I VERI DIRITTI DEI BAMBINI CON DISABILITÀ
May 10, 2024di Silvana De Mari
Parliamo del generale Vannacci, e della sua affermazione che i bambini con disabilità cognitive dovrebbero avere classi a loro dedicate, con programmi a loro dedicati, con strutture a loro dedicate. Questo ha scandalizzato moltissimo. Io non mi sono scandalizzata.
Nel 2004 ho scritto “L’ultimo elfo”. Il libro ha avuto un buon successo. Avevo scritto un libro fantasy, un tipo di letteratura dove non si parla apertamente di politica, e tenuto la bocca chiusa, per cui nessuno aveva fatto mente locale sui quali fossero in realtà le mie idee. Dato che nessuno aveva capito che non sono di sinistra, mi avevano invitato alla Fiera della Letteratura di Mantova, oggi sarebbe impensabile. Mantova è una città di una bellezza sconvolgente. Porto nel cuore la sua grazia, le sue strade, l’acqua che la circonda, la ricchezza del Palazzo Ducale, il sensuale fascino di Palazzo Te. Data l’eccezionale occasione, mio marito mi aveva eccezionalmente invitato all’eccezionale ristorante Il Pescatore. Porto nel cuore i loro tortelli di zucca, li ritengo un’esperienza mistica, nel senso che non è pensabile, non è possibile che i tortelli di zucca del Pescatore e un essere umano che sia in grado di percepirne la bontà siano ammassi casuali di atomi. Quindi è una delle numerose prove che un’Intelligenza ha creato il mondo: Dio esiste. Anche la bellezza di Mantova e quella del mondo sono una delle numerose prove che Dio esiste.
Nella mia permanenza a Mantova mi aveva ospitato la Casa del Sole, e ho potuto conoscere questa straordinaria struttura. La Casa del Sole onlus dal 1966, è una struttura che si prende cura dei bambini e ragazzi con disabilità (paralisi cerebrale infantile, autismo, ritardi cognitivi), considerando la loro disabilità come il punto di partenza per un cammino di educazione e di riabilitazione che li valorizzi pienamente come Persone. Si ispira a questo principio anche l’intervento a favore dei disabili adulti, in una visione dinamica della persona per la quale è possibile attuare un cammino di Educazione Permanente. “L’opera educativa è tale solo se si rivolge alla persona nella sua globalità, aspetto neuropsicologico, affettivo e spirituale“: questa intuizione della fondatrice della Casa del Sole, Vittorina Gementi (Mantova, 1931-1989), è alla base del Trattamento Pedagogico Globale, metodologia a cui si ispira ogni intervento realizzato alla Casa del Sole.
La Casa del Sole è una struttura creata con una villa lasciata da Vittorina Gementi, che ha lasciato anche il denaro sufficiente perché questa realtà sia possibile. Qui vengono assistiti i bambini disabili di Mantova e Verona, qui hanno strutture a loro dedicati, programmi a loro dedicati. Al mattino parte un pulmino che raccoglie i bambini che vengono divisi in classe sia in base all’età ma anche in base alla disabilità. In queste classi tutti sono concentrati su di loro. Il posto è splendido. Ci sono giardini, serre dove i bambini imparano il giardinaggio, cucine dove apprendono i rudimenti della cucina. Ci sono i cavalli, per la pet therapy, c’è il teatro per continue rappresentazioni. Soprattutto i programmi sono a misura del bambino con disabilità. La prima necessità, fondamentale, è l’autonomia. Il bambino deve essere autonomo dal punto di vista della sua persona, deve essere in grado di vestirsi, lavarsi, svestirsi. Poi si ha l’autonomia dei suoi spazi, quindi il bambino apprende a rifare il letto e tenere in ordine i suoi oggetti e i suoi abiti. Poi si ha l’autonomia alimentare: apparecchiare, sparecchiare, preparare da mangiare. Nel momento in cui una persona sa fare queste tre cose, è in grado di gestire la propria vita. Per insegnare a leggere e scrivere e tutte le altre competenze cognitive ci sono programmi dedicati a loro.
Al di fuori di questa realtà, noi teniamo i bambini con disabilità buttati nelle classi normali. Questo permette di non impegnarsi ad avere locali e programmi per loro. Il bambino con disabilità è buttato, insisto con questo vocabolo, in una realtà dove lo si costringe a confrontarsi con la sua disabilità e quindi la sua inadeguatezza ogni singolo istante. Nella fantastica ipotesi che nessun bambino della classe lo aggredisca mai con un insulto o anche solo un gesto di impazienza, il bambino si rende conto ogni istante che lui non sa fare cose che gli altri fanno. L’incapacità a creare spazi e programmi per i bambini con disabilità è descritta come la volontà di non discriminarli. In realtà questi bambini sono discriminati, ogni istante, anche nell’ipotesi non molto verosimile che nessun altro bambino li disprezzi e li tratti male, magari quando è nervoso, può capitare. Un bambino di otto anni certo non ha fatto il corso di psicologia avanzata. Il disagio i bambini con disabilità lo percepiscono nell’aria, perché è insito nel fatto che gli altri fanno cose che loro non sono in grado di fare. Sprecano parcheggiati in classi inadatte tempo prezioso che non viene usato a apprendere l’autonomia, i gesti e le competenze che potrebbero renderli autosufficienti. Vengono continuamente confrontati alla loro disabilità e alla loro incapacità a fare. Tutto questo non riesce a essere compensato dall’insegnante di sostegno, sempre che questo insegnante ci sia.
Quindi il generale Vannacci ha detto una cosa che non bisogna assolutamente dire, e cioè che è necessario dedicare spazi e risorse a questi bambini, per riuscire a sviluppare al massimo le loro potenzialità. Ci vogliono volontà, preparazione, denaro e strutture. Meglio tirare fuori la parola inclusione e lasciare i bambini con disabilità allo sbaraglio parcheggiati in una classe inadatta a loro. Il denaro che avrebbe dovuto essere investito per creare strutture a loro adatte che permettano loro una vita autonoma è stato saggiamente investito per importare energumeni in fuga da impalpabili carestie che vivacizzano le nostre notti, ma anche i nostri giorni, sono stati investiti in banchi a rotelle che come hanno intuito i nostri incredibili esperti fermano una infezione virale, sono stati investiti in mascherine che favoriscono vari tipi di malattie e in cosiddetti vaccini inefficaci e pericolosi.
È bastato inventare la parola inclusione e tutto si è risolto. Il genitore del bambino con disabilità si arrangia da solo per portare il suo bambino a scuola, e il suo bambino si arrangia lui a essere confrontato ogni istante con qualcosa per cui si sente inadeguato. Molti bambini con disabilità sono stati costretti al cosiddetto vaccino covid per loro particolarmente pericoloso per poter accedere alle poche cure. Porto nel cuore La Casa del Sole, i suoi bambini, i suoi insegnanti, i suoi cavalli, la sua vita spumeggiante di diversità e coraggio.
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