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DIFESA DELLA VITA

aborto emanuele sinese famiglia Oct 07, 2024

di Emanuele Sinese

Pochi giorni fa alcuni medici si sono sentiti accusati e feriti per la frase proferita dal Sommo Pontefice sull’aborto. Egli ha definito i medici che praticano codesto genocidio sicari. L’etimologia del sostantivo “sicario” ha differenti significati: nella società ebraica i sicari erano un gruppo estremista appartenente alla categoria degli zeloti. La definizione più opportuna è la seguente: sicario è colui che esegue per conto di un mandante un omicidio. La storia a priori presenta notevoli mandatari di omicidi, si pensi alla ferocia della Criminalità Organizzata, ai terroristi, ma anche a chi deliberatamente compie l’interruzione volontaria di gravidanza. 

AGLI ALBORI 

Il 22 Maggio 1978 viene varata la norma che rende lecita l’interruzione volontaria di gravidanza. A capo di suddetta scelta vi fu Vincenzo Balzano esponente del Partito Socialista Italiano e come firmatario Giovanni Leone avvocato incardinato nella Democrazia Cristiana e Presidente della Repubblica Italiana dal 1971 al 1978. Prima di questa legge il codice penale italiana perseguiva l’interruzione volontaria di gravidanza in quanto reato. Si tentò nel Febbraio del 1980 mediante il Movimento per la vita(associazione sorta in Italia nel 1975 che difende la vita e la dignità dell’uomo dal suo concepimento al suo morire) di presentare alla Cassazione le firme raccolte per la costituzione di un referendum che andasse ad abrogare la legge sull’aborto volontario, ma il tentativo fu vano in quanto fine a se stesso. 

  INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA E MAGISTERO DELLA CHIESA 

La Chiesa è testimone e maestra della verità. Essa fin dal suo costituirsi, avvenuto sul Golgota nel dramma della croce, ha sempre espresso la ferma volontà di preservare la vita di ogni soggetto dal suo concepimento sino al suo morire, in quanto in esso è impressa l’immagine trinitaria di Dio che mediante il sacrificio della croce dell’Unigenito ha redento l’umanità. Il Magistero della Chiesa ha intrapreso una discussione sull’interruzione volontaria di gravidanza nell’epoca moderna, quindi nel periodo storico culturale che esaltando il primato della scienza, rischiava di ridurre l’uomo a puro oggetto, oppure come afferma La Mettrie ad una macchina. Si scindeva così dimensione naturale dal soprannaturale. Se fino al Medioevo l’uomo anela alla salvezza divina, dall’epoca moderna, come afferma Bacone esso attende di essere salvato dalla scienza, la quale però in taluni casi perde la sua substantia, ossia l’essenza per cui è stata istituita: la guarigione dalle infermità. La medicina sovente, a causa di una posizione autoreferenziale, va a contrasto anche del giuramento di Ippocrate (medico greco), il quale ribadiva che ogni medico deve avvalersi di pratiche affinché ciascun degente venga sanato o quantomeno alleviato dalle sue sofferenza. Egli chiosa così: 

«Giuro per Apollo medico e Esculapio e Igea e Panacea e per gli dèi tutti e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò, secondo le forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto. 

Di stimare il mio maestro di questa arte come mio padre e di vivere insieme a lui e di soccorrerlo se ha bisogno e che considererò i suoi figli come fratelli e insegnerò quest’arte, se essi desiderano apprenderla; di rendere partecipi dei precetti e degli insegnamenti orali e di ogni altra dottrina i miei figli e i figli del mio maestro e gli allievi legati da un contratto e vincolati dal giuramento del medico, ma nessun altro. 

Regolerò il tenore di vita per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, mi asterrò dal recar danno e offesa. 

Non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio; similmente a nessuna donna io darò un medicinale abortivo. 

Con innocenza e purezza custodirò la mia condotta di vita e la mia arte. 

Non opererò coloro che soffrono del male della pietra, ma mi ritirerò in favore di uomini che si dedicano di questa pratica. 

In qualsiasi casa andrò, io vi entrerò per il sollievo dei malati, e mi asterrò da ogni offesa e danno volontario, e fra l’altro da ogni atto libidinoso sul corpo delle donne e degli uomini, liberi e schiavi.

Tacerò tutto ciò che io possa vedere o sentire durante il mio esercizio o anche fuori dall’esercizio sulla vita degli uomini, tutto ciò che non deve essere divulgato al di fuori [del rapporto con il paziente], ritenendo tali cose essere segrete. 

E a me, dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell’arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro.» 

Si precisa che nelle epoche precedenti a quella moderna la Chiesa si è sempre schierata a favore della vita. Nel 1140 il Decretum Gratiani(opera di Diritto Canonico) rifacendosi alla riflessione di San Tommaso d’Aquino afferma che un feto maschio ha vita nel grembo dopo 40 giorni dal concepimento, mentre un feto femmina dopo 80 giorni. Sia chiaro però che per l’Aquinate come per il suddetto decreto chi commette il peccato di aborto, interrompe l’armonia con il creatore, macchiandosi così di atto grave, che solo mediante una contrita confessione e annessa penitenza può essere espiato. Fu papa Sisto V(1585 – 1590) a dichiarare l’aborto omicidio, indipendentemente dallo stato di gravidanza. Nel 1869 papa Pio IX mediante la costituzione Apostolicae Sedis(scriverò un articolo) affermò che il feto ha un’anima fin dal concepimento. La comprensione è palese: l’interruzione volontaria di gravidanza è materia grave, anche perché oltre a ledere la maestà divina, va ad opporsi alla natura della donna, ossia procreare. La procreazione è atto naturale insito nella donna. 

