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Conoscerlo, amarlo, servirlo. Nella Chiesa. A dispetto delle ambiguità. Lazzaretti.

catechismo chiesa giovanni lazzaretti marco tosatti papa stilum curiae Aug 25, 2023

FONTE : STILUM CURIAE

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Giovanni Lazzaretti, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo considerazioni su Catechismo, Chiesa e Papa. Riflessioni che certamente susciteranno un dibattito…buona lettura e condivisione.

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Samizdat dal paesello

Conoscerlo, amarlo, servirlo

17 agosto 2023, San Giacinto Odrovaz // 18 agosto 2023, Sant’Elena 

Una telefonata e varie mail arrivate dopo il Taglio Laser intitolato “Con serenità, teniamo in libreria il catechismo del 1997” mi danno l’occasione di riprendere i concetti e di riassumere.

Solo adesso posso riassumere, dopo aver scritto tutte le cose in dettaglio.

È, in fondo, un piccolo manualino per vivere bene in tempi non facili.

È il “mio manualino”, ovviamente, ma ho visto dalle mail che altri l’hanno fatto proprio.

CONOSCERLO, AMARLO, SERVIRLO

Sono del 1955, quindi il mio catechismo da bambino era il Catechismo di San Pio X. La catechista spiegava tante cose, ma, alla fine, ciò che doveva rimanere nelle nostre zucche erano le domande e le risposte.

Risposte da saper ripetere così come erano, perché solo così erano vere. Le sbavature e le approssimazioni non erano concesse, e la severità del catechismo era paragonabile a quella scolastica.

C’erano addirittura dei concorsi di catechismo locali o provinciali, concorsi nei quali funzionavo piuttosto bene.

Una volta vinsi anche, e come premio c’era in ballo un viaggio a Roma. Ma alla fine saltò fuori che c’era una pre-condizione: il vincitore doveva essere un chierichetto, ruolo che non ho mai ricoperto. Fregato, niente Roma. Mi sono rifatto ampiamente in età adulta, amando Roma e vivendola in lungo e in largo.

Nel Catechismo di San Pio X la domanda n.13 suonava così: «Per qual fine Dio ci ha creati?»

E la risposta era «Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell’altra, in paradiso.»

Conoscerlo.

È interessante che il creatore possa essere conosciuto dalle creature. Non basterà una vita per arrivarci in fondo, ma qualcosa si può conoscere.

Amarlo.

Perché l’alternativa è odiarlo. Si può anche vivere in bilico sul crinale, indifferenti a Dio; ma quando arrivano i rovesci della vita è facile che l’equilibrio sul crinale precipiti nell’odio.

«Continuò mesi e anni a girare per le stradette della Bassa il biroccio di Giarón e, quando la gente lo incontrava, aveva l’idea di veder passare la carretta del demonio perché Giarón era tanto gonfio di odio verso Dio e verso il suo prossimo che le sue bestemmie non soltanto orrore facevano, ma paura.»

Gonfio di odio verso Dio e verso il suo prossimo: una bellissima pennellata di Giovannino Guareschi(1).

Servirlo.

E perché mai si dovrebbe “servire”? Non basta “amare”?

Pare di no, servire è essenziale. Anzi, Gesù disse che il primo degli apostoli doveva essere il servo di tutti. E, del resto, se non si serve Dio si serve qualcos’altro. Un idolo. Oppure se stessi, che è ancora peggio.

Il grido «Non serviam!» è il grido di Lucifero.

CONOSCERLO, AMARLO, SERVIRLO. NELLA CHIESA CATTOLICA

Il luogo naturale dove conoscerlo, amarlo, servirlo è la Chiesa Cattolica. Non sto a sprecare molte parole, riprendo il catechismo di San Pio X.

  1. Che cos’è la Chiesa?

La Chiesa è la società dei veri cristiani, cioè dei battezzati che professano la fede e dottrina di Gesù Cristo, partecipano a’ suoi sacramenti e ubbidiscono ai Pastori stabiliti da Lui.

