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IN RICORDO DI CARLO CASINI

carlo casini centro studi livatino Aug 14, 2023

FONTE:  Centro Studi Livatino

1. Nei primi mesi di quest’anno è stata pubblicata un’intervista alla prof.ssa Marina Casini, a cura di don Stefano Stimamiglio, sulla vita del padre Carlo, che è stato in Italia per molti decenni mirabile testimone della tutela della vita nascente.

Carlo Casini nacque nel 1935. Visse i primi anni di vita orfano del padre, deceduto il 1 luglio 1938 in un incidente sul lavoro di ferroviere, in una famiglia numerosa, di vera povertà, “affrontata però da tutti … con coraggio e a testa alta, soprattutto riponendo grande fiducia nella provvidenza, unico appoggio per poter sperare”[1].

Frequentò le scuole, dalla seconda elementare, in cui fu ammesso direttamente perché già capace di leggere e scrivere, alla maturità presso il Collegio “Alla Querce” dei Padri Barnabiti, istituto cattolico di alto livello spirituale e culturale, già frequentato dai fratelli maggiori Nilo e Mario. Al pari di questi, anche Carlo Casini divenne “principe degli studi”, risultando primo su ottanta maturandi[2].

Presso il medesimo collegio Carlo ricevette i sacramenti della Comunione e della Cresima, siglando la vicinanza sua e dell’intera famiglia all’ Ordine dei Chierici Regolari di San Paolo, che hanno per missione, tra le altre, la formazione religiosa e l’istruzione dei giovani.

A sette anni si ammalò di una forma molto grave di nefrite, che lasciava presagire un esito infausto e che rimase appesa come una spada di Damocle sopra la sua testa per oltre venti anni. La famiglia gli prestò le cure mediche adeguate, senza dimenticare la preghiera del Rosario, recitato ogni sera dalla famiglia unita per la sua guarigione.

La malattia non distolse l’adolescente e il giovane Carlo dall’impegnare le sue forze, oltre che in una intensa e profonda vita spirituale, anche in numerose attività culturali e ricreative nell’ambito dell’Azione Cattolica Italiana, in particolare nel gruppo parrocchiale giovanile della Chiesina, affidato ai padri barnabiti, sita a poca distanza dal collegio “Alla Querce”.

Egli si formò in tale ambito la convinzione “[…] che il cristianesimo incarnato nella vita non è una fuga dal mondo, ma la via maestra per starvi dentro con la gioia di chi sa scoprire nella realtà, in ogni cosa, dalla più piccola alla più grande e in ogni vicenda, apparentemente banale o straordinaria, la Bellezza, la Sapienza, la Verità”[3].

La sua formazione si avvalse di alcuni testi spiritualmente nutrienti come Nessun uomo è un’isola di Thomas Merton, L’educazione del cuore di Carlo Gnocchi; e poi delle opere di Gilbert Keith Chesterton, Bruce Marshall, François Pollien (Cristianesimo vissuto), Antonin-Dalmace Sertillanges (La vita intellettuale), Gaston Courtois (L’arte di essere capo), Emmanuelle Mounier (L’avventura cristiana), Joseph Schryvers (L’amico divino), Antonin Eymieu (L’arte del volere), Peter Lippert (Silenzi e parole di Gesù), Andrés Fernández (Vita di Gesù Cristo)[4].

Egli fu catechista, educatore, direttore responsabile dei campeggi, Delegato Aspiranti e Presidente dell’AC parrocchiale, della quale assunse poi responsabilità diocesane e nazionali[5].

2. Casini scelse la facoltà di Giurisprudenza, ove seppe congiungere l’apostolato, alimentato dallo studio della dottrina sociale della Chiesa, con la comprensione e l’affinamento del valore, in lui spontaneo, del diritto e della giustizia.

Decisivo per la sua formazione, non soltanto giuridica, ma soprattutto sociale, fu l’incontro con il prof. Giorgio La Pira (1904 -1977).

