Fare figli inquina l’ambiente. Gotti Tedeschi: «Falso, è esattamente il contrario»
Feb 01, 2023di Luca Marcolivio
Lo sviluppo demografico è una minaccia per l’ambiente? Ettore Gotti Tedeschi è convinto dell’esatto opposto. Intervistato in esclusiva da Pro Vita & Famiglia, il banchiere ed economista, nonché ex presidente dello IOR sorprende ancora una volta con la sua logica stringente. Alla base del cambiamento climatico attuale, ipotizza Gotti Tedeschi, vi sarebbe essenzialmente il “combinato disposto” di due fattori: la mentalità consumistica di chi non investe più nella famiglia e la delocalizzazione industriale verso Paesi che inquinano di più.
Prof. Gotti Tedeschi, che piega sta prendendo, a suo avviso, il dibattito sui temi ecologici, in particolare per ciò che riguarda il riscaldamento globale?
«Il dibattito ha da molto tempo preso la piega che si è voluto imporre, progressivamente, negli ultimi 50 anni, che è accelerata negli ultimi 10 anni e che è esplosa negli ultimi 4 anni, dal 2019: il tema del dibattito… non è dibattuto, è diventato un dogma. Peraltro il progetto di transizione energetica non poteva farne a meno. Ma questo dibattito guidato equivale ad un Reset, pertanto sarà resettato più volte in futuro. Per rispondere alla sua domanda vorrei obiettare che il fenomeno del riscaldamento globale, viene affrontato abbondantemente nei suoi effetti, ma non sufficientemente nelle sue cause discusse scientificamente. Anzi, l’assist coreografico (Greta, ad esempio) ha aggravato alcuni sospetti. La causa più rilevante è l’uomo o la natura? Qui il dibattito non è affatto così chiaro come qualcuno vorrebbe: non direi proprio che, come si dice, da qualche tempo, solo l’1 % degli scienziati dissente. Dissente da che cosa? E chi sono questo 1% di scienziati dissenzienti? Le temperature globali sono certamente cresciute grazie alla rivoluzione industriale e ai consumi di massa. Ciò è confermato dalle stime secondo cui, nel secolo che va dal 1880 al 1980, la temperatura è cresciuta ad un tasso medio annuo (terra-oceani) di 0,07°C, mentre, dal 1980 a oggi, si stima una crescita annua di 0,18°C. E tuttavia: è molto? È così grave? Ce lo spiegano gli scienziati in modo scientifico? O ci tempestano di film catastrofici? Qualche tempo fa, dopo l’esibizione della signorina Greta, che va nel continente americano con la barca a vela per non concorrere ad inquinare con un volo aereo, ho letto – mai smentito – che la quota di carbonio prodotta da tutti i voli aerei è del 2,4% del totale! Vorrei azzardare e avanzare un’ipotesi: questa crescita-raddoppio di 0,18°C dagli anni ‘80 ad oggi, secondo me è dovuta proprio al crollo della natalità in Occidente. Un crollo che ha impattato negativamente sulla crescita del PIL in Occidente, compensata quindi dalla crescita proporzionata dei consumi individuali necessari a tenere su il PIL. Quindi, per soddisfare questi consumi a basso costo, con la crescita della delocalizzazione in Asia delle produzioni (inquinanti). La crescita esasperata dei consumi in Occidente e le produzioni a basso costo e alto inquinamento in Oriente ha concorso a produrre il problema ambientale. In sintesi, negare la natalità (legge naturale) nel colto, dotto e progredito mondo occidentale ha combinato il pasticcio che oggi non vogliamo riconoscere e di cui imputiamo la responsabilità alla natalità. Non dimentichi il lettore che il crollo della natalità avviene solo in Occidente, non nel resto del mondo! In sintesi: negli anni ‘70-‘80 nel mondo c’erano quattro miliardi di persone, un miliardo in Occidente e 3 miliardi nel resto del mondo. Oggi al mondo ci sono 8 miliardi di persone, poco più di un miliardo in Occidente e 7 miliardi nel resto del mondo. Negli anni ‘70-‘80, l’Occidente controllava più del 90% del PIL mondiale, oggi controlla poco più del 40%. E l’Occidente, risvegliatosi, ma non convertitosi alla verità (anzi), si preoccupa per questo crollo di potere conseguente e, chissà, magari anche la transizione energetica è solo un Reset utile a correggere questo fenomeno. O no? Si rifletta…».
Ci sono persone che non mettono al mondo figli, perché ritengono ciò una fonte di inquinamento e di squilibrio dell'ecosistema globale. Questo fenomeno è frutto di una paura diffusa o è un puro atteggiamento ideologico?