  1. Da chi fu fondata la Chiesa?

La Chiesa fu fondata da Gesù Cristo, il quale raccolse i suoi fedeli in una società, la sottopose agli Apostoli con san Pietro per capo, e le diede il sacrificio, i sacramenti e lo Spirito Santo che la vivifica.

  1. Qual è la Chiesa di Gesù Cristo?

La Chiesa di Gesù Cristo è la Chiesa Cattolica-Romana, perché essa sola è una, santa, cattolica e apostolica quale Egli la volle.

La Chiesa Cattolica Apostolica Romana è la via ordinaria di conoscenza e di salvezza.

Poi ci sono le vie non ordinarie, e quelle le sa Dio.

Ad esempio, il bestemmiatore Giarón che afferra la salvezza con quattro parole «Che Dio mi perdoni» dette davanti a don Camillo.

Chiesa “con san Pietro per capo”.

PAPA FRANCESCO. SCELGO DI AMARLO

La Chiesa c’è se c’è il Papa. O, in assenza del Papa, se c’è una modalità di elezione del Papa.

L’elezione di Papa Francesco è certamente la più anomala della storia, perché è un atto unico la rinuncia(2) di Benedetto XVI, rimanendo nel recinto del Vaticano.

Dimissioni valide quelle di Benedetto XVI? Tema da studiare, anche appassionante.

***

Ci ho pure fantasticato, da nOmismatico.

Supponiamo che una “entità” abbia fatto sapere in Vaticano che le transazioni monetarie vaticane sarebbero state tutte bloccate. Unico mezzo per evitarlo, le dimissioni di Benedetto XVI.

Naturalmente con il corollario che i bravi dissero a don Abbondio: «E sopra tutto, non si lasci uscir parola su questo avviso che le abbiam dato per suo bene; altrimenti… ehm… sarebbe lo stesso che fare quel tal matrimonio.»

Benedetto XVI non è don Abbondio, stiamo parlando del funzionamento della Chiesa, non della pelle del singolo.

È possibile che Benedetto XVI abbia compreso che quello scoglio non era da lui gestibile, e che davvero quello scoglio faceva nascere l’espressione «ingravescente aetate» usata nelle dimissioni.

Fantasie personali, non badateci troppo.

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Comunque non si può escludere che le dimissioni siano invalide.

E quindi non si può escludere che la successiva elezione sia fuori regola.

Detto questo, che fa uno che vuole vivere nella Chiesa Cattolica, per la propria salvezza?

Scelgo di accettare l’elezione anche se fosse irregolare, perché sarebbe solo una delle innumerevoli elezioni irregolari che hanno costellato la vita della Chiesa.

Ad esempio, non credo che un’elezione decisa dalle lotte tra i Colonna e gli Orsini fosse “regolare” così come la intendiamo noi, ma resta comunque un tassello ineliminabile della storia della Chiesa.

Scelgo di amare Papa Francesco, così come amavo in modo naturale Benedetto XVI.

SCELGO DI AMARLO, NONOSTANTE LE AMBIGUITA’

Risolto il problema dell’elezione (risolto per me: l’elezione può essere irregolare; ma la accetto anche se fosse irregolare, come ce ne sono state tante nella storia della Chiesa).

Tutto a posto, quindi? No, c’è un altro tassello da esaminare.

Ogni tanto Papa Francesco usa espressioni ambigue, nel senso che possono essere interpretate in modi diversi.

Quando si sente un’ambiguità in una conferenza il metodo migliore è intervenire al momento delle domande, porre il proprio dubbio, e ascoltare la “interpretazione autentica”, perché pronunciata dal relatore stesso.

Col Papa non ho la possibilità di fare domande sui dubbi, per cui mi accontento di mettere sempre in evidenza la radice dell’ambiguità, che sta in quella risposta di Papa Francesco a Ferruccio De Bortoli.