Egli ne lesse i libri giuridici e rimase affascinato dai due scritti L’attesa della povera gente e Il valore della persona umana. Ne approfondì il pensiero politico con la lettura delle Premesse della politica, Architettura di uno Stato democratico[6].

Dell’eminente studioso fiorentino egli colse una lettura positiva della storia “secondo cui le forze che muovono il cammino dell’umanità agiscono in profondità (“storiografia del profondo”) orientandolo verso il bene (“teologia della storia”), così come il flusso delle acque del fiume è orientato a gettarsi nel mare”[7].

Sul piano spirituale egli applicò a sé stesso l’insegnamento di La Pira, dell’uomo come “entità orante”, “cioè capace di preghiera, di relazionarsi con ciò che trascende lo sperimentabile, di postulare, di sperare l’infinito con Dio, insomma”[8].

Casini partecipò con La Pira al Consiglio Pastorale Diocesano di Firenze, costituito dopo il Concilio Vaticano II e, soprattutto, condivise la battaglia per la vita all’epoca del dibattito per la legalizzazione dell’aborto.

3. Durante la frequentazione dell’Università Carlo Casini crebbe nelle responsabilità ecclesiali[9].

Vi rinunciò nel 1964, anno in cui si sposò, ma non a causa del matrimonio, bensì per “il suo lavoro di magistrato, che richiedeva indipendenza formale e sostanziale”[10]. Aveva vinto il concorso in magistratura ed entrò in servizio il 31 ottobre 1961, a 26 anni.

Un tratto autobiografico (dal diario del 24 giugno 1963) attesta che egli, tramite questo passaggio vocazionale, intese servire Cristo e la Chiesa in maniera ancora più generosa:

“Nel momento in cui […] sto per lasciare la Presidenza Diocesana, ho bisogno prima di tutto di confidare ancora una volta nella Misericordia di Dio. […] Giudice il Signore […] nelle cui mani mi metto chiedendo perdono e pregandolo di farmi essere ancora a servizio della Sua Chiesa, in modo più generoso. Anche come laico io debbo sentirmi sempre Chiesa. […] Dunque alla Chiesa io debbo ancora dedicare energie, e intelligenza e servizio (o sacrificio). Ancor più, quindi, abbisogno di vita interiore ricca. Ho sete di questa vita interiore, di Cristo che operi in me…Debbo dunque ripetere – ad ogni costo – il programma di preghiere che mi ero tracciato. Non ha importanza il tempo che dovrò sottrarre ad altre cose!”

Prestò servizio in magistratura dal 1961 al 1979, dapprima come Pretore ad Empoli e poi come Sostituto Procuratore della Repubblica a Firenze.

Dal 1979 e per 35 anni egli dedicò tutte le sue energie alla tutela della vita sia nell’ambito del movimento da lui fondato (Movimento per la Vita -MpV), sia nelle battaglie politiche e legislative nel Parlamento italiano e nel Parlamento europeo.

La sua vocazione alla politica fu sollecitata “[…] dal complesso delle associazioni cattoliche fiorentine proprio a causa del suo impegno pubblico e notorio da tempo, per difendere il diritto alla vita”[11]. La sua accettazione della candidatura fu meditata. Una pagina del diario del Cardinale Ermenegildo Florit, che gli venne consegnata in fotocopia dopo la morte dell’eminente ecclesiastico, datata 22 aprile 1979, riferisce:

“Il noto magistrato Dott. Casini Carlo, ieri, è venuto con la sua consorte a farmi visita. E’ un cattolico esemplare, un magistrato competente e coraggioso. E’ abbastanza giovane e ha quattro figli. Quello che lo ha reso molto stimato dai cattolici fiorentini è la sua viva partecipazione alla lotta in difesa della vita umana fin dal suo concepimento. Mi è stato di prezioso aiuto in questo settore negli ultimi anni del mio ministero pastorale a Firenze ed ha continuato a fare lo stesso sotto il mio successore Card. Benelli. Ora, essendo prossime le elezioni politiche, desiderava anche il mio parere: se assecondare o no il desiderio dei cattolici fiorentini di entrare nella lista democristiana dei candidati al Parlamento. Oggi dopo averci riflettuto e aver di nuovo ascoltato don Giuliano Nencioni, assistente diocesano dell’A.C.I., mi sono pronunciato per il sì, intendendo dare semplicemente un parere da parte mia. Egli me lo aveva chiesto, come figlio spirituale al Padre. Penso che sarà eletto e glielo auguro di cuore”[12].