«Che gli esseri umani inquinino è fuori dubbio, in quanto consumano. Ma che gli esseri umani trasformino giungle, acquitrini, deserti in giardini pensili, orti, città, è altrettanto vero. In Genesi 1,26-28, Dio invita l’uomo e la donna a sottomettere e custodire la terra e ogni essere vivente. Questa è la legge: se vi sono soprusi vanno colpiti i soprusi, non la legge. Per imporre il rispetto della legge e della natura si deve investire e imporre la salvaguardia di terra, acqua e aria. Tuttavia, per avere risorse da investire, l’economia deve crescere e, perché ciò avvenga, la popolazione non può decrescere. Chi crede nella “decrescita felice” è un illuso che invece di studiare e pensare, legge romanzi utopistici. Che un pianeta come la terra sia popolato, grazie a Dio, è naturale. È innaturale spopolarlo. Non è, però, quello che sta avvenendo: nei Paesi occidentali ricchi e dotti, assistiamo a uno spopolamento, di cui stiamo pagando le conseguenze. L’ambiente è certo più protetto sulla Luna o su Marte, ma chi è che beneficia di questa protezione?».
Sul piano oggettivo, la crescita demografica è davvero una minaccia per l’ambiente?
«Vede, questa domanda riflette una considerazione di fondo: chi sostiene che la crescita demografica è una minaccia per l’ambiente sono sempre stati, e sono, gnostici, pragmatici e positivisti, che si ritengono scientifici e, soprattutto, affermano di volere il bene dell’umanità. I loro dati di riferimento sono spesso frutto di fantasia e le loro soluzioni sono a dir poco utopistiche. Dai tempi di Malthus e Darwin, dai futurologi neomalthusiani dell’Università di Stanford negli anni ’70 fino a quelli di oggi, hanno utilizzato sempre lo stesso (ben confezionato) modello utopistico-statistico per convincere. Tutti, però, tutti hanno sempre usato un criterio ricorrente: il disprezzo del valore della vita umana, che deve pertanto essere subordinata ad altri valori, quali ambiente, sviluppo sostenibile, ecc. Tutti costoro hanno anche avuto dalla loro parte uno strumento di imposizione delle opinioni che crea il pensiero politicamente corretto – attenzione – anche, o soprattutto, in materia morale. Hanno poi sempre usato “testimonial” più o meno credibili ma accettati in un contesto di incapacità di fare l’analisi logica, magari secondo il sillogismo aristotelico. Comunque, rimando la risposta all’obiezione di fondo che ho già fatto prima. Crescita demografica dove? In Occidente o nel resto del mondo? Con quali conseguenze? Avete mai ascoltato una spiegazione credibile delle cause, anziché solo degli effetti su questo tema? Ricordo la mia spiegazione: il problema ambientale è stato determinato negli ultimi 50 anni dalla negazione della natalità in Occidente».
Quali sono, invece, gli effetti benefici della crescita demografica?
«Curiosamente nessuno se ne occupa e nessuno ne parla. I ritornelli dicono il contrario, ovvero che mettere al mondo un figlio in meno riduce le emissioni di Co2 di 58,6 tonnellate all’anno, rispetto, invece, al non utilizzo di un’automobile (si deve produrre, vendere, consumare, perbacco!) che ridurrebbe invece le emissioni solo di 2,4 tonnellate all’anno. Chissà a chi venderebbero, poi, le automobili prodotte se si smettesse di fare figli… Tutti i maestri di pensiero si stanno domandando se oggi valga la pena fare figli, dato il problema climatico che abbiamo. Nessuno di coloro che hanno posto il problema, però, ascolta poi la risposta. Il problema climatico è generato proprio da non aver fatto figli in Occidente. Non pensano neppure che la crescita zero della popolazione significa due figli a coppia, cioè tasso di sostituzione! In Occidente, negli ultimi 30-40 anni, quanti ne abbiamo fatti? 1,5-1,7 a coppia? In Italia 1,3? Oggi ancora meno? Una crescita demografica equilibrata in Occidente, diciamo pure crescita zero, non ci avrebbe portato ai problemi di oggi. Per sentirci più ricchi, abbiamo smesso di far figli e siamo diventati più poveri. Non vado oltre. Ma cosa si insegna nei “confessionali” del mondo occidentale da circa 50 anni? La paternità responsabile, cioè un figlio a coppia? Una Norimberga misericordiosa e comprensiva per i neomalthusiani degli anni ’70 sarebbe auspicabile?».
FONTE : ProVita & Famiglia
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