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Clima: nessuna emergenza. Lo studio internazionale del prof. Scafetta: “Il surriscaldamento sarà moderato”

bgs.news clima francesco servadio nicola scafetta Jun 13, 2024

di Francesco Servadio

Il surriscaldamento globale futuro sarà soltanto moderato. Nessun allarmismo, dunque: si prevedono cambiamenti climatici modesti che, per quanto meritino la giusta attenzione, non stravolgeranno la vita delle prossime generazioni. A rivelarlo è uno studio internazionale del professor Nicola Scafetta, pubblicato sulla Geoscience Frontiers, una delle riviste di settore più importanti del mondo. Dopo aver trattato la tematica con il professor Alberto Prestininzi (geologo), nel luglio 2023 ed aver rivelato l’’Ecotruffa’, argomentata nel suo ultimo libro dal professor Luca Marini (uno dei massimi esperti italiani di bioetica), abbiamo ritenuto opportuno fare il punto con il fisico Nicola Scafetta, il quale viene citato -come primo scienziato- anche nel libro di Nicola Porro: ‘La grande bugia verde. Gli scienziati smontano, con dati reali, i dogmi dell’allarmismo climatico’. Professore associato in Oceanografia e Fisica dell’Atmosfera presso l’Università degli Studi ‘Federico II’ di Napoli, dottore di ricerca in Fisica alla University of North Texas di Denton (Texas), Nicola Scafetta insegna meteorologia, climatologia ed oceanografia. Tra gli interessi di ricerca del docente: i cambiamenti climatici, la dinamica dell’atmosfera e degli oceani, le interazioni tra l’attività solare, il clima ed altri fenomeni geofisici, la dinamica solare e dell’eliosfera, i sistemi complessi e multifrattali.

Professore, con l’arrivo dell’estate tornano i moniti sulla siccità e sul surriscaldamento globale. Esiste una vera emergenza climatica?

“Qui si commette un errore grossolano che è bene chiarire: una cosa è il clima e un’altra è il meteo. Noi esseri umani siamo molto sensibili alle variazioni meteorologiche del tipo ‘oggi piove’, ‘oggi è una bella giornata’, ‘oggi fa freddo’ oppure ‘oggi fa caldo’. È evidente che stiamo andando verso l’estate e che, di conseguenza, le temperature saliranno per poi scendere di nuovo nell’autunno e infine nell’inverno prossimo. Inoltre, poiché l’Italia (soprattutto quella meridionale) è caratterizzata dal clima mediterraneo, l’estate sarà più arida dell’inverno. Tutto questo, però, non ha niente a che fare con i cambiamenti climatici, che sono definiti da variazioni meteorologiche medie su periodi decennali e queste variazioni sono molto piccole. Variazioni meteorologiche tra un anno e il successivo non sono definite come variazioni climatiche”. 

Nel Suo studio, pubblicato sulla rivista Geoscience Frontiers, sostiene che in futuro il riscaldamento globale sarà moderato e che i cambiamenti climatici modesti ci consentiranno di adottare gli opportuni accorgimenti. Può illustrarci gli esiti della Sua ricerca?

“Nella mia ultima ricerca pubblicata a Marzo sulla rivista Geoscience Frontiers (una delle cinque più prestigiose riviste di Scienze della Terra) dimostro che i cambiamenti climatici futuri ‘realistici’ saranno moderati e che, quindi, l’allarmismo climatico di cui si sente tanto parlare nei media non è giustificato. Per essere più precisi, dimostro che è possibile soddisfare gli obiettivi di Parigi (cioè mantenere il riscaldamento globale al 2100 intorno ai 2°C al massimo) seguendo uno sviluppo socioeconomico moderato (chiamato SSP2-4.5) che richiede solo un attento adattamento ai cambiamenti climatici futuri con una moderata mitigazione solo dopo il 2050. Questo significa che per “salvare il mondo” non è necessario seguire politiche di mitigazione climatica aggressive (come l’ SSP1-1.9 oppure SSP1-2.6) che richiedono che le emissioni di anidride carbonica e di altri gas clima-alteranti siano drasticamente diminuite fino a raggiungere la neutralità carbonica detta anche “emissioni net-zero” dopo il 2050. Le politiche net-zero sono alla base del ‘The European Green Deal’ (https://climate.ec.europa.eu/eu-action/climate-strategies-targets/2050-long-term-strategy_en,   https://commission.europa.eu/strategy-and-policy/priorities-2019-2024/european-green-deal_en) e richiedono la rinuncia, tra pochi decenni al massimo, all’utilizzo di gran parte dei combustibili fossili derivati dal carbone, dal petrolio e dal gas naturale. Da un punto di vista economico la differenza tra uno sviluppo socioeconomico aggressivo come l’ SSP1-1.9  oppure l’SSP1-2.6 e uno moderato come SSP2-4.5 è probabilmente di svariate centinaia di miliardi di euro solo per la Comunità Europea. Quindi, l’avere dimostrato che le politiche net-zero non sono necessarie rappresenta un enorme vantaggio per la società”.