Egli fu eletto con un grande plebiscito di voti alle elezioni del 3-4 giugno 1979 come indipendente nelle liste della Democrazia Cristiana e fu rieletto nel 1983. Si iscrisse al partito soltanto nel 1984 quando venne candidato al Parlamento europeo. Egli spiegò l’iscrizione con l’intento di “[…] dare più forza alla tesi della centralità politica del diritto alla vita”[13]. Mai nascose la sua distanza da quella parte del partito che intendeva relegare nella sfera privata della coscienza i valori caratteristici dell’antropologia cristiana[14].

4. Carlo Casini si sposò il 2 luglio 1964 con Maria, che sarà la sua donna per sempre. Gli sposi ebbero quattro figli, Marina, nata nel 1966; Francesco, ne1 1969; Donatella, nel 1970 e Marco, nel 1974.

Nonostante la gravosità del suo impegno politico e, soprattutto, la travolgente attività svolta in Italia, in Europa e nel mondo intero a tutela della vita umana, Casini creò una famiglia indissolubilmente unita in cui fiorirono relazioni sincere e fruttuose lungo un percorso di crescita in comune di tutti nel bene.

Particolarmente istruttivo è che egli, contro un certo atteggiamento diffuso, anche tra i cattolici, che separano la vita pubblica dalla vita familiare, come se la partecipazione alla vita pubblica importasse una contaminazione e una caduta di livello dei rapporti familiari, manifestò la sua dedizione al bene comune come una ricchezza da trasmettere a tutta la famiglia, affinché la stessa diventasse più unita.

Così è avvenuto per Carlo Casini e la sua famiglia. Ricorda Marina:

“Il suo impegno pubblico e il suo servizio alla Chiesa, accolti e condivisi da tutti noi, hanno caratterizzato la vita della famiglia. Quando non era possibile andare con lui, e ovviamente capitava spesso, le assenze del babbo erano giustificate dal suo generoso e coraggioso servizio che anche noi, restando uniti, concorrevamo a realizzare. Le campagne elettorali così come le Giornate per la Vita, le moltissime iniziative del Movimento, i referendum del 1981 e del 2005, i numerosissimi incontri civili, politici, ecclesiali a cui ha partecipato o che ha promosso, le gioie e le amarezze dovute alla sua “missione” hanno scandito la nostra vita familiare e sono stati vissuti sempre in comunione tra di noi e con lui. Evidentemente questo è stato recepito anche all’esterno, visto che il settimanale “Epoca” nel 1986 mise il titolo “Insieme per la vita”, accompagnato da una foto di tutta la famiglia, a un servizio su alcune iniziative promosse dal babbo”[15]

5. All’eminente confessore del Vangelo della vita fu diagnosticata all’inizio di settembre del 2017 la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), che lo attinse all’inizio in particolare nella funzione respiratoria. Il 28 febbraio 2019, a un anno e mezzo dalla prima diagnosi, gli fu praticata la tracheostomia e il successivo 28 marzo la peg (gastrostomia endoscopica percutanea), per favorire l’alimentazione e l’idratazione. La malattia è progressivamente invalidante. Non è guaribile e tutto ciò che si può fare è allentarne la presa con i presidi e i dispositivi medici e con una adeguata assistenza medico-infermieristica. Di fondamentale importanza è la messa in gioco di “tutto l’amore possibile e avvolgere la persona con una cura a 360 gradi”[16].

Durante la malattia, fino a quando le forze glielo consentirono, perseverò a partecipare alla vita pubblica.

