Algoritmo
Jul 10, 2023di Giovanna Ognibeni
Non sto nemmeno a discutere su quanto sia intelligente l’Intelligenza Artificiale: ogni tanto mi viene il sospetto che sia un po’ una notizia gonfiata, perché al momento la guerra e le sanzioni segnano il passo e quello sfaticato di virus Covid si sia stancato di mutarsi, benché ci siano legioni di virologi, politici e soprattutto cattolici a Messa che fanno di tutto per rianimarlo e incoraggiarlo.
Nel fiorire e seccare delle notizie (sono come “L’erba che al mattino fiorisce, germoglia/ alla sera è falciata e dissecca” si potrebbe rinvenire uno schema preciso) sento crescere irrefrenabile in me la vena del complottismo – di fatto il signor Schwab non passa Forum che non parli di Grand reset, poi se ne parli tu sei un cretino di complottista. Ma, ripeto, è un complotto che nasce e si forma come un reticolo di ruscelli, rivi e torrenti che scendono dall’altopiano. Per quanto ognuno segua un percorso diverso, autonomo, la pendenza li fa necessariamente confluire in basso nel fiume principale.
Prendiamo ad esempio l’abbassamento spaventoso della cultura e dell’istruzione in tutto l’Occidente e in Italia: la scrivente assistette ai dibattiti di Tribuna politica nei primi anni ’60 sulla nuova scuola media e si ricorda vividamente di un intervento di Pietro Ingrao, maitre à penser dei comunisti, che dichiarava, benché egli fosse stato allievo (credo) di Concetto Marchesi, di non stimare affatto l’utilità di studiare il Latino.
Ecco, era il miglior esempio di quello che definirei lo snobismo della Sinistra, una sorta di birignao come chiamare il proprio yacht “la mia barca”: il sotterraneo atteggiamento schifiltoso di chi ha dei privilegi ma dice alla marmaglia, le masse, le classi lavoratrici, come volete chiamarla che questi privilegi non valgono nulla, anzi sono un peso.
Perché la convinzione di fondo è che la gente, il popolo va aiutato sì ma c’è chi deve pensare per lui: c’è sempre bisogno di un’avanguardia rivoluzionaria del proletariato.
Un altro rivo ha portato negli anni a negare e sopprimere lo studio della Storia; in Italia la nefasta tradizione gentiliana ha ritardato questa evoluzione ma ormai ci siamo. E se cancelli la Storia cancelli anche la memoria, fai sì che anche le persone mediamente istruite non si ricordino più la millenaria storia delle epidemie, della loro ciclicità e durata, ma che non ricordino neppure le tre grandi influenze dello scorso secolo, la spagnola, l’asiatica e quella di Hong Kong (anche gente della mia età non ricorda quest’ultima; se gliene parli gli sovviene che ah sì era una brutta influenza, perché così la registrammo tutti).
Allora puoi sparare su tutte le reti televisive messaggi schizofrenici, dall’”andrà tutto bene” con gli arcobaleni disegnati dai bambini (maestra, cosa disegniamo? Fate un bell’arcobaleno) al “Nulla sarà come prima”. Ecchediavolo è la prima volta nella storia umana?
E poi “terrore dintorno” a tutta randa. E un capro espiatorio.
E qui mi si consenta (puro artificio retorico perché me lo consento da sola) di una piccola deviazione dal percorso per quella che vorrebbe essere una grande invettiva.
I non vaccinati e comunque i critici della gestione pandemica, per poco più di un soffio sono scampati da conseguenze tragiche sempreché perdita del posto radiazioni linciaggio morale derisioni familiari minacce non possano considerarsi tragedie.
Ma quando intellettuali di spessore e rigore morale negavano qualunque similitudine con l’olocausto prendevano un abbaglio: solamente la diversa configurazione della costellazione di cause (per dirla alla Weber) ha impedito la catastrofe. Per ora, poiché il Grande Fratello ha buona memoria.
