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E Bruno Pizzul disse: «Recito il Rosario con la moglie e gli amici»

bruno pizzul federica di vito il timone Mar 07, 2025

di Federica Di Vito

Tra le più grandi voci del giornalismo italiano, avrebbe compiuto 87 anni l’8 marzo prossimo. Bruno Pizzul, commentatore delle partite della nostra Nazionale per 16 lunghi anni, è morto all’ospedale di Gorizia. La sua voce ha fatto da sottofondo agli incredibili Mondiali del 1990, i più giovani lo ricorderanno per l’ultima partita Italia-Slovenia del 21 agosto 2002 e tutti per il suo memorabile «…e segna, segna Roberto. Roberto Baggiooo al 42’ del secondo tempo».

Ha prestato la voce alla tragedia dello stadio Heysel di Bruxelles per la finale della Coppa dei campioni Juventus-Liverpool, durante la quale hanno tristemente perso la vita 39 tifosi. In parallelo all’attività di telecronaca ha condotto Domenica Sprint e La Domenica sportiva. Dalla Coppa del mondo del 1986 è diventato il telecronista degli Azzurri in occasioni di cinque Campionato del mondo e quattro Campionati europei. La sorte gli è stata ingiusta: diventato infatti telecronista dell’Italia dopo il Mondiale dell’82 e avendo lasciato la telecronaca prima del Mondiale del 2006, non ha mai potuto prestare la voce a una nostra vittoria. Ma per lo spazio che occupa nel cuore di tutti gli italiani è come se l’avesse fatto.

Oltre a ricordarlo con affetto, in questa sede ci interessa riprendere un fatto privato – che poi si rispecchia felicemente anche nella sfera pubblica – della sua vita. «Ho sempre avuto una particolare attenzione verso il culto mariano. Fin da quando ero ragazzino, ma direi quasi adolescente, andavo a dormire con una statuina della Madonna sotto il cuscino e se non ce l’avevo non riuscivo a prendere sonno, mi faceva sentire al sicuro», così confidò Bruno Pizzul nel 2002 al settimanale Maria con te.

«All’età di quattro anni, mi ricordo che nel momento in cui a Natale mamma andò a prendere la statuina di Gesù per metterla nella mangiatoia, non la trovò: alla fine scoprì che l’avevo messa nel forno della stufa perché non patisse freddo mentre aspettava di essere disposto nel presepe», raccontò ancora nell’intervista. Quello slancio di fede che ha colorato la sua infanzia non si è poi spento da adulto, poiché grazie alle numerose trasferte potè visitare molti santuari, «come Lourdes e Fatima, ma mi è rimasto nel cuore quello della Vergine Nera di Czestochowa perché è un ambiente del tutto particolare, di una religiosità intensa».

Dai suoi racconti emerge un’esperienza di fede genuina che l’ha portato a vivere il suo lavoro con dedizione e umiltà: «Recito il Rosario fin da bambino. Al mio paese durante tutto il mese mariano si partecipava tutti al Rosario delle 20. C’era un momento di fibrillazione fra noi ragazzini quando iniziava qualche partita di Coppa dei Campioni alle 20.30 ed era in corso questa orazione», conclude l’intervista, «sapendo della nostra impazienza alcuni sacerdoti acceleravano un pochino la recita delle decine, poi guardavamo tutti insieme la partita alla televisione della parrocchia. Un bel momento di condivisione». Fede che ha trovato spazio anche nella vita famigliare: «Oggi continuo a recitare il Rosario in casa con mia moglie e amici cari». (Foto: Imagoeconomica/Pexels.com)

FONTE : IL TIMONE

 

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