IL MAGISTERO DI SAN GIOVANNI PAOLO II PAPA SULL’INTERRUZIONE VOLONTARIA DI GRAVIDANZA 

Avendo già scritto un articolo sull’Humanae Vitae enciclica redatta da san Paolo VI papa richiamo la vostra attenzione agli insegnamenti di san Giovanni Paolo II papa su questa componente morale. In un contesto sempre più confuso Giovanni Paolo II scrisse l’enciclica Evangelium Vitae(il Vangelo della vita). Il Romano Pontefice ribadì la posizione della Chiesa Cattolica sul valore e l’inviolabilità della vita umana. Essa venne promulgata il 25 Marzo 1995. L’enciclica offre chiare riflessioni su differenti temi etici come l’omicidio, l’eutanasia e infine l’aborto. Giovanni Paolo II circa l’interruzione volontaria di gravidanza anzitutto cita Tertulliano per porre in risalto di come già prima della venuta di Cristo per alcuni esponenti della cultura pagana, commettere l’aborto significa contrastare il sublime dono che la vita ha in se. Tertulliano in proposito afferma e definisce l’aborto un omicidio anticipato, per impedire a qualcuno di nascere. Il Pontefice in successione riprendendo gli insegnamenti dei suoi predecessori, al capitolo II chiosa così: 

Di fronte a una simile unanimità nella tradizione dottrinale e disciplinare della Chiesa, Paolo VI ha potuto dichiarare che tale insegnamento non è mutato ed è immutabile. Pertanto, con l’autorità che Cristo ha conferito a Pietro e ai suoi Successori, in comunione con i Vescovi — che a varie riprese hanno condannato l’aborto e che nella consultazione precedentemente citata, pur dispersi per il mondo, hanno unanimemente consentito circa questa dottrina — dichiaro che l’aborto diretto, cioè voluto come fine o come mezzo, costituisce sempre un disordine morale grave, in quanto uccisione deliberata di un essere umano innocente. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario e universale. Nessuna circostanza, nessuna finalità, nessuna legge al mondo potrà mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perché contrario alla Legge di Dio, scritta nel cuore di ogni uomo, riconoscibile dalla ragione stessa, e proclamata dalla Chiesa. 

Papa Benedetto XVI a salvaguardia della vita umana 

Il 26 febbraio 2011 papa Benedetto XVI all’Assemblea generale della Pontificia Accademia per la vita riconosce che a volte la medicina adotta un metodo personalista ed esclusivamente tecnico, ove la pratica dell’aborto viene presentata come scelta esclusiva e moralmente lecita. Il papa commenta ribadendo che l’aborto non può essere la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali o a problemi di salute dello stesso bambino. I medici ribadisce papa Benedetto XVI sono chiamati ad essere una speciale fortezza, in quanto l’aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge e spesso rovina l’intera vita famigliare e sociale. La coscienza morale è quindi di fondamentale importanza e lo sviluppo scientifico deve essere a servizio dell’intera comunità civile. L’autodeterminazione del soggetto non deve cedere all’edonismo e al tecnicismo, ma bensì garantire il benessere comune. Chi compie l’aborto oltre a commettere un omicido, priva la società tutta di un possibile sviluppo umano, sociale e culturale. A tal proposito si cita brevemente la vita di Ermanno di Reichenau detto il contratto, in quanto deforme fin dalla nascita. Ermanno nasce il 18 luglio 1013 ad Altshausen (Germania) ma i genitori a causa della sua infermità fisica ed anche psichica all’età di sette anni lo destinano al monastero di Reichenau sito nell’isola del Lago di Costanza affinché distante da tutti venisse gestito nelle primarie esigenze. Costui grazie all’aiuto dei monaci e dell’abate Bernone apprese differenti discipline: astronomia, poesia, storia, musica e liturgia. Nonostante da molti reputato diversamente abile, riuscì a comporre intervalli musicali, il più noto e ancora oggi cantato è la Salve Regina. Venne beatificato da papa Pio IX nel 1863. Si desume che la scelta di dare alla luce un fanciullo così compromesso è stato un vantaggio per la società, in quanto da un essere reputato inetto è sbocciata una grazia per la collettività. Senza Ermanno di Reichenau oggi l’inno alla Vergine non esisterebbe.

Conclusioni 

L’interruzione volontaria di gravidanza è un dispregio per il mondo. Uccidere volontariamente una creatura significa infierire al corpo mistico di Cristo che è la Chiesa e allo stesso tempo alla società. L’aborto è uno degli atti più ripugnanti, che grida vendetta al cospetto di Dio. Certo, Egli è misericordia e perdono, ma nella sola condizione in cui chi ha compiuto tale delitto si lascia irradiare dalla luce della Pasqua. Gesù come perdonò ai suoi uccisori, ancora oggi è predisposto a perdonare, purché l’uomo lo desideri. La medicina la si può definire a servizio dell’uomo se è solidale, quindi se va a lenire le sofferenze umane e non ad aggravare. L’aborto non è una soluzione plausibile!

FONTE : Libertà e Persona

 

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