Covid, tre anni dopo: un bilancio per i cattolici
Feb 21, 2023di Paolo Gulisano
CI SI AUGURA CHE LA VERITÀ EMERGA NELLA SUA INTEREZZA. È UN ATTO DOVUTO VERSO LE MIGLIAIA DI VITTIME INNOCENTI DEI GRAVISSIMI ERRORI COMMESSI, NEGANDO LE TERAPIE E SMANTELLANDO LA MEDICINA TERRITORIALE, E IMPONENDO PROTOCOLLI INSENSATI
Sono passati ormai tre anni da quando si riscontrò in Italia (e in Europa) il primo caso di Covid 19. Il 22 febbraio del 2020 prese il via una storia che necessiterebbe di un libro per essere raccontata, non dello spazio esiguo di un articolo. In sintesi: quello che prese il via tre anni fa fu – come ha rivendicato il leader del World Economic Forum, Klaus Schwab – il Grande Reset, il grande cambiamento dell’economia, della politica, della medicina, e – Dio non voglia – anche un cambiamento antropologico.
Il punto di partenza era una pandemia causata da un virus che nella propaganda mediatica veniva presentato come assolutamente letale, e per il quale non c’era cura. Iniziò una strategia mediatica del terrore, per condizionare e controllare le popolazioni attraverso la paura. Ora, dopo tre anni, la verità sta faticosamente ma decisamente emergendo: le cure efficaci c’erano fin dall’inizio, ma chi le praticava veniva squalificato, deriso, osteggiato, emarginato, compresi grandi medici e ricercatori, come il professor Raoult di Marsiglia, il professor De Donno a Mantova, e altri.
Ci si augura che la verità emerga nella sua interezza, facendo luce anche con opportune commissioni d’inchiesta sulla gestione politica dell’epidemia. E’ un atto dovuto verso le migliaia di vittime innocenti dei gravissimi errori commessi, negando le terapie e smantellando la medicina territoriale, e imponendo protocolli insensati.
E’ tempo inoltre che ci si interroghi sulle modalità con cui i cattolici si sono posti di fronte all’epidemia. Ben pochi si sono fatti domande su quanto stava accadendo, accettando passivamente la narrazione governativa ufficiale. La stessa Conferenza Episcopale accettò passivamente i diktat del Governo Conte e poi di quello Draghi che impose chiusure e limitazioni all’attività pastorale in nome della “sicurezza”.
Non avendo di che obiettare su disposizioni che si facevano sempre più dispotiche (il Green Pass, le sanzioni verso chi non intendeva sottoporsi coattivamente alle vaccinazioni), all’interno della Chiesa si sono andate formando due tipi di opinioni in merito all’epidemia, diametralmente opposte ma entrambe non corrette.
La prima, la più diffusa, è quella che vedeva nella pandemia una disgrazia, ma che sarebbe stata superata dalla solidarietà : insieme ce la possiamo fare. Siamo tutti sulla stessa barca. Il vaccino è un atto di amore verso gli altri. Questi erano gli slogan di questa posizione solidaristica, che però non ha avuto corrispondenza nella realtà, non tenendo conto del tanto odio suscitato dalla narrazione mainstream. Mai (con pochissime meritorie eccezioni) si sono udite parole di solidarietà per le persone discriminate, sospese o licenziate per non aver fatto il vaccino. Solo insulti e accuse. La gente da questa pandemia non è uscita affatto migliore, come si illudevano alcuni cattolici, ma incattivita e più egoista. Quante famiglie divise, quante amicizie finite a causa del veleno dell’intransigenza vaccinista. E quanti sacerdoti, religiosi e religiose hanno sofferto a causa di questo strano dogmatismo da salute pubblica.
Dall’altra parte, c’è stata una interpretazione ancor più delirante. C’è stato infatti chi – anche in questo caso senza minimamente cercare le responsabilità degli uomini e dei governi in quello che accadeva – hanno visto nella pandemia un segno dell’ira di Dio nei confronti dell’umanità. E qualche intellettuale si è messo a discettare (e a sproloquiare) sulla pandemia come castigo di Dio. Si tratta del riemergere di una antica eresia, che si credeva scomparsa, e che invece ha ancora degli epigoni: il Giansenismo.
Il giansenismo fu un movimento religioso, filosofico e politico che proponeva un’interpretazione del cattolicesimo sulla base della teologia elaborata nel XVII secolo da Giansenio. L’impianto di base del giansenismo si fonda sull’idea che l’essere umano nasca essenzialmente corrotto e, quindi, inevitabilmente destinato a commettere il male. Senza la grazia divina, l’uomo non può far altro che peccare e disobbedire alla volontà di Dio; ciononostante, alcuni esseri umani sono predestinati alla salvezza, mentre altri non lo sono, e vengono quindi condannati da chi si erge a giudice supremo al posto di Dio.
Purtroppo il virus del giansenismo si annida ancora in certi ambienti cattoconservatori, e la cosa non è strana perché questa corrente, partita da un problema eminentemente teologico, si mosse anche come una specie di partito politico. La Chiesa condannò il giansenismo come eretico e vicino al protestantesimo, per la sua negazione del libero arbitrio di fronte alla grazia divina e per il suggerire l’idea di una salvezza predestinata. Il giansenismo fu quindi condannato da diversi documenti pontifici.
Ora, i neo giansenisti hanno colto l’occasione della pandemia per rialzare la testa, sostenendo la tesi del castigo di Dio. A parte il fatto che il Covid non l’ha mandato Dio, ma è uscito dai laboratori militari di Wuhan, e ha potuto fare i danni che ha fatto a causa dell’insipienza umana, l’idea che Dio possa mandare un castigo collettivo è assolutamente inaccettabile ed eretica. Dio ha tutto il diritto di punire i peccati individuali, ma perché dovrebbe colpire degli innocenti?
La maggior parte dei morti sono stati degli anziani fragili, che non avevano particolari colpe per meritare di attirarsi i fulmini del Cielo. Ma i giansenisti sono sempre pronti a vedere la dannazione altrui, il peccato altrui, e pertanto i castighi altrui. La loro idea di Dio è esclusivamente veterotestamentaria, in modo quasi caricaturale. E c’è di peggio: se Dio manda i castighi, i rimedi invece li manda l’uomo, la scienza umana. Alcuni di questi giansenisti infatti si sono distinti per aver assunto una posizione ipervaccinista. In un farmaco, in un prodotto umano, hanno visto la salvezza dalla pandemia, in una grottesca eterogenesi dei fini.
La verità è che il Covid è stato un disastro umanitario provocato dagli uomini stessi, e non da un Dio castigatore, mentre la salvezza è venuta da Dio, come sempre, dalla forza e dall’ispirazione che Egli ha dato a coloro che si sono adoperati per prendersi cura dei malati, sull’esempio di Cristo Medico, delle anime e dei corpi, che vuole per amore la salvezza e non la dannazione.
Paolo Gulisano
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