Negli ultimi mesi numerose regioni italiane sono state colpite da pioggia con temperature tutt’altro che primaverili. Ci viene però ribadito dalle voci istituzionali e dal mainstream che, se piove, se fa troppo caldo, se troppo freddo, è colpa del surriscaldamento globale…

 “Come detto sopra, il meteo e il clima sono due concetti diversi. Il meteo cambia in continuazione e l’uomo è sensibile alle variazioni meteorologiche. Pure il clima cambia, ma tali cambiamenti sono molto piccoli e difficilmente riscontrabili senza opportuni strumenti di calcolo avanzati. Per capirci, durante un solo giorno le temperature possono variare anche di 10-15 °C tra il giorno e la notte e noi percepiamo questa variazione termica. Ma il riscaldamento globale dal 1850-1900 a oggi è stato di circa 1.10 °C, il che significa di circa 0.01°C all’anno. Queste sono variazioni molto piccole, che nessuno è veramente in grado di percepire. Purtroppo, confondendo i cambiamenti climatici con le variazioni meteorologiche, i media fanno una grande disinformazione scientifica”. 

A proposito di confusione e fraintendimenti: in che modo le attività e i comportamenti antropici possono influire sul meteo e sul clima?

“L’uomo può solo molto moderatamente influenzare sia il meteo che il clima e lo può fare soprattutto localmente. Ad esempio, se c’è una palude e l’uomo la bonifica, può trasformarla in una campagna oppure in una città abitabile dall’uomo. Questi sono cambiamenti climatici locali facilmente osservabili. A livello globale l’uomo può modificare in principio il clima attraverso l’emissione di gas serra o clima-alteranti, aerosols, vari tipi di pulviscoli, etc… . Tuttavia, le mie stime suggeriscono che la sensibilità climatica a variazioni di concentrazione atmosferica di tali sostanze è tipicamente sovrastimato perché i modelli climatici attuali non ricostruiscono sufficientemente bene le variazioni climatiche naturali dovute ad esempio a influssi solari che possono modificare direttamente la copertura nuvolosa, che è la principale componente del cambiamento climatico”. 

Alla prima alluvione spunta, immancabilmente, il riferimento alla crisi climatica. Le catastrofi ambientali sono riconducibili veramente ai cambiamenti climatici? In che modo, invece, è possibile prevenire quelli che sono disastri idrogeologici?

“Fenomeni estremi come alluvioni, siccità, tempeste, uragani, ondate di calore o di freddo, etc., sono di per sé fenomeni meteorologici che sono sempre avvenuti.  Per parlare di cambiamenti climatici bisogna osservare variazioni statistiche di tali eventi su scale decennali sufficientemente significative. I cambiamenti climatici sono sempre avvenuti e quindi anche la frequenza di questi eventi estremi tende a cambiare, anche se molto gradualmente nel tempo. Al momento, però, tali cambiamenti sono molto modesti, tanto che persino gli scenari più allarmistici per il XXI secolo prevedono modeste variazioni ad eccezione delle ondate di calore che potrebbero aumentare a causa del riscaldamento futuro previsto. Ma anche queste ultime potrebbero cambiare moderatamente a causa delle previste variazioni climatiche che dovrebbero essere moderate. Sul piano economico è molto più conveniente, efficace e semplicemente realistico affrontare tali emergenze meteorologiche attraverso una opportuna cura del territorio. Pensare di prevenire le tempeste attraverso una mitigazione climatica e, in genere, credere che l’uomo possa prevenire eventi meteorologici estremi come le tempeste semplicemente riducendo le emissioni di gas serra è pura superstizione”.   

Parliamo dell’inquinamento: va messo in relazione con il meteo e con il clima? Le emissioni di CO2 rappresentano una minaccia per l’ambiente?

“L’inquinamento si riferisce alle emissioni di sostanze oggettivamente pericolose per la salute umana e in genere per gli esseri viventi. L’anidride carbonica (o CO2) non è una sostanza inquinante ma, insieme all’ossigeno e all’acqua, è l’elemento principale che rende possibile la vita sulla Terra. Oggi la CO2 atmosferica è circa 425 parti per milione (ppm). Nella storia della Terra ci sono stati periodi con quantità in atmosfera di CO2 anche dieci volte superiori a quelle di oggi (ad esempio durante il periodo Cambriano, 550 milioni di anni fa, oppure quando i dinosauri vivevano sulla Terra) e quei periodi pullulavano di vita anche più di oggi”.