L’intenzionalità c’era tutta, e l’esperienza ci ha fatto conoscere la risposta, soprattutto ai più giovani, alla domanda di come sia stato possibile che a cavallo degli anni ‘20/’30 un professore o un musicista ebrei venissero invitati nei salotti più esclusivi di Vienna, Berlino, Parigi e una manciata di anni dopo venissero spinti nudi nelle camere a gas.
Perché c’è una differenza abissale tra fare battutacce cattive sui gay, o gli ebrei, o i rom, o i neri in privato, al bar per suscitare grasse risate o nell’anonimato del web, e udirle pronunciate pubblicamente da se-dicenti giornalisti che aizzano consapevolmente l’odio verso un gruppo di persone. C‘è stata una signora ebrea anzianissima, una dei pochi superstiti all’olocausto ad avvertirci che allora tutto cominciò così, mentre un suo molto più giovane correligionario ha avuto l’idea sciagurata (non vorrei dire l’animo) di invitare i fattorini, ora riders (fattorini con meno garanzie) a sputare sulle pizze da consegnare ai novax. Mi spiace, ma non riesco a pensare a nulla di più abietto, peggio degli inviti a cannoneggiarli o a farli morire come sorci (beh, questa ci si avvicina) da parte dell’élite illuminata del pensiero. Perché non si incita all’eliminazione fisica dell’untermensch, ma al suo annientamento morale.
Torniamo alle contemporanee strategie, in realtà semplici e compendiabili nell’alternanza bastone-carota. Non ancora ripresi da mascherine e richiami (chiamati booster prima che qualcuno si ricordi della singola, unica iniezione salvavita) ecco la guerra in Ucraina a cui tutti dobbiamo partecipare cuocendo gli spaghetti à la Parisi, docce fredde dopo il caldo sahariano, luci spente, e razionamento viveri. Eh, ma che corbezzolo vuoi che siano le privazioni per garantire la libertà sotto Zelensky ai nostri fratelli ucraini?
Poi l’Apocalisse va in dissolvenza e rimangono solo rincari monstre, licenziamenti alla spicciolata, riappaiono più vivide le luci in città ma in casa tua no, perché la bolletta continui a pagarla tu, mica la Von der Leyen. Devi smaltire solo i quintali di farina, i chili di caffè per restare belli nervosi e gli imbarazzanti pacconi di carta igienica comprati quando eri così spaventato da far scorte.
Viviamo in un’alternanza di emozioni (del resto la nostra è l’epoca della glorificazione dell’Emozione) tra sospiri di sollievo – beh la variante Samantha non fa così paura, la peste del bradipo del Madagascar è isolata anche se ahinoi la soppressione di Pomeriggio Cinque è confermata – e sempre nuove paure.
Così, cosa degna di grande nota, noi che ci siamo spaventati per una pandemia dalla mortalità dello 0,1 % discorriamo amabilmente di esplosioni di centrali nucleari e di guerra nucleare: che vuoi che sia?
Noi Occidentali, perché bisogna ricordarlo queste follie sono essenzialmente occidentali, terrorizzati solo dall’evidenza che si possa morire anzitempo (e qual è il tempo giusto?) siamo baldanzosi di fronte al rischio nucleare solo perché non ne abbiamo esperienza.
Qui lo dico, se andiamo avanti così perdiamo il pollice opponibile.
Torniamo all’argomento. L’ultimo avviso ai Naviganti è appunto la A.I., oggetto di studi specialistici da decenni ma assurta agli onori delle cronache tutto d’un botto. E qui parte la minaccia “in trent’anni l’umanità sparirà dal Pianeta”. E da qui partono anche i sorrisini di compatimento-compiacimento che finalmente noi over 70 possiamo sbattere in faccia ai meno maturi, ai più giovani e giovanissimi che prima ci guardavano con lo sguardo distratto degli avvoltoi.
Sul come ciò sia possibile professo la più grossolana ignoranza: del resto non ho ben capito, anche se han cercato di spiegarmela più volte, neppure la locuzione due punto zero, che poi diventa tre punto zero e via, con la velocità delle lettere aggiunte a LGBT.
