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Due matematiche premiate, ma i media esaltano quella senza figli. Chissà perché

il timone paola belletti Jul 22, 2024

di Paola Belletti

Il contesto è quello di un prestigioso riconoscimento, in un ambito a lungo erroneamente ritenuto appannaggio maschile, quello STEM e più in particolare quello della disciplina matematica. Tra i 10 under 36 premiati in questa edizione dell’EMS Prize, nel congresso che si svolge ogni 4 anni, ci sono due italiane, Cristiana De Filippis e Maria Colombo: la prima in un gruppo di ricerca dell’Università di Parma, la seconda docente al Politecnico di Losanna. Entrambe hanno raggiunto eccellenti risultati e dato a questo ambito scientifico contributi assai significativi. Un po’ a lato della vicenda però possiamo fare una riflessione sul tema tanto dibattuto e ancora mal compreso del rapporto tra realizzazione professionale e maternità per le donne; e più ancora sugli schemi entro i quali i media allineati tendono a forzare e a distorcere la vera questione femminile: come permettere alle madri di lavorare e alle lavoratrici di essere madri.

«Nella vita si devono fare delle scelte e io so che, se oggi avessi dei figli, non potrei mantenere lo stesso standard di cura dei miei genitori con me. Non dovrebbe essere così, ma lo è. Se davvero si vogliono aiutare le donne che fanno ricerca, non bastano i congedi di paternità. Dateci più soldi per poter mettere su un gruppo di lavoro che ci supporti, in modo che non ricada tutto il peso su poche persone. Finché il sistema non ci metterà nella condizione di non dover scegliere, toccherà sempre a noi l’onere della scelta». Questo è uno dei passaggi cruciali nell’intervista a Cristiana De Filippis pubblicata sul Corriere della Sera in cui una dei dieci matematici premiati mette in luce un problema che non dovrebbe essere più annoverato tra quelli insolubili. E invece resta insoluto.

Per prima cosa, forse, andrebbe posto in termini più ampi e democratici di come li espone la scienziata: tutte le donne che intendono dare il proprio contributo nel mondo del lavoro e nel contempo accolgono figli dovrebbero poterlo fare senza aut aut così inappellabili. La rete di aiuto e sostegno non serve solo a chi fa ricerca in università, è necessaria a tutte le madri e andrebbe a vantaggio della società intera. La denatalità è un’emergenza globale che meriterebbe la massima cooperazione. Più di quella climatica – con la quale non è affatto in opposizione; più di quella energetica –  a cosa servirà tutta l’energia risparmiata, ricavata da fonti rinnovabili o recuperata dai rifiuti, solo a spingere carrozzine per il milione di ultra novantenni atteso nei prossimi 3 anni? Più di quella ambientale: chi si godrà il mare libero dai tappi di plastica saldamente attaccati alle novelle bottiglie eco sostenibili?

E dunque ha ragione anche la de Filippis. Perché dovremmo noi donne che sole siamo dotate della possibilità di diventare madri, scegliere spesso in modo non più rivedibile se lavorare o accogliere dei figli e non abbandonare i genitori anziani? Peccato però che, nella stessa occasione, ci sia stata un’altra donna, sempre eccellente ricercatrice, anch’ella italiana sebbene lavori a Losanna, a sua volta scelta come vincitrice del premio, che non si è potuta presentare alla cerimonia di premiazione perché “fresca” (un parolone in questi casi) di parto. Non per fomentare polemica a tutti i costi o contribuire a inutili polarizzazioni, però che un ritratto così articolato sia stato offerto solo alla De Filippis colpisce, senza stupire più di tanto. Possiamo sperare che sia per lo stesso motivo che ha giustificato l’assenza della Colombo alla cerimonia: glielo hanno chiesto, ma aveva altro da fare.

Possiamo anche fare una botta di conti in tasca alle signore e ai due paesi dove hanno scelto di vivere e lavorare e ipotizzare con una certa sicurezza che la rete di servizi e le retribuzioni che girano in Svizzera siano assai più vantaggiose per una donna che è madre e che continua a lavorare ai massimi livelli. Eppure anche nella provvida e arcigna Confederazione Elvetica, generosa con gli stipendi, strutturata nei servizi che offre – compresi quelli della mai “buona morta” –  e non così ostile all’infanzia come pare sempre più stolidamente la nostra cara Italia, delle scelte vanno fatte. Prendersi cura dei figli, prima ancora vivere una gravidanza il più possibile salutare, allattare e seguire la loro crescita senza appaltarla del tutto a terzi, implica dei sacrifici, ma siamo praticamente certi che Maria Colombo abbia preferito il piccolo rimpianto di non essere stata presente all’evento ufficiale dell’Ems prize a Siviglia, al rimorso di aver lasciato solo anche per poche ore il suo quarto figlio appena nato.

Legittimo chiedersi perché la stampa, per lo meno quella ammiraglia e orami riconosciuta come zelante portavoce del politicamente corretto, non abbia spinto anche sulla storia di Maria Colombo, che poteva a buon diritto essere presentata come esempio di vero empowerment femminile, di riuscita conciliazione tra professione di prestigio e ruolo materno. Insomma, femministe sempre sul pezzo, su che pezzo eravate? Ah, forse su quello del turbo femminismo, in realtà con idee vecchie come il cucco, per cui meglio single e realizzate nel lavoro che angeli del focolare a induzione con qualche bambino che vi gattona all’intorno (Fonte foto: Ansa)

FONTE : IL TIMONE

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