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Fecondità ai minimi storici in Italia: la vera soluzione del problema

corrispondenza romana universitari per la vita Apr 11, 2025

di Universitari per la Vita

Lo scorso 31 marzo, l’ISTAT ha pubblicato un nuovo rapporto sul calo delle nascite in Italia, riconfermando non solo una allarmante tendenza in discesa, ma addirittura evidenziando una fecondità ai minimi storici, con 1.18 figli per donna nel 2024 rispetto al minimo di 1.19 nel 1995. Il Ministro delle Pari opportunità e della Famiglia, Eugenia Roccella, in una trasmissione su Rai News 24 ha affermato: «dobbiamo chiederci quali sono i motivi per cui, in maniera più ampia, ogni volta che si è più ricchi, si fanno meno figli, perché questo è ormai innegabile e dobbiamo capire quindi quali sono le ragioni culturali». Affermazione condivisibile, salvo per il fatto che alla domanda non è poi seguita una risposta. Il principio di causalità, che assieme a quello di non contraddizione costituisce la base della logica, afferma che ad ogni causa corrisponde un effetto ad essa proporzionato e inferiore alla causa medesima in quanto il più non può venire dal meno.

Il servo di Dio Pier Carlo Landucci (1900-1986), nella sua opera Il Dio in cui crediamo (Edizioni “Pro Sanctitate”, Roma 1967, pp. 106-107), spiegava molto chiaramente questo basilare principio, affermando che «nessuna cosa reale può mancare d’una sua spiegazione, di una sua giustificazione, d’una sua ragion d’essere: o dentro o fuori della cosa stessa. È l’insopprimibile legge della realtà. E siccome la ragion d’essere deve ovviamente proporzionarsi all’essere di cui è ragione, tale legge si chiama anche giustamente di ragione sufficiente (ragione, cioè, proporzionata). Considerando d’altra parte le cose come effetti che richiamano la causa, tale legge si dice anche principio di causalità (…). Ogni riflessione che facciamo e ogni iniziativa della vita pratica implicano continuamente questo principio».

Se non si afferrano le cause degli effetti che si vedono, si rischia non solo di non risolvere il problema, ma di andare disastrosamente fuori strada. Se da un lato, infatti, la maternità viene messa gravemente in discussione, con l’aberrante fenomeno delle donne child-free, dall’altro si assiste all’utilizzo, sempre più sfrenato, della fecondazione artificiale per sopperire al triste declino demografico, pensando di poter violentare i tempi fisiologici della maternità a scapito non solo dell’integrità dell’atto coniugale, ma anche del sacrificio di un numero incalcolabile di embrioni umani. È notizia del 21 marzo scorso che, nell’ospedale di Versilia, è stato acquistato «un nuovo incubatore denominato EmbryoScope che si avvale della tecnologia time-lapse e che grazie all’intelligenza artificiale è in grado di valutare l’embrione con più elevato potenziale di impianto». La dott.ssa Cristiana Parri, direttrice del centro per PMA, ha affermato che l’analisi dei dati da esso estratti, consentirebbe «di fare previsioni più accurate sulla qualità degli embrioni e sulle probabilità di successo della gravidanza, anche grazie a sistemi di valutazione basati sull’intelligenza artificiale […]. Grazie a questa tecnologica, il monitoraggio continuo e la selezione più precisa degli embrioni potranno ridurre il numero di tentativi necessari per ottenere una gravidanza evolutiva» (tondo nostro). Nulla si dice sul destino degli embrioni sovrannumerari prodotti la cui “qualità” risulti inferiore, secondo l’intelligenza artificiale, anche se è semplice intuirlo.

A più riprese Corrispondenza Romana, sulla scorta degli insegnamenti di grandi pontefici come quelli di Pio XII, indirizzati a più riprese ai novelli sposi, nonché delle argomentazioni di acuti filosofi come il prof. Régis Jolivet (1891-1966), si è soffermata sull’analisi delle cause più remote della denatalità: dalla distruzione della famiglia e della vita che in essa nasce con divorzio, aborto e contraccezione, incentivati dalle inique leggi promulgate in tutto il mondo, passando per la sovversione del ruolo femminile nella vita sociale e l’individualismo edonista che porta l’uomo a cercare il massimo godimento a scapito dello spirito di sacrificio, approdando alla perversione della natura femminile e al disfacimento della maternità. In ultima analisi, la causa della denatalità e dei problemi più impellenti del nostro tempo sta nel rifiuto di Dio e nella conseguente pretesa di autonomia dell’uomo che sfocia nella violazione della legge morale naturale. Se il male è questo, allora la cura non può che essere il tornare ad amarla e rispettarla, in ogni ambito della vita umana: tutto sia massimamente permesso, eccetto la violazione di questa legge, ovvero la natura stessa di Diocodificata nella nostra vita.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 1954-1960), sintetizza il concetto di legge morale naturale, espressa nel Decalogo. Che cos’è il Decalogo? Mons. Andrea Scotton (1838-1916) si poneva tale domanda nel terzo volume del suo Corso Completo di Catechismo, dedicato ai Comandamenti (S.A.T. Editrice, Vicenza 1950) e rispondeva che esso «è la forma esemplare sopra la quale dovrebbe modellarsi il codice di tutte le nazioni del mondo: è la luce divina alla quale dovrebbe rischiararsi la mente di tutti i legislatori: è la base sulla quale dovrebbe reggersi l’umano consorzio: è quella regola pratica della vita privata e pubblica, senza la quale tutto è disordine, scompiglio, corruzione, tirannia, barbarie». E proseguiva ammonendo: «togliete il Decalogo, e non vi sarà più famiglia. Togliete il Decalogo, e non vi sarà più proprietà. Togliete il Decalogo, e non vi sarà più convivenza sociale. Togliete il Decalogo, ed alla forza del diritto sottentrerà il diritto della forza, i muscoli e le armi prenderanno il posto della ragione, scorreranno torrenti di sangue e la terra si trasformerà in un serraglio di belve» (p. 7).

Dono della profezia? No, semplice applicazione del principio suddetto. Così come posti due reagenti a contatto, la reazione chimica segue necessariamente, in modo analogo rimosso il presidio della legge naturale per la preservazione della famiglia, essa altrettanto fatalmente si disfa. Il fenomeno è sotto gli occhi attoniti di tutti, ma pochi sembrano volerne davvero trarre le adeguate conclusioni perché costa, all’anima ferita dal peccato originale e attuale, il dover ammettere d’aver deviato dalla retta via e rimettersi salutarmente in carreggiata.

La legge morale naturale altro non è che l’applicazione nel tempo della legge eterna con cui Dio ha ordinato tutto ciò che esiste. Certamente, sottolinea Mons. Scotton, «vi è chi si oppone a questa legge, perché vi è purtroppo chi turba l’ordine che essa vuole: e sono i poveri peccatori». Ma anche loro «devono rientrare da un altro lato sotto il dominio della legge che offendono, e vi rientrano loro malgrado, in quanto l’ordine turbato dalla colpa, viene ristabilito dalla pena» (p. 10).

Una delle espressioni di questa pena è il dolore nel vedere che il nostro futuro svanisce in una nazione non più benedetta come un tempo dalla nascita di nuovi uomini e donne.

Fonte: CR

 

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