Marina ricorda:

“[…] dalla metà di settembre 2017 al luglio 2019 ha partecipato a qualche incontro tenendovi relazioni: per esempio a Roma il 4 novembre 2017, dove intervenne al convegno sulla pastorale della vita, su invito dall’amico Cardinale Elio Sgreccia; a Milano dal 10 al 12 novembre 2017 in occasione del Convegno nazionale del Movimento per la Vita; a Pisa il 23 novembre 2017 per un convegno sul principio costituzionale di solidarietà e la tutela della persona; nel febbraio 2018 a Firenze per un congresso sulle malattie psichiatriche presso la sede della Regione Toscana; a Civitavecchia… Per due volte è andato da Papa Francesco: il 18 maggio 2018, con il direttivo della Federazione europea “One of us”, e il 2 febbraio 2018, ormai in carrozzina, con il direttivo del Movimento per la Vita italiano”[17].

Egli continuò a comunicare con i familiari e con gli amici in tutti i modi possibili: “la voce fino a che c’è stata, i movimenti delle mani sempre più limitati, gli occhi e lo sguardo”[18].

Fin dall’inizio della malattia chiese a Dio la forza di accettazione della sofferenza, affidandosi completamente a Lui: “Non si è mai lamentato, non ha mai imprecato, ringraziava sempre, ha intensificato la preghiera, la meditazione, e non ha mai rinunciato alla Messa e alla Comunione quotidiane”[19].

Prezioso fu il suo legame alla Madonna, durato per tutta la vita e proseguito fino alla dipartita da questa valle terrena.

In una nota del diario del 2015, in occasione del XX anniversario dell’Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II, meditando sulla preghiera del Papa “A Maria aurora del mondo nuovo” egli, tra l’altro, scriveva:

“Ma si può intuire forse che il senso ultimo della creazione non è, come ragionevolmente si può sostenere, l’uomo, ma Gesù. “Dio si è fatto come noi, per farci come Lui”. Il “Christus totus” è l’umanità totale. Se così è, Maria è veramente madre di ciascuno di noi, ha portato ciascuno di noi nel suo seno, perché tutti siamo stati riassunti in Gesù. Possiamo chiamarla veramente “mamma”. “Io sono la via, la verità e la vita”. Il modo in cui Gesù ha definito se stesso indica un altro modo di comprensione. Se Gesù è la vita, ognuno di noi, in quanto vivente, partecipa misteriosamente della sua identità e Maria così è la madre di tutti i viventi. Ma qui spunta il problema di che cosa significhi “Vivere” veramente e cioè essere veramente viventi…”[20]

Marina, avviandosi verso la conclusione dell’intervista, riferisce che l’amore è stata la cifra decisiva della vita del padre. Un giorno, il 30 maggio 2019, dopo aver fatto la Comunione, guardandola, con la voce roca, che a mala pena usciva dalla bocca, disse: “Amore più amore Marina; amore più amore Francesco; amore più amore Donatella; amore più amore Marco”. Con ciò egli intendeva non soltanto che i quattro figli erano stati generati nell’amore dei genitori, ma anche che “ogni figlio è prima di tutto figlio dell’Amore e che c’è un disegno di Amore su ogni figlio che viene generato”[21]

6. Carlo Casini è stato campione risoluto e costante della battaglia per la vita in Italia e in Europa nell’ultimo quarto del secolo XX e nei primi due decenni del nostro secolo.

Egli operò in stretta condivisione di intenti e nella più tenera e affettuosa amicizia con i due grandi santi che gettarono le fondamenta per una battaglia epocale a favore della vita, San Giovanni Paolo II e Santa Teresa di Calcutta. Il suo rapporto fu assai stretto anche con il Cardinale Elio Sgreccia, fondatore del Centro e dell’Istituto di Bioetica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita e punto di riferimento per tutti gli studiosi in materia di bioetica.

Casini era consapevole che la “cultura della morte”, così ben descritta da Papa Woytila, avrebbe ancora a lungo imperversato nel mondo, almeno fino a quando l’uomo e la donna, in particolare dell’Occidente sazio e malato, non si fossero affrancati dalle catene dell’egoismo e dal rifiuto di Dio che ora li tengono schiavi.