Tra i provvedimenti per contrastare la presunta emergenza climatica spiccano la vendita di auto elettriche, di pannelli fotovoltaici e delle case ‘green’. Si tratta di soluzioni realmente sostenibili e realmente ecologiche?

“Quando si parla di queste tecnologie cosiddette “verdi” si confonde l’energia del vento o del sole (che sono rinnovabili e quindi possiamo anche definirle “verdi”) con le tecnologie (pannelli solari, pale eoliche, etc.) utilizzate per estrarre queste energie dalla natura: queste tecnologie non sono verdi ma attualmente molto inquinanti. Per costruire auto elettriche, pannelli fotovoltaici, pale eoliche, case “green” etc., c’è bisogno di una enorme quantità di metalli ed elementi rari per estrarre i quali è necessario distruggere molti ecosistemi, e questi minerali anche scarseggiano. Inoltre, per costruire i pannelli fotovoltaici c’è bisogno di grandi fonti di energia stabile che al momento solo il carbone può fornire. Infatti, non è una coincidenza che i pannelli solari acquistati dall’Europa siano prodotti prevalentemente in Cina dove stanno costruendo centinaia di centrali a carbone. Le auto elettriche devono, tanto per cominciare, essere alimentate: da cosa…? Inoltre, esse sono molto pesanti a causa delle batterie, il che implica che esse emettono grandi quantità di particolato altamente inquinante, derivato dall’usura dei freni, degli pneumatici e delle strade. Infine, dopo una ventina di anni al massimo, queste tecnologie non sono più funzionanti e dovranno essere dismesse. Che ce ne faremo di tutta questa spazzatura inquinante e tossica? Tutto questo significa che esse non sono veramente ecologiche”. 

Che cosa si può fare, in realtà, per salvaguardare l’ambiente? Si parla della necessità della riforestazione…

“Bisogna ottimizzare le tecnologie esistenti e possibilmente svilupparne altre. A tale scopo, ad esempio,  è auspicabile investire nella ricerca per la creazione di motori diesel ad alta efficienza e a bassa emissione di inquinanti come sta facendo la Cina, piuttosto che abbandonare del tutto il diesel per discutibili motori elettrici alimentati a batteria.  Riguardo alla riforestazione, bisogna dire che l’Italia non è mai stata così verde come oggi. In genere, il mondo è divenuto più verde ovunque, ad eccezione di quei luoghi dove avviene una deforestazione selvaggia, che andrebbe regolata”.

Recentemente è balzata agli onori della cronaca la tematica dell’’inseminazione delle nuvole’ (il cosiddetto ‘cloud seeding’): di che si tratta e a quando si può far risalire? L’uomo può dunque condizionare il meteo?

“Il ‘cloud seeding’ è una tecnologia conosciuta da più di un secolo. Esso consiste nell’emissione in aria di alcuni sali e altre sostanze capaci di favorire la condensazione del vapore acqueo e quindi la formazione delle goccioline che formano le nubi e le precipitazioni. Il problema è che modificare le precipitazioni in modo intenso potrebbe essere molto pericoloso perché possono generare alluvioni su territori non capaci di gestire grosse quantità di pioggia. Ci possono essere anche conseguenze meteorologiche a lunga distanza, il che potrebbe aggravare i rapporti tra stati confinanti; infine, l’emissione in atmosfera di grandi quantità di queste sostanze potrebbe anche essere tossica per gli esseri viventi e inquinare i terreni. Quindi, la tecnologia dell’‘inseminazione delle nuvole’ andrebbe gestita con grande moderazione e solo in situazioni e luoghi particolari. Essa non va abusata anche perché il sistema meteorologico è altamente caotico e, quindi, non è possibile prevedere le conseguenze di tali alterazioni che potrebbero facilmente scatenare violenti nubifragi e alluvioni come è successo a Dubai il 16 aprile del 2024 dove oltre 140 millimetri di pioggia sono caduti in 24 ore in un’area che mediamente ne riceve 95 millimetri in un anno”.

Per i cosiddetti ‘complottisti’ il passo dal ‘cloud seeding’ alle ‘scie chimiche’ è breve. I video sui presunti irroramenti e i messaggi allarmistici si sprecano: “Ci stanno ammazzando tutti”. Che ne pensa?

“Non ho elementi per confermare oppure per negare l’esistenza di tali azioni, che direi criminali. Tuttavia, è bene essere vigilanti, per salvaguardare l’ambiente in cui tutti noi viviamo”.

FONTE : BGS.news

 

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