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I vescovi italiani e i nuovi sacramenti pandemici

Jan 25, 2022

di Fraternità sacerdotale san Pio X

Attualmente, nonostante in Italia sia in vigore un “super green pass” che prevede la vaccinazione per prendere parte a quasi tutte le attività della vita civile, l’accesso ai luoghi di culto e la partecipazione alle funzioni sacre rimane regolato da un protocollo del governo del 7 aprile 2020, controfirmato dalla Conferenza episcopale italiana. Non è ora il luogo di discutere il valore legale (anche partendo dagli iniqui princìpi della Costituzione italiana e del pessimo Concordato del 1984) di un simile documento. Resta il fatto che l’accesso alle funzioni sacre è tuttora possibile senza vaccino o tampone, rispettando delle imposizioni su distanziamenti, mascherine, comunione in mano, e simili distorsioni del culto.

I vescovi italiani però, sull’onda dell’entusiasmo per l’estensione delle esigenze vaccinali da parte del governo, non vogliono restare indietro. Molte diocesi hanno da mesi imposto di propria iniziativa il vaccino o il tampone ogni due giorni a preti, diaconi, ministri dell’Eucaristia, operatori pastorali etc., con uno zelo certamente degno di miglior causa.

Ma non ci si ferma qui. Per il vescovo Francesco Beschi di Bergamo il vaccino è letteralmente “un obbligo morale”, non solo legale.

Occorre ricordare che tutti i vaccini attualmente disponibili in Italia sono prodotti in maniera moralmente discutibile, e che la stessa Congregazione per la dottrina della fede riteneva accettabili solo per ragioni gravi, e anzi fino a poco tempo fa permetteva l’uso di prodotti provenienti da linee cellulari abortive solo a queste ristrette condizioni.

Siamo anche oltre le raccomandazioni di papa Francesco a vaccinarsi come “atto d’amore”. Nella diocesi, tutte le attività, tranne quelle strettamente cultuali, sono proibite a chi non possiede il green pass rafforzato.

Per la presentazione del nuovo vescovo di Reggio Emilia, monsignor Giacomo Morandi, proveniente proprio dalla Congregazione per la dottrina della fede, è stato richiesto il super green pass anche per entrare in cattedrale.

Ma questo è ancora niente. L’arcivescovo di Salerno, Andrea Bellandi, presenta il vaccino come obbligo di coscienza, e aggiunge una norma alle tante che il governo già impone:

«Esigo espressamente che l’Eucaristia, durante le celebrazioni, NON VENGA DISTRIBUITA dai sacerdoti, diaconi o ministri straordinari non vaccinati. In caso di assoluta necessità, autorizzo che, per la distribuzione, venga scelta ad actum una persona di fiducia (religiosa o catechista) dotata di avvenuta vaccinazione».

Sapevamo da tempo che i modernisti tengono per inesistente il dogma del Concilio di Trento (sess. XXIII, cap. I, DS 1764), per cui il potere del Sacramento dell’Ordine esiste per consacrare e distribuire l’Eucaristia. Ora scopriamo che il potere sacramentale è stato sostituito dal super pass vaccinale, che sovrasta tutti i ministeri ecclesiali antichi e moderni.

Ma non finisce qui. Scopriamo che non solo è possibile annullare il Concilio di Trento, ma lo stesso spirito evangelico più profondo e indiscutibile, che nessun eretico si sarebbe sognato di mettere in causa.

Monsignor Bellandi ha infatti stabilito che «per quanto riguarda la visita agli anziani e agli ammalati, si abbia molta cautela, valutando i singoli casi e chiedendo l’esplicito consenso dei familiari. In ogni caso è fatto assolutamente divieto di compiere tali visite a coloro che non sono in possesso del green pass rafforzato».

Identiche disposizioni sono state prese a ruota da altri vescovi campani, monsignor Cirulli vescovo di Teano-Calvi e monsignor Soricelli vescovo di Amalfi, che chiede pure «in maniera vincolante in coscienza» ai sacerdoti, diaconi e religiosi della diocesi di vaccinarsi.

Nostro Signore ci fa esplicito comando, sotto pena di dannazione eterna, di visitarlo nella persona degli ammalati. Ogni sacerdote ha in questo un dovere in carità, specie per amministrare i sacramenti.

A maggior ragione un parroco, che si è assunto il dovere in giustizia di visitare i suoi infermi, dovrà rinunciarvi perché non è in possesso di un documento governativo (che tra l’altro non è richiesto per visitare dimore di privati, ma solo per alcune strutture per anziani), anche se assolutamente sano?

Dovrà aver paura di contagiare perché non vaccinato, anche se sa di essere “negativo”, quando è provato e palese ed ufficiale che i vaccinati contagiano e si contagiano?

Il governo italiano non proibisce ai non vaccinati di visitare chi vogliono, e chi li vuole ricevere. Sarà possibile che i vescovi lo proibiscano ai loro parroci, per la visita ai malati ed anziani? Dovremo rinunciare a compiere i comandi del Vangelo (e i doveri di stato per i parroci) per un’esigenza che non è né legale né morale né ragionevole? Faremo portare i sacramenti a laici vaccinati piuttosto che dal parroco sano ma non vaccinato? E questi laici sentiranno anche le confessioni?

L’obbedienza prona dei presuli non solo alle inique leggi dello Stato, ma perfino allo “spirito” di queste leggi, fa pensare al modo in cui si applicò il Vaticano II, non fermandosi ai già gravissimi errori messi per iscritto negli atti dell’assemblea, ma giustificando ogni aberrazione con lo “spirito” del Concilio.

Oggi lo “spirito” del governo Draghi non solo ispira ai vescovi la negazione dei Concili dogmatici (ci eravamo abituati), ma fa perfino proibire l’esercizio della carità evangelica più basilare, quella su cui papa Francesco dice tante belle parole quando si tratta di accogliere i migranti.

Fonte: fsspx.news

fonte: https://www.aldomariavalli.it/2022/01/25/i-vescovi-italiani-e-i-nuovi-sacramenti-pandemici/

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