Il tempo è galantuomo
Jul 06, 2023di Silvana De Mari
Il tempo è galantuomo vuol dire che col tempo ai galantuomini l’onore sarà riconosciuto. Lunedì 26 giugno si è svolta a Roma all’Hotel delle Nazioni la commemorazione del professor De Donno.
Il professor De Donno aveva messo a punto un’ottima terapia contro la SARS 2 COVID-19 basata sull’infusione di plasma iperimmune, cioè del plasma di una persona guarita, un plasma quindi ricchissimo di anticorpi contro il virus La terapia è logica, ovvia. La medicina segue linee logiche. La terapia è estremamente economica, ed è anche un dono: una persona forte, in grado di sconfiggere il virus, dona attraverso il plasma la potenza del suo sistema immunitario a una persona debole che sta invece soccombendo. La prestigiosa rivista scientifica Nature parlò immediatamente, con entusiasmo, della nuova terapia messa a punto dal professor De Donno, terapia che attualmente è usata in moltissime nazioni cui Stati Uniti e Russia. Tra le moltissime nazioni che usano questa terapia, non c’è l’Italia.
Il professor De Donno è stato aggredito, esattamente come stato aggredito in Francia il maggior virologo mondiale il professor Raoult il quale a sua volta ha fatto una cosa logica, utilizzò per la SARS 2 la terapia messa a punto per la SARS 1. La medicina deve seguire linee logiche, altrimenti ci troviamo di fronte a tizi come Bassetti che affermano di aver brancolato nel buio. Chi segue linee logiche non brancola mai nel buio. Il professor Roault ha fatto una cosa logica: ha curato il coronavirus 19 con la cura usata per il coronavirus responsabile della SARS nel 2003. La malattia COVID-19 è infatti indicata con l’acronimo SARS 2. Dove c’è un due c’è anche un uno. Con il termine SARS 1 si indica la pandemia del 2003 che, benché fosse sostenuta da un virus ben più letale del COVID-19 non ha sterminato popoli, non ha ucciso l’ economia, non ha ridotto i bambini alla fobia: questo perché è stata curata.
La cura del professor De Donno, come quella del professor Roault risvegliò comprensibili entusiasmi, fino a quando non è venuta la doccia fredda da parte dei prescrittori di Tachipirina e vigile attesa. Hanno fatto notare che non esisteva uno studio randomizzato che dimostrasse l’efficacia e la sicurezza della cura in questione. Per studio randomizzato si intende uno studio sperimentale dove i volontari che fanno da cavia sono distribuiti in due gruppi: a uno viene data la cura in questione, all’alto un placebo, in maniera da stabilire con certezza se la terapia in questione è efficace, oltre che sicura, o no. Gli studi randomizzati richiedono tempo e fondi, molto tempo e soprattutto molti fondi. Se non c’è dietro una grossa casa farmaceutica che sponsorizzi, non è tecnicamente possibile. Lo studio randomizzato non è l’unico pilastro della medicina, ce ne sono altri: l’osservazione diretta, la clinica, l’anatomia patologica (autopsie, che dovrebbero essere obbligate dove ci sia una patologia sconosciuta, covid 19 oppure malore improvviso.) L’osservazione diretta è fondamentale: se un medico usa un determinato farmaco su un paziente e questo paziente migliora e guarisce, è un punto fermo, e non può essere considerato irrilevante. Si tratta giustamente di medicina episodica, ma migliaia e migliaia di episodi fanno una certezza. Se un medico come il dottor de Donno usando una nuova cura sui alcuni pazienti, ha ottenuto un risultato positivo al 100%, ha stabilito una prova. Questo è stato considerato irrilevante, esattamente come irrilevanti sono stati considerati i 300 pazienti curati con aspirina, azitromicina, idrossiclorochina, eparina, cortisone, vitamina C e vitamina D dal professor Cavanna secondo il protocollo Raoult e guariti.
Non sappiamo chi ha fatto lo studio randomizzato che ha giustificato tachipirina e vigile attesa in una malattia infiammatoria, autoimmune, con disordine coagulativo e sovrapposizione batterica come la SARS due COVID-19. Vorremmo saperlo. Il professor De Donno è stato aggredito. È stato svalutato. La signorina Lucarelli Selvaggina lo ha intervistato dicendogli che secondo voci di corridoio uno dei suoi casi non è reale ma una forma di polmonite apicale e non interstiziale. Una domanda che irrita il professore, per la sua irrilevanza, giustamente, e perché dimostra che dal suo reparto è stata violata la norma del segreto professionale. Questa irritazione è interpretata come un segno di insicurezza. La sperimentazione è stata tolta al professor De Donno ed è stata invece fatta in Toscana dove, guarda caso, non ha funzionato.
Lo ha spiegato il Dottor Bassetti in una delle sue ultime esternazioni su De Donno, l’ultima: il plasma sicuramente non funzionava per il covid grave. Concede che potesse funzionare nei casi medi e lievi. Sorvolo sul fatto che i casi lievi e medi, se guariscono, non diventano gravi, ma in realtà la cura di De Donno funzionava benissimo sui casi gravi. Lui nel suo ospedale l’ha usata per casi gravi. Non funzionava e non poteva funzionare sui casi terminali. Gli anticorpi del plasma iperimmune distruggono il virus nel sangue. Se nel frattempo il polmone è danneggiato da un fenomeno di coagulazione intravasale e ulteriormente compromesso da una sovra infezione batterica, è evidente che anche distruggendo i virus nel sangue non si risolve la situazione. Per “motivi di sicurezza” gli sperimentatori hanno provato il plasma iperimmune, assolutamente innocuo, solo su pazienti terminali, dove non ha funzionato, come è ovvio. Bizzarro che gli stessi schemi di sicurezza non siano stati usati per i carissimi anticorpi monoclonali e soprattutto per i cosiddetti vaccini. I cosiddetti vaccini Pfizer e Moderna attualmente sono ancora in fase sperimentale, sperimentati per solo due mesi su persone sane dai dodici ai sessant’anni con efficacia estremamente discutibile e con effetti collaterali in parte sconosciuti e purtroppo non più discutibili.
E si è arrivati al suicidio del professor De Donno, che era cattolico e nel cattolicesimo il suicidio è assolutamente vietato. La manifestazione di Roma si è stata la Prima Edizione Del Premio De Donno. È stata condotta da Antonino Magistro e Alessandra Cotta. Il Premio De Donno è nato da un immenso desiderio di giustizia, dal dolore intollerabile per migliaia di morti che ora gli stessi dati dell’ISS, hanno dimostrato essere stati causati da pessime cure perché la covid 19 se ben curata non è più letale di altre influenze stagionali, dall’orrore per la politicizzazione della medicina che ha impedito ai medici di curare, obbligando così la gente a morire dentro casa o attaccata ad un respiratore in terapia intensiva, mentre terapie efficacissime e poco costose erano bollate come follie di fattucchiera, mentre un siero sperimentale appena inventato, che ben 3700 studi hanno poi dimostrato essere nocivo, se non letale, veniva definito, e viene tutt’ora definito, come “miracoloso”. Mentre gli artefici di tutto questo sono premiati, chi è riuscito a curare è bollato, radiato, deriso. Il Premio De Donno si ispira ad un martire e vuole essere un premio alla vita, all’onestà e alla lealtà. È un riconoscimento a chi ha combattuto e combatterà ancora quando uscirà “casualmente” il prossimo virus pandemico. Questa la lista dei premiati:
Categoria medicina: Mariano Amici, Giuseppe Barbaro, Mariano Bizzarri, Rosanna Chifari, Massimo Citro, Silvana De Mari, Giovanni Frajese, Andrea Stramezzi.
Categoria diritto: Alessandra Chiavegatti, Augusto Sinagra.
Categoria Giornalismo: Maurizio Belpietro (‘La Verità’), Fabio Duranti (‘Radio-Radio’), Mario Giordano (‘Fuori dal Coro’), Massimo Mazzucco (‘Luogo Comune’), Claudio Messora (‘Byoblu’).
Premio speciale a Paolo Cassina e Alessandro Amori per il documentario ‘Invisibili’.
Segnalo che La verità è l’unico giornale cartaceo e che Mario Giordano è l’unico giornalista televisivo. Che il professor De Donno vegli su di noi. Il tempo è galantuomo. Tra dieci anni al suo nome intitoleranno le scuole.
Grazie a Antonino Magistro per aver organizzato il premio.
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