IN MEMORIA DI PAPA BENEDETTO XVI
Jan 08, 2025di Emanuele Sinese
Introibo
Sono trascorsi due anni dal 31 dicembre 2022, quando alle ore 09:34 presso il Monastero Mater Ecclesiae sito nella Città del Vaticano, papa Benedetto XVI si ricongiunse definitivamente al Padre. Un Pontefice umile, studioso e innamorato di Dio, le sue ultime parole furono infatti codeste: “Signore ti amo”.
Chi era papa Benedetto XVI?
Il 16 aprile 1927 Joseph Ratzinger venne alla luce nella piccola cittadina bavarese: Marktl am Inn. Era il Sabato Santo, giorno di silenzio in attesa della risurrezione di Cristo e in una giornata ancora fredda e nevosa, venne alla luce il 265° Pontefice della Chiesa Cattolica. La sua famiglia umile e devota trasmise all’infante Joseph i rudimenti della fede cristiana, che nel tempo lo convinsero ad intraprendere la carriera sacerdotale. Non mi dilungo ulteriormente sulla biografia, in quanto ho redatto in passato differenti articoli, ma voglio indicare gli elementi fondamentali dalla sua persona, dacché può giovare allo sviluppo della fede di ognuno.
Benedetto XVI uomo dell’Eucaristia
L’Eucaristia è il cuore mistico del Cristianesimo, grazie alla quale Dio emerge misteriosamente. Essa è quindi l’adempimento di quanto Gesù aveva promesso:
Io quando sarò elevato attirerò tutti a me.
Gv. 12, 32
Si evince che il cristiano senza il pane immortale non può vivere; e per Joseph Ratzinger fu appunto così. Il Pontefice Emerito mai scisse la dissertazione teologica dall’Eucaristia. Egli, sull’esempio dei Padri della Chiesa, in Gesù sacramentato riponeva il suo essere e chiedeva ausilio, soprattutto nelle decisioni più complesse che in particolare da successore di Pietro lo hanno coinvolto. Tale era l’attenzione verso l’Eucaristia, che nel 2007 scrisse l’Esortazione Apostolica Sacramentum Caritatis, per richiamare il cristiano a riporre il sé sul vero sostentamento dell’essere: Cristo Gesù. In proposito ripropongo alcuni elementi salienti di suddetto documento:
- Gesù e lo Spirito Santo: Gesù all’atto della morte emise lo spirito. Da quell’evento drammatico, si costituì la Chiesa. Lo Spirito Santo ha sempre accompagnato Gesù, ogni parola da Lui proferita, ogni miracolo compiuto sono avvenuti per influsso dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo in unione al Padre sorresse il Figlio tra gli atroci dolori della pena e allo stesso modo si rese palese a Pentecoste, affinché gli apostoli avessero il coraggio di annunciare anzitempo alla casa di Israele Gesù morto e risorto. Si evince quindi che non vi è Chiesa senza lo Spirito Santo. La Chiesa, quale segno del patto sponsale tra Dio e l’uomo, celebra ogni dì, eccetto il Venerdì Santo, il sacrificio santo e gradito a Dio affinché i molti si salvino. Ogni azione liturgica, fosse anche la più semplice, è sempre sorretta dallo Spirito Santo. Lo Spirito Santo aleggia su ogni battezzato, si manifesta nei numerosi martiri cristiani, i quali a imitazione del Divin Maestro hanno ricordato il fine verso cui ogni credente è destinato: la gloria di Dio.
- Spirito Santo e celebrazione Eucaristica: come già citato, lo Spirito Santo accompagna ogni credente e azione liturgica. Esso è particolarmente vivo all’atto della transustanziazione, quindi all’epiclesi, ossia nel momento in cui le specie naturali, pane e vino, divengono soprannaturali, dunque il reale corpo e sangue di Cristo a cui tutti i battezzati sono esortati a prenderne parte perché, se pentiti, esse divengono alimento per i peccatori, i quali sono bramosi di incontrare Dio origine e fine della vita. Lo Spirito Santo coinvolge ovviamente anche il celebrante, il quale come ricorda San Giovanni Crisostomo attraverso lo Spirito permette che dalla vittima immolata discendano grazie a cagione delle anime. Lo Spirito, discendendo sulle specie eucaristiche, consente ai fedeli di divenire un solo corpo e di conseguenza un’offerta spirituale gradita al Padre.
