Pensierini...
Nov 15, 2024di Giglio Reduzzi
1. Un lusso che non possiamo permetterci
E’ la Sinistra.
Da quando ha abbandonato il suo ruolo iniziale, che era quello di difendere la povera gente, essa è diventata un lusso che non possiamo più permetterci.
Lo ha capito l’America, dove i lavoratori si sono resi conto che, se vogliono salvaguardare i loro interessi, debbono rivolgersi alla Destra di Trump.
E se hanno votato una persona antipatica come lui, invece della semper ridens Harris, significa che erano pienamente convinti di quel che facevano.
Ma lo sta comprendendo anche l’Europa.
Per incredibile che possa sembrare, tra le prime nazioni a rendersene conto c’è stata l’ltalia, che ha scelto la destra di Giorgia Meloni.
Prima del nostro Paese ci sono state le nazioni dell’Europa orientale deluse dalla vecchia appartenenza al blocco sovietico, tipo Polonia ed Ungheria, alle quali si è recentemente aggiunta l’Austria.
Ma a questa lista si aggiungerà presto la Germania, come dimostra il risultato delle elezioni recentemente svolte in Sassonia e nel Brandeburgo.
Ed alla quale si sarebbe già aggiunta anche la Francia, se Macron non avesse goduto immeritatamente della legge elettorale ereditata dal gen. De Gaulle, su cui era stata cucita.
Lo sarà di sicuro alla prossima tornata elettorale.
Come lo sarà la Spagna.
Ursula von der Leyen vede la sua poltrona traballare, perché i suoi maggiori sponsor (Macron e Scholz) sono entrambi in bilico.
I maligni dicono che sono “due morti che camminano”.
Come si vede, l’Italia è stata per una volta anticipatrice.
Altro che “isolata” come dice la residua Sinistra italiana.
Il fatto che la Sinistra raccolga sempre meno consensi, non solo in Italia, ma in tutto il mondo “occidentale” significa una cosa sola: che siamo difronte ad un partito inutile, ad un lusso che non possiamo permetterci, perché i lavoratori in questa parte del mondo cercano protezione altrove.
2. Sciopero "all’italiana"
In Italia sciopero è la parola che i neonati imparano a dire subito dopo quella di mamma.
E purtroppo quando si usa troppo spesso anche la parola più dolce perde il fascino che aveva all’inizio.
Si dice sempre che tra offesa e reazione ci dev’essere proporzionalità, ma ci sono casi in cui io francamente non vedo alcuna proporzionalità.
Prendiamo il caso della coltellata inferta ad un controllore di biglietti e dello sciopero che è stato immediatamente proclamato, causando la paralisi del trasporto ferroviario su tutto il territorio nazionale.
Non mi sembra che, in questo episodio, il criterio della proporzionalità sia stato salvaguardato.
Solo persone insensibili alle esigenze dei lavoratori possono trovare il coraggio di proclamare uno sciopero di questo tipo, sapendo che esso causerà ulteriore disagio a quei medesimi viaggiatori su cui già grava l’onere di doversi difendere dalle borseggiatrici impunite e spesso impunibili per legge.
Tanto più che:
- I disagi in parola vengono estesi anche ai visitatori stranieri, la cui venuta dovrebbe essere invece incentivata nell’interesse dell’economia nazionale;
- Nelle trattative tra datore di lavoro e lavoratore lo sciopero dovrebbe essere l’ultima arma da usare, dopo aver esperimentato tutte le altre, mentre da noi è la prima.
Infatti, nel caso in esame, tra il momento dell’accoltellamento e quello dello sciopero non si è svolta alcuna trattativa, né c’era il tempo per farla;
- Lo sciopero dovrebbe essere vietato ogniqualvolta a soffrirne le conseguenze sono persone diverse da quelle su cui i sindacati intendono esercitare pressione.
E’ il caso tipico dei servizi pubblici. Che non a caso non troviamo, se non molto raramente, fuori d’Italia.
In USA in questi casi, si ricorre alle imprese de-unionized, in cui i lavoratori, in cambio di una retribuzione maggiorata, si impegnano a non scioperare.
3. Immigrazione tra Governo e Magistratura
Nella diatriba Governo/Magistratura in materia di immigrazione chi dà ragione al governo spesso porta a sostegno della sua tesi il fatto che i ministri, al momento della loro nomina, giurino sull’osservanza della Costituzione Italiana e non su quella (peraltro inesistente) della Costituzione Europea.
Chi invece dà ragione ai giudici obietta che, data l’esistenza, all’interno della Costituzione italiana, dell’ormai famoso art. 117, giurare sull’una equivale a giurare sull’altra.
In realtà chi aprisse la Costituzione per cercare l’art. 117 un po' rimarrebbe deluso, perché l’articolo in questione non tratta di Unione Europea, che ancora non esisteva, bensì dei poteri delle Regioni e, poiché neppure loro esistevano nel 1947, lo fa solo per dire che li avrebbe descritti in una legge ancora da scrivere.
Cosa che è effettivamente avvenuta ed è lì, abbastanza fuori contesto, che si trova la norma invocata dai giudici circa l’osservanza dovuta alle leggi supernazionali.
A parte questo dettaglio, in materia di norme regionali, l’art. 117 dice bello chiaro, senza far riferimento ad alcuna legge futura, “sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l’interesse nazionale”.
E chi stabilisce cos’è nell’interesse nazionale, se non il governo, per l’appunto, nazionale?
E’ vero che l’art.117 si riferisce a norme regionali, ma non si capisce perché, se è fatto divieto alle Regioni andare contro l’interesse nazionale, lo stesso divieto non valga per un ente sovranazionale.
E non lo si capirebbe neanche nel caso che il governo di uno Stato membro avesse avuto la sbadataggine di sottoscrivere un trattato che nel tempo si è rivelato contrario ai propri interessi.
Voi potete immaginare un giudice francese che fa prevalere il rispetto di una norma comunitaria in luogo di una nazionale di segno opposto?
Dunque l’interesse nazionale, così come viene interpretato dal governo di turno, dovrebbe prevalere sopra ogni altra cosa, compresa l’interpretazione che la Magistratura dà di una norma sovranazionale.
Sorge il sospetto che i giudici che contrastano l’immigrazione lo facciano più per far godere l’Opposizione che per tutelare il benessere dei loro concittadini.
Infatti solo i politici che militano nell’Opposizione -e neanche tutti - sono favorevoli all’immigrazione senza limiti.
Purtroppo l’UE ancora non ha steso un elenco dei Paesi verso i quali non è possibile per nessuno Stato membro estradare i richiedenti asilo.
Infatti un elenco del genere taglierebbe la testa al toro ed anche i giudici italiani, volenti o nolenti, dovrebbero tenerne conto.
Certo fa dispiacere rilevare che il decreto di un giudice italiano prevalga su quello che il governo ritiene essere l’interesse nazionale, quando, anche ammesso che quel giudice abbia ragione, non gli costerebbe niente far finta che la norma da lui invocata non esista.
Tanto più che essa è sì contenuta nella nostra Costituzione, ma:
- serve uno specialista per trovarla;
- la stessa Costituzione avrebbe bisogno di una rinfrescatina, alla luce degli avvenimenti post 1947.
Specie quelli post Amsterdam, che sono un chiaro effetto dell’immigrazione selvaggia.
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