Ciononostante, egli non perse mai la speranza che la missione della vita avrebbe potuto incidere sulle coscienze. Per questo motivo egli dedicò l’intera esistenza a una missione che agli occhi umani potrebbe apparire vana, ma che, al contrario, ha posto le basi della civiltà dell’amore per la cui costruzione si elevò ancora in anni lontani l’accorata preghiera di San Paolo VI.

Le attività in favore della vita del giurista fiorentino sono state innumerevoli, versando le stesse sia nel campo spirituale e intellettuale, che in quello dell’operosità pratica, ove egli gettò il suo Movimento, con coraggio inaudito, volendo che i militanti della vita condividessero i laceranti problemi e le angosce delle donne tentate di ricorrere all’aborto.

Sul primo piano Casini fu forse il principale missionario dell’Enciclica Evangelium vitae, pubblicata il 25 marzo 1995, che nacque nel Concistoro Straordinario indetto da Giovanni Paolo II sui temi della vita, al termine del quale il Collegio cardinalizio gli chiese di intervenire con un documento di altissima statura magisteriale per contrastare la deriva nemica della vita che sembrava inarrestabile.

Di grande importanza fu il rapporto che egli intrattenne con Santa Teresa di Calcutta sui temi della vita. La incontrò per la prima volta a Milano nel maggio 1979 in occasione del primo anniversario della legge che aveva conferito “legalità” in Italia all’aborto volontario (L. n. 194 del 22 maggio 1978). Madre Teresa tenne con il” MpV” tanti “comizi” negli anni 1980-1981.

Restò sempre impressa nella mente e nel cuore del giurista fiorentino la definizione che la Santa dei poveri e dei diseredati dava dell’embrione nel grembo materno: “Il più povero tra i poveri è uno di noi non ancora nato[22]. Casini ricorda con commozione, nel libro citato, quanto Madre Teresa disse a Firenze il 13 maggio 1981, a pochi giorni dall’effettuazione del referendum sull’aborto. In quel giorno si chiudeva la campagna referendaria e nella mattinata Ali Ağca aveva cercato di uccidere Giovanni Paolo II in piazza San Pietro.

La manifestazione a favore della vita:

“si trasformò in una marcia orante fino alla più vicina chiesa dove fu celebrata una Messa e dove Madre Teresa parlò al momento dell’omelia. Naturalmente pregò per la vita del Santo Padre ma non dimenticò i bambini non nati anch’essi a rischio di aborto, tanto che concluse con queste parole: “promettiamoci che in questa bella città di Firenze nessuna donna possa dire di essere stata costretta ad abortire” [23].

Casini accolse fin da subito l’appello di Madre Teresa con la fondazione dei Centri di Aiuto alla Vita la cui identità è definita con la seguente frase: “[…] le difficoltà della vita non si superano sopprimendo la vita, ma superando insieme le difficoltà”[24]. I Centri (CAV), ancora oggi operosi in tutta Italia, hanno contribuito a salvare centinaia di migliaia di vite umane.

Casini prese sul serio l’impegno assunto a Firenze con Madre Teresa quando la Santa aveva detto: “[…] promettiamoci che in questa bella città di Firenze nessuna donna possa dire di essere stata costretta ad abortire”.

Non credo che al mondo vi sia una persona che abbia svolto opere salvifiche per la vita della qualità e della quantità di quelle profuse ininterrottamente lungo quarant’anni da Carlo Casini.

Alla carità intellettuale, sostenuta da una profonda vita spirituale, egli seppe così aggiungere un’imponente attività organizzata e articolata di misericordia corporale.

7. L’iniziativa più imponente e più faticosa in onore e al seguito di Madre Teresa di Calcutta che Casini intraprese fu l’appello all’Europa in difesa della vita e in memoria altresì delle radici cristiane del nostro continente.

Riallacciandosi a un documento del 1986 che richiedeva ai popoli europei e alle istituzioni che li rappresentano il riconoscimento della centralità della dignità umana e, quindi, il pieno rispetto della vita nascente, sofferente e morente, Carlo Casini avviò l’iniziativa denominata: “Uno di noi”.

