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Spiragli di luce in terra ma Dio resta in ombra

la verità marcello veneziani Apr 16, 2024

di Marcello Veneziani

Con la dichiarazione Dignitas infinita, Papa Bergoglio ha acceso finalmente un po’ di speranza e di fiducia nei cattolici di sempre e nella gente di comune buon senso, che si riconosce nella realtà della vita, nei suoi legami più forti e non nelle ideologie e nelle pratiche diffuse che vogliono negarla. Il documento del dicastero della dottrina della fede non cambierà certo le sorti del mondo, in balia di poteri e culture ben più potenti e prepotenti rispetto alla chiesa e al messaggio cristiano; ma segna un’apertura significativa e una solenne promessa d’impegno. C’è chi l’ha interpretata come un contentino ai conservatori ma non dobbiamo dimenticare le altre parti del documento che riprendono alcune tematiche sociali, pauperiste e green, care a Bergoglio e che hanno fatto parlare di lui come di un papa “comunista”, tutto accoglienza, migranti, dialogo con l’Islam, ecologia e socialismo. 

Con Dignitas infinita il Papa e la sua Chiesa hanno cercato di abbracciare la difesa della vita, della nascita, della maternità, della famiglia e della natura insieme con la difesa dell’ambiente, dei poveri, degli oppressi, dei migranti, delle donne e di coloro che soffrono. E sullo sfondo la difesa della pace e dei popoli dalla guerra e dalla volontà di supremazia. Ci sono cose che non piacciono ai conservatori e altre che non piacciono ai progressisti, ma il documento si può considerare nel complesso coerente allo spirito evangelico e cristiano, o quantomeno è un punto di equilibrio, anche se in certi passaggi appare a taluni troppo conservatore e reazionario o ad altri troppo socialista e rivoluzionario. Per altri ancora sarà un esempio gesuitico di cerchiobottismo, un’astuzia di pesi e di contrappesi per tenere insieme versanti diversi. Va riconosciuto il suo coraggio di opporsi allo spirito del tempo e ai suoi poteri dominanti, siano essi di natura economica, militare e politica, che ideologica, intellettuale o di genere. 

Dobbiamo dunque rivedere il nostro giudizio su Papa Francesco? Non deve spaventare il suo socialismo, il suo anticapitalismo e alla fine nemmeno il suo terzomondismo, anche se non sono nelle vostre corde. Pur con qualche disagio e dissenso si può comprendere la sua posizione anche in seno alla fede. Ma la vera mancanza, il vero deficit nel papato di Bergoglio è un altro.

Il Papa è restio ad affrontare il tema cruciale a cui è chiamato nel suo ruolo di pastore, vicario e apostolo: la scomparsa di Dio, l’eclissi della fede, l’avanzata dell’ateismo e del nichilismo, l’assenza di senso religioso che domina la nostra epoca. Il Papa risolve il cristianesimo nella difesa della vita e nell’incontro con l’umanità ma non affronta questo tema più arduo, più difficile ma necessario e indispensabile per il Massimo Rappresentante della Chiesa. 

Esprimere la vocazione solidale e socialista nel mondo capitalista o la difesa della vita, della nascita e della famiglia nel mondo egoista e nichilista, non bastano se gli uomini voltano la spalle a Dio, alla fede e al senso religioso, anche solo come domanda. Ma è quella, prima ancora che la battaglia per la vita, per la pace o per la giustizia sociale, la priorità che si addice al Papa.

Di riflesso e di conseguenza manca nel suo Papato la difesa della civiltà cristiana, dell’identità religiosa, del sacro, dei simboli e della sua tradizione. Come se la sua unica preoccupazione, la sua sola missione fosse di rispondere al suo tempo; e nel nome dell’oggi sacrificare, vanificare o cancellare ogni eredità del sacro e della tradizione. Un segnale di questo cedimento apparve anche nel pontificato peraltro grandioso e luminoso di Giovanni Paolo II: quando per un centinaio di volte Woytila chiese scusa al mondo degli errori e degli orrori compiuti nel passato dalla Chiesa e dai suoi pontefici. Apparve allora come un atto di umiltà, ma alla fine diventava un atto di presunzione: ritenere che il suo pontificato potesse ergersi ad arbitro supremo di una storia millenaria e che solo la Chiesa del nostro tempo, col suo papato, avesse capito, riconosciuto e reso onore alla verità. Invece ogni cosa va rapportata al suo tempo, non possiamo chiedere scusa per conto d’altri, di altre epoche, in altre situazioni, e di altri pontefici. Perché la verità è figlia di Dio e non è figlia del tempo. Non è un mistero che nel passato ci sono state pagine infami nel nome della Chiesa e della fede, ci sono stati papi pessimi e sono stati commessi abusi, violenze e corruzione, ai nostri occhi inconcepibili. Ma se è per questo, sono inconcepibili nel nostro tempo anche le pagine di santità, di martirio, di fede e di dedizione totale che rifulsero del passato. Se un papa deve abbracciare il mondo e ogni versante della fede, ogni sensibilità, deve anche abbracciare la storia da cui proviene, e caricarsela tutta sulle spalle, come una croce; perché quella storia non fu solo gloriosa ma non fu nemmeno solo infame. E’ storia di uomini, seppure ispirati da Dio; dunque imperfetti, coi loro limiti ed errori. Per ogni ingiustizia nel nome di Cristo i secoli hanno offerto storie luminose di abnegazione, di sacrificio, di dedizione; per ogni rogo di streghe e di eretici ci furono esempi fulgidi di martirio e di carità. Noi oggi siamo incapaci degli uni e degli altri, di quei crimini come di quella santità. E questo risale al motivo di fondo che prima dicevamo: la fede è fredda, quasi spenta e non dà luogo da noi né a fanatismi né a dedizioni gloriose. Mancano i santi, non ci sono gli esempi da imitare, dobbiamo accontentarci solo dei virtuosi sermoni. Per ricorrere a un’immagine, è come se della Basilica di San Pietro fosse rimasto solo il colonnato che sembra avvolgere l’umanità in un abbraccio largo e accogliente; ma fosse sparita la basilica con la cupola, dov’è il carisma e la liturgia, il sacro e il santo, la tradizione e la preghiera, la testa e il cuore della fede. Manca il senso religioso. E non può essere sostituito né dalla solidarietà umanitaria né dalla difesa della vita.

E’ un grande passo avanti la difesa senza ambiguità, chiara, decisa e precisa, della vita rispetto alla morte e all’aborto, della maternità e della famiglia rispetto alle maternità surrogate e alla “pericolosissima teoria del gender”. Ma che ne è di Dio nei cieli e del senso religioso in terra?  

La Verità – 12 aprile 2024

FONTE : Marcello Veneziani

 

 

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