Per cui mi ritiro in buon ordine e mi limito a dire, sulla base della mia esperienza, che la versione Neanderthaliana della A.I, l’algoritmo, è di una stupidità pazzesca.
Due esempi appunto dalla mia esperienza.
Ormai nove anni fa andai in Messico al seguito di mio fratello che a Città del Messico teneva un corso: invece di presenziare alle sue lezioni dandomi le arie di capirle, preferii andare per qualche giorno a San Cristobal de Las Casas al grido di “E quando mai ci ritorno in Messico?” e prenotai l’albergo sulla piattaforma più famosa. Orbene, da allora e sino all’immediato precovid, più volte all’anno mi veniva rivolto l’invito a visitare San Cristobal. Ora vi domando, o meglio chiedo a chi ha impostato l’algoritmo il perché dei ripetuti inviti. Fossi stata in grana, tipo quella che ritorna ogni anno nel resort a San Cristobal, come altri alla pensione Luisa di Viserbella di Rimini, o che si compra una casetta con patio e palma, non andrei a cercare alloggio su una piattaforma, se invece fossi di mediocri budget o del tutto spiantata, “com’i’ sono e fui”, cercherei un’altra destinazione. È vero che, inserita in una lista, non costa nulla mandarmi il gentile invito, ma insomma una cosa inutile è quasi sempre stupida.
Secondo esempio, di tutti i giorni. L’anno scorso cercavo un paio di ciabatte comode per il mare, per un problema serio al piede (esami su esami con diagnosi a tempo di valzer, neuroma sì, neuroma no, neuroma nì), e incappai in un modello talmente brutto che si erano vergognati di stamparci su la marca e, per essere sicuri di non venire identificati, manco il numero: di gomma gialla con le fibbie bianche, tipo bandiera del vaticano. Comodissime, a prova di neuroma di qualsivoglia forma, peso e dimensione. Andata in Spagna mi rifiutavo di indossarle nelle visite a piedi, le figlie amorevoli mi esortavano a metterle dicendomi:” Tanto nessuno ti guarda”. Ci sono momenti in cui vorrei possedere un patrimonio per non lasciarglielo.
Andando oltre queste amarezze, quest’anno cercavo un altro paio e probabilmente ho accennato a voce che le espadrillas regalatemi da mia figlia (troppo tardi, ragazza mia) non erano così comode. Apriti cielo, si diceva una volta, sono inondata letteralmente sul mio cellulare da espadrillas, basse, alte ma tutte indossate da Altezze Reali di tutta Europa. Per inaugurare un’estate da protagonista.
L’algoritmo non ha ancora capito che non le voglio, tra le alternative guarderei altrove, per esempio una mattina a Messa ho visto ai piedi di una mia coetanea le mie ciabatte di gomma, solo in color fucsia. Mi sono mentalmente congratulata con lei per lo sprezzo del pericolo, perché se noi baciapile ancora ci detergiamo le mani col disinfettante tre volte (entrando in chiesa, prima di prendere l’ostia e infine uscendo) non abbiamo la minima remora ad indossare ciabatte di gomma color fucsia.
Comunque, l’algoritmo è stupido ma pericoloso, ci spia H24 (ma perché, è troppo faticoso scrivere giorno e notte che ha il vantaggio di poter variare in notte e giorno?), e dobbiamo pensare a difendercene. Ora capisco che mettere il cellulare in una scatola di piombo spessa 7 centimetri, e interrarlo in una buca schermata profonda 12 metri ogni volta che ci vogliamo esprimere chessò sull’operato di Speranza o la lungimiranza di Conte e Draghi, diventa un po’ complicato, però dovremmo conoscere i rischi connessi, perché un cretino in buona fede è spesso più disastroso di un intelligente in cattiva fede. Per non parlare di cretini in malafede, esponenzialmente più numerosi.
Avrei potuto mettere queste note anche sotto la lettera S. Scemo come un algoritmo.
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