Essa fu promossa nel 2012 in attuazione di uno strumento di democrazia popolare previsto dall’ultimo Trattato dell’Unione Europea, detto di Lisbona. Un milione di cittadini europei, appartenenti ad almeno sette Stati diversi, possono chiedere alle istituzioni europee un provvedimento ritenuto utile al fine di migliorare l’integrazione europea.

Poiché l’ideale della dignità umana, basato sul principio di uguaglianza e di rispetto dei diritti dell’uomo, è contraddetto dalla distruzione di vite umane provocate con l’aborto o attuate con una sperimentazione embrionale distruttiva, i Movimenti per la Vita europei guidati da Casini consegnarono alla Commissione Europea quasi due milioni di firme, raccolte in tutti i 28 Stati dell’Unione.

L’oggetto dell’iniziativa fu così formalmente precisato: “Protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e della integrità di ogni essere umano fin dal concepimento nelle aree di competenza dell’Unione europea nelle quali tale protezione risulti rilevante”.

L’obiettivo sottoposto all’adesione dei cittadini suonava così: “L’embrione umano merita il rispetto della sua dignità e integrità. Ciò è affermato nella sentenza della Corte europea di giustizia nel caso Brüstle, che definisce l’embrione umano come l’inizio dello sviluppo dell’essere umano. Per garantire la coerenza nei settori di sua competenza dove la vita dell’embrione umano è in gioco, l’Unione europea deve introdurre un divieto e porre fine al finanziamento di attività presupponenti la distruzione di embrioni umani in particolare in tema di ricerca, aiuto allo sviluppo e sanità pubblica”[25].

Poiché la prima fase dell’iniziativa fu conclusa il 27 maggio 2014 senza che la Commissione Europea la prendesse in considerazione, i Movimenti per la Vita aprirono una seconda fase, la quale, più che di richiesta, rappresentò una grande testimonianza della classe medica, dei giuristi e degli uomini politici.

Tale testimonianza venne resa da tre categorie particolarmente coinvolte nel tema della vita: gli scienziati e gli operatori sanitari; i giuristi e i responsabili della politica delle nazioni.

Vennero preparati tre testi per ciascuna delle tre categorie.

La prima, degli scienziati e degli operatori sanitari, così si esprimeva: “Che le Istituzioni europee riconoscano il concepito come un essere umano, e cioè come “Uno di noi”. Questa richiesta si fonda sulla nostra specifica conoscenza scientifica”.

La seconda, dei giuristi, proclamava: “E’ giusto che ogni essere umano fin dal concepimento sia qualificato “uno di noi”. Lo esigono il principio di uguaglianza e quello di precauzione. La moderna dottrina dei diritti dell’uomo sarebbe vanificata se non venisse riconosciuto come titolare di essi ogni uomo indipendentemente dalle sue qualità, funzioni e stadio vitale.  L’embrione non è una cosa, dal momento che la sua natura materiale e biologica lo colloca tra gli esseri appartenenti alla specie umana, così che deve essere riconosciuto il dovere morale di trattare l’embrione umano, fin dalla fecondazione, secondo criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone.  

La terza, degli uomini politici, così si esprimeva: “Che le istituzioni europee riconoscano il concepito come un essere umano e cioè come “Uno di noi”. / Questa richiesta si fonda sulla considerazione che la politica deve perseguire il bene comune, cioè quello di tutti e quindi di ogni singolo essere umano. / E’ necessaria una risposta coerente con l’art. 2 del Trattato di Lisbona secondo il quale l’Unione Europea è fondata sui valori della dignità umana, dell’uguaglianza, e del rispetto dei diritti umani e con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo nelle cui prime parole si afferma che “il riconoscimento della dignità di ogni essere appartenente alla famiglia umana, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.

8. Gli anni recenti, contemporanei e successivi alla malattia e alla scomparsa terrena di Carlo Casini, sono stati drammatici.

