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Il documentario “Better Off Dead” mette in luce i pericoli delle leggi sul suicidio assistito

liz carr national catholic register universitari per la vita “better off dead” Oct 02, 2024

Credits: https://www.filmaffinity.com/en/film656167.html

di Universitari per la Vita

La scorsa settimana si è svolta al Congresso la prima proiezione negli Stati Uniti del documentario della BBCBetter Off Dead?”. Prodotto dall’attrice britannica e rinomata sostenitrice dei diritti dei disabili Liz Carr, il film mostra da una prospettiva laica come le leggi sul suicidio assistito in tutto il mondo minaccino la vita delle persone con disabilità. È opinione della Carr, non credente, che per molte persone l’assenza di argomenti non confessionali contro il suicidio assistito abbia ostacolato la causa: «Penso che per troppo tempo l’opposizione al suicidio assistito sia stata emarginata, messa in disparte, come se fosse una questione religiosa, solo religiosa. E quindi è stata vista come non valida da alcune persone a seconda delle prospettive». L’attrice sostiene che il suicidio assistito «costituisce una definitiva discriminazione contro certi gruppi di persone» che potrebbero non avere voce in capitolo.

«Una persona disabile – ha affermato – spesso si imbatte in queste leggi, e perciò viene loro presentata una corsia preferenziale che le incoraggia a porre fine alla propria vita piuttosto che incentivare una vera prevenzione del suicidio». In definitiva, le leggi sul suicidio assistito suggeriscono «che alcune vite sono più importanti di altre», un’idea che deriva dalla posizione comunemente diffusa secondo cui avere una disabilità è «un destino peggiore della morte». Carr ha spiegato che il punto centrale del documentario “Better Off Dead?” è proprio quello di contrastare questa posizione, dimostrando che la vita ha valore indipendentemente dal fatto che un individuo abbia il pieno controllo funzionale del proprio corpo.

L’attrice è disabile da quando aveva 7 anni a causa dell’artrogriposi multipla congenita, una rara condizione genetica che colpisce le articolazioni e i muscoli, e utilizza una sedia a rotelle da quando ne aveva 14. Da ragazza, ha ricordato, l’assenza di immagini di persone disabili che vivono vite degne di valore l’ha portata a volte a chiedersi se la non-esistenza fosse meglio dell’esistenza per una persona disabile: «Le idee dominanti in merito affermano che per avere una dignità, bisognerebbe essere in grado di camminare e di svolgere le attività di base. Ebbene, non solo non potevo fare queste cose, ma nei media vedevo solamente persone come me che si limitavano ad essere assistite e a vivere in case di riposo, perciò avrei voluto morire».

Ma ha anche aggiunto: «come avrei potuto immaginare che di lì a qualche anno mi sarei trovata seduta su una bellissima terrazza a Washington. Non avrei mai creduto, quando avevo 12 anni, a come sarebbe stata la mia vita 40 anni dopo, a 52 anni. Quante vite abbiamo perso perché le persone si sentivano senza speranza? E cosa avremmo potuto fare per alleviare quella sofferenza e quella disperazione?». Nei commenti rilasciati dopo la proiezione, co-sponsorizzata dal Disability Rights Education and Defense Fund, dal Patients Rights Action Fund e da Not Dead Yet, Matt Vallière del Patients Rights Action Fund ha espresso apprezzamento per il “fenomenale documentario” di Carr e il suo ottimismo per frenare ed invertire le leggi sul suicidio assistito negli Stati Uniti, nonostante il clima attuale. «Con il governo democratico Carney che ha posto il veto alla legge sul suicidio assistito nel Delaware – ha dichiarato Vallière – siamo pronti come movimento ad essere testimoni, per tre anni di fila, all’astensione di qualsiasi Stato dal legalizzare il suicidio assistito e a vedere una crescente opposizione bipartisan a queste politiche pubbliche pericolose e discriminatorie».

Vallière ha sottolineato che stanno emergendo «una miriade di storie di abusi e di danni dalle giurisdizioni legali negli Stati Uniti, nel Canada del nord e all’estero, oltre a un’importante causa federale intentata contro lo Stato della California da gruppi per i diritti dei disabili», notando che i legislatori di entrambi gli schieramenti hanno iniziato «a ripensare a queste leggi insidiose». A testimonianza di questo sentimento bipartisan, sono intervenuti alla proiezione anche i deputati Brad Wenstrup, Repubblicano dell’Ohio, e Lou Correa, Democratico della California. I due rappresentanti hanno presentato a maggio una risoluzione «circa la convinzione del Congresso sul fatto che legalizzare il suicidio assistito (a volte indicato con altri termini) pone tutti, compresi i più vulnerabili, a rischio di danni mortali».

I due hanno elogiato Carr per il suo attivismo e Wenstrup, che è un medico, ha dichiarato che «sostenere questa causa è una cosa ovvia», in quanto, «fino all’ultimo respiro, la vita umana ha valore».

Il deputato dell’Ohio ha raccontato la storia della morte di suo padre, notando che nei suoi ultimi giorni di vita, aveva iniziato a recitare il Padre Nostro. Ha ipotizzato che, se la morte del padre fosse stata accelerata, questo momento spirituale forse non si sarebbe verificato. Ha concluso affermando in modo perentorio che «dobbiamo rispettare la vita».

Correa, cattolico, si è detto d’accordo, affermando di credere nella “responsabilità morale” dei legislatori nel facilitare un maggiore accesso a risorse come le cure palliative per le persone con malattie terminali, piuttosto che aprire la porta alla morte medicalmente assistita. Dopo l’evento, l’attrice britannica ha espresso la sua gratitudine ai rappresentanti per aver partecipato e mostrato il loro sostegno, affermando che la loro presenza “ha dato una reale importanza” alla questione: «È importante che i rappresentanti, in qualsiasi Paese ci troviamo, che sono i nostri legislatori e politici, si impegnino su questi temi».

Fonte: National Catholic Register

 

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