«Non ho mai compreso l’espressione valori non negoziabili. I valori sono valori e basta, non posso dire che tra le dita di una mano ve ne sia una meno utile di un’altra. Per cui non capisco in che senso vi possano esser valori negoziabili.»

Se ci pensate, questa frase è «inaudita» nel senso etimologico di «mai udita prima».

Non esiste l’evento di un Papa che dichiara di non aver compreso la dottrina precedente. E, se non l’avesse compresa, sarebbe buona cosa non dirlo e studiarla(3). Invece ne viene fornita una versione raffazzonata ed erronea, per di più consegnata a un giornalista.

Detto questo, stop.

Tra moglie e marito non mettere il dito. Figuriamoci se metto il dito tra Gesù e il suo Vicario.

Amo il Papa, nonostante le ambiguità.

GLI UOMINI DI CHIESA

Il Papa è una cosa, gli uomini di Chiesa sono un’altra cosa.

Sull’Arcivescovo Fernández a capo della Congregazione per la Dottrina della Fede non posso che ripetermi: avendo l’Arcivescovo e futuro Cardinale una serie di buchi dottrinali sui princìpi non negoziabili, sugli assoluti morali, sulla legge naturale (buchi espressi direttamente da lui, nella forma dell’intervista), non è l’uomo adatto per quel ruolo.

O farà danni, o snaturerà la Congregazione.

Per me, è un dolore.

E il Catechismo diventa allora lo strumento per la tranquillità del cuore.

IL CATECHISMO

Il Catechismo è un oggetto raro.

Dopo il Catechismo Tridentino passano alcuni secoli prima di arrivare al Catechismo della Chiesa Cattolica del 1997 (1999 in italiano), nuovo Catechismo Universale. La stessa dottrina, un nuovo linguaggio.

Un libro corposo, che deve fare anche da fonte per testi più contenuti (vedi il Compendio del 2005).

Anche il Catechismo di San Pio X non era un Catechismo universale: era un catechismo diocesano che poi, per la sua bellezza e autorevolezza, divenne il Catechismo di quasi tutte le Diocesi d’Italia.

Il Catechismo non è quindi il PTOF di una scuola materna, modificabile ogni 3 anni. È un oggetto che guarda con le tempistiche dei secoli; o quanto meno dei molti decenni, se vogliamo pensare che il tempo ora corra più velocemente.

Il Catechismo di San Giovanni Paolo II sta quindi lì in libreria, a giudicare ciò che viene dopo.

Nasce un’affermazione in contrasto col Catechismo 1997? Pazienza. Noi continueremo ad annunciare secondo il Catechismo 1997.

È uscita una versione “politicamente corretta” del punto 2267 del Catechismo, sulla pena di morte? Pazienza. È scritto malamente ed è erroneo(4).

Tra 100 anni forse nascerà un nuovo Catechismo (nuovo nel linguaggio, intatto nella dottrina).

Nel frattempo mi prendo la libertà di parlare secondo il Catechismo che ho in libreria, e di non “tenermi aggiornato” su ciò che non va aggiornato.

***

«Lo stabilisci tu che non va aggiornato?», dice una signora.

No, lo stabilisce la storia della Chiesa. Se in 500 anni abbiamo avuto due soli Catechismi Universali, un motivo ci sarà.

Nel 1997 San Giovanni Paolo II mise un punto fermo, dopo 5 anni di verifica della prima versione a stampa del 1992. Quel punto fermo è un atto solenne: non è pensabile avere un Catechismo eternamente “in prova”.

Giovanni Lazzaretti

[email protected]

 

NOTE

  • Citazione dal racconto “Menelik” di Giovannino Guareschi, ampiamente utilizzato nel Taglio Laser “Con serenità, teniamo in libreria il catechismo del 1997”.
  • Uso le parole in modo discorsivo, non saprei utilizzare la corretta terminologia giuridica.
  • Soprattutto avendo a disposizione Benedetto XVI nel recinto del Vaticano.
  • Vedere i dettagli nel Taglio Laser “Con serenità, teniamo in libreria il catechismo del 1997”.

 

 

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