La “cultura della morte” sembra aver schiacciato le resistenze intellettuali e morali che ne contrastavano l’impeto distruttivo ancora nel primo decennio del secolo.

Non è questa la sede per rinfocolare le sofferenze e i dolori dei buoni, bensì di attingere all’insegnamento del Maestro fiorentino.

Egli si domandava: “La indicazione della piena umanità del concepito emerge come essenziale aspetto educativo, culturale, pastorale, sociale, giuridico. Ma come proporlo?”[26].

Si presenta così il problema del linguaggio:

“E’ preferibile mostrare lo splendore della vita o l’orrore dell’aborto? Spendere energie per rumorose manifestazioni pubbliche di massa (marce, convegni di piazza tipo “Family day”) per rompere la congiura del silenzio, confortare quanti si sentono soli, annunciare con forza il valore, ovvero preferire il tenace lavoro quotidiano che senza clamore cerca il dialogo con singoli o piccoli gruppi?”[27]

Forse, ricordando il Vangelo di San Luca, si potrebbe rispondere: “Haec autem opórtet fácere et illa non omittere”[28]. Ricordando l’opera indefessa di Carlo Casini si potrebbe pensare che ciò non sia impossibile.

Egli ha emblematicamente rappresentato la figura del “giurista”, il soggetto vocato alla seconda testimonianza nel seguito dell’iniziativa “Uno di noi”, mirabilmente imitando l’opera dello scienziato, Jérôme Lejeune, scopritore delle cause della sindrome di Down, genetista e pediatra insigne, Servo di Dio  di cui è stato promulgato il 21 gennaio 2021 il decreto di venerabilità da S.S. Papa Francesco:

“Fedele laico, primo Docente di Genetica Fondamentale presso la Facoltà di Medicina di Parigi, che nonostante le pressioni e le misure ritorsive contro di lui, viaggiava in tutto il mondo per testimoniare la bellezza e la dignità inviolabile della vita umana davanti ai Parlamenti, alle assemblee degli scienziati e ai mass media”.

Anche Carlo Casini, come Lejeune, esercitò la virtù della speranza in grado eroico. Si affidò pienamente alla Divina Provvidenza. Egli era ben consapevole della necessità di portare la croce per seguire il Signore; questo non lo spaventava, ma anzi gli dava la forza per affrontare con ottimismo e determinazione le difficoltà e le avversità. La virtù della speranza rifulse in lui durante il periodo della malattia così duramente invalidante. Fu di esempio, nel prepararsi al passaggio alla vita eterna, ai familiari e alla platea vastissima dei militanti per la vita in tutto il mondo, invocando sempre l’ausilio della Santa Vergine Maria.

Mauro Ronco


[1] S. Stimamiglio intervista M. Casini, Carlo Casini. Storia privata di un testimone del nostro tempo, Cinisello Balsamo, 2023, 57.

[2] Ibidem, 61.

[3] Ibidem, 69.

[4] Ibidem, 90.

[5] Ibidem, 87.

[6] Ibidem, 92.

[7] Ibidem, 93.

[8] Ibidem.

[9] Ibidem, 95.

[10] Ibidem, 96.

[11] Ibidem, 127.

[12] Ibidem, 127-128.

[13] Ibidem, 133.

[14] Ibidem.

[15] Ibidem, 115-116.

[16] Ibidem, 144.

[17] Ibidem, 146.

[18] Ibidem, 150.

[19] Ibidem, 151.

[20] Ibidem, 153-154.

[21] Ibidem, 159.

[22] C. Casini, Il più povero tra i poveri è uno di noi non ancora nato, Siena, 2016. In questo libro sono ricordati ampiamente numerosi passi dell’insegnamento di Madre Teresa a riguardo della vita e della sua ingiusta uccisione.

[23] Ibidem, 13.

[24] Ibidem, 19.

[25] I testi sono riportati in C. Casini, Il più povero tra i poveri, cit., 22-23.

[26] C. Casini, Vita nascente e Misericordia, Roma, 2016, 59.

[27] Ibidem, 59-60.

[28] Lc., 11,42.

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