Dopo aver menzionato alcuni elementi principali della Sacramentum Caritatis (scriverò in merito), richiamo la vostra attenzione sulla considerazione che papa Benedetto XVI aveva in riferimento a Maria. Joseph Ratzinger definì Maria Mater Verba Dei. Nell’XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi tenutasi dal 5 al 26 ottobre 2008, dal tema “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”, papa Benedetto XVI esortò ad approfondire il rapporto che vige tra la Mariologia e la Teologia della Parola. Benedetto XVI riconosce e propone Maria come un soggetto paradigmatico, in quanto come afferma la Costituzione Dogmatica Lumen Gentium al n. 65 Maria è colei che, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce i fedeli all’essenza della fede. Maria è fondamentale per la Teologia della Parola, in quanto indica all’uomo la capacità di rispondere alla chiamata del divino. Ella con il suo fiat denota gli atti di fede, che ogni battezzato è chiamato a compiere. Questa semplice ragazza di Nazareth, con il suo sì, ha consentito alla Trinità di dimorare presso di Lei. Nel giorno dell’Annunciazione, Ella riconosce Dio, l’assoluto come colui che si dispiega mediante la Parola, che ha appunto un messaggio di salvezza da donare all’intera umanità: Gesù il Salvatore!
Papa Benedetto XVI e l’attenzione verso i sacerdoti
In un contesto sociale sempre più scristianizzato e mondano vengono meno anche le vocazioni al sacerdozio, quindi la disponibilità da parte di alcuni ad occuparsi interamente di Dio, attraverso l’amministrazione dei Sacramenti e l’annuncio diretto della Parola. Papa Benedetto XVI era conscio di questa realtà, si pensi che da giovane sacerdote a Monaco di Baviera, quasi come un profeta intravide il costituirsi di una Chiesa esigua, come quella degli albori che però, essendo sempre sorretta dallo Spirito Santo, offre frutti proficui. Benedetto XVI riflettendo sulla figura dei sacerdoti ribadì anzitempo il dovere che essi hanno nell’annunciare Cristo e non se stessi; pur con tutti i limiti e fragilità umane, essi infatti non sono i detentori di un ufficio, bensì coloro che in persona Christi assolvono i peccati, pronunciano le preci di consacrazione, spalancando così il mondo a Dio e ricongiungendolo a Lui. Il sacerdozio è un sacramento indelebile di alleanza tra Dio e il prescelto. Il sacerdote deve voler guidare il gregge a lui affidato, proprio come fece Mosè con il popolo eletto, in attesa di accedere alla terra promessa che è il Paradiso. In riferimento alla figura del sacerdote si riporta il discorso tenuto dal Sommo Pontefice Benedetto XVI nella Cattedrale di Santa Maria e San Corbiniano nel Settembre 2006 a seguito di un viaggio apostolico in Baviera:
Ora, che mi trovo in questa Cattedrale (quella di Frisinga), riemergono nel mio intimo tanti ricordi alla vista degli antichi compagni e dei giovani sacerdoti che trasmettono il messaggio, la fiaccola della fede. Emergono i ricordi della mia ordinazione, a cui il Cardinale Wetter ha accennato: quando ero qui prostrato per terra e, come avvolto dalle Litanie di tutti i santi, dall’intercessione di tutti i santi, mi rendevo conto che su questa via non siamo soli, ma che la grande schiera dei santi cammina con noi e i santi ancora vivi, i fedeli di oggi e di domani, ci sostengono e ci accompagnano. Poi vi fu il momento dell’imposizione delle mani… e infine, quando il Cardinale Faulhaber ci gridò: “Iam non dico vos servos, sed amicos” – “Non vi chiamo più servi, ma amici”, allora ho sperimentato l’ordinazione sacerdotale come iniziazione nella comunità degli amici di Gesù, che sono chiamati a stare con Lui e ad annunciare il suo messaggio.
Poi il ricordo che qui io stesso ho potuto ordinare sacerdoti e diaconi, che sono adesso impegnati nel servizio del Vangelo e per molti anni – ormai sono decenni – hanno trasmesso il messaggio e lo trasmettono tuttora.
E poi penso naturalmente alle processioni di san Corbiniano. Allora era ancora consuetudine di aprire il reliquiario. E, poiché il Vescovo aveva il suo posto dietro l’urna, potevo guardare direttamente il cranio di san Corbiniano e vedermi così nella processione dei secoli che percorre la via della fede – potevo vedere che, in questa grande “processione dei tempi”, possiamo camminare anche noi facendo sì che essa avanzi verso il futuro, una cosa che diventava chiara quando il corteo passava nel chiostro vicino ai tanti bambini lì raccolti, ai quali potevo tracciare sulla fronte la croce di benedizione. In questo momento facciamo ancora quell’esperienza, che cioè stiamo nella grande processione, nel pellegrinaggio del Vangelo, che possiamo essere insieme pellegrini e guide di questo pellegrinaggio e che, seguendo coloro che hanno seguito Cristo, seguiamo con loro Lui stesso ed entriamo così nella luce.
Papa Benedetto XVI e la lotta al relativismo
Il 18 aprile 2005 l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, durante la Messa pro eligendo Romano Pontefice, descrisse nell’omelia la condizione in cui anche la Chiesa verteva: il relativismo. Egli citando la Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (4, 11 – 16) mise in luce che molti, anche cristiani, reputano il Credo della Chiesa fondamentalista e il relativismo una possibilità di emancipazione per la società. Sovente anche da parte di alcuni ecclesiastici si esorta e si esalta il laicismo come affermazione di conquista per l’intera società, soprattutto in ambito morale e bioetico. Si pensi per esempio alla propulsione di far unire civilmente le persone dello stesso sesso oppure alla costante richiesta di introduzione dell’eutanasia e suicidio assistito. Suddette scelte e istanze, oltre a essere in contrasto con Dio, danneggiano l’identità e la dignità dell’uomo. Il matrimonio era presente certamente prima della venuta di Cristo ed anche nelle culture pagane, si pensi ai Greci e Romani esso era a garanzia del rispetto della natura umana, quindi della sola e unica unione tra l’uomo e la donna. In riferimento poi alla scienza medica già Ippocrate mise in risalto che mai un medico avrebbe dovuto procurare atti a diniego della vita umana! Il relativismo quindi pervade come un cancro le coscienze, tale da far preferire che l’io si ripieghi su di sè piuttosto che aprirsi al tu per antonomasia che è Dio. Il relativismo – chiosa papa Benedetto XVI – è la volontà del soggetto a cedere a dottrine varie e peregrine, che inevitabilmente lo conducono al vuoto. Esso altro non è che l’immaturità della coscienza, come anche della fede in quanto riduce Dio alle proprie istanze giungendo anche a mutare i contenuti delle fede.
Sorge spontanea l’istanza: come si contrasta il relativismo? Joseph Ratzinger da sempre ha affermato che a fondamento di una proficua vita di fede vi deve essere la preghiera, seguita poi dalla carità.
Che cosa si intende per carità? Non esclusivamente un atto materiale, certamente dovuto verso chi verte in condizioni deficitarie, ma nell’annuncio della verità. La prima forma di carità è far conoscere o riconoscere per chi è lontano dalla fede Cristo Gesù. La carità è la volontà, la capacità di sapersi amati e in virtù di questo sommo amore riconoscersi peccatori e bisognosi di misericordia e perciò di conversione costante. La carità è il contrasto al delirio di onnipotenza, che già all’atto della creazione permeò Adamo ed Eva. Un ulteriore deriva relativista, che va contrastata, è la perdita dell’identità cristiana a livello sociale. Il Cristianesimo è a livello storico un elemento fondante della società occidentale, in quanto ogni forma culturale è permeata da esso. Si pensi all’arte, alla musica, alla poesia: queste forme di espressione umana sono in circolarità ermeneutica con il Cristianesimo. A tal proposito papa Benedetto XVI più volte ha esortato a riscoprire le radici cristiane dell’Europa, anche per contrastare il senso di indifferenza e utilitarismo che sempre più si va instaurando. In riferimento si riporta quanto segue:
Dimenticare le radici cristiane dell’Europa è esporre il continente europeo al «rischio» di vedere il suo «slancio originale soffocato dall’individualismo e dall’utilitarismo». E’ quanto ha sottolineato Papa Benedetto XVI ricevendo questa mattina in Vaticano le Lettere credenziali di Yves Gazzo, capo della delegazione della Commissione delle Comunità Europee presso al Santa Sede1.
Avvenire, 19/10/2009
Papa Benedetto XVI e la lotta agli abusi della pedofilia
Già da Cardinale e Prefetto per la Congregazione per la Dottrina della Fede, Joseph Ratzinger con fermezza e durezza si oppose alla pedofilia, che da tempo dilagava anche nelle Chiesa. Da Pontefice incontrò le vittime di abusi, si pensi al Viaggio Apostolico nell’Isola di Malta ove in pianto chiese perdono alle vittime di abusi sessuali da parte di ministri il cui dovere, tra i tanti, era anche quello di occuparsi di loro. Papa Benedetto XVI definisce l’abuso sui minori un atto grave, un tremendo delitto. Egli infatti ha promulgato leggi severe verso quei chierici che si macchiano di codesto peccato. Ha ridotto negli anni di pontificato allo stato laicale ben quattrocento sacerdoti, perché accusati di pedofilia. In precedenza il Diritto Canonico prevedeva la sola sospensione, attualmente grazie all’intervento del Pontefice Emerito prevede la riduzione allo stato laicale, quindi l’impossibilità da parte di un chierico di amministrare i Sacramenti.
Conclusioni
Vi sarebbe ancora molto da scrivere su codesta eminente persona. Papa Benedetto XVI è stato uno dei Pontefici più singolari della storia post contemporanea, vivo ancora nel cuore di alcuni, che ne testimoniano anzitutto la levatura spirituale e in successione quella intellettuale. Egli ha risanato differenti scissioni createsi nella Chiesa, si pensi alla questione lefebvriana e a molte altre. Da molti per pregiudizio è stato reputato retrogrado, soprattutto da un punto di vista liturgico. L’uso di paramenti antichi e il ripristino della Celebrazione Eucaristica in Rito Romano Antico altro non erano che il tentativo da un versante di dar maggior risalto al soggetto della celebrazione: Cristo; dall’altro il tentativo di far riscoprire un patrimonio millenario ancora parte integrante della Storia della Chiesa, appunto il Vetus Ordo Missae. Le costanti critiche, che certamente lo hanno indebolito ma non sopraffatto, sono avvenute perché si rendesse gloria a Dio. Chi è di Cristo, sia esso laico o chierico, è consapevole di dover soffrire per Lui e Jospeh Ratzinger ha incarnato anche questo aspetto lungo la missione di presbitero, porporato e papa.
Esorto a offrire suppliche alla maestà divina, affinché si possa per gradi procedere ad aprire i vari processi che conducono alla canonizzazione: venerabile, beato ed infine santo.
Grazie Santità per essere stato fin da infante docile allo Spirito Santo ed aver reso testimonianza alla reale luce che è Gesù il Salvatore.
NOTE
- https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/papa-ue_200910191248579200000 – Per essere «uno spazio di pace e stabilità», ha detto il Papa – l’Unione Europea non deve dimenticare i valori che «sono frutto di una lunga e silenziosa storia nella quale, nessuno potrà negarlo, il cristianesimo ha giocato un ruolo di primo piano. L’uguale dignità di tutti gli esseri umani, la libertà dell’atto di fede come radice di tutte le altre libertà civili, la pace come elemento decisivo del bene comune». «Quando la Chiesa – ha proseguito il Santo Padre – ricorda le radici cristiane dell’Europa, non lo fa per chiedere uno statuto privilegiato per se stessa. Vuole fare opera di memoria storica», ricordando «l’ispirazione decisamente cristiana dei Padri fondatori dell’Unione Europea». Verità – ha aggiunto il Papa – «sempre più taciuta». Ma «più profondamente», la Chiesa “desidera affermare anche che il solco dei valori risiede principalmente nella eredità cristiana che continua ancora oggi a nutrirlo». Questi valori – ha proseguito Benedetto XVI non costituiscono un «aggregato aleatorio, ma formano un insieme coerente che si ordina e si articola, a partire da una visione antropologica precisa». Il Papa, a questo punto, pone alcuni interrogativi: «L’Europa – chiede – può omettere il principio organico originale di questi valori che ha rivelato all’uomo sia la sua eminente dignità sia il fatto che la sua vocazione personale lo apre a tutti gli altri uomini con i quali è chiamato a costituire una sola famiglia? Lasciarsi andare a questo oblio, non significa esporsi al rischio di vedere questi grandi e bei valori entrare in concorrenza o in conflitto gli uni contro gli altri? O ancora che questi valori rischiano di essere strumentalizzati da individui e gruppi di pressione desiderosi di far valore interessi particolari a scapito di un progetto collettivo ambizioso, che gli europei perseguono, avendo come scopo il bene comune degli abitanti del Continente e dell’intero mondo? Questo pericolo è stato più volte percepito e denunciato da numerosi osservatori appartenenti ad orizzonti diversi. E’ importante che l’Europa non lasci che il suo modello di civiltà si disfi a poco a poco. Il suo slancio originario non deve essere soffocato dall’individualismo dall’utilitarismo.
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