiziari per lottare per riabilitare il proprio nome. «Dobbiamo opporci fermamente a questo e garantire che queste libertà fondamentali siano protette e che tutte le nostre leggi lo riflettano», ha affermato Isabel.

Per molti l’attuale legge è una forma di intimidazione per fermare coloro che desiderano esercitare la reale libertà di pensiero e di parola negli spazi pubblici. Ma potrebbe essere solo l’aperitivo di ciò che verrà, e presto anche. Il disegno di legge sull'ordine pubblico (Public Order Bill) in discussione alla Camera dei Comuni e prossimo alla ratifica, consentirà infatti l'introduzione di zone cuscinetto attorno a ogni clinica per aborti in Inghilterra e Galles. «Se il governo impone zone di censura attorno a ogni struttura per aborti nel Paese, come stanno valutando di fare con il Public Order Bill attualmente in discussione, chissà quante altre persone saranno processate, affronteranno anche la prigione, per aver offerto aiuto o per aver pregato in silenzio?», ha detto padre Sean. «Chiedo al governo di esaminare l'enorme lavoro positivo che i gruppi pro-vita svolgono per sostenere le donne vulnerabili nel momento del bisogno, prima di censurare le strade del Regno Unito e consentire che le brave persone vengano criminalizzate per atti d'amore».

Curiosamente, ieri mattina mentre Isabel e padre Sean erano in tribunale, i sostenitori dell'aborto stavano protestando rumorosamente davanti al Parlamento con grandi manifesti per attirare l'attenzione sulla loro causa. Ricordando le cinque persone uccise quando Khalid Masood ha guidato la sua auto in mezzo alla folla sul Westminster Bridge e poi ha accoltellato un poliziotto fuori dal Parlamento il 22 marzo 2017, ci si chiede perché quest'area non sia coperta da un PSPO; oppure la legge serve a mettere a tacere solo una ristretta schiera di indesiderati